Era il solstizio d’etate del 2010, quando la Piramide veniva inaugurata.
E oggi quelle parole sono un monito, diventano parole universali… “l’Opposto” della Piramide si compie.
La Piramide parla di Pace.
E la scultura monumentale di Mario Staccioli, simbolo universale, diventa sempre più punto di riferimento, confronto, dove l’uomo può soffermarsi a pensare per riflettere sul senso dell’esistenza
Simbolo, sulla montagna di Motta d’Affermo, che completa il parco artistico a cielo aperto più grande del mondo, che ha avuto la luce nel 1986, che si contrappone con la sua positività alla “lumaca” di Cefalù che sta lì, all’orizzonte; Un simbolo che guarda ai vulcani delle Eolie e che si pone sul 38° paralello unendo Atene, Cordova, San Francisco e Seul in Corea, fronte di una nuova guerra.
Il sito prescelto per la scultura di Staccioli – si legge sul sito di Fiumara d’Arte – è una leggera altura del territorio di Motta d’Affermo: un avamposto in quota sul mare e prospiciente gli scavi di Halaesa, le cui coordinate geografiche centrano esattamente la consistenza matematica del trentottesimo parallelo.
Nominando la propria opera, l’artista traduce l’astrazione della misura terrestre in creativa percezione metafisica e suggella l’intrinseco legame dell’opera alla geografia del luogo, in perfetta sintonia con la poetica che contraddistingue sin dagli anni sessanta le proprie creazioni.
L’opera è un tetraedro titanico cavo realizzato in acciaio corten.
Parzialmente sprofondata nel territorio roccioso, presenta una fessura lungo lo spigolo occidentale che rende ancora più preciso il suo collocarsi nella specificità del luogo e nello spazio cosmico.
Come un faro introverso, testimone consapevole del ciclico e irreversibile scorrere del tempo, cattura la luce solare attraverso la fessura, registrando nel proprio ventre geometrico i riverberi luminosi dallo zenit al tramonto.
Al concetto d’immortalità, notoriamente correlato alla piramide faraonica, subentra qui il concetto più responsabile di transitorietà, attraverso il quale l’artista celebra la vita nel suo incessante anelito all’eterno.
Ed è splendido entrarci, immergendosi prima nel buio, per i contrasti di luce, per poi scoprire, al suo interno la spirale delle pietre ferrose – volti, cocoon, uova d’energia, mehir nani o quant’altro ispirano l’animo e la fantasia – e la fenditura che fa entrare il sole; soffermarsi ad ascoltare l’Opera che ha un suo movimento interiore e “parla” poichè le giunture d’acciaio, rese incandescenti dall’esposizione al sole, risuonano quando la temperatura del metallo si abbassa, restituendo quelle che Presti ama definire “sonorità cosmiche, vibrazioni di Conoscenza”; respirare l’aria rarefatta; guardare dall’interno il vertice della Piramide, trenta metri sopra di noi, e ascoltare ancora i picchettii degli uccelli che attratti dal calore spesso l’avvolgono … per poi uscire, e per la logica dei soliti contrasti, diventare “portatori di luce”, sconfiggendo le tenebre che ci avevano avvolti entrandovi.
La Piramide definisce, con la sua struttura a punta, un colle “mozzo” … come la poesia, la lettura, la cultura completano la cooscenza.
Concetto meglio espresso e rafforzato da chi la costruita:
Il “triangolo” – afferma Staccioli – “è l’immagine a tre punte di cui immagino che i vertici siano Arte, Religione e Filosofia. E’ la Sicilia”.
Questa figura perfetta è dunque un invito a meditare sul nostro destino di uomini in lotta tra immanenza e trascendenza, tra materia e spiritualità, ma anche un ammonimento all’appiattimento morale di una società che – sottomessa alla dittatura del consumismo – ha smarrito ogni senso di bellezza, ogni ricerca di giustizia.
“M’interessava creare un luogo al tempo stesso universale e particolare” – continua l’artista – “dove l’uomo potesse soffermarsi a pensare per riflettere sul senso dell’esistenza: quesito senza risposta, forse, ma tangibile, un luogo laico di riflessione sull’essere e lo stare nel mondo di oggi”.
La Piramide, in acciaio cortex che si ossida con l’aria, cambiando colore mano a mano che passano i giorni, abbraccia alcune delle altre opere che compongono la Fiumara d’arte.
Da un lato la scultura di Pietro Consagra, intitolata “La materia poteva non esserci” inaugurata proprio nel 1986, la prima da cui è iniziato tutto il percorso che Presti ha dovuto fare per vedere realizzato il suo sogno.
Dall’altro la Finestra sul mare di Tano Festa, una cornice alta 20 metri che dà all’osservatore una visuale diversa dell’orizzonte offerto dal mare.
Un altro momento di riflessione.
Mauro Staccioli nell’Art Hotel Atelier sul mare aveva già firmato una stanza
Nel 1993 tra le stanze d’arte, che rendono l’albergo di Presti famoso in tutto il mondo, era arrivata Trinacria, in cui dominano quelle forme triangolari che sono diventare la firma di Staccioli.
La Piramide è aperta al pubblico una volta l’anno.
Il 21 giugno durante il solstizio d’estate perché, ha spiegato Antonio Presti “si rinnoverà un rito in cui sarà sempre la luce a trionfare”.