Da sabato 24 (dalle ore 8.00) a domenica 25 luglio (fino alle ore 19.00) l'”U.S.K.A.S” Unione scuole di Karatè Sicilia organizza il 2° stage di Karatè per atleti dd cintura Bianca a Nera presso la Palestra scuole medie di Gliaca di Piraino – Il Programma, le Citure, i Principi e quanto necessita sapere su quest’antica filosofia di vita divenuta sport.
La manifestazione si avvarrà dell’esperienza degli insegnanti tecnici: Giuseppe Frontino Cintura nera 4° Dan Insegnante tecnico FIJKAM, Giuseppe Bivaqua Cintura nera 4° Dan ” ” e Vincenza Frontino Cintura nera 2° Dan e della collaborazione di Melania Frontino Cintura nera 2° Dan e Chiara Bivaqua Cibtura nera 1° Dan
Il Karate
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Karate (空手, Karate?) (Template:IPA-ja) è un’arte marziale sviluppata nelle Isole Ryukyu, (oggi Okinawa), in Giappone. Fu sviluppato dai metodi di combattimento indigeni chiamati: te (手, letteralmente: “mano”?) e dal kenpō cinese. Prevede la difesa a mani nude, senza l’ausilio di armi, anche se la pratica del Kobudo di Okinawa che prevede l’ausilio delle armi tradizionali (Bo, Tonfa, Sai, Nunchaku, Kama) è strettamente collegata alla pratica del Karate. Attualmente viene praticato in versione sportiva (privato delle sua componente marziale e finalizzata ai risultati competitivi tipici dell’agonismo occidentale) e in versione arte marziale tradizionale per difesa personale. Nel passato, era studiato e praticato solo da uomini, ma col passare dei secoli anche le donne si sono avvicinate a questa disciplina.
I film sulle arti marziali degli anni 1960 e 1970 incrementarono notevolmente la popolarità del karate nel Mondo, cominciando ad essere usato in modo generico per riferirsi a tutti i colpi basilari delle arti marziali orientali. Le scuole di Karate iniziarono ad apparire in tutto il Mondo, facendo conoscere quest’arte sia ai semplici curiosi, sia a coloro che cercarono uno studio più approfondito dell’arte.
Shigeru Egami, capo istruttore del Dojo Shotokan, riteneva “che la maggior parte dei sostenitori del karate dei Paesi oltre mare vedeva questa disciplina solo come una tecnica di combattimento. Film e televisione rappresentano il karate come un modo “misterioso” di combattere, capace di causare la morte o il ferimento dell’avversario con un singolo colpo. I mass media lo rappresentano come una pseudo arte lontana dalla realtà.” Shoshin Nagamine disse: “Il Karate può essere considerato come il conflitto in se stessi, o come una maratona lunga tutta la vita che può essere vinta solo attraverso l’auto-disciplina, il duro allenamento e i propri sforzi creativi.”
Nato come arte marziale che insegna il combattimento e l’autodifesa, con il tempo il Karate si è trasformato in filosofia di vita, in impegno costante di ricerca del proprio equilibrio, in insegnamento a “combattere senza combattere”, a diventare forti modellando il carattere, guadagnando consapevolezza e gusto nella vita, imparando la capacità di sorridere nelle avversità e di lavorare con determinazione e nel rispetto degli altri. Solo quando questo insegnamento verrà compreso appieno, sostengono i suoi estimatori, l’allievo potrà essere veramente libero e realizzato.
Etimologia:
Karate – “arte della mano vuota”
Kara significa aperto, spazio prodotto da un certo lavoro, spazio vuoto, immagine del vuoto. Te è la rappresentazione di una mano vista di mezzo profilo, ma è anche il fonema di attività, di tecnica e di arte. La parola giapponese kara-te, nel complesso, si compone di vuoto e mano, non il vuoto in sé, ma in relazione ad un lavoro, ad un’attività, cioè mettersi all’opera per fare il vuoto. Il termine zen ku, che indica il vuoto dell’anima, può essere pronunciato anche “kara”.
Questi concetti suggeriscono che il praticante di Karate dovrebbe allenare la propria mente affinché sia sgombra, vuota da pensieri di orgoglio, vanità, paura, desiderio di sopraffazione; dovrebbe aspirare a svuotare il cuore e la mente da tutto ciò che provoca preoccupazioni, non solo durante la pratica marziale, ma anche nella vita. Si può quindi riassumere che il karate è un’arte; una disciplina che si applica a mani nude, di origine giapponese e che rafforza il corpo e lo spirito.
“Come la superficie di uno specchio riflette qualunque cosa le stia davanti, così il karateka deve rendere vuota la sua mente da egoismo e debolezze, nello sforzo di reagire adeguatamente a tutto ciò che potrebbe incontrare.” G. Funakoshi
Storicamente ad Okinawa, patria di quest’arte marziale, pur essendo in uso l’accezione Karate, più spesso si adoperavano altre parole: te o bushi no te (mano di guerriero).
