Il problema del virus esiste e si sta affrontando con cure farmacologiche, ma è circoscritto nella sua terra d’origine. E se per qualcuno si sta profilando una “catastrofe umanitaria”, tra esagerazioni ed allarmismi più o meno giustificati, per altri l’Ebola è il classico “tormentone” del momento su cui speculare. Non mancano, infatti, i sospetti che ci sia dietro l’ennesima operazione commerciale delle multinazionali farmaceutiche produttrici di vaccini.
Il dott. Giuseppe Cannuni è un medico infettivologo, in servizio presso una nota casa di cura di Messina. Ha studiato e si è specializzato nella città dello Stretto e possiede esperienze acquisite anche in Messico ed in Germania.
E’ tra i medici che, anche in virtù della loro specializzazione, stanno in prima linea: in occasione dell’arrivo di oltre un migliaio di migranti a Messina, da volontario, in mezzo a tantissime difficoltà logistiche, è riuscito a fare fronte all’aspetto medico-sanitario, che in tante occasioni si è configurato come un’emergenza.
Fa parte del coordinamento del movimento Cambiamo Messina dal Basso, all’interno del quale è referente per l’area tematica Salute, Ambiente ed Energia.
Lo abbiamo incontrato per farci illustrare i tanti aspetti del problema “Ebola”, molto spesso non trattati dai media in modo appropriato. Ma si è parlato anche d’altro.
Dottor Cannuni, ci spieghi con parole semplici cos’è l’Ebola.
La malattia da virus Ebola è una patologia relativamente recente, essendo stato, il virus, identificato nel 1976. Il contagio avviene per contatto con sangue e liquidi biologici infetti. Ragionando per assurdo, ammesso che arrivi una persona infetta, non sarà una stretta di mano a fare ammalare, né tantomeno uno sguardo…
Quali sono i sintomi?
La malattia consiste in una febbre emorragica che esordisce, dopo un periodo di incubazione, mediamente di una settimana, con una sindrome simil influenzale associata ad un esantema. Dopo il sesto – settimo giorno, si manifestano i gravi fenomeni emorragici che possono portare all’exitus. Per cui prima di darsi agli allarmi, ai primi decimi di febbre, visto l’avvicinarsi il periodo delle sindromi influenzali e parainfluenzali, conviene mantenere la calma e pensare quanto sia improbabile essere stati a contatto con sangue ed altri liquidi biologici infetti.
Che differenza c’è con l’AIDS?
Le differenze con l’AIDS sono abissali dal punto di vista biologico, virologico e patologico. Senza stare ad ammorbare con dettagli tecnici, la malattia da HIV rispetto a quella da Ebola ha un decorso molto più lento, è già presente in Italia, ed esistono protocolli terapeutici già ben standardizzati. Per cui ha un senso la diffusione dell’HIV a livello planetario, come d’altronde è successo.
Molto meno senso ha che si diffonda a livello globale una malattia come quella da virus Ebola, che si rende letale in così poco tempo dal contagio. Direi che per il “terrorismo mediatico” l’AIDS si presta male al giorno d’oggi, perché i tempi mediatici di oggi sono molto più serrati rispetto ad una volta. Adesso viviamo nella società dei social, dei “botta e risposta” e quindi serve qualcosa ad impatto. Solo per questo l’Ebola va benissimo!
Che idea s’è fatto, in generale, del fenomeno?
Innanzitutto mi sembra ci sia una discrepanza nei dati ufficiali: classicamente la mortalità veniva stimata attorno al 60-70% dei contagiati, quando ad oggi, secondo le ultime stime, la mortalità sta attorno al 40%, forse anche meno. Questo di per sé non è un dato indicativo o predittivo, vuol dire solo che si è iniziata a trattare la patologia farmacologicamente. E ciò è avvenuto dopo ben 38 anni!.
Questi dati li trova attendibili?
Trovo strani i dati ufficiali sui contagi, sulla rapida diffusione, che mi portano ad essere scettico sulla loro reale veridicità, a meno che non ci sia qualcosa di non detto da parte del CDC (Center for Disease Control and Prevention, n.d.r.).
E’ vero che il virus è uscito dai confini classici, ma questi restano pur sempre nell’Africa sub-sahariana. Questa è ovviamente una cosa grave, ma distante comunque anni luce da avvertirla come una minaccia apocalittica globale.
Come mai, allora, sta avvenendo tutto ciò?
Forse i veri motivi sono sempre i soliti: usare una popolazione in ginocchio per guerre, epidemie o carestie per depredarla delle loro materie prime e delle loro ricchezze.
In Italia possiamo ritenerci sicuri?
Credo proprio di sì. Ovviamente, più missionari e volontari vanno a prestare la loro opera nei paesi dove il virus sta prendendo piede e maggiore è la possibilità che qualcuno possa tornare malato. Siamo sempre nel campo dell’ “ipotetico”, ma parliamo comunque di quello che potrebbe essere un caso isolato, non certo della possibilità di importare qui un’epidemia.
E dalle nostre parti, a Messina e in provincia?
