“Il Ponte sullo Stretto nell’economia del debito”, nuovo libro della Rete No Ponte – Comunità dello Stretto, curato da Luigi Sturniolo, edito da Sicilia Punto L, è stato presentato martedì scorso alla Feltrinelli Point di Messina.
Si tratta di una raccolta di brevi saggi scritti dallo stesso Sturniolo, tra i leader storici della Rete No Ponte, da Marco Letizia, attivista dei movimenti, Luciano Marabello, architetto e urbanista, e Antonio Mazzeo, giornalista e scrittore eco-pacifista, con l’introduzione di Ivan Cicconi, ingegnere e scrittore bolognese, tra i massimi esperti italiani in infrastrutture e lavori pubblici, direttore di ITACA – Istituto per la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale.
Alla presentazione hanno preso parte, oltre agli autori, Sandro Ruotolo, inviato di Servizio Pubblico, da sempre a fianco di Michele Santoro, e Maurizio Torrealta, caporedattore di Rainews 24, entrambi famosi per le tante inchieste condotte, in particolare, riguardo i rapporti tra politica e malaffare. I due, adesso, hanno accantonato microfoni, taccuini e cineprese, per dedicarsi alla politica, essendo entrambi candidati alla Camera nella lista di Rivoluzione Civile – Ingroia.
Il Ponte sullo Stretto è, dunque, ancora al centro del dibattito cittadino e non solo, nonostante sembrasse che il progetto della mega opera dopo la fragorosa “impennata” dell’ultimo biennio, fosse stato accantonato come già avvenuto in passato. Un “Ponte Tiramolla”, come lo definisce Luciano Marabello, che persiste, sfianca, delude e illude, a seconda delle cognizioni che si hanno. Ma che in particolare fa indignare chi la sua storia la conosce bene, come gli autori del testo, che assieme agli altri attivisti No Ponte, da tanti anni ne avversano il progetto sul quale il D. L. 187 del 2 novembre 2012 getta l’ennesima cappa di ambiguità, voluta da chi intende ancora giocare e speculare sul “Fantasma dell’opera” che non si realizzerà mai, e di tutto ciò che gli gira intorno.
Adesso, il 1° Marzo, fatidico giorno della firma dell’atto aggiuntivo col quale il general contractor Eurolink dovrà accettare il meccanismo della “caducazione ex lege” con relativa contropartita (300 mln di opere “connesse” al nulla?) è vicino, per cui staremo a vedere, ancora una volta, “Tiramolla” in che stato ne verrà fuori. E stavolta lo attende qualche novità in più: Impregilo, capofila tra le imprese, ha cambiato proprietario, ed il consorzio Eurolink ha chiesto di rescindere il contratto, traguardando le appetibilissime penali.
“Sembra strano dovere discutere ancora nel 2013 su quelle che Ivan Cicconi, nell’introduzione, definisce l’Araba Fenice del neoliberismo – ha detto Antonio Mazzeo avviando il dibattito – cioè questo mito nel mito dello Stretto di Messina che continua a sopravvivere e che viene alimentato continuamente depauperando risorse economiche e finanziarie per mantenerlo in vita assieme ad un modello che è centrale, sistemico, sull’utilizzo di risorse pubbliche per favorire lobby di interessi privati”.
E in questo “mito”, Mazzeo ci vede addirittura implicazioni bibliche: “La ridiscesa di Berlusconi in Sicilia è stata lanciata con l’immagine del Mosè che potrà attraversare, prima della sua morte, lo Stretto sul Ponte, tra l’altro rivendicando la ‘turbativa’ d’asta per aver messo d’accordo le cancellerie europee per impedire che le imprese straniere venissero in Italia per partecipare alla gara”. Antonio Mazzeo, nel libro ha redatto un capitolo dal titolo “Poco cinesi ma con la sindrome del Ponte”. E giudica così il lavoro al quale ha partecipato: “La sua bellezza è aver saputo raccogliere in poche pagine tutta una terminologia, una narrazione, ed una rielaborazione linguistica molto interessante, a dimostrazione che si tratta di un modello che viene alimentato non soltanto da risorse finanziarie, ma anche dall’immaginario collettivo e da una buona sponsorizzazione di tipo mediatico”. Ed entrando nel merito del capitolo da lui redatto, sostiene che “guarda caso, quando c’erano le condizioni per chiudere questa vicenda perché non c’erano le possibilità di dimostrarne la sostenibilità finanziaria, sono sempre spuntati, sistematicamente, dei personaggi pronti a salvare l’insalvabile: prima i giapponesi, poi gli americani, oggi i cinesi, ed alla fine scopriamo che questa è una delle tante bugie che si raccontano”.