Nagashige Hanagusuku, maestro di Okinawa, usò il carattere giapponese per “mano vuota” nell’agosto del 1905. Ciò richiama anche il fatto che questa forma di autodifesa non fa necessariamente uso di armi.
Filosofia Budō
Anko Itosu ebbe il grande merito di introdurre il Karate nelle scuole dell’epoca; a seguito delle prestigiose esibizioni del Maestro Gichin Funakoshi a Tokyo nel 1922, il Karate venne conosciuto al di fuori dell’isola di Okinawa. Questi sono stati i quattro maestri che hanno determinato nel Karate svolte di fondamentale importanza.
Funakoshi fu anche fondatore dello Stile Shotokan, che basa l’efficacia delle proprie tecniche su agili spostamenti e attacchi penetranti. Egli intese ed insegnò il Karate come “sistema di disciplina interiore” capace di condizionare tutti gli aspetti della vita dei praticanti, denominato più precisamente Karate-dō.
Da allora il Karate si è diffuso in gran parte del mondo, subendo anche cambiamenti discutibili che – secondo alcuni – lo hanno allontanato dallo spirito originale voluto dai suoi fondatori.
Il più grande ringraziamento che il praticante possa elevare è diretto ai maestri che insegnano a comprendere quest’arte e svelano, passo dopo passo, il Dō, la “via” è molto più della tecnica, è un lento e misterioso cammino dell’essere verso la propria perfezione, il proprio compimento.
Ogni scuola di Karate tradizionale sintetizza per i propri allievi i principî morali che devono guidare la pratica e che ne costituiscono i fondamenti. Essi sono chiaramente enunciati nel Dojo Kun.
Stili del karate [modifica]
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Stili del karate.
Gichin Funakoshi, fondatore del Karate Shotokan
I principali stili del Karate sono:
* Shotokan, il più diffuso, deriva dal maestro Funakoshi; e prevede, oggi, molte varianti. Alcune scuole, infatti, hanno un’impostazione tecnica completamente diversa dalle altre.
* Shotokai, di Shigeru Egami, simile allo Shotokan ma molto morbido e senza agonismo; enfatizza al massimo la postura corretta, l’utilizzo delle anche e il kokyu e l’irimi per vincere senza impiego e senza spreco di forza come nell’Aikido;
* Goju-Ryu, stile mantenuto tale fin dalle origini, tutt’oggi praticato ad Okinawa. Nasce dal Naha-te, il cui primo Maestro fu Kanrio Higahonna che visse per moltissimo tempo nel Fukien in Cina. A raccogliere l’eredità di Higaonna e fondare lo stile Goju-ryu fu il maestro Chojun Myagi.
* Shorin-ryu, scuola che deriva dallo Shuri-te trasmessa per tramite del maestro okinawense Chotoku Kian. A questa scuola si ricollegano lo Shito, Uechi e Kushin. I gruppi Shorin-ryu attualmente componenti della Federazione di Karate-do di Okinawa sono: Shorin-ryu Kyudokan (kobayashi), Shorin-ryu Matsubayashi, Ryukyu Shorin-ryu, Matsumura-seito-Shorin-ryu, Shorinji-ryu. Ognuno di questi gruppi è legato da generazioni a una famiglia okinawense di riferimento ma tutti si possono definire come Karate stile Shorin-ryu. Si può forse definire lo stile maggiormente presente sull’isola di Okinawa e più legato alla tradizione insieme al Goju Ryu.
* Shitō-ryū,Lo stile dello Shito Ryu è stato fondato dal maestro Kenwa Mabuni nel 1931. Egli iniziò a studiare il Karate-Do all’età di 13 anni dal maestro Ankoh Itosu e, all’età di 20 anni, Kenwa Mabuni iniziò lo studio del Naha-Te con il maestro Higaonna. Kenwa Mabuni in seguito si unì alle forze di polizia e questo gli permise di viaggiare per tutta l’isola di Okinawa cosi da imparare nuove arti marziali classiche dell’isola. Mabuni si trasferì ad Osaka nel 1929 dove iniziò a insegnare la via del Karate-Do e in seguito qui vi aprì una propria palestra. Il grande maestro Mabuni, dopo una vasta conoscenza del Karate acquisita dalle sue esperienze, decise di insegnare la sua versione del Karate-Do. Il grande maestro Mabuni incentrò il suo nuovo metodo di insegnamento sulle basi dei suoi due maestri più importanti: il maestro Kanryu Higashinna di Naha e Ankoh Itosu di Shuri. Kenwa Mabuni chiamò questo nuovo stile del Karate Shito Ryu dandogli le iniziali dei loro nomi, Higaonna e Itosu o, più semplicemente, scuola di Itosu e Higaonna. Lo Shito Ryu oggi è uno degli stili più importanti e diffuso al mondo e presenta il maggior numero di kata.
