A Palermo tre geniali ragazzi, Vittorio Catania, Irene Macaione e Roberto Lannino con i loro tanti amici, hanno voluto portare il bel vocìo della Vucciria su una Room chiamata appunto “Vucciria” ed è già un fenomeno di costume
Niente messaggi scritti e foto. Si entra su invito e si dialoga alla presenza di un moderatore
Clubhouse è un social network con chat audio e ad invito.
L’app è diventata popolare nei primi mesi della pandemia con una crescita di accessi esponenziale. Basti pensare che a dicembre 2020, l’app contava circa 600.000 utenti ed era accessibile solo su invito, ad oggi seppur resta la politica dell’accesso su invito gli utenti sono arrivati quasi a 2 milioni.
A Palermo, Vittorio Catania, Irene Macaione, Roberto Lannino insieme a tanti amici, hanno voluto portare il bel vocio della Vucciria di Palermo su una Room chiamata proprio con lo stesso nome.
Qui s’incontrano tutte le sere alle 21:45 circa.
Un appuntamento per chiacchierare come si farebbe in piazza.
Si scherza, si affrontano temi seri, sempre con quel pizzico di ironia e di sicilianità, ma fuori dai luoghi comuni e tutti si sentono così a casa propria, anche chi vive fuori dall’Isola.
Ultimamente molti personaggi popolari e famosi fanno una capatina, come si farebbe nella realtà in questa piazza virtuale. Giusto per fare un saluto, una chiacchierata piacevole, esprime un’idea che poi diventa concetto, fonte di discussione e di approfondimenti a 360°.
Ma difficilmente dalla “Vucciaria” se ne viene fuori, c’è voglia di star ad ascoltare , di dire la propria, una “dipendenza” culturale, di appartenenza, di sentirsi uniti pur profondamente diversi. Così nella room “Vuccirìa”, che in siciliano significa “Confusione” le voci, sempre ben moderate, si accavallano senza “abbanniare” e le idee prendono forma una fantasmagorica tappezzeria di colori, di sfumature, di declinazioni.
Cantanti come Lello Analfino dei Tinturia, la chef “Giusina in cucina”’di food network, calciatori di serie A, giornalisti di fama nazionale… tutti rigorosamente siciliani (ma la Vucciaria non è un ghetto nè un club chiuso o settario) fanno crescere giorno dopo giorno questa chat.
È inevitabile che la parlata e la cadenza siciliana… la fa da padrone ed alla fine si fa una bella caciara, costruttiva, spensierata, dalle tinte forti. Insomma il cuore della sicilianità.
Ed un cantante Daniele Bellanca ha fatto pure la sigla della room
https://www.instagram.com/p/CLh4ghPJA14/?igshid=1oke6arwp0d1s
Clubhouse, come funziona
Eppure, all’epoca del round, non aveva neppure un sito ed era frequentata da appena 1500.
A volte, però, gli iscritti non si contano ma si pesano: Clubhouse ha attirato sin da subito l’attenzione degli investitori. E a confermarlo non c’erano solo quei 12 milioni ma anche la tasca che li aveva sborsati: il fondo di venture capital Andreessen Horowitz, tra i primi a credere (tra gli altri) in Twitter, Facebook, Groupon, Coinbase e Airbnb.
Se l’uscita dai blocchi è stata fulminea, nei mesi successivi l’app non ha certo rallentato: gli utenti sono diventati circa 2 milioni, solo su iOS. L’app è infatti disponibile per i dispositivi Apple ma non ancora per Android (che è di gran lunga li sistema operativo più diffuso al mondo). Insomma: l’espansione pare essere solo all’inizio. Ma, di nuovo, più che la platea colpiscono i fondi investiti: Andreessen Horowitz (sempre loro) ci ha messo il carico da 100, come i milioni scuciti alla fine di gennaio. La valutazione di Clubhouse è così schizzata a un miliardo. Neppure cifre come queste assicurano il successo: il progresso va monetizzato. All’inizio con la pubblicità, in futuro probabilmente con «biglietti» per partecipare ad alcuni eventi o con gli abbonamenti.
COME FUNZIONA CLUBHOUSE
Clubhouse è organizzato in «stanze», nelle quali gli utenti possono scambiarsi messaggi vocali. Una volta chiusa la stanza, non vengono registrati ma scompaiono. Ad accrescere l’aura di riservatezza c’è poi la caratteristica distintiva della piattaforma: non ci si può iscrivere liberamente ma si accede solo per invito di un altro utente. Il 31 gennaio, Elon Musk ha fatto il suo esordio su Clubhouse, discutendo delle sue aziende (ma non solo) e attirando ben più dei 5 mila iscritti concessi come tetto di una stanza. È solo un episodio, ma è un indice di quanto gli utenti abbiano fame di conversazioni con meno intermediazione e più riservatezza possibile. Ed è qui il grande nodo: tutti gli ambienti chiusi hanno una doppia faccia. Da una parte la privacy spiccata, dall’altra la possibilità di incontrare contenuti violenti, razzisti, sessisti. L’app non accede alla voce dell’iscritto se la sua impostazione è «in muto». E i messaggi (tutti criptati) si dissolvono nel momento in cui la stanza si chiude. Con una eccezione: nel caso di violazioni segnalate, gli audio vengono trattenuti per accertarle. La piattaforma, quindi, ha le sue regole: chi accede deve farlo con il proprio nome e verificare l’identità. L’iscrizione è possibile solo dopo aver compiuto 18 anni e non sono consentiti «abusi, bullismo e molestie nei confronti di nessuna persona o gruppo». Gli utenti non sono tutti uguali: nella stanza si può essere moderatori, speaker o ascoltatori. Al primo spetta il compito di «curare» la conversazione, invitare gli speaker e dare o togliere loro parola, espellere utenti dalla stanza.
Gli speaker sono coloro che, come dice la parola stessa, parlano; gli ascoltatori (listener) possono assistere e chiedere di intervenire. Tutti (quindi non solo i moderatori) possono segnalare abusi. Seppure violenza e incitamento all’odio siano vietati, le eventuali infrazioni devono sempre passare da una segnalazione. Qualcosa potrebbe sfuggire, anche perché le persone che frequentano una stanza tendono ad avere interessi comuni: contenuti offensivi, quindi, potrebbero passare sotto silenzio perché approvati dal gruppo che li genera. Tempi e modi dell’indagine, peraltro, sono ristretti. Si può sempre fare una segnalazione, ma è più efficace se in tempo reale (visto che dopo aver chiuso la stanza Clubhouse cancella gli audio). Nel caso in cui l’indagine interna desse esito positivo, la piattaforma prevede una serie di provvedimenti, che vanno dall’ammonimento alla sospensione, fino all’espulsione e alla segnalazione alle forze dell’ordine.
INDIZI SUL FUTURO DEI SOCIAL
Clubhouse intreccia una serie di tendenze chiare nei social network e – in generale – nel mondo della comunicazione digitale: uso della voce, contenuti effimeri, attenzione alla privacy. Nel 2019, Mark Zuckerberg disse che il futuro di Facebook sarebbe stato «privato», sempre meno «piazza» e sempre più «salotto» digitale. In Clubhouse non ci sono piazze ma solo stanze: l’app prende quindi l’obiettivo cui tende Menlo Park e ne fa il proprio pilastro. Presto per dire se sarà il nuovo TikTok, ma vale la pena puntarci gli occhi, quantomeno per capire come saranno i social network tra qualche anno. Snapchat non è stato e mai sarà il nuovo Facebook, ma oggi storie e contenuti effimeri sono ovunque, da Instagram a Linkedin.