Messina men che meno. L’Ebola si sposta in business class, non certo attraverso i barconi ed i viaggi della speranza, che durano mesi, se non addirittura anni. In tal caso non ci sarebbe il tempo materiale per veicolare qui la patologia.
Pensa che lo Stato stia facendo abbastanza per evitare eventuali casi di contagio con la popolazione italiana?
Non credo che lo Stato debba fare molto, piuttosto basterebbe spiegare il problema con la dovuta calma per rassicurare la popolazione, magari mettendoci anche la faccia qualche volta. La sorveglianza, ovviamente, è un atto dovuto, anche se realmente di dubbia utilità, in quanto non ci sono voli diretti con i paesi interessati dall’epidemia.
L’informazione le sembra corretta? Tutte queste mascherine sulla bocca che si vedono in tv…
L’informazione è devastante. Premesso che il virus non si diffonde per via aerea, le tute da rischio biologico a tenuta stagna, sembrano più che altro da film…
Conoscendo i suoi interessi e la sua sensibilità verso certi temi, le pongo una domanda che può sembrarle retorica, ma sulla quale occorre massima chiarezza: che rischi si corrono con l’arrivo dei migranti dall’Africa?
Come già accennato, l’Ebola è un virus che “ha fretta” nel suo decorso, tant’è che i casi registrati a grandi distanze sono giunti tramite spostamenti aerei.
Non sarà il migrante che parte oggi dal suo paese, senza sapere quando raggiungerà le coste libiche e quanto tempo dovrà restarci prima di potersi procurare i soldi per pagarsi la traversata, a trasmettere il virus sul territorio d’arrivo.
C’è il rischio che le lobby della sanità, case farmaceutiche, laboratori o altre strutture, possano speculare su questa patologia?
No, non c’è il rischio, c’è la certezza. Basti pensare come sta bruciando le tappe il fantomatico vaccino e le montagne di soldi che questo porterà alla multinazionale farmaceutica in questione, perché è risaputo quanto siano a rischio l’Islanda e la Norvegia…Per cui siamo alla follia pura. Poi, a corollario del grosso delle spese di ricerca e sviluppo del vaccino, con introiti stellari, basti pensare a tutti i dispositivi di protezione individuale che sono stati e che saranno venduti. Per cui, se in futuro ci sarà o verrà creato il virus che trasforma in zombie, almeno saremo già pronti!
Tornando ai migranti, com’è adesso, in generale, la situazione a Messina?
Che io sappia non ci sono stati più sbarchi di entità simili a quelli della Scuola Pascoli o precedentemente della Chiesa dell’Immacolata.
Adesso c’è l’ente gestore, nominato dal Prefetto, che gestisce il centro di Bisconte. Si occupano di tutto loro. Non avrei elementi concreti per poterne trarre giudizio.
Lei non l’ammetterà mai, ma è considerato una specie di “eroe” per tutto ciò che ha fatto in occasione dell’arrivo dei migranti a Messina. Cosa le sta lasciando questa esperienza e come pensa di coniugarla con il suo ruolo nel coordinamento di Cambiamo Messina dal Basso?
No, ma che eroe, gli eroi non esistono, quello che ho fatto non è stato differente dal lavoro e dall’impegno profuso da tutti gli altri volontari.
Mi resta davvero tanto di queste esperienze: piccoli e grandi episodi, tanta umanità passata davanti a me, tante esperienze, tante storie di guerra, di morti alla ricerca di un futuro di speranza e gratitudine, tanti visi dai 3 mesi di età ai 65 anni, uomini e donne, gambiani, siriani, senegalesi, palestinesi, eritrei, afgani, e sicuramente tante altre nazionalità che adesso non sto ricordando.
Sicuramente in Cambiamo Messina dal Basso porto con me l’impegno e la voglia di fare bene che metto in tutto ciò che faccio, e forse anche un po’ di follia, ma soprattutto la voglia di imparare da quelli che riconosco come compagni di viaggio di questa avventura.
Nel ringraziarla per la sua disponibilità, le chiedo se è possibile al giorno d’oggi sperare ancora in un sanità a misura di chi ne ha maggiormente bisogno.
Non nell’immediato. O quantomeno finché non si arrivi ad un punto di rottura. La sanità è diventata un business, per cui, finché si accetta in modo dogmatico tutto questo, non ci sarà nessun cambiamento.
Il cambiamento dovrà arrivare dall’interno, iniziando dal non accettare più la schiavitù ed il ricatto legati al posto di lavoro in cambio della mercificazione del malato.
Cosa fare, allora?
Credo che occorra fare ricorso al coraggio e, perché no, alla follia, di portare aiuto anche indiscriminatamente, senza passare dal sistema o dal raggiro delle onlus, fino a creare un sistema “non ufficiale” in grado di intaccare il SSN fino a forzare una riforma profonda e strutturale. Fino a quel giorno non prevedo grossi cambiamenti se non atti singoli e sporadici.
Forse questo toccherebbe gli interessi di tante, troppe persone, ma non è utopistico immaginare un cambiamento così profondo.
Corrado Speziale