“Steve Jobs è morto” con poche laconiche parole Apple dà la notizia della scomparsa dell’uomo che l’ha creata e poi fatta rinascere.
Sul sito una foto a tutta pagina e poi il saluto e l’omaggio degl uomini che hanno lavorato con lui.
Team,
devo condividere con voi una notizia molto triste con tutti voi. Steve è spirato quest’oggi.
Apple ha perso un genio creativo e visionario e il mondo ha perso uno straordinario essere umano.
Quelli fra noi che sono stati abbastanza fortunati da conoscere e lavorare con Steve hanno perso un caro amico e un mentore ispiratore.
Steve lascia un’azienda che solo lui avrebbe potuto costruire e Apple sarà per sempre fondata sul suo spirito.
Stiamo mettendo a punto una celebrazione della straordinaria vita di Steve per i dipendenti Apple che avrà luogo presto.
Se volete condividere i vostri pensieri, ricordi e condoglianze nel frattempo potete semplicemente inviare una email a rememberingsteve@apple.com.
Non ci sono parole per descrivere a pieno la nostra tristezza per la morte di Steve o la nostra gratitudine per l’opportunità di lavorare con lui.
Continueremo a ricordarlo e a rendergli onore dedicando noi stessi alla continuazione del lavoro che lui amava così tanto.
Tim Cook
Così Apple saluta Steve Jobs.
Doveva succedere, è successo.
Dopo l’annuncio della malattia, nell’estate del 2004, e un successivo altalenarsi di momenti migliori e momenti peggiori (dopo il tumore, il trapianto di fegato, le cure, i periodi di congedo per malattia e infine le dimissioni a fine agosto dal vertice di Apple) Steve Jobs se n’è andato.
Si è spenta per sempre la luce di un geniale imprenditore, artista e creatore di mondi futuri. Ha lasciato Apple nelle mani di Tim Cook, probabilmente in un rapido aggraversi delle condizioni di salute che i vertici di Apple conoscevano.
E non c’è da dubitare che forse la vera emozione che a tratti rendeva titubante Cook e i suoi sul palco del piccolo teatro nel campus di Cupertino era la consapevolezza delle ultime ore di Jobs.
Ad annunciarlo è stato il sito web di Apple, che ha pubblicato a tutto schermo una immagine di Steve Jobs con due date: 1955-2011 e poi una pagina speciale, per ricordare il suo fondatore e spirito guida. La vita terrena del fondatore di Apple è durata dunque 56 anni, ma densi di eventi da riempire la vita di molti.
A partire dalla fondazione di Apple assieme all’amico Steve Wozniak e al collega Ronald Wayne nella metà degli anni Settanta.
L’azienda viene formalmente costituita il primo di aprile del 1976, ha un unico prodotto (il kit di montaggio dell’Apple I) e vive grazie alla indiscutibile capacità tecnica di Wozniak e alla visione di Steve Jobs: il personal computer sarà la rivoluzione. Apple, grazie a Jobs e a tutti quelli che iniziano a lavorare nell’azienda, è la protagonista della nascita di questo nuovo mercato, prima con l’Apple II e poi, nel 1984, con il Macintosh.
Steve Jobs viene cacciato da Apple perché troppo giovane e irruento, a trent’anni si sente fallito, forse immagina anche di togliersi la vita (appare da alcune note e discorsi fatti in passato e che probabilmente verranno ripresi nella biografia in corso di pubblicazione) e i suoi primi tre decenni sarebbero già più di quanto la quasi totalità di noi possa mai sognare. Ma non si arrende: porta avanti un’altra duplice attività, prima con NeXT e poi con Pixar.
La prima è una società informatica che cerca di sviluppare per un decennio un computer e poi un nuovo, rivoluzionario sistema operativo, la seconda si occupa di computer grafica e di cartoni animati digitali. Diventerà una delle più grandi rivoluzioni del cinema mondiale, finirà acquistata da Disney per più di 6 miliardi di dollari, rendendo Steve Jobs il singolo più importante azionista del colosso dell’intrattenimento, più ancora degli eredi di Walt Disney stesso.
NeXT è la chiave per tornare al vertice di Apple nel 1997, l’azienda in crisi profonda e prossima alla chiusura. Ma Jobs mette assieme una squadra di talenti (tra questi Phil Schiller, Tim Cook e il giovane Scott Forstall, due giorni fa sul palco per presentare il nuovo iPhone 4S) e ribalda le sorti di una battaglia che tutti davano per persa.
