di Saverio Albanese.
Il Leone d’oro della 68esima edizione del Festival di Venezia è stato assegnato al regista russo Alexander Sokurov per il film Faust. Ha vinto senza tema di smentita l’anima russa che guarda a uno dei miti dell’Europa, ovvero il monumentale e grottesco “Faust” di Alexander Sokurov tratto dall’opera omonima di Wolfang Goethe. Vince, poi, sicuramente l’Asia con il Leone d’Argento andato al coraggioso regista cinese, vince l’Italia di “Terraferma” di Emanuele Crialese.
Sokurov è il vero eroe rinascimentale, rivisitato nel 2011. Secondo il regista la vera arte, la più completa è nel Cinema. L’arte cinematografica è quella che è in grado di descrivere perfettamente paesaggi, stati d’animo, movimento, pensieri e parole. Più della staticità del quadro. Più dell’artefizio del teatro.
Sukorov decide di rivivere i grandi drammi rinascimentali interpretando una volta Goethe, una volta Dante. Sì, avete capito bene Dante Alighieri arriverà al cinema. A interpretarlo Sukorov che ama ostentare e provocare con le sue scelte cinematografiche, ma anche farci riflettere.
Perché la vera sfida non è per il regista Sukorov che interpreta una volta Goethe e una volta Dante, ma per gli spettatori che non devono limitarsi a osservare, piangere o ridere trascinati dall’enfasi del racconto.
Ma devono capire. Devono riflettere. Come rifletterebbero di fronte a un romanzo di Faust o a una opera di Puccini. E il regista deve partire da qui. Dalla riflessione, dalla capacità di tradurre in movimento e dialogo un racconto che sa far riflettere.
Il Faust che gli è valso il Leone d’oro a Venezia, è l’ultima opera del regista introspettivo Sukorov.
La scenografia nel film sembra trascinarci dentro strade strette ed anguste, bettole improbabili nella Cracovia del 1520. Faust è il racconto della lotta tra il bene e il male, quando l’uomo vuole essere quello che non può essere, vuole salire a un livello superiore, che non gli è concesso. Sukorov descrive perfettamente la lussuria, con importanti scene di godereccia vita quotidiana, ma anche la natura selvaggia e indomabile dei territori sconvolti dalla guerra.
Sukorov osserva con sguardo fermo la mente umana, la meraviglia della natura e il cuore dell’uomo, come è tipico fare nelle sue opere. A questo punto siamo curiosi di vederlo interpretare Dante Alighieri nella Divina Commedia. Di sicuro c’è ’he saprà far parlare di se.
Il verdetto della giuria, però, ha lasciato a bocca asciutta parecchi favoriti: George Clooney che sicuro di ricevere il premio aveva già prenotato una suite all’Hotel Cipriani; David Cronenbergh e il suo triangolo Freud – Jung – Spielrein; William Friedkin che con il perverso “Killer Joe” aveva affascinato soprattutto i giornalisti più giovani (a lui è andato il Mouse d’Oro della critica online) ma, soprattutto Roman Polanski del suo “Carnage”.
Unico film in concorso che aveva messo d’accordo tutti, non c’è stato critico o giornalista che non ne abbia parlato con entusiasmo, ha mancato l’obiettivo di un premio anche se il regista che vive a Parigi e non può uscire dalla Francia per i noti motivi giudiziari, aveva indicato la possibilità, in caso di vittoria, di fare un collegamento video (molto spendibile mediaticamente). Per molti è mancato il coraggio al presidente di giuria Darren Aronofski e al suo connazionale Todd Haynes, entrambi americani, di far vincere un collega non gradito negli Usa.
Invece nel segno del coraggio il Leone d’argento dato al cinese Shangjun Cai per “People montain people sea”. Il regista, infatti, sembra sia riuscito ad arrivare al festival con una copia diversa da quella a cui le autorità cinesi avrebbero rifiutato per cinque volte il visto censura nonostante i vari cambiamenti portati. Motivo di tanta preoccupazione da parte delle autorità cinesi? Il fatto che la storia di vendetta si svolge in una delle tante miniere “clandestine”, ma del tutto conosciute in cui il lavoro si svolge in totale schiavitù.
