D: Il 1^ giugno hai ritirato il “Premio Sicilia” Federico II-sezione letteratura per “Petali di Marta” edizioni Ensemble. La tua Sicilia ti ama riamata?
R: Certo! E sarò come sempre felice e emozionata come mi capita ogni volta che sbarco a Catania! Il premio mi dà la gioia di non aver perso tempo: la convinzione che la passione incanalata con impegno e saggezza consegna prima o poi un risultato.
D : qual è la motivazione del premio?
R: questa la citazione: “la scrittrice messinese Cinzia Alibrandi vince il “Premio Sicilia -narrativa” con la sua opera
D: tu spesso collabori con altre forme d’arte. Credi nell’unione di energie diverse?
R : assolutamente. Ho interagito per esempio con tanti stilisti già ai tempi del mio primo romanzo ‘Anna e i suoi miracoli’ – Armando Siciliano editore. Per questa importante occasione sarà la famosa stilista fiorentina Chiara Boni a vestirmi con un abito assai glamour di “Le Petite Robe”; mentre il 3 di luglio durante una presentazione a Rapallo presso l’incantevole “Villa Tigullio” di Edgardo Guida Farnese, sarà nuovamente Maria Grazia Severi a vestirmi, dopo averlo fatto con maestria al Salone del Libro di Torino, dove ho registrato grandi consensi e complimenti.
D: in questo libro oltre la passione per la moda, troviamo quella per i gioielli; lo stesso Andrea G. Pinketts scrive nella prefazione “Cinzia Alibrandi ha saputo ordinare al casino di diventare Kaos per poi incastonarlo in un romanzo che, a fine lettura, è diventato un gioiello. Quelli tanto cari a Marta.”
R : i gioielli nel romanzo sottolineano ogni volta un passaggio di scena e situazione, e determinano una svolta precisa del plot; e come confessa Manfredi a Marta in una dichiarazione che ogni donna almeno una volta nella vita amerebbe ricevere, “un gioiello eternizza un amore”.
A questo proposito per il ritiro del premio indosserò due pezzi unici che sono vera arte, del maestro orafo messinese Pippo Alvaro, e che spero costituiscano per me un amuleto positivo, come accade alla mia protagonista.
D: chi è Marta?
R: Marta è una ragazza di provincia che negli anni ottanta rompe una gabbia borghese e vola a Roma. Situazione attualissima anche oggi: i giovani italiani scappano da un’Italia provinciale e cercano fortuna all’estero.
D: il libro ha una colonna sonora “It’s all lover now baby blue” di Bob Dylan. È la predestinazione della fine dell’illusione?
R : è una delle mie canzoni preferite, ma è la pittura in musica di molto dello stato d’animo che pervade il mio romanzo a cui, se dovessi attribuire un colore, assegnerei il blu: appunto il colore della nostalgia, di quando i sogni cadono per far posto alla vita reale.
D: se il nome racchiude un destino, Marta è una guerriera?
R: sempre, anche quando per un attimo consegna al lettore delle fragilità, non molla mai. È energica e pragmatica ed è un bel messaggio da consegnare ai giovani che oggi si trovano a lottare non poco per ritagliarsi il famoso “posto al sole”.
D: il romanzo parla d’amore ma l’amore qui non torna. Il lieto fine è lontano. Perché?
R: perché io credo che l’amore non esiste sull’individuo ma sia piuttosto un massimo sistema.
Qui l’amore per Marta si fa una triade quasi mistica che riporterà Marta, dopo questa triplice scissione, a ritornare una, singola ma individuo protagonista della sua vita.
D : Oltre la stupenda copertina opera della famosa fotografa Agnes Spaak, il noto autore milanese Andrea G. Pinketts ha scritto nuovamente la prefazione al tuo romanzo e trovato il titolo. I “petali” cosa sono?
R : sono appunto i tre amori di cui ti parlavo prima: un ingegnere bellissimo e misterioso, un giudice impegnato nella lotta al terrorismo e un attore affascinante e d’indiscutibile successo.
D: il fatto che Marta sappia dire “no” ai suoi tre uomini cosa significa?
R: Significa che vuole prendere e conquistare il “si” più significativo, quello legato alla vita. Anche questo ritengo sia uno spunto di riflessione: l’amore non deve essere strumentale o dipendenza, ma solo un supporto ed un complemento nella vita, specie per i ragazzi che hanno da tracciare il sentiero della vita stessa.
D: ho notato che ogni capitolo recupera un verbo o un sostantivo dal precedente. Come mai?
R: oggi leggere è davvero ritagliare tempo dentro vite che non ne hanno. Ho creato una sorta di catena linguistica che aiuta il lettore e gli risparmia il famoso “dov’ero rimasto?”. Inoltre i titoli dell’indice risultano una sinossi della storia.
D: stai scrivendo?
R: sempre, e sempre in quella parte della notte che precede l’alba. Non hai idea di come stia bene in quei momenti! Ora sto scrivendo una storia che sarà una sorpresa assoluta perché inaspettata; dunque non te la anticipo. Ma io vivo in modo molto impulsivo e mi basta un lampo per cambiare completamente rotta. Non sono una donna da rettilineo, mi annoierei, sono da curve e brusche sterzate.
D: il libro è dedicato a tuo figlio.
R: gli artisti sono genitori “sui generis” era il mio piccolo omaggio. Ora è a Chengdu in Cina, per quattro mesi mandato dall’Università di Aarhus, in Danimarca, dove studia. Ma questa dedica è davvero generalizzata a tutti i giovani che amo e conosco molto bene e che incito giornalmente a non cedere mai.
D: vuoi chiudere tu l’intervista?
R : si, con una frase che ripeto sovente. “Leggete. Leggetemi: leggere scioglie le rughe del cuore, perché un amore può finire, ma quello per un libro dura tutta la vita.”
msm