Nella prima tappa siciliana del loro attesissimo tour estivo, gli Afterhours si confermano la rock band coinvolgente e trascinante, che negli ultimi 20 anni si è sempre distinta sulle scene musicali per l’inconfondibile sound che li caratterizza.
Il pubblico di Messina, ha potuto così “gustare” dal vivo l’album “Padania”, l’ultimo lavoro del gruppo guidato dal carismatico frontman Manuel Agnelli, che ne sancisce la maturità artistica e nel quale hanno sperimentato nuovi metodi di composizione, realizzando 15 canzoni eterogenee fra loro, ma tutte collegate da una forte personalità.
Nella prima parte del concerto, che è stato organizzato da Euphonya Management di Lino e Dario Grasso, con la preziosa collaborazione dell’imprenditore Carmelo Picciotto, gli Afterhours hanno eseguito i nuovi brani dell’album “Padania”, che è nato dopo un lungo periodo trascorso dalla band negli Stati Uniti, come “Metamorfosi”, “Terra di nessuno”, la bellissima “Costruire per distruggere”, “Nostro anche se ci fa male”, “Io so chi sono”, “La terra promessa si scioglie di colpo”, “Spreca una vita” e “Padania”. Nella parte finale Agnelli & Co. hanno “rispolverato” alcuni dei più grandi successi di questi ultimi anni, come “Voglio la pelle splendida”, “La vedova bianca”, “Tutto fa un po’ male”, “Bungee jumping”, “Quello che non c’è” e “Bye bye Bombay”, regalando così due ore di puro spettacolo.
Al termine del concerto, il cantante Manuel Agnelli, dopo un meritato bagno di folla con i tanti fan provenienti non solo da Messina, ma anche da Palermo e Catania, ha rilasciato una breve intervista, nella quale spiega le dinamiche che caratterizzano l’album “Padania”.
Da dove nasce l’idea di chiamare l’album “Padania”?
“Con questo termine ci riferiamo ad una situazione sociale, vogliamo identificare uno stile di vita ed è uno stato interiore di cui volevamo parlare senza per forza raccontare delle storie. La Padania rappresenta tutte quelle persone che non hanno punti di riferimento, valori e che non vivono una vita reale. È un titolo provocatorio, che usa una terra che peraltro non esiste per parlare di una condizione interna, esistenziale dell’individuo ed è il nome che meglio rappresenta la disperazione di uomini che sanno di poter avere tutto tranne che se stessi”.
L’esperienza negli Stati Uniti quanto ha influito sulla nascita di questo disco?
“Il lungo periodo trascorso negli Stati Uniti è stato fondamentale per la realizzazione di “Padania” perché ci ha chiarito le idee e ci ha consentito di ritrovare le sonorità che hanno caratterizzato il nostro inizio di carriera. Negli Usa poi c’è una libertà creativa ed intellettuale incredibile e questa cosa purtroppo in Itala manca, perché c’è troppo provincialismo”.
Le sonorità di questo nuovo album e lo stile dei pezzi si discostano da quelli precedenti?
“Nei nostri album abbiamo sempre cercato di differenziarci dai lavori precedenti, però in effetti Padania contiene delle sonorità che si distaccano da quanto abbiamo realizzato in tutti questi anni”.
Definisci “Padania” utilizzando 3 aggettivi:
“Avventuroso, caotico e potente”.
foto Dino Sturiale e Luca Scaffidi Militone