* Wado-ryu, questo stile si basa sugli insegnamenti del maestro Hironori Otsuka; il quale fuse lo Shindo Yoshin Ryu JuJitsu con il karate di Okinawa e introdusse il moderno concetto di kumite. Wado Ryu letteralmente significa: “La scuola della Via della Pace”. L’ideogramma “WA” assume tuttavia anche il significato di “armonia” poiché più vicino alle caratteristiche dello stile che è considerato uno dei migliori sistemi di difesa personale. Le posizioni sono molto alte, morbide e si pone l’accento sulla velocità e la fluidità sia dei colpi che del corpo. Il Wado Ryu, ad un contrasto cruento, preferisce utilizzare schivate e taisabaki per controllare e accompagnare il colpo dell’avversario così da sbilanciarlo e lasciarlo scoperto ad una serie di contrattacchi rapidi e dirompenti. La sua caratteristica principale è inoltre il vasto bagaglio di Jujitsu per cui a tecniche di percussione si accompagnano proiezioni, leve articolari, strangolamenti e sbilanciamenti. Predilige una distanza medio-corta.
* Sankūkai, o Sankudò. Si basa sulla leggerezza e l’accuratezza della tecnica ma anche sulla potenza dei colpi. Stile fondato da Yoshinao Nanbu. Lo stile Sankukai è stato poi lasciato dal M° Nanbu nel 1978, in modo da poterlo evolvere (per scelta del maestro Nanbu in persona), nell’arte marziale Nanbudo, che a tutt’oggi viene praticata e migliorata da lui stesso.
* Uechi-ryu, fondato da Kanei Uechi in onore del padre Kanbun Uechi, lo uechi-ryu è forse lo stile più antico di karate e deriva direttamente (anzi, è) quello che in cina si chiamava pangainoon (duro/morbido), kung fu che il maestro sho-shi wa insegnava. La peculiarità di questo stile è il grande lavoro di condizionamento fisico che si pratica e il kata sanchin (che significa “tre conflitti”) che è prettamente formativo: un esercizio isometrico attuo a sviluppare il corpo, i muscoli e attraverso il quale si può apprendere la respirazione diaframmatica. Di Uechi-ryu esistono quattro associazioni diverse tra le quali, però, regna grande amicizia e spiritò di unità. L’associazione principale della stessa famiglia Uechi è la OKIKUKAI, Okinawa Karate-do Association.
I venti punti fondamentali dello spirito del Karate insegnati dal maestro Gichin Funakoshi sono:
1. Il Karate comincia e finisce con il saluto. (一、空手は礼に初まり礼に終ることを忘るな 。)
2. Il Karate è mai attaccare per primi (Karate ni sente nashi), (二、空手に先手無し。).
3. Il Karate è rettitudine, riconoscenza, perseguire la via della giustizia (三、空手は義の補け。).
4. Il Karate è prima di tutto capire se stessi e poi gli altri (四、先づ自己を知れ而して他を知れ。).
5. Nel Karate lo spirito viene prima; la tecnica è il fine ultimo (五、技術より心術。).
6. Il Karate è lealtà e spontaneità; sii sempre pronto a liberare la tua mente (六、心は放たん事を要す。).
7. Il Karate insegna che le avversità ci colpiscono quando si rinuncia (七、禍は懈怠に生ず。).
8. Il Karate non si vive solo nel dojo (八、道場のみの空手と思うな。).
9. Il Karate è per la vita (九、空手の修行は一生である。).
10. Lo spirito del Karate deve ispirare tutte le nostre azioni (十、凡ゆるものを空手化せ其処に妙味あり。).
11. Il Karate va tenuto vivo col fuoco dell’anima; è come l’acqua calda, necessita di calore costante o tornerà acqua fredda (十一、空手は湯の如く絶えず熱を与えざれば元の水に返る。).
12. Il Karate non è vincere, ma è l’idea di non perdere (十二、勝つ考えは持つな、負けぬ考えは必要。).
13. La vittoria giace nella tua abilità di saper distinguere i punti vulnerabili da quelli invulnerabili (十三、敵に因って転化せよ。).
14. Concentrazione e rilassamento devono trovare posto al momento giusto; muoviti e asseconda il tuo avversario (十四、戦は虚実の操縦如何にあり。).
15. Mani e piedi come spade (十五、人の手足を劔と思え。).
16. Pensare che tutto il mondo può esserti avversario (十六、男子門を出づれば百万の敵あり。).
17. La guardia ai principianti, la posizione naturale agli esperti (十七、構えは初心者に、あとは自然体。).
18. Il kata è perfezione dello stile, la sua applicazione è altra cosa (十八、型は正しく、実戦は別もの。).
19. Come l’arco, il praticante deve usare contrazione, espansione, velocità ed analogamente in armonia, rilassamento, concentrazione, lentezza (十九、力の強弱、体の伸縮、技の緩急を忘るな。).
