La sentenza: i poliziotti assolti perché “il fatto non sussiste”. Intanto lui è morto dopo esser finito in cella a Regina Coeli. Quello che bisogna sapere. L’impianto accusatorio e il processo durato 45 udienze
Stefano Cucchi, la sentenza: tutti assolti. Diminuta da 6 a 2 anni la condanna per i medici, ma gli agenti e gli infermieri sono stati assolti, perché il fatto non sussiste.
Bagarre in aula, dove si urla “Assassini”.
A deciderlo i giudici della III Corte d’Assise di Roma riuniti in Camera di Consiglio nell’aula bunker di Rebibbia.
“Io non mi arrendo. Giustizia ingiusta’.
Lo ha detto Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, dopo la sentenza.
Sono 12 gli imputati per la morte di Stefano Cucchi, il ragazzo arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini.
Sotto accusa sei medici (Aldo Fierro, Silvia Di Carlo, Stefania Corbi, Luigi De Marchis Preite, Rosita Caponetti e Flaminia Bruno) e tre infermieri della stessa struttura sanitaria (Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe).
Con loro anche tre agenti della Polizia penitenziaria (Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici).
Le accuse sono quelle di abbandono di incapace, abuso d’ufficio, favoreggiamento, falsità ideologica, lesioni ed abuso di autorità.
Secondo l’impianto dei pm Stefano Cucchi fu picchiato nelle camere di sicurezza del tribunale in attesa dell’udienza di convalida. Inascoltato, nonostante le sue richieste di farmaci e bloccato sul lettino di un ospedale, senza avere possibilità alcuna di provvedere a sé stesso.
STEFANO CUCCHI, IL FERMO E IL CALVARIO –
E’ la sera del 15 quando Stefano Cucchi viene fermato mentre è in possesso di 20 grammi di hascisc e due di cocaina. Si dispone la custodia cautelare. Il giorno dopo viene processato per direttissima.
Già durante l’udienza il ragazzo appare affaticato, con difficoltà a parlare e camminare, ematomi negli occhi. Nonostante le condizioni il giudice ribadisce la custodia cautelare al Regina Coeli. Prossima udienza il 13 novembre.
Da quel giorno il giovane geometra non vedrà mai più la sua famiglia. Dopo il processo le condizioni di Cucchi peggiorano e viene visitato all’ospedale Fatebenefratelli. Il referto della struttura parla chiaro: lesioni ed ecchimosi alle gambe, al viso, frattura della mascella, all’addome (con emorragia alla vescica) ed torace (con due fratture colonna vertebrale). In carcere le sue condizioni peggiorano. E’ il pomeriggio del 17 ottobre, quando viene disposto il trasferimento nel reparto di medicina penitenziaria del Pertini, diretto dal dottor Aldo Fierro. Il ragazzo passa 4 giorni a digiuno. Fierro prepara una lettera da inviare al magistrato Maria Inzitari, la stessa che l’ha portato a Regina Coeli:
…Per il persistere di tale atteggiamento di rifiuto rispetto ad approfondimenti diagnostici e agli aggiustamenti terapeutici, visto l’ulteriore aumento dei segnali di disidratazione, il pomeriggio del 21 ottobre abbiamo avvisato il magistrato con una relazione allegata alla cartella clinica nella quale facciamo presente il nostro disagio a gestire le condizioni cliniche del detenuto…
La missiva non arriverà mai.
O meglio non partirà mai.
Stefano muore al Pertini all’alba del 22 ottobre 2009.
Pesava 37 chilogrammi molti meno rispetto ai 43 che aveva al momento dell’arresto.
Mentre i suoi sono ancora in attesa di vederlo, una settimana dopo ricevono dai carabinieri la notifica del decreto col quale il pm autorizzava l’autopsia sul corpo del giovane geometra.
E’ così che Giovanni e la madre Rita Calore vengono a sapere della morte del figlio. “Signora, dica a mia sorella Ilaria di tenermi il cane. Se lo ricordi, mi raccomando” sono le sue ultime preoccupazioni che il ragazzo dà ad una volontaria in servizio al Pertini. Ultime ombre, prima di chiudere gli occhi per sempre.
STEFANO CUCCHI, LE FOTO –
Inizialmente viene negato l’accesso all’orbitorio.
Poi, la famiglia riesce a raggiungere Cucchi. Lo spettacolo è devastante. Il viso irriconoscibile, mascella rotta, echimosi su varie parti del corpo scheletrico. Scattano le foto e dopo le pubblicano sostenuti dall’associazione
A buon diritto.
Le immagini fanno il giro del web, finiscono su tutti i giornali.
La famiglia pretende chiarezza sul caso.
Non si accontentano di frasi come “Noi non c’entriamo, la divisa non ha colpa”.
Non basta.
Da qui inizia la battaglia di sua sorella Ilaria Cucchi, un percorso lungo travagliato che finisce oggi nell’aula bunker di Rebibbia.
La lettera che avevamo tanto inseguito, e che solo per caso eravamo riusciti a recuperare, non spiegava quello che era successo. Ma in ogni caso era ed è la prova che mio fratello voleva continuare a vivere. Invece è morto. Forse pensando di essere stato abbandonato dalla sua famiglia, mentre semplicemente non ci lasciavano entrare. Vorrei potergli dire che non era solo. Hanno provato a farci credere che ‘s’è spento’ come fosse una cosa normale, perché s’era lasciato andare. Ma non è così. Mio fratello Stefano è morto per responsabilità di qualcun altro e io, Ilaria Cucchi, vorrei sapere di chi. E perché.
