Nessuna nostalgia, nessuno sguardo rivolto al passato: la rivoluzione d’ottobre parla all’oggi e al domani! La marcia di Lenin non è finita; la marcia verso la rivoluzione e verso un nuovo, futuro mondo del socialismo, continua. Con quelle bandiere al vento continueremo a lottare.
Alle cinque del mattino del 7 novembre 1917 a Pietrogrado, mentre si arrendono gli ultimi occupanti del Palazzo d’Inverno, è decretato il passaggio di potere ai Soviet: iniziava così la rivoluzione d’ottobre.
La presa del Palazzo d’inverno è divenuto il motore della storia del novecento, ha rappresentato un grande momento liberatorio , un occasione di riscatto per milioni di lavoratori, uomini e donne che sono diventati per la prima volta protagonisti e non più spettatori della storia, conquistando i propri diritti e irrompendo nella scena politica e diventando,soprattutto stimolo per le future generazioni di comunisti.
Dopo il 1989 capitalisti ed imperialisti credevano che la storia del movimento comunista e operaio fosse finita,a molti sembrò che l’idea di un mondo diverso venisse cancellata ma e’ accaduto esattamente il contrario, le guerre, fame, sottosviluppo, forme inedite di sfruttamento, il conflitto tra capitale e lavoro (lo vediamo nelle strade delle nostre città) e un saccheggio del pianeta che mette a repentaglio l’esistenza stessa del genere umano Il capitalismo ha dimostrato di non essere in grado di risolvere i problemi e le ingiustizie: ecco il senso di questo anniversario che si proietta sulle nuove generazioni.
Le esperienze socialiste e comuniste del Sud-America dimostrano che anche nel terzo millennio, esiste l’opportunitàdi creare sistemi economici in cui il rapporto tra capitale e lavoro si declina in modo differente da come succede qui, nella vecchia Europa.
E’ per questo che difendiamo e continueremo a difendere la gloriosa rivoluzione cubana, e che auguriamo lunga vita al compagno Fidel Castro: Cuba, questa piccola isola continua a resistere da più di cinquant’anni nonostante l’embargo e l’isolamento internazionale; nonostante una certa moralitàpelosa tutta occidentale vuole che se dirotti un aereo in Italia o negli Stati Uniti d’America sei un terrorista, se lo fai a Cuba sei un eroe.
Così come siamo vicini e solidali all’esperienza del compagno Chavez e auguriamo lunga vita alla repubblica bolivariana del Venezuela, dove vi è un governo che sta sapendo distribuire tra i poveri i proventi del petrolio, senza svenderlo alle multinazionali; che sta affrontando seriamente la questione sociale con programmi di alfabetizzazione di massa e di assistenza sanitaria gratuita nei barrios, le favelas venezuelane.
Quello che succede in Sud America ci dimostra che non è tutto è perso, che possiamo ancora sperare in un altro mondo, un mondo socialista.
Ma siamo coscienti che il Sud America non può costituire un modello. Così come in passato l’Unione Sovietica non poteva costituire un modello esportabile per i comunisti italiani,ogni popolo ed ogni nazionale deve trovare la sua strada verso la trasformazione. Ed è qui, in Italia e nella vecchia Europa, che noi siamo chiamati a trovare la nostra strada.
In Italia dove la ricchezza non è mai stata così polarizzata, dove il lavoro è ritornato ad essere servitù, dove la guerra è lo strumento quotidiano con cui le potenze si appropriano delle risorse, dove il mercato ha messo le mani sul codice della vita, dove la stessa sopravvivenza della specie è compromessa dal consumo brutale dell’ambiente.
La marcia di Lenin non è finita; la marcia verso la rivoluzione e verso un nuovo, futuro mondo del socialismo, continua: essa ha come protagoniste masse di milioni di proletari in tutto il mondo, con le bandiere rosse, con la falce il martello, la stella e la bandiera dItalia portate nel terzo millennio. E con quelle bandiere al vento continueremo a lottare.
Ketty Bertuccelli, coordinatrice Fgci Messina