Per “Shame” il discorso è diverso: a firma del regista e video–artista britannico Steve McQueen, la Coppa Volpi a Michael Fassbender ci sta tutta. Amatissimo al Lido questa opera, tra sesso–dipendenza e redenzione, vede l’attore Jung in A (Dangero Method) nel ruolo di un uomo malato di sesso che alla fine si redime. Meritatissima anche la Coppa Volpi al femminile andata a Deanie Yip protagonista di “A Simple Life” (Cina– HongKong) di Ann Hui, dove interpreta una donna di servizio che dopo sessanta presso una famiglia si guadagna quello che spesso neppure una madre riesce ad ottenere, ovvero: una digitosa assistenza in vecchiaia.
Il premio “Marcello Mastroianni” è andato ai giovani attori giapponesi Shôta Sometani e Fumi Nikaidô, protagonisti della pellicola giapponese “Himizu” di Sion Sono.
Infine, “Terraferma” di Emanuele Crialese: in corsa per l’Italia al Lido era piaciuto anche a molti giornalisti stranieri e aveva dalla sua un argomento forte come quello dell’emigrazione (vero fil rouge di questa edizione), ma la concorrenza sembrava renderlo sulla carta spacciato. Probabilmente il carattere del giurato Mario Martone e la mitezza di Alba Roahrwacher hanno colto il segno su una giura che solo ieri aveva una rosa di almeno nove grandi film da giudicare.
Peccato, infine, per L’ultimo terrestre”, film d’esordio e poco italiano, di Gian Alfonso Pacinotti che avrebbe meritato anche lui un premio.
Il vincitore del Leone d’Oro, il regista russo Alexander Sokurov, ha la voce rotta dalla commozione quando sale sul palco. “Per una cosa così piccola ho dovuto percorrere una strada così lunga – dice indicando il premio – la mia gioia è enorme”. Poi ricorda la tragedia aerea che ha colpito la Russia nei giorni scorsi: “il mio Paese è in lutto ma io non posso fare a meno di essere felice, perché vivo nel cinema e in Europa, dove ci amiamo tutti. Ringrazio tutto il cast e soprattutto le fondazioni dello Stato che mi hanno aiutato, oggi fare un cinema d’autore senza il loro sostegno è davvero difficile”. Sokurov riprende il discorso in conferenza stampa con un appello alla politica italiana. “Esistono Paesi in cui il Ministero della Cultura non c’è – dichiara – io vorrei dire al Ministro italiano ‘grazie di esistere’ e per favore sostenete la cultura, l’istruzione, i festival e le università. Perché se la cultura continuerà a essere così morbida e delicata finiremo annientati. Ricordatevi che la cultura non è un lusso, è la base per lo sviluppo della società”.
Dopo i ringraziamenti di rito a Rai Cinema e al produttore Riccardo Tozzi, il regista di origini siciliane, Emanuele Crialese emozionatissimo, ci tiene a nominare anche Lampedusa e Linosa, dove a girato il film. “Ringrazio tutti gli abitanti delle isole che mi hanno insegnato a guardare oltre l’orizzonte – dice – e ringrazio i pescatori e la gente di mare. “Ero rientrato a Lampedusa, non pensavo di dover tornare con tutti questi maestri del cinema in concorso. Mi sento una persona fortunata e privilegiata, grazie a tutti!”.
Il presidente della Giuria spiega che per tanti film belli in concorso “non c’erano abbastanza premi”. Poi, a proposito del Leone d’Oro dice: “Siamo sette persone diverse, ma abbiamo deciso come una persona sola. Ci sono film che ti fanno piangere, sognare, ridere o pensare: altri che ti cambiano la vita per sempre. E quello di Sokurov è uno di questi”. Infine, un commento sul premio a Crialese: “Tutti noi giurati abbiamo pensato fosse uno dei film di maggior successo della Mostra perché è completo: mi ha colpito la dimensione politica e l’interpretazione degli attori, in special modo quella del protagonista Filippo Pucillo, una nuova star del cinema che ha fatto un ottimo lavoro”.