20. Fai tendere lo spirito al livello più alto (二十、常に思念工夫せよ。).
Le Cinture
La cintura nel karate è un riferimento che indica l’abilità, attestata dal superamento di appositi esami, nella pratica della disciplina di chi la indossa.
Nel 1924, Gichin Funakoshi, fondatore del Karate Shotokan, adottò il sistema dei dan dal fondantore dello judo, Jigoro Kano. Egli usò uno sistema di gradi con un set limitato di colori di cintura. Anche gli altri insegnanti di Okinawa adottarono questa pratica. Tuttavia il sistema di gradazione delle cinture può variare a seconda dello stile. Nel sistema kyū/dan i gradi per principianti cominciano con un kyū numerato in maniera crescente,(ad esempio 9 kyū) ed avanza in maniera decrescente fino al kyū di numero più basso. Il dan inizia col 1 dan (Shodan, o “cominciando a dan”) sino a giungere ai dan di grado più elevati. I gradi sono assegnati come una “cintura di colore” o mudansha (“uni senza dan”).
I karateka con grado di dan sono assegnati come yudansha (“possessori del rango di dan”). Il yudansha porta tipicamente una cintura nera. I requisiti dei ranghi differiscono fra stili, organizzazioni e scuole. La minima età e il tempo nei gradi sono fattori promozione importanti.
L’esame consiste nel dimostrare le tecniche di fronte ad una commissione di esaminatori. Questa varia da scuola a scuola, ma l’esame può includere tutto ciò che si è imparato fino a quel punto oppure nozioni nuove. La dimostrazione è una domanda per grado nuovo (shinsa) e può includere: kata, bunkai, l’autodifesa, routine, tameshiwari (“rompendo”), e/o kumite (combattimento). L’esame di cintura nera può includere anche un parte scritta.
I colori delle cinture sono sette, corrispondenti ai seguenti livelli (“kyū” e “dan”): le federazioni sono 3 e ogni federazione ha un numero diverso di cinture questa qua sotto c’è scritto il colore e il grado delle cinture
* Principiante: cintura bianca
* 8º kyu: cintura gialla
* 7º kyu: cintura gialla
* 6º kyu: cintura arancione
* 5º kyu: cintura arancione
* 4º kyu: cintura verde
* 3º kyu: cintura verde
* 2º kyu: cintura blu
* 1º kyu: cintura marrone
* cintura nera 1º dan
* cintura nera 2º dan
* cintura nera 3º dan
* cintura nera 4º dan
* cintura nera 5º dan
* cintura nera 6º dan
* cintura nera 7º dan
* cintura nera 8º dan
* cintura nera 9º dan
* cintura nera 10ºdan
un’altra federazione invece ne ha sempre 7
* 10ºkyu: cintura bianca
* 9º kyu: cintura gialla
* 8º kyu: cintura arancione
* 7º kyu: cintura verde 1º
* 6º kyu: cintura verde 2º
* 5º kyu: cintura blu 1º
* 4º kyu: cintura blu 2º
* 3º kyu: cintura marrone 1º
* 2º kyu: cintura marrone 2º
* 1º kyu: cintura marrone 3º
* 1º dan: cintura nera
* 2º dan: cintura nera
* 3º dan: cintura nera
* 4º dan: cintura nera
* 5º dan: cintura nera
* 6º dan: cintura nera
* 7º dan: cintura nera
Esistono, presso alcune scuole, ulteriori cinture intermedie o una diversa classificazione delle cinture.
Nel settore dei bambini le cinture comprese le intermedie sono: bianca, bianco-gialla, gialla, gialla-arancione, arancione, arancione-verde, verde, verde-blu, blu, blu-marrone, marrone. Dopo la cintura marrone si passa a cintura nera (solo dopo i 14 anni), che rimane tale al raggiungimento di gradi superiori (dan), dal 1º in poi. L’ideogramma dan si trova anche nella parola shodan, che significa “principiante”, per dimostrare come l’aver impiegato alcuni anni per diventare cintura nera sia davvero poca cosa in confronto a tutti gli anni di allenamento che aspettano.
Generalmente, dopo il 6º dan, il grado viene assegnato solo per meriti speciali e non più in seguito ad esami, anche se il modo in cui vengono rilasciati i più alti gradi dan può variare da federazione a federazione. Per i gradi più elevati non viene valutata solamente la mera capacità tecnica raggiunta ma soprattutto le doti di esperienza, didattica, organizzazione, sviluppo e dedizione a quest’arte marziale.