Per tutti era Rosario. All’anagrafe di cognome andava “Lo Re”, ma pochi lo sapevano. Era nato il 29 febbraio
Per tutti era ed è rimasto l’uomo che guidava, da sempre la Mercedes blu “dell’onorevole” brolese, che preparava il caffè, sorrideva, intratteneva, rispondeva al telefono e poi risolveva i problemi .. mandando avanti la “casa”.
Accompagnava, da sempre il “vecchio”.
E tantissimi sono stati i kilometri che ha percorso, da Brolo a Palermo, per più di trent’anni, più volte a settimana, per accompagnare l’onorevole Germanà, suo autentico padre putativo, ai lavori assembleari, oppure alla riunioni del Banco di Sicilia dove era “Commissario di sconto”.
Sulla sua auto ha ascoltato, silente, discorsi e segreti – forse anche inconfessabili – del mondo politico democristiano e dei suoi affari, dalla seconda alla sesta legislatura, quando posteggiava la sua auto prima sotto l’assessorato alla Bonifica, Foresta e Rimboschimento, poi alla “Cooperazione” e ancora sotto quello dell’Agricoltura, aspettando l’onorevole Antonino, con il suo papillon, e leggendo l’immancabile “Gazzetta del Sud”.
Ha guidato tanto Rosario.
Sulla sua auto ci sono passati, per accompagnarli, nei loro viaggi in Sicilia verso la sede della Democrazia Cristiana di Brolo, da Rumor, a Fanfani e Scelba; poi incontrava abitualmente Merlino e Gullotti, ed ha sorriso a Spadolini, venuto a Brolo per inaugurare la nuova Caserma dei Carabinieri.
Rosario, era lì, un grande padrone di casa, cerimoniere di eventi, tragici e fastosi, di nascite e sposalizi, di pianti ed amori, quelli che negli ultimi sessant’anni ha visto scorrere – come in un film – insieme ai Germanà… a casa sua.
Ha visto sfilare l’exploit in Sicilia del Partito Repubblicano ed anche l’epopea della nascente Forza Italia; aperto i cancelli del castello, rimesso a nuovo i casali del “Laghetto” di Rinella, assistito alle vendite dei terreni e brindato agli acquisti delle case, quelle per i giovani che crescevano e che lì andavano a studiare, a Messina, Palermo e dintorni; ha sorriso e si è complimentato per riconfermate e nuove sindacature e per le elezioni vincenti, contando le preferenze, smorfiandole, facendo quadrare i conti.
Assemblea Regionale, Camera, Senato, Comune, Palermo, Roma, Messina … tutte giocante vincenti.
Rosario faceva la “propaganda”- poi divenuta in termine più convenzionali campagna elettorale – a modo suo.
Un facsimile, una serie di numeri, – allora si faceva così e c’erano tante le preferenze da far sembrare una votazione una sorta di tombolata – una pacca sulle spalle, un buono di benzina, ma anche scatoloni di pasta da dividere e condividere nelle contrade, tra i casali da Ucria e Ficarra o sui tornanti che portavano a “Cannata Ranch”.
Rosario era un’istituzione, se non c’era si sarebbe dovuto inventare.
Accompagnava le giovanissime Marisa e Annù, a Messina; parlava con Ninì, già avvezzo alla politica ed attento conoscitore dei suoi giochi, copriva le marachelle di Basilio, che correva con i go-kart insieme all’immancabile Giovanni, poi ascoltava le poesie di Donna Elosia mentre l’accompagnava dalle amiche … le sorrideva, l’accudiva.
Lui era fatto così.
Finiti gli anni di lavoro, era rimasto, e sfornava ancora la sua “classica” pasta al forno, quella che si mangiava, in quantità industriali, nelle serate conviviali, al camino, nel grande salone della casa, sul tavolo vicino al bigliardo ed agli armadi con le tazzine che avevano Brolo dipinto sul bordo, dove una tovaglia verde, era buona sia per il pranzo che per giocarci sopra …. e la sue giocate a “scopa” resteranno proverbiali.
Anche quelle che si faceva con gli amici di sempre (Ciccio, ‘U Cavaleri, ‘U Dutturi…), d’estate, sul tavolino di marmo, “’nto bagghiu”, con la caffettiera sempre sopra, sul fuoco.
Rosario sorrideva anche quando non ne avrebbe avuto voglia.
Quando ha visto morire l’Onorevole, la casa dividersi, perdere qualche appuntamento elettorale.
Ma lui – ex parà con l fiamma nel cuore – c’era per tutti.
Accompagnava ancora tutti, dando sicurezza, con lealtà e rendendo quotidiana la parola “fedeltà” nel sua accezione più nobile.
Accompagnava anche Nino, ora onorevole, che così lo ricorda su facebook, semplicemente, ma in maniera intensa: “Omaggio ad un grande uomo…grazie Rusi!”
Quando è andato via, prima di Natale – come uno di famiglia – sono stati i Germanà a curarsene.
Rimane un ricordo, la sua grande pancia, il suo andamento lento, rotondeggiante … e la voce del merlo indiano, vicino al gelsomino, che lo chiamava sempre.
MSM
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