Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la nostra collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano ci propone un focus sul cantante. Ecco, a seguire, l’intervista d’approfondimento fatta a Thiago Maciel del quale è possibile visionare il profilo Istagram cliccando su https://instagram.com/sonothiago?igshid=MTIyMzRjYmRlZg==
Buondì e ben ritrovato! Nella nostra prima chiacchierata hai affermato che, fin da piccolo, hai accompagnato tuo padre nel suo percorso artistico e che dunque non ti è stato difficile intraprendere le stesse orme di chi ti ha cresciuto… ebbene, ci racconti più nello specifico di tale vostro viaggio nell’arte – e in quali luoghi fisici avete vissuto e da quali diverse sonorità, dei vari territori in cui sei stato, hai quindi attinto tu stesso? “Ciao Giulia! Ho partecipato a numerose feste sia private che pubbliche di musica brasiliana, esibendomi dal Brasile all’Italia, dalle piazze delle città alle churrascherie [NdR il churrasco è la tipica grigliata brasiliana] – le mie perfomances più recenti sono state per alcuni calciatori di Serie A”.
Hai spiegato che, durante la tua infanzia, ogni giorno volevi intraprendere sempre qualcosa di nuovo tant’è che mangiavi e volevi diventare un cuoco, viaggiavi in treno e volevi divenire un capotreno. La stessa cosa dicasi per quello che riguarda i tuoi spostamenti in aereo e difatti, dacché eri abituato a fare avanti e indietro tra Brasile e Italia, per un anno hai pure voluto frequentato la scuola aeronautica… ma, ben presto, hai capito che l’unica cosa alla quale desideri realmente dedicarti è la musica. Cantante e musicista, che cosa proprio della musica ti appassiona al punto da non poterne fare a meno e ambire di impegnarti con essa quale la tua professione? “La musica fa parte delle mie giornate 24 ore su 24… ti risolve i problemi, ti dà tutto quello che le chiedi e solo l’idea che qualcuno possa stare meglio con la mia musica mi rende un artista fiero”.
Tue sono le parole: “Sono cresciuto in un ambiente estraneo agli usi e ai costumi che si hanno nel mio Paese d’origine, però i miei genitori mi hanno trasmesso la loro stessa educazione – insegnandomi a differenziarmi e a non seguire la massa bensì la mia strada, a prescindere dal fatto che ciò comporti o no l’essere solo… io sono stato infatti, per molto tempo, da solo ma senza mai sentirmi davvero solo”. Quali sono gli usi e i costumi per l’appunto della tua terra natale che più apprezzi e quale situazione immagini che ti farebbe sentire profondamente solo? “Anche semplicemente il sorriso, il saluto, il contatto fisico, il fare stare bene le persone che si hanno attorno e il rispetto verso tutti nonché nei confronti delle idee altrui sono peculiarità che mi hanno sempre caratterizzato e hanno contribuito a farmi diventare quello che sono oggi… e tutto questo ha inciso e incide, non poco, altresì sul mio lato artistico. In Italia non sono tutti così come sono io e anzi, fino ad ora, sono stato sì bene con tante persone ma con altrettante invece no. Se c’è rispetto solo da una parte non si può andare avanti nella stessa direzione, il che mi ha portato a selezionare rigorosamente con chi stare”.
Se dovessi descrivere la tua vita finora con una canzone e con un colore, quale brano e quale tinta assoceresti metaforicamente ai vari periodi più significativi che hai già attraversato e a quello che stai vivendo attualmente? Pensi inoltre che la tua personalità si sia formata progressivamente nel tempo, oppure che ci sia stato un evento drastico scatenante una sorta di cosiddetta rivoluzione e di essere incappato altresì in una serie di circostanze che ti hanno indotto a un netto cambio di rotta psicologica e – di conseguenza – pragmatica? “Descriverei la mia vita fino a qualche anno fa con il verde e con la canzone “Say Something”, di A Great Big World. Negli ultimi tempi invece assocerei i miei dì al grigio chiaro, tuttavia non vi è alcuna canzone che ancora mi sento di dire che rispecchi questo mio attuale periodo. La mia personalità credo che si sia formata e definita prima dei mie diciotto anni d’età, poi non vi sono state particolari fasi di trasformazione a intaccarmi particolarmente o addirittura a rivoluzionarmi in quanto sapevo come reagire senza creare successivi danni”.