Saverio Albanese
Venezia 2011: i vincitori
Chiusa la 68esima edizione del Festival del Cinema di Venezia, si apre la nuova stagione cinematografica. Leone d’oro a Faust di Aleksander Sokurov: “Ci sono film che fanno piangere, ridere, pensare, commuovere, film che cambiano per sempre le vite. E questo è uno di quei film” – Darren Aronofki, presidente di giuria, ha così commentato e confermato le previsioni unanimi della vigilia, durante la cerimonia di premiazione che si è tenuta ieri al Palazzo del Cinema del Lido. Il film, tratto dalla tragedia omonima di Wolfang Goethe, ha infatti entusiasmato da subito la platea, un’accoglienza calorosa ed inequivocabile. Ultima parte della ‘tetralogia del potere’ – iniziata nel 1999 con Moloch, proseguita con Taurus (2000) e Il Sole(2005) – con Faust, Sokurov porta sul grande schermo l’adattamento di Goethe a cui lavorava da diversi anni, per raccontare un personaggio simbolico dei temi universali dell’uomo e le sue paure. Il regista ha così spiegato la sua scelta, che potrebbe sembrare incoerente con le figure storiche dei primi tre capitoli (Hitler, Lenin e Hirohito) durante la giornata di presentazione del film: “E’ un’opera fondamentale della cultura europea, la base di partenza della creazione e il nucleo di tutto quanto può succedere a un essere umano. Perciò non è né coeva al tempo di Goethe né sincronizzata sul nostro. Ma eterna”.
Il cinema orientale è stato protagonista degli altri premi principali della mostra: People mountain people sea di Sgangjun Cai si è aggiudicato il Leone d’Argento per la migliore regia, così come cinese è Deanie Yip la migliore attrice secondo la giuria, per Tao Jie -A simple life di Ann Hui. I giapponesi Shota Sometani e Fumi Nikaido – protagonisti di “Himizu” di Sion Sono, in realtà in parte snobbato dalla critica – hanno ricevuto invece il riconoscimento come migliori attori giovani ed emergenti, il Premio Marcello Mastroianni. La prestigiosa Coppa Volpi per il miglior ruolo maschile è andata quest’anno a Michael Fassbender per Shame di Steve McQueen, anche questa vittoria prevista e scontata, ma non per questo meno festeggiata, ad esempio, in sala stampa – come
Di seguito tutti i premi del 68. Festival di Venezia
Leone d’Oro: Faust – Aleksandr Sokurov
Leone d’Argento (regia): Cai Shangjun per People Mountain People Sea
Premio Speciale della Giuria: Terraferma di Emanuele Crialese
Coppa Volpi (femminile): Deanie Yip per A Simple Life
Coppa Volpi (maschile): Michael Fassbender per Shame
Premio Mastroianni (rivelazione): Shôta Sometani e Fumi Nikaidô per Himizu di Sion Sono
Premio Osella (sceneggiatura): Yorgos Lanthimos e Efthimis Filippou per Alps
Premio Osella (fotografia): Robbie Ryan per Wuthering Heights di Andrea Arnold
Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”: Là-Bas – Guido Lombardi
Premio Orizzonti: Kotoko – Shinya Tsukamoto
Premio speciale della giuria (Orizzonti): Whore’s Glory – Michael Glawogger
Premio Orizzonti Cortometraggio: In attesa dell’avvento – Felice D’Agostino, Arturo Lavorato
Premio Orizzonti Mediometraggio: Accidentes Gloriosos – Mauro Andrizzi, Marcus Lindeen
Premio Controcampo italiano: Scialla! – Francesco Bruni
raccontano le cronache twitter del festival.
