Hanno linciato un loro coetaneo di appena sedici anni. Quattro minorenni fra i 14 e i 17 anni e sono accusati di bullismo, ma anche di altro. Il pestaggio, durato ore, dentro un capannone dismesso, alla periferia della città, sotto gli occhi di altri coetanei, convocati per assistere allo “spettacolo” della punizione, ripreso dai telefonini. Il fatto è accaduto a Patti, ma anche se il condizionale è d’obbligo, in quanto non sono state fornite le generalità e le residenze dei protagonisti, sembra che solo la vittima sia del luogo e gli altri dell’hinterland. Il commento del sindaco Mauro Aquino.
Dopo un paio di mesi di indagini il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del pubblico ministero Andrea Pagano, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare.
I reati contestati spaziano dal sequestro di persona, porto d’oggetto atto ad offendere, tentata violenza privata, minaccia grave e lesioni aggravate in danno di un coetaneo.
I quattro avrebbero anche minacciato, nei giorni successivi al pestaggio, un secondo ragazzo che dopo aver assistito alle violenze voleva denunciare il tutto.
I fatti riguardano un inquietante episodio di violenza e crudeltà accaduto in un pomeriggio “tranquillo” ed uguale a tanti altri, nello scorso ottobre.
Il branco ha bloccato un sedicenne e l’ha condotto all’interno di un cantiere abbandonato, con la richiesta di un chiarimento, dopo un primo screzio, probabilmente uno scherzo, mal tollerato dai uno di loro.
Poi lo hanno accerchiato e picchiato, procurandogli diverse fratture al volto.
Un autentico linciaggio, dove a turno tutti hanno infierito sul ragazzo in momenti e per un tempo che lui stesso ha definito “che sembrava non finissero mai”.
Alla base del linciaggio collettivo dicono gli inquirenti che non si sbilanciano più di tanto nei dettagli ma che hanno fornito un frame dell’episodio, accuratamente filmato da chi ha assistito alla scena, sono stati alcuni atteggiamenti della vittima considerati irriverenti dagli aggressori.
Inquietante la modalità del “pubblico che doveva assistere” al pestaggio.
Quasi un rituale necessario per consacrare la supremazia del branco.
Ha rischiato grosso anche uno dei presenti, minacciato di morte nel tentativo di impedirgli di raccontare tutto alla polizia, quando questi aveva dato segni di voler svuotare il sacco su quanto accaduto.
C’è stato, però, chi ha filmato l’orribile scena, in questo mondo dell’apparire.due.punto.zero.
Ed ora quel frame inchioda alle responsabilità, definisce i contorni della scena, fissa i volti dei protagonisti, diventa virale, ma lascia anche il tempo per gravi riflessioni, quelle che fa lo stesso sindaco di Patti.
Quattro giovani – gli aggressori – da qualche ora sono ospitati da una comunità alloggio, per rispondere al processo, davanti a un giudice, dei loro comportamenti.
Ovviamente top secret sulle identità di tutti i protagonisti, ed anche del luogo di residenza.
Pare che comunque di Patti sia solo il sedicenne oggetto del pestaggio, gli altri sarebbero residente nell’hinterland pattese.
Mauro Aquino il sindaco di Patti, parlando di quanto successo, ha evidenziato che il fatto deve diventare oggetto di riflessione.
Che non può passare inosservato, in quanto grave e problematico.
Un fenomeno simile non può essere, un fenomeno immediato o spontaneo, ma deve aver dato segnali, nel tempo e nei luoghi, non è un fenomeno che passa inosservato.
Su questo dice il sindaco di Patti bisogna interrogarsi, assumendosi le eventuali responsabilità.
Quanto successo deve dar vita ad un momento di riflessione collettiva, dalla famiglia alla Scuola, dalle Agenzie educative, ai poli di aggregazione per finire a chi è delegato ad osservare il territorio.
Se si rimane inermi a guardare, solo a sputar sentenze, senza agire responsabilmente è una sconfitta collettiva.
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