L’inaugurazione del museo a lui dedicato è ormai prossima.
Potrebbe esssre in una delle due date simbolo del mondo socialista e della sinistra italiana, il primo maggio o il 25 aprile.
Intanto a Naso si lavora per rendere fruibile, funzionale e sopratutto per archiviare e catalogare la copiosoa documentazione, tra libri, testi e fotografie che “parlano” del padre del socialismo nebroideo.
La realizzazione del musoe si deve anche all’azione dell’amministrazione comunale che ha restituito arredi e documenti agli eredi che li hanno utilizati per creare appunto quello che potrebbe diventare davvero un punto-documetazione importante non solo per la vita e la “storia” di Francesco Lo Sardo ma per tutto il movimento socialista nebroideo.
Il Partito Socialista esiste nella terra di Naso (comune di cui Capo d’Orlando fece parte fino al 1925, anno dell’autonomia) dal 1893.
Le origini del movimento socialista a Capo d’Orlando si rintracciano nel Fascio Operaio Nasitano, fondato proprio in quell’anno da Francesco Lo Sardo.
Nato a Naso il 22 maggio 1871, Lo Sardo – si legge su www.psicapodorlando.it/storia.html – apparteneva ad una famiglia agiata: entrato nel seminario diocesano di Patti nel 1883, maturò presto una cultura libertaria. Lasciato il seminario, si legò a Giovanni Noè, padre del socialismo messinese.
Come Noè portò per primo le idee socialiste a Messina, così fece Lo Sardo nella terra di Naso e di Capo d’Orlando.
Nel 1886 i due fondarono il periodico “Il Riscatto”, i cui collaboratori aderiranno più tardi in blocco al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani.
Insieme a Noè, Lo Sardo si legò al movimento dei Fasci Siciliani dei Lavoratori, guidato da personalità come il catanese Giuseppe De Felice Giuffrida, il pianese Nicola Barbato ed il giovane palermitano Rosario Garibaldi Bosco.
Questo stesso gruppo, sull’onda dei Fasci, fondò il 21 maggio 1893 a Palermo il Partito Socialista Siciliano.
La fondazione del Fascio Operaio Nasitano costò a Francesco Lo Sardo il marchio di sovversivo ed il confino alle isole Tremiti, dalle quali poté fare ritorno grazie alle interrogazioni parlamentari di Matteo Renato Imbriani e Napoleone Colajanni.
Lo Sardo, avvocato, dopo l’esperienza partenopea, nel 1902 fondò ufficialmente a Naso la sezione del Partito Socialista Italiano, continuando a portare avanti la sua attività politica anche a Messina, dove nel terremoto del 1908 perse l’amico e compagno socialista di sempre Giovanni Noè ed il figlio appena dodicenne.
Successivamente approdò nel Partito Comunista ed alla Terza Internazionale bolscevica.
Nel 1924 fu eletto deputato per il PCI, primo siciliano: arrestato su ordine del regime fascista l’8 novembre 1926, dopo essere stato in carcere a Messina ed a Turi (condividendo la prigionia con il fondatore del Partito Comunista, Antonio Gramsci), trovò la morte nel carcere d Poggioreale (NA) il 39 maggio 1931, a causa delle cattivissime condizioni di detenzione in cui lo tenevano i fascisti.
Già dopo il passaggio di Lo Sardo nel campo comunista, a Naso la presenza socialista rimase forte e significativa. A Capo d’Orlando furono numerosi i socialisti che parteciparono al movimento per ottenere l’autonomia comunale da Naso, raggiunta il 27 settembre 1925. Dal 1922 furono presenti nel territorio anche nuclei legati al Partito Socialista Unitario (PSU) di Giacomo Matteotti e Filippo Turati, la forza politica che in quegli anni meglio interpretava il socialismo riformista.
Entrati in clandestinità, nel 1929 i socialisti orlandini furono allertati dalle strutture nazionali della fuga dalla vicina Lipari di Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti. I tre alla fine non ebbero bisogno di attraccare sulla costa tirrenica, raggiungendo direttamente la Tunisia, allora protettorato francese.
Realizzata l’unità socialista nel 1930, il Partito Socialista pagò a Capo d’Orlando la debolezza derivante dalla clandestinità.
Caduto il regime fascista e conclusasi la guerra, i socialisti orlandini tornarono finalmente a fare politica alla luce del sole. Francesco Stella, Basilio Reale, Francesco Mangano, Antonino Arrigo ed Antonino Brigandì ricostituirono la sezione del Partito Socialista, a cui poco dopo, con la scissione di Palazzo Barberini (1947), si aggiunse la sezione del Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI), costituita, tra gli altri, dall’avv. Francesco Collica (il quale fondò anche la federazione provinciale del PSDI insieme all’On. Santi Recupero).
Anni dopo l’Avv. Collica si iscrisse alla Democrazia Cristiana (con cui sarebbe diventato uno dei più apprezzati sindaci della storia di Capo d’Orlando), ma la sezione del PSDI continuò ad esistere.
Tratto dal sito nazionale del Partito Socialista
Nel luglio 1953 Capo d’Orlando ebbe il suo primo sindaco del Partito Socialista, l’avv. Tullio Trifilò. Eletto da un’inedita alleanza tra Partito Socialista, Partito Liberale e Partito Comunista, riunita sotto l’emblema della “Lista del Faro” (dal simbolo della cittadina tirrenica), egli rimase in carica fino all’ottobre del 1957. L’amministrazione a guida socialista viene ricordata per aver portato l’acqua corrente nelle case di tutti gli orlandini. Trifilò fu nuovamente sindaco dal giugno 1968 all’agosto 1969 ed un’ultima volta dal febbraio 1981 al marzo 1982: Nel secondo e nel terzo mandato fu sostenuto da una maggioranza imperniata sul Partito Socialista, sulla Democrazia Cristiana e sugli altri partiti laici di centro – sinistra.
Passati gli anni ‘50, che furono molto favorevoli per la sinistra orlandina, nel 1967 i due partiti socialisti si unificarono: la nuova formazione ebbe vita effimera e già nel 1969 le due componenti si separarono un’altra volta. Dopo la nuova scissione, Tullio Trifilò seguitò ad essere l’esponente di punta del Partito Socialista, mentre Carmelo Giuseppe Antillo guidò il PSDI.
Conclusosi l’ultimo mandato di Trifilò nel 1982, toccò ad un altro socialista, dal marzo di quell’anno al giugno del 1985, rivestire la carica di primo cittadino: il già citato avv. Carmelo Giuseppe Antillo, leader locale del PSDI. Di nuovo sindaco dall’agosto 1993 al giugno 1994, è stato l’ultimo socialista a guidare la giunta municipale.
Il 1994 è la data d’inizio della diaspora socialista: dopo l’avvicendarsi di varie sigle, nel 2007 il Partito Socialista viene ricostituito a Capo d’Orlando per fusione di tutti i soggetti socialisti democratici e riformisti presenti nella zona, come erede e continuatore degli storici partiti di Turati e Saragat. Nel 2009 riassume lo storico nome di Partito Socialista Italiano.