Una delle cose più difficili da fare, oggigiorno, è parlare di bellezza.
Forse perché è troppo distante dal mondo caotico che ha generato una società sempre indaffarata, iperattiva nel combattere la noia ed “abbruttita” dai vizi della modernità. Forse perché è così difficile parlarne che spesso neanche gli innamorati ci riescono.
Allora si rimane in silenzio e a volte, dal silenzio, dalla solitudine, dalla sensibilità rara di chi sa ancora fermarsi ad osservare, nasce la poesia.
La raccolta “Il giardino dei melograni” descrive, nell’essenzialità dei versi, la “reazione” ad una realtà disattenta che non cerca la bellezza.
Scorrendo tra i versi, si passa dal ricordo di figure quasi sfuggenti, che si stagliano in un paesaggio apparentemente statico, ma in realtà animato dal senso d’inquietudine, alla “solitudine bianca”, alla compagnia di un sorso di vino. Sono le immagini della necessità del distacco da un’esistenza banale, il desiderio di allontanarsi da un mondo soggiogato da “profeti del nulla”.
Impossibile non vederci una sconfitta della società.
Non si tratta però di una resa. Tra i versi, s’intravede il barlume della speranza, che è diversità e possibilità di cambiamento: è il “fiore che resiste alla barbarie” o “la primavera che germoglia nonostante il caos”.
Oggi non solo non si parla di bellezza, ma non si prova neanche a guardarla. Ci si è persi in una massa indistinta e saper trovare il modo per comunicare il bisogno di una rinascita è un’impresa che sembra sempre più difficile da portare a compimento.
L’arte è un ottimo antidoto alla perdita di senso di cui è troppo facile cadere vittime: in ogni sua forma – poesia, musica, pittura – ha la dote straordinaria di poter trasmettere bellezza e cultura a tutti i livelli.
Il miglior augurio che può destinarsi alla nostra società, è quello di riscoprire la poesia, la sensibilità per scriverla ed il piacere di leggerla.
Nelle parole di Roque Dalton, poeta rivoluzionario, forse quest’augurio lo si ritrova nella forma migliore: “Che il mondo sia bello, che la poesia sia come il pane, di tutti”.
sara marino merlo
INTERVERRANNO:
marinella lo iacono docente di letteratura
massimo scaffidi giornalista
maria ricciardello assessore alla cultura del comune di Brolo
nino armenio editore
vittoria cafarella artista