Quali sono, a tuo avviso, le pulsioni giudicate negativamente nell’odierno nostro periodo storico e società e la propria individualità in che relazione sta – almeno per quello che ti concerne – con la socialità e con l’aggregazione, con la vita sociale (mentre a cosa ti sembra che porti la diversità d’approccio all’esistere e nel come vivere rispetto alla maggioranza)? “Penso che le pulsioni giudicate negativamente siano l’egocentrismo e l’avidità. Per quello che riguarda la diversità d’approccio all’esistere, ognuno di noi ha la propria unicità e la propria individualità che si riflettono nelle personali scelte di vita e valori. Io sono dell’avviso che la diversità sia un elemento positivo poiché permette a ciascun essere umano di esprimere la propria creatività, la propria originalità e di contribuire a una società più inclusiva e diversificata. È importante tuttavia che appunto la diversità sia accompagnata dal rispetto reciproco e dalla tolleranza, cosicché non alcuna persona venga calpestata bensì si senta accettata per com’è e indipendentemente dalle differenze reciproche”.
Hai dichiarato che: “Nella carriera di un cantante, il contributo dell’immagine è fondamentale poiché anche l’occhio vuole e fa la sua parte. Proprio l’immagine è importante per trasmettere i significati emozionali e intellettivi delle proprie canzoni e, nel mio caso specifico, credo che sia nientemeno che il riflesso della mia verità e del mio IO artistico”. Mi sorge pertanto spontaneo chiederti come descriveresti codesto tuo IO artistico e quali sono i surrogati estetici che, per così dire, noti che vanno di moda oggigiorno. Ti domando pure di cosa hai idea che sia indicatore e a cosa supponi sia dovuto il cercare di compiacere – in primis a livello estetico, d’immagine, tuttavia non di meno a livello intellettuale – il prossimo… e cosa, al di là di tutto e tutti, emoziona te e in quali sfaccettature ti ritrovi intimamente. “Mi pare che oggigiorno le persone, negli artisti, apprezzino il loro lato “strada” ossia il fatto che abbiano fatto successo partendo da zero – ma ognuno ha il proprio personale aspetto artistico e pure caratteristiche che inevitabilmente provengono, sono sorte e derivano da dove uno e ciascuno di noi è appunto partito. Piacere alle persone fa stare bene, tant’è che una cosa che si sperimenta e si impara fin da piccoli… sentirsi apprezzati per come si è e per cosa si fa è, senza dubbio, qualcosa di molto appagante”.
Il volersi bene e l’apprezzare se stessi, a tuo parere, da cosa dipendono? Di quali aspetti della tua personalità sei soddisfatto e reputi che siano positivi per te e nei confronti delle persone con le quali ti relazioni, perché no, sia a livello professionale che privatamente nonché quali emozioni hai idea di suscitare con la tua esteriorità e in tal modo trasmettere così al pubblico? “Secondo me, il volersi bene e l’apprezzare se stessi dipendono dall’autostima. Io mi reputo una persona gentile e disponibile, fare capire alle persone alle quali si tiene che ci sei vale tanto”.