Nel 1998 esce l’iMac, il rivoluzionario computer che riprende l’eredità del primo Macintosh. E poi seguono la creazione dell’Apple Store online, poi della catena di negozio Apple Retail Store, quindi la semplificazione della linea di prodotti, la creazione degli iBook (diventeranno poi i MacBook) e del Powerbook Titanium, uno dei computer portatili più innovativi di sempre, del primo iPod (2001), di iTunes (2003) e poi a seguire di una serie di innovazioni che culminano nel 2007 con l’arrivo di iPhone, App Store e poi iPad.
È un crescendo che non ha pari nella storia del business: Apple cambia la faccia del costume oltre che della tecnologia, introduce cose mai neanche immaginate, porta il simbolo della mela morsicata ad essere sinonimo di buona innovazione, umana, elegante, comprensibile, utilizzabile.
La malattia di Steve Jobs, la sua lenta agonia, il suo addio che procede per tappe, con i periodi di riposo forzato, le operazioni, il trapianto e chissà quante altre cose. E chissà da quanto questa strada era già imboccata in maniera esplicita, inequivocabile.
Chissà se davvero quell’abbraccio timido, bellissimo, tra Steve e Laurene, compagna da venti anni, alla fine della conferenza per gli sviluppatori di questa estate conteneva il seme di una morte che era forse oramai esplicita, il congedo da una vita vissuta come davvero pochissimi nel nostro tempo hanno saputo fare.
Questo cronista ha speso gli ultimi dieci anni della sua vita professionale a seguire con passione le vicende di Apple, scrivendone la cronaca in centinaia di articoli e in un libro.
Come tutti, negli ultimi anni la consapevolezza che il tempo di Steve Jobs stesse per terminare è diventata sempre più forte e chiara.
Tante volte il pensiero di quando le mani avrebbero dovuto correre sulla tastiera per scrivere questo temuto articolo ha attraversato la mente.
Adesso quel momento è giunto, quell’articolo è stato scritto, quella vita che non è più è stata ricordata.
Nel pensiero di questo cronista la vita di ogni uomo è un miracolo, importantissima, non importa quanto grande o quanto famoso o quanto importante quest’uomo possa essere stato in vita.
Ma una frase, un passaggio rende quest’uomo speciale, al di là di tutti gli altri meriti: pronunciata davanti agli studenti di Stanford il 31 marzo 2006 in un famoso discorso per le lauree di quell’anno, vale la pena di essere ricordata adesso.
“Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei veramente fare quello che sto per fare oggi? E ogni volta che la risposta è stata “No” per troppi giorni di seguito sapevo di aver bisogno di cambiare qualcosa. Ricordare che morirò presto è stato lo strumento più importante che mi ha consentito di fare le scelte più grandi della mia vita.
Perchè praticamente tutto – tutte le aspettative, l’orgoglio, le paure di fallire – tutte queste cose semplicemente svaniscono di fronte alla morte, lasciandoci con quello che è veramente importante. Ricordarsi che moriremo è il modo migliore che conosco per evitare le trappola di pensare di avere qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è nessun motivo per non seguire il vostro cuore”.
Addio Steve Jobs.
Fonte: www.macitynet.it
E’ MORTO STEVE JOBS, L’INVENTORE FONDATORE E GURU DELLA APPLE
L’annuncio sul sito della società: «Abbiamo perso un uomo creativo, visionario e formidabile»
E’ morto Steve Jobs, il patron e fondatore della Apple e figura di primo piano dell’hi-tech internazionale. Aveva 56 anni ed era da tempo malato di un tumore al pancreas. L’annuncio è stato dato dalla stessa società di informatica. «Apple ha perso un genio creativo e visionario e il mondo ha perso un formidabile essere umano»: è quanto si legge sulla home page della Apple dove campeggia una foto in bianco e nero di Steve Jobs con l’anno della nascita e quello della morte: 1955-2011. «Quelli di noi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo abbastanza e di lavorare con lui – si legge ancora sul sito – hanno perso un caro amico e un mentore ispiratore. Steve lascia una società che solo lui avrebbe potuto costruire e il suo spirito sarà sempre il fondamento di Apple».
La morte di Steve Jobs ha fatto irruzione sui notiziari tv e sui siti dei media americani, scalzando drasticamente Sarah Palin e la sua rinuncia alla corsa per la Casa Bianca. Il sito del New York Times titola a tutto schermo: «Steve Jobs, il visionario della Apple, muore a 56 anni» e sotto una foto con un Iphone. Il Washington Post: «Muore Steve Jobs, il pioniere della tecnologia». La Cnn, sopra una foto della sua ultima creatura, l’Ipad, il titolo «Muore il fondatore della Apple». Sulla stessa linea tutte le tv che sono mobilitate con le telecamere puntate sullo stato maggiore di Cupertino, nella Silicon Valley, in California, dove è ancora giorno. Infine l’Huffington Post, presenta il titolo piu« eclatante»: solo due parole a caratteri cubitali «Rip, Steve» (dove Rip sta per «Rest In Peace» cioè Riposa in pace).
