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Da qualche giorno punteggiano l’arenile, sono tanti, prima una decina, e si pensava all’idiozia di qualcuno che per smaltirli aveva pensato bene di gettarli in acqua, poi sono diventati centinaia, migliaia, un’invasione, distribuiti su kilometri di bagnasciuga… un vero disastro ambientale.
Molti sono un prodotto made in italy, realizzato a Romano d’Ezzelino, tra Trento e Venezia.
Ma certamente non saranno stati buttati in mare dai titolari di quest’azienda.
Di certo siamo abituati a vedere le spiagge d’inverno zeppe di alghe, legni detriti, che si acculano portati dalle mareggiate… da noi arrivava anche pietra pomice e pece …. poi ci pensavano i bagnanti e ripulire (quando non contribuivano a sporcar ancor di più), e la pece spariva, ben spalmata su costumi e teli da mare, e contribuiva anche LegAmbiente con le sue giornate ecologiche a dare il giusto segnale in tema di rispetto di ecosistema, insieme alle amministrazioni comunali più attente che istituivano servizi ad hoc, ma per questi spruzzatori a pistola sarà davvero un problema smaltirli – la natura ci impiegherebbe migliaia d’anni per decomporli – a recuperarli, a ripulire tutto l’arenile.
Sorge spontaneo il dubbio, mentre la mente corre al nove dicembre 2012, quando si seppe che dodici tra Tir, semirimorchi e container erano caduti in mare dalla Euro Cargo Cagliari che copriva la tratta Livorno-Palermo, appena a sette miglia dal porto palermitano, e se gli spruzzini erano merce che trasporta proprio quel cargo?
Intanto ricordiamo che da allora molti pescatori di Porticello, Trabia, Termini, S.Nicola hanno smesso praticamente di pescare; ed il loro non è stato un semplice capriccio o una preoccupazione infondata, perchè in maniera seria e documentata hanno spiegato come e perchè andare a pesca a strascico o con il palangaro di fondo in quella striscia di mare dove erano caduti quei mezzi e dove si pesca gambero rosso, gamberone, mustìe e merluzzi era ed è altamente rischioso, sia per le barche e per i pescatori ma anche perché non si sapeva cosa contenevano i carichi
L’Anapi Pesca aveva già inviato alle autorità, e tra queste la Capitaneria di Porto di Palermo e al Dipartimento pesca della Regione siciliana, la richiesta che si proceda nel più breve tempo possibile alla individuazione ed al recupero dei relitti caduti in mare dal cargo, e pare che un impegno in questo senso già esista e che la società di navigazione proprietaria del cargo abbia affidato ad una società specializzata il compito di recuperare il carico perduto e affondato.
Ma intanto affiorano, forse, pezzi di questo carico, e ne paga le conseguenze l’habitat marino e tutti noi e sarebbe opportuno che i sindaci della Costa valutino la possibilità di chiedere l’attivazione della leggi nazionali e regionali (per esempio quella regionale n° 33/98 per la pesca ed i pescatori ) per le calamità naturali e/o eventi calamitosi atte a indennizzare le imprese pubbliche e privare che ricavino danni da questo fenomeno, attivandosi anche a trovare fondi e risorse atte a far ripulire spiagge e luoghi.
Sarebbe necessario che di competenza provvedesse da subito (Carabinieri, Polizia, Guardia Costiera, Finanza, Capitaneria di Porto….) a trovare i colpevoli.
MSM