Hai ammesso che – citandoti nuovamente – sei del parere che i social network siano nocivi ma che, allo stesso tempo, siano comodi (…un po’ come una sigaretta che, per così dire, ti tira su). Ti sei mai interrogato sul come mai si sta assistendo sempre più a un proliferare di aspiranti influencer? Da quale sorta di seme propendi a credere che si sia innescata la, talvolta esasperata, smania di apparire e rendere pubblico quello che una volta era gelosamente custodito nel privato e come privato? “L’assistere sempre più a un proliferare di aspiranti influencer potrebbe dipendere dalla crescente popolarità dei social media e dall’attuale accesso sempre più ampio alla tecnologia e alle piattaforme digitali. I social offrono alle persone una piattaforma per condividere la propria vita e la propria esperienza con un potenzialmente vasto pubblico e questa possibilità di raggiungere una simile notorietà attrae molta gente. Sono dell’idea che l’aspirazione a diventare volti popolari in rete sia alimentata dalla società moderna e dalle sue valutazioni di qual è il successo. Tutto, attualmente, viene misurato in base ai numeri e così avere numeri più alti rispetto ad altre persone dà un senso di gratificazione – ne consegue che, se una persona comune o un emergente vede che pubblicare qualcosa di privato attira attenzione, sia propenso ad eguagliare tale mostrare delle celebrità al fine di ottenere il medesimo numero di follower e possibilmente pure di più rispetto ai già famosi”.
Non hai fatto segreto del fatto che: “Quando compongo e canto, provo principalmente tristezza… eppure è una tristezza che, poi, mi fa stare bene. Scrivo in base a come procede la mia vita, di volta in volta utilizzo accordi che rispecchino il ricordo che ho in testa in quel determinato momento e – grazie all’emozione – il testo viene fuori da sé. Progettare è la base di ogni cosa mentre creare armonie che, passo dopo passo, riflettano sempre di più il mio percorso artistico è pura sperimentazione. Sono nato come cantante pop, ma chissà cosa diventerò”. Cosa significhi, dalla tua prospettiva, intrattenimento/spettacolo e in quali imprescindibilità riscontri per l’appunto la capacità di intrattenere? Una canzone, in base alla tua sensibilità, deve essere anche educativa e in grado di far riflettere su tematiche di ordine pressoché universale oppure basta semplicemente che sia piacevole all’ascolto? “Per ciò che riguarda la capacità di intrattenere, penso che ci siano alcune imprescindibilità che devono essere presenti per offrire un’esperienza d’intrattenimento di successo… innanzitutto l’attività proposta deve essere coinvolgente, ché rendere partecipe il pubblico e mantenerlo interessato è essenziale. L’attività che si svolge, inoltre, deve essere in grado di evocare emozioni e suscitare reazioni nel fruitore. Per ciò che concerne più specificatamente la musica, io apprezzo quella che consta di un messaggio educativo o che invita alla riflessione. Quale musica piace alle persone è qualcosa di soggettivo, dipende dai gusti e dalle preferenze individuali, non di meno ci sono certe canzoni che hanno un cosiddetto impatto universale perché parlano di temi universali come l’amore, la felicità, la tristezza o l’identità. Ci sono, comunque, anche canzoni che affrontano temi altrettanto importanti come la giustizia sociale, i diritti civili o l’ambiente. In definitiva, la musica può davvero essere apprezzata per diverse ragioni e può avere molteplici funzioni a seconda delle esigenze e dei desideri di chi l’ascolta”.
Riporto, a seguire, un tuo pensiero e cioè <<In base alla mia giovane età, ho idea che la libertà fornisca l’opportunità di sperimentare il mondo. La resilienza, invece, permette di affrontare le difficoltà e il coraggio spinge a perseguire i propri obiettivi con determinazione e senza timore. Questi tre elementi sono strettamente interconnessi e, insieme, permettono di vivere una vita maggiormente piena e soddisfacente. L’amore è possibile provarlo, ma solitamente non lo si sa controllare e io ancora non lo so spiegare… tuttavia non vedo l’ora di riuscirci>>. Dalla tua prospettiva è ovvero possibile essere liberi in tutto e per tutto, sempre, e non pensi – ad esempio – che ogni scelta comporti inevitabilmente una rinuncia in un certo senso limitativa nei confronti di altre possibilità? In presenza di