“In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico”
Ancora una volta Giuseppe Tornatore si conferma come uno dei più talentuosi rappresentanti dell’arte e della cinematografia italiana all’estero attraverso “La migliore offerta”, ultima produzione che, grazie anche al passaparola ed al tam tam in rete, sta seducendo gli italiani e non solo, che affollano le sale dei cinema in queste settimane per scoprire quello che sembra un film con tutte le carte in regola per essere definito eccellente.
Tornato ad un’ambientazione scevra da obblighi spaziali e temporali, fuori da contesti storici e ambientali ben definiti e limitanti, Tornatore si cimenta in un film totalmente nuovo e distante dal precedente lavoro Baarìa, che aveva lasciato perplesso più di un italiano anche per la grande presenza, appunto, di eventi storici e retroscena culturali, sicuramente vicini all’autore, ma che avevano fatto sembrare a tanti, l’opera del grande regista, quasi un imponente e pesante documentario. Insomma, un film non apprezzatissimo, specie se paragonato a suoi precedenti dello spessore di “Nuovo cinema Paradiso” o “La leggenda del pianista sull’oceano”, che lo hanno reso celebre presso il grande pubblico internazionale.
Il protagonista di questa nuova fatica, interpretato da un eccezionale Geoffrey Rush, è Virgil Oldman, ricchissimo battitore d’aste, esperto e grande cultore dell’arte, sviluppatosi fin da bambino nel campo dell’antiquariato.
Già il cognome sembra delineare il personaggio: “old” in inglese vuol dire “vecchio, antico”, probabilmente in riferimento alla professione, ma legato a “man”, “uomo”, può aiutare a inquadrarne anche temperamento ed emotività. Virgil è infatti un uomo solo, scontroso e misantropo, bambino orfano invecchiato senza maturare mai alcun tipo di rapporto umano se non quello principalmente professionale con colleghi e figure dello stesso ambiente che lo hanno consacrato come massimo esperto del settore.
Unico suo conforto, e scopo, una stanza segreta dove figurano innumerevoli ritratti femminili, tutti dal valore inestimabile, suoi unici amori, astratti, rappresentazioni di quelle stesse donne che ammette di ammirare tanto quanto di temere.
Esperto inconfutabile, in grado di distinguere un vero da uno falso, magari da una minuzia, come un riflesso sull’iride del dipinto, troppo poco avveduto però nei rapporti umani in generale, Virgil si scoprirà protagonista di una congiura ordita contro di lui dalle stesse persone che lo avevano costretto ad abbassare la guardia: l’amico di una vita, il confidente e maestro di seduzione, e la donna di cui perdutamente si innamora.
Iniziato al mondo e agli uomini, aperte le porte della sua casa-museo, emblema della sua stessa anima fortificata, ad una donna che è convinto di aver salvato dall’agorafobia che le aveva reso il mondo nemico, perderà quegli stessi volti appesi al muro, forme di amore vicario, che per anni avevano riempito la sua esistenza.
Convinto che in ogni falso, in ogni bugia, inganno e mistificazione, si nasconda la firma inconfondibile, il dettaglio vanesio che tradisce e rende anche l’imitatore un artista, si rifugerà nell’illusione che come la pittura, anche l’amore possa essere un’arte in cui, chi finge, non può non rimanere tuttavia, seppure minimamente, coinvolto.
La storia si chiude con l’antiquario seduto al tavolo di un ristorante di Praga, ormai disarmato, dove spera che la sua donna torni a firmare ciò che di autentico c’era all’interno dell’intrigo.
Film abbastanza lineare e chiaro da essere fruibile da tutti, originale e ricco in contenuti, tecnicamente curato e ben fatto, non rischia di tradire nemmeno il pubblico più esigente.
Particolare nota di merito va alla colonna sonora, altra grande firma tutta italiana: Ennio Morricone accompagna magistralmente Tornatore ed i suoi spettatori, con una musica varia, con voci di fondo sapientemente scelte, capaci di conferire struggente pathos alle sequenze più significative. Note mai troppo invasive, ma suscettibili di impreziosire molto con suggestioni indimenticabili.
Ingenuo eroe, Virgil è il centro di gravità di un mondo amarissimo e dalla disillusione disarmante, in cui fidarsi, privarsi di ogni difesa, nel gesto simbolico di togliersi definitivamente quei guanti con cui toccava il mondo attorno a sé, innamorarsi, vuol dire rischiare di perdere tutto e rimanere ancora una volta soli. E stavolta disperati.
Una realtà nella quale chi sceglie di dare fiducia e di salvare il prossimo offre il petto ad una facile pugnalata. Metafora di una vita in cui solo il diffidente si salva.
L’opera di Tornatore incolla lo spettatore alla poltrona, con quella che è sicuramente una delle pellicole più valide ed artisticamente importanti della produzione cinematografica 2013.
La frase dal film: “Vivere con una donna? è esattamente come partecipare ad un’asta: non sai mai se la tua offerta sarà la migliore.“
Luca Scaffidi Militone
Da vedere fino a mercoledì 30 gennaio al Cinema Gliaca di Piraino – multisala –
Spettacoli: feriali ore 20,00 e ore 22,00 e festivi ore 18,00 ore 20,00 e ore 22,00 – INFO: 333.7353034