Gipi e gli attori de L’ultimo terrestre
Capitolo Italia: dopo l’assenza tra i premiati e la cocente delusione della scorsa edizione guidata da Quentin Tarantino, per quest’anno si è (stra)parlato di riscossa italiana, con il Premio Speciale della Giuria a Crialese per Terraferma e il Premio Luigi DeLaurentis a La-Bas – Educazione criminale di Guido Lombardi – entrambi sull’ immigrazione, uno dei temi forti di quest’edizione – oltre al Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio a In attesa dell’Avvento di Felice D’Agostino e Arturo Lavorato e al Leone d’Oro alla Carriera a Bellocchio. Non si può certo annoverare tra i successi italiani, però, il lavoro di Cristina Comencini,
Quando la notte, duramente criticato (con tanto di fischi) per il suo tentativo di “racconare un tabù” partendo dal suo romanzo omonimo del 2009, quello di una donna che si sente inadeguata a fare la madre e per il bambino arriva a provare insieme amore e odio. “Il film mette in scena quella zona grigia che arriva dopo la maternità, quando basta un niente per inciampare” – ha spiegato la Comencini – “Qualsiasi madre conosce questa situazione, ma magari non l’ha mai raccontata, perchè le persone (uomini in primis) non vogliono sentirla. Il cinema serve anche a questo”. Per molti è stato il film peggiore visto al Lido, dove il pubblico in sala ha addirittura riso a battute involontariamente comiche. Una sorpresa italiana poco sotto i riflettori è invece
L’ultimo terrestre di Gipi, l’autore di fumetti alla sua opera prima sul grande schermo per la Fandango di Domenico Procacci.
In realtà L’ultimo terrestre aveva già scatenato enorme curiosità per la strategia di promozione, ideata qualche settimana fa, con la diffusione del trailer con una finta diretta del tg3 che annunciava lo sbarco di alieni. Quello di Gipi è il ritratto di un’Italia scontrosa che si misura, stavolta, con l’immigrazione di extraterrestri attraverso una carrellata di personaggi-macchiette, tristemente aderente al nostro contemporaneo.
Killer Joe di William Friedkin, il regista di titoli storici come ‘L’esorcista’ e ‘Il braccio violento della legge’, sembra essere stato un’altra sorpresa del festival: applausi a scena aperta per la storia di uno spacciatore che commette un crimine impensabile per saldare un debito, un noir insolito per un’edizione che si è rivelata interessante, ma ancorata a una selezione tendenzialmente ‘ingessata’. Undici, infatti, sono stati i film tratti da opere letterarie – tra cui il vincitore – quattro da libri e romanzi, quattro da testi teatrali e tre da fumetti. Una scelta, questa, che potrebbe sembrare poco coraggiosa.
Ma “le scelte della giuria sono destinate a suscitare discussioni e polemiche” fa parte delle cronache tradizionali da Festival. Per chi ne avesse voglia, è sufficiente consultare il ricco repertorio di critiche e delusioni dei cinefili/blogger della rete, il mouse d’oro, tra i tanti.
Per gli appassionati non (necessariamente) esigenti si può dare un’ultima sbirciata ai tweet ufficiali del Festival. Prima di godersi l’inzio della nuova stagione in sala.
Tutti i vincitori:
Leone d’oro: Faust di Aleksandr Sokurov
Leone d’argento miglior regia: Cai Shangjun, Ren shan ren hai
Premio Speciale della giuria: Terraferma di Emanuele Crialese
Coppa Volpi migliore attrice: Deanie Yip, ‘Tao Jie (A Simple Life)’
Coppa Volpi miglior attore: Michael Fassbender, ‘Shame’
Leone del Futuro – Premio Venezia Luigi De Laurentiis : La-Bas – Educazione criminaledi Guido Lombardi
Osella migliore sceneggiatura: Efthymis Filippou e Yorgos Lanthimos, Alpis
Osella miglior contributo tecnico: Robbie Ryan, fotografia di Wuthering Heights
Premio Marcello Mastroianni giovane attore/attrice emergente: Shòta Sometani e Fumi Nikaido, ‘Himizu’
Il premio Orizzonti per il miglior lungometraggio: Kotoko di Shinya Tsukamoto
Gran Premio Speciale della Giuria della Sezione Orizzonti: Whores’ glory di Michael Glawogger
Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio: In attesa dell’Avvento di Felice D’Agostino e Arturo Lavorato
Terraferma di E.Crialese vince a Venezia il premio della critica
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime apprezzamento e soddisfazione per il premio della critica conferito dalla giuria del Festival Cinematografico di Venezia al film Terraferma di Emanuele Crialese.