E’ stato un breve comunicato della Apple di Cupertino, che ha dato la notizia attraverso l’ agenzia Associated Press: “Steve Jobs è morto“. Il fondatore della Mela, l’uomo che ha “creato due volte” il marchio-simbolo della nostra èra digitale, all’età di 56 anni ha perso l’ultima battaglia: quella contro il cancro al pancreas che lo aveva colpito una prima volta nel 2004. Jobs si era già ritirato da ogni incarico operativo, il 24 agosto aveva abbandonato anche l’incarico formale di presidente di Apple lasciandolo al suo braccio destro Tim Cook. Era il segno che ormai le speranze per lui erano esigue.
L’ultima apparizione in pubblico risale al 7 giugno: a sorpresa Jobs si era presentato a una seduta del consiglio comunale di Cupertino (sede di Apple, nella Silicon Valley californiana) per presentare il progetto del nuovo campus aziendale. Dopo quella data di lui erano circolate solo delle foto sui tabloid americani, forse apocrife: lo ritraevano come l’ombra di se stesso, magrissimo, spettrale. Un fantasma rispetto allo “showman” che aveva incantato i consumatori del mondo intero seducendoli fino all’adozione universale dell’iPod, di iTunes, dell’iPhone, dell’iPad. La sofferenza dei suoi ultimi mesi di vita aveva perfino fatto sperare in un’impossibile riconciliazione col padre Abdulfattah Jandali, un siriano-americano che lo aveva abbandonato ai genitori adottivi Paul e Clara Jobs di Mountain View (California).
Steve Jobs aveva detto di no a quell’estremo tentativo di riavvicinamento del padre biologico, come se quella sofferenza lacerante della sua infanzia a San Francisco volesse conservarla intatta e portarla con sé fino alla fine. Scompare l’uomo che ha rivoluzionato l’informatica, la telefonìa mobile, e prometteva di fare altrettanto con il consumo di notizie, la lettura. Sotto la sua guida Apple, che vent’anni fa sembrava a rischio di estinzione, è diventata la prima azienda hi-tech del mondo in valore di Borsa, davanti a Google e Microsoft. L’avventura di Jobs comincia nel 1976 quando fonda Apple insieme con Steve Wozniak e Ronald Wayne. Fin dall’inizio si distingue come uno dei pionieri del personal computer, ma nella prima fase Apple non riesce a diventare più di un’azienda di nicchia di fronte a giganti come Ibm e Microsoft.
Le difficoltà spingono Jobs a chiamare al timone di Apple nel 1983 John Sculley, ex chief executive di Pepsi Cola. Tra i due i rapporti si guastano presto e Jobs lascia l’azienda nel 1985, in coincidenza con un’ondata di licenziamenti. Ha inizio la sua lunga “traversata del deserto“, durante la quale Jobs si cimenta anche col cinema d’animazione lanciando la Pixar che sarà poi venduta alla Disney. Il ritorno di Jobs alla Mela di Cupertino avviene sul finire del 1996 quando viene richiamato in soccorso dell’azienda che appare quasi moribonda. E’ in questa seconda fase che Jobs dà il meglio di se stesso in tutti i campi: non solo nell’innovazione tecnologica e di prodotto, ma anche nel suo talento di guru, comunicatore e venditore, fino a diventare quasi il capo di una “religione laica” con seguaci nel mondo intero. Già nella prima fase con il Macintosh (1984) Apple si era distinta per due qualità originali: la semplicità e modernità degli interfaccia grafici; la cura per il design di un prodotto come il pc che all’epoca aveva un’immagine dimensione esclusivamente funzionale e utilitaristica.
Queste stesse qualità ritornano in modo esponenziale nella “seconda Apple” sotto la guida di Jobs, con invenzioni come l’iPod, iPhone, iPad, oltre che nella nuova gamma dei computer iMac. In ciascuno dei settori dove ha sfondato, Jobs non ha inventato prodotti genuinamente nuovi: prima di lui esistevano il pc, lo smart-phone, i lettori digitali di musica mp3 nonché i tablet per leggere e-book e giornali come il Kindle. In ciascuno di questi settori però lui ha imposto dei trend, delle trasformazioni profonde nel modo di navigare Internet, ascoltare musica o leggere i giornali. Ha rivoluzionato anche l’esperienza commerciale inventando gli Apple Store, luoghi di ritrovo che oggi segnano l’omogeneizzazione di una cultura globale da San Francisco a Pechino
06 Oct 2011 by ADGNEWS Redazione in BREAKING NEWS / No Comments ADG Steve Jobs