Luigi Sturniolo, “etichetta” subito così il libro: “Ha un intento assolutamente militante. Intorno alla sua presentazione promuoveremo la manifestazione del 16 Marzo prossimo”.
E annuncia, quindi, le altre iniziative assieme agli altri movimenti: “Assieme ai No Muos e ai No Tav stiamo costruendo 15 giorni di iniziative congiunte. E’ la prima volta che tre movimenti così importanti riescono a manifestare in maniera unanime e condivisa. E’ un passaggio decisivo per il futuro dei movimenti in Italia”. Ed in tal senso, le due entità siciliane e quella valsusina, hanno in cantiere un documento congiunto dal titolo inequivocabile: “Contro ogni devastazione, riprendiamoci i territori”.
Avvia, così, anch’egli, la propria analisi, l’ennesima di una storia senza fine: “Fino a qualche tempo fa il Ponte sembrava sparito dall’agenda politica nazionale. Era stato de-finanziato, e tutti sostenevano che non si sarebbe più realizzato. In realtà con il Decreto Sviluppo è stato rimesso in gioco, perché il Governo si è dato ancora due anni per poter decidere sulla base della sostenibilità economica ed ingegneristica”. Va giù deciso, allora, su cosa potrebbe avvenire il 1° Marzo prossimo: “Il Governo aveva offerto al general contractor, in cambio della non bancabilità dell’opera, lavori a terra per circa 300 milioni di euro, cosa alla quale comunque ci saremmo opposti perché non vogliamo siano fatti regali ad Eurolink. Nonostante l’offerta, quest’ultima ha pensato bene di chiedere la rescissione del contratto unilateralmente. Questo vuol dire che Eurolink sta puntando al bersaglio grosso, ossia ‘realizzare’ il Ponte oppure accaparrarsi le penali, la cui cifra potrebbe aggirarsi intorno ai 300 milioni, ma c’è chi parla addirittura di un miliardo di euro. La nostra posizione come movimento – prosegue Sturniolo – è quella di far chiudere il contratto con Eurolink, cancellare la Stretto di Messina S.p.A. e soprattutto non riconoscere alcun debito e nessuna penale. Questo per noi è un passaggio decisivo, poiché al di là del contenzioso legale noi riteniamo che lo Stato, unilateralmente, debba decidere di non pagare alcuna penale. Tra l’altro, siamo in una fase di crisi economica, in cui lo Stato viene meno a dettati costituzionali che decisamente a noi sembrano più importanti, come il diritto al reddito, alla salute etc.” E rincara la dose: “Piuttosto, dovremmo essere noi risarciti per tutti i danni che queste poche, grossissime società, hanno arrecato ai territori”.
Traccia, a seguire, il quadro riferito alla trasformazione dei meccanismi di finanziamento dell’opera: “Abbiamo assistito ad un passaggio da un modello di finanziamento pubblico ad un altro di tipo partecipato pubblico-privato, entrambi a debito, in cui il primo metteva i soldi ed i secondo guadagnava. Questo meccanismo è fallito con la crisi, in virtù del crollo del PIL, le cui tabelle erano state previste invece in grande crescita. Adesso – prosegue Sturniolo – in quest’ultimo libro, proviamo ad indagare il passaggio dalla logica della partecipazione pubblico-privato a quella della finanziarizzazione. Le infrastrutture vengono così non più concepite attraverso una logica fondata sull’economia reale, bensì su quella finanziaria”.
Ed ecco svelato il pretesto: “Ciò che conta non è la realizzazione dell’opera vera e propria, bensì il suo iter, per far creare quelle suggestioni che servono al mercato a far sì che i titoli ad essa collegati crescano quantunque non sostenuti dalla realtà”. Per capirci: il prodotto finanziario che viene collegato alle “aspettative” sulle infrastrutture si chiama project bond. Ed ecco cosa succede in questo marasma: “I project bond sono protetti da derivati OTC, ossia da cancellare dai mercati”, dice il curatore del libro.
Su quali alternative punta, allora, il movimento No Ponte? “Chiediamo che vengano realizzate le cosiddette infrastrutture di prossimità – dice Sturniolo – ossia quelle che realmente ci servono, come quelle finalizzate alla messa in sicurezza del territorio, degli edifici, delle scuole, al miglioramento dei servizi sui beni primari come l’acqua etc.”. E ragiona sulle scelte da fare in politica: “In Italia occorre riuscire a spostare gli equilibri di forza tra le classi, per cui le risorse economiche devono andare al welfare, alle infrastrutture di prossimità e a ciò che serve realmente ai cittadini”.
Ed è per questo che gli attivisti No Ponte, da tempo, in città e nel territorio, accolgono ed “abbracciano” tutte le istanze cittadine portate avanti da chi sta pagando di persona la crisi economica causata da questo sistema. Non a caso il 16 Marzo prossimo, assieme ai no pontisti, manifesteranno in città tutti i lavoratori che intendono unirsi alla protesta.
Apprezzamenti sull’operato della Rete No Ponte vengono da Sandro Ruotolo: “Per la mia professione – dice il giornalista – ho seguito parecchio negli anni passati questi movimenti. E’ molto importante che stiate mettendo insieme la vostra esperienza a quella dei No Muos e dei No Tav. Le vostre sono battaglie – prosegue Ruotolo – in cui si legano insieme fattori determinanti, come la difesa del territorio, dell’ambiente e del suolo pubblico”.
E rapporta la questione al lavoro: “Mettere in sicurezza il territorio – dice – vuol dire anche dare lavoro”, ed accenna alle imprese che chiudono ed agli operai che vengono licenziati ogni giorno. Porta ad esempio, poi, perché val doppiamente la pena “liberare” Niscemi dal problema Muos: “Dobbiamo salvaguardarla dalla militarizzazione, innanzitutto perché siamo contro ogni guerra, e poi perché vogliamo salvaguardare ciò che produce quella terra”. Ed in tal senso porta, come esempio virtuoso, quello dell’agricoltura a “chilometro zero”.
Per il resto, su dove recuperare i fondi per uscire dalla crisi, accenna ai temi della politica che sta promuovendo assieme a Rivoluzione Civile: rinegoziare il patto fiscale in sede europea, recuperare i soldi dall’evasione fiscale e dalla corruzione, istituire la patrimoniale, far ridare indietro i soldi alle imprese che delocalizzano dopo aver ottenuto benefici per gli investimenti al sud, etc.
L’argomento lo approfondisce ancor di più, sul piano economico, Maurizio Torrealta, che dimostra grande conoscenza dei numeri della crisi: “L’ammontare del debito è tale – dice – che tutte le chiacchiere che sentiamo sono briciole”. E tra l’altro, giudica così l’operato degli ultimi governi e di chi li ha appoggiati: “L’operazione che stanno facendo ha un solo significato, che è quello di salvare le banche e distruggere lo Stato. Perché le banche non possono fallire, lo Stato invece sì”.
Luciano Marabello, intervenuto dopo, ha riportato l’argomento sulla questione Ponte, riprendendo, anche con giochi di parole, quanto da egli ottimamente raccontato nelle pagine che ha scritto: “Si va avanti secondo la logica del simulacro – dice l’architetto no pontista – il quale ha bisogno di un modo di raccontarsi, che nel suo ‘non esserci’ invece c’è sempre. Ed in questo senso il Decreto Sviluppo rappresenta la ‘non decisione’ che viene ‘normata’. In altre parole, un modo interessante di procedere per ‘non decidere’”.
Energico e passionale, nonché pieno di elementi di straordinaria attualità cittadina è stato l’ultimo intervento, quello di Marco Letizia: “Il Ponte può darsi che non si faccia – dice Letizia – però sicuramente non verrà messo in discussione il meccanismo attraverso il quale sono possibili queste opere, che noi cerchiamo di demolire andando alla radice del problema. Pensare di poter risolvere questa cosa con il processo elettorale in corso, secondo me è un’illusione. Qui si prospettano anni di lotte dure da condurre con tanti sacrifici. Vediamo oggi che i processi democratici in corso nei territori – prosegue l’esponente dei movimenti – si danno degli spazi che infrangono la legalità mettendo in discussione le legge formale”. E passa ai casi più recenti e significativi: “Ne è l’esempio l’esperienza messinese del teatro Pinelli, così come le lotte No Tav, i blocchi No Muos etc. Tutti atti illegali che hanno prodotto una consapevolezza collettiva, un cambiamento delle coscienze”.
testi e foto di Corrado Speziale