(Vorrei dirti che non eri solo – Ilaria Cucchi)
STEFANO CUCCHI, COME PARTE LA PISTA –
Dopo la morte di Cucchi, il personale carcerario fa dichiarazioni divergenti negando di base alla violenza e ribadendo che il romano è morto di per abuso di droga o per il rifiuto del ricovero al Fatebenefratelli.
Partono le indagini rincalzate dalle testimonianze di alcuni detenuti. Come quella del ghanese che raccontò la confessione di Stefano nell’aver ricevuto percosse.
Non solo, il detenuto Marco Fabrizi chiese di essere messo in cella con Stefano ma questa richiesta gli fu negata.
Come?
Un agente gli fece cenno con la mano delle percosse.
Ci sono poi le parole della detenuta Annamaria Costanzo, che affermò che il giovane le confessò di essere stato picchiato, mentre Silvana Cappuccio vide personalmente gli agenti picchiare il giovane con violenza.
Secondo le indagini, gli agenti di polizia penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio a Antonio Dominici avrebbero gettato a terra il ragazzo procurandogli lesioni toraciche, con calci e pugni.
A finire sotto processo ci saranno anche i medici Aldo Fierro, Stefania Corbi e Rosita Caponnetti che avrebbero lasciato morire di inedia.
STEFANO CUCCHI, BATTUTE D’ARRESTO –
Il 6 novembre 2009 vengono ritrovati 925 grammi di hashish e 133 grammi di cocaina in un appartamento saltuariamente occupato da Cucchi e di proprietà della famiglia.
A comunicarlo la famiglia stesso. Il 13 dicembre 2012 i periti incaricati dalla corte hanno stabilito che il giovane è morto a causa delle mancate cure dei medici, per grave “148 Stefano, mostri dell’inerzia”, documentario sulla morte di Stefano Cucchi deceduto tre anni fa in carcere.
Carenza di cibo e liquidi.
Affermano inoltre che lesioni riscontrate post mortem sono causa di un pestaggio o di una caduta accidentale e che “né vi sono elementi che facciano propendere per l’una piuttosto che per l’altra dinamica lesiva”.
Qui il documentario “148 Stefano, mostri dell’inerzia” scritto e diretto da Maurizio Cartolano:
LA PERIZIA DELL’ACCUSA –
“Sindrome di inanizione” è questa la perizia di 190 pagine, in cui si legge che Cucchi avrebbe avuto bisogno “di un trasferimento urgente in terapia intensiva” e che “i sanitari della Medicina protetta del Pertini ebbero una condotta colposa, a titolo sia di imperizia, sia di negligenza, quando non di mancata osservanza di disposizioni comportamentali codificate”. In sostanza, i medici non si sarebbero “mai resi conto di essere (e fin dall’inizio) di fronte a un caso di malnutrizione importante […] e, non trattando il paziente in maniera adeguata, ne hanno determinato il decesso”. Ma le lesioni rinvenute sul corpo di Stefano Cucchi non si possono tralasciare ma, secondo i periti, “il quadro traumatico osservato si accorda sia con un’aggressione, sia con una caduta accidentale, né vi sono elementi che facciano propendere per l’una piuttosto che per l’altra dinamica lesiva”. Insomma, non si può escludere né l’ipotesi del pestaggio nella cella ad opera degli agenti del carcere di Regina Coeli, né quella della caduta accidentale.
STEFANO CUCCHI, IL PUNTO –
Sono tre sono i punti base che secondo la pubblica accusa emergono dal processo. Primo, Stefano Cucchi fu picchiato nelle celle di Piazzale Clodio (dove era in attesa dell’udienza di convalida) da parte di agenti della Penitenziaria. Secondo fu ricoverato al ‘Pertini’ con intenzione di volerlo isolare dal mondo, dai suoi familiari, dal suo difensore. Terzo la morte, per incuria e omissioni di medici e infermieri. Per il legale dell’accusa il decesso del giovane ‘non poteva essere considerato naturale.
Cucchi e la sua malattia sono stati trattati come mera pratica burocratica’. Per il pm Barba ‘nessun elemento nuovo è emerso; ne’ sui carabinieri per i quali si ventilava avessero provocato lesioni a Cucchi prima del suo ingresso a Palazzo di giustizia; nessun elemento singolo ha potuto far emergere responsabilita’ diverse da quelle individuate. Nessuna delle lesioni riscontrate tecnicamente si puo’ dire possano essere state arrecate al momento della fase dell’arresto’. “Stefano Cucchi aveva una magrezza patologica simile ai prigionieri di Auschwitz”, ha invece dichiarato il pubblico ministero Maria Francesca Loy nel corso della requisitoria davanti alla terza corte d’assise di Roma.
“Cucchi non era un giovane sano e sportivo – ha detto il pm Loy – era un tossicodipendente da vent’anni, con gravi conseguenze sugli organi”.
FINE –
Sul caso Cucchi intervenne anche l’allora sottosegretario di Stato Carlo Giovanardi dichiarando che Stefano Cucchi era morto soltanto di anoressia e tossicodipendenza, asserendo sieropositivo. Salvo poi dopo scusarsi. Le parole che contano oggi sono solo quelle di questa sentenza.
Le 190 pagine che pesano su una morte inspiegabile, la lotta di Ilaria, le foto denuncia. Piccoli inserti che hanno aperto il caso carceri in Italia e che lasceranno traccia per tutte le altre morti poco chiare come quelle di Giuseppe Uva. “L’aspetto con ansia” raccontò la madre prima della sentenza.
“Ma ho fiducia… Stefano ci aiuterà”.
fonte, riportato integralmente da: http://www.giornalettismo.com/archives/967363/stefano-cucchi-la-sentenza/
scritto da: Stefania Carboni