Su richiesta del regista l’UNHCR ha concesso al film il proprio patrocinio per sottolineare la condivisione dei messaggi ed in particolare del rispetto della legge del mare e del soccorso dei migranti in difficoltà, ed il significato dell’accoglienza che si fonda sul rispetto dei diritti dell’uomo e sulla conoscenza reciproca. Con la concessione del patrocinio l’Alto Commissariato ha voluto anche valorizzare il coinvolgimento nel cast del film di Timnit T., una rifugiata del Corno d’Africa che rivive sullo schermo la propria drammatica esperienza.
Nell’agosto del 2009 Timnit è sopravvissuta ad un naufragio insieme a quattro compagni di viaggio dopo essere stata per tre settimane a bordo di un gommone alla deriva senza cibo né acqua e senza che nessuna delle dieci imbarcazioni incrociate prestasse soccorso o lanciasse l’allarme. Nel naufragio sono scomparse oltre 70 persone.
L’UNHCR augura a Terraferma il miglior successo nelle sale cinematografiche.
Saverio Albanese
L’ultima vittoria italia risale nel 1998 con Gianni Amelio “Così ridevamo”
Svaniscono le speranze per l’Italia di ottenere un premio importante alla 68esima edizione del Festival di Venezia.
Per dovere di cronaca, dobbiamo sottolineare che nessuno dei tre film italiani in concorso — ‘Terraferma’ di Crialese, ‘L’ultimo terrestre’ di Gian Alfonso Pacinotti e ‘Quando la notte’ di Cristina Comencini — ambiva al Leone d’Oro, anche se in molti si aspettavano forse una bella sorpresa, e cioè che una delle tre pellicole colpisse a tal punto critica e giuria da fare un ‘colpo grosso’ al Lido.
A pochi giorni dalla fine del Festival, è più che evidente che i film che concorrono per il Leone d’Oro sono altri e quindi che l’Italia rimarrà — per l’ennesima volta — a bocca asciutta.
GUARDA il VIDEO dei FISCHI in SALA al FILM di CRISTINA COMENCINI presentato a VENEZIA
Una delusione per il cinema nostrano che non riesce a portare a casa un Leone d’Oro dall’ormai lontano 1998, anno in cui vinse Gianni Amelio con ‘Così ridevano’.
La pellicola di Amelio descriveva la vita di alcuni emigranti meridionali nella Torino della fine degli anni ’50 ed era interpretato da Enrico Lo Verso, Francesco Giuffrida e Fabrizio Gifuni.
Stiamo parlando di un successo che risale comunque ormai a più di dieci anni fa: l’Italia non domina più il Festival di Venezia, questo è certo, ma se le cose non dovessero cambiare, il nostro cinema rischia di perdere anche il primato del numero maggiore di Leoni d’Oro vinti nella storia della Mostra (16 in totale, segue la Francia con 11).
Oltre ad Amelio, andando a ritroso nel tempo fino agli anni ’60, il premio maggiore del Festival era andato nel 1988 a Ermanno Olmi (‘La leggenda del Santo bevitore’), nel 1966 a Gillo Pontecorvo (‘La battaglia di Algeri’), nel 1965 a Luchino Visconti (‘Vaghe stelle dell’Orsa’), nel 1964 a Michelangelo Antonioni (‘Deserto rosso’), nel 1963 a Francesco Rosi (‘Le mani sulla città’) e nel 1962 a Valerio Zurlini (‘Cronaca familiare’).
La riflessione che forse gran parte della critica si costringe a fare è se sia aumentata effettivamente la concorrenza o se il cinema italiano sia diventato meno competitivo di un tempo.
Resta poi l’ipotesi forse più sottile e polemica: che i film scelti per il concorso non siano il meglio di ciò che il nostro cinema è in grado di offrire.
Giovedì la notte bianca della moda
E’ la prima Vogue Fashion’s Night Out della Capitale. Oltre 400 negozi e botteghe della Capitale aperti fino a tardi tra feste, atelier, cocktail e attori in vetrina.
Giovedì 15 settembre arriverà a Roma la festa della moda, iniziativa organizzata da Vogue Italia con il patrocinio di Roma Capitale, in collaborazione con AltaRoma, Confcommercio e Confesercenti. L’evento, di portata internazionale, coinvolgerà oltre 400 negozi dell’area del Tridente, da via Veneto a via dell’Orso, che per l’occasione potranno restare aperti fino a tardi.
LE MAISON
Confermati già i primi nomi degli stilisti che parteciperanno il 15 settembre. Tra i designer che saranno presenti nelle boutique o negli atelier, tra feste, cocktail, musica e performance: Anna Molinari (Blufin), Guillermo Mariotto e Stefano Dominella (Gattinoni), Cesare Paciotti, Laura e Lavinia Biagiotti, Gianni Bulgari, Pier Paolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri (Valentino), Diego Rossetti, Gianni Molaro con sei modelle-statue nella Gelleria Benucci, Antonio Grimaldi che proporrà 12 capi in bianco, nero e grigio in una sorta di atelier all’aperto, allestito nel Giardino Segreto dell’Hotel de Russie.
ATTORI IN VETRINA
Incredibile ma vero, i divi poseranno in vetrina: Luca Argentero da Swarovski, Sergio Muniz da Pennyblack, i ragazzi di Amici da Freddy, Filippa Lagerback da Marella, Vanessa Incontrada da Persona, da Martina Stella da Fornarina, Manuela Arcuri da Antonio Grimaldi, Melissa Satta da Stefanel. Attesi da Gattinoni Gloria Guida, Edwige Fenech, Massimo Giletti, Vanessa Hassler ad ammirare una Eva nuda in vetrina, interpretata da Ketty Di Porto. Musica dal vivo da Gap con Aloe Blacc e da Stella Mc Cartney con Vittoria Hyde.
EVENTI
A dare il là alla festa della moda, alle 18,30 in via Margutta, sarà la premiazione del Campari Red Passion Prize, assegnato quest’anno a Dante Ferretti, a Bianca Balti e a Elio Germano per l’Italian style. Consegneranno i riconoscimenti il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, il direttore di Vogue Italia Franca Sozzani e il direttore generale di Campari Italia Jean Jaques Dubau. Poi, da Babington, i capelli di Silvia Bruschini tra muffin e tazze di the; da Energie-Miss Sixty un set per selezionare il volto Miss Sixty della serata; Church’s risuolerà le scarpe gratis, Chanel applicherà tre nuovi smalti ideati per l’evento; da Mac si proveranno in nuovi trucchi.
L’ASSESSORE BORDONI: “400 NEGOZI APERTI FINO A TARDI”
“Tra le capitali mondiali della moda non poteva mancare Roma – afferma l’assessore al Commercio, Davide Bordoni – l’evento promosso da Vogue è un’occasione unica per coniugare shopping e fashion e creare interesse intorno ad un comparto prezioso per l’economia capitolina rappresentato da tutte quelle botteghe artigiane che conservano la tradizione dell’alta sartoria romana e hanno fatto e continuano a fare grande il Made in Italy nel mondo. Sono soddisfatto per la risposta che le associazioni di categoria hanno voluto dare a questa prima edizione romana della Vogue Fashion’s Night Out: oltre 400 negozi resteranno aperti fino a tardi per partecipare alla festa, dimostrando la vivacità del settore produttivo della città e sottolineando ancora di più l’efficacia del binomio Roma e Moda”.
SFILANO ANCHE LE CROCEROSSINE
La Vogue Fashion’s Night Out prevede numerose iniziative tra shopping e party esclusivi, in programma dalle 18.30, e il ricavato della vendita degli oggetti esclusivi in limited edition firmati Vfo sarà devoluto alla Croce Rossa Italiana. “Roma è fiera e orgogliosa di ospitare questa importante manifestazione che toccherà altre 21 città sparse per il mondo – dichiara l’assessore alla Promozione dei Grandi Eventi con delega alla Moda Rosella Sensi; la moda italiana rappresenta una delle eccellenze a livello mondiale che altri paesi ci ammirano e prendono ad esempio. Vivere questo momento insieme a personaggi illustri e maison internazionali ci onora molto, con la speranza che questa iniziativa possa aiutare la Croce Rossa Internazionale nei suoi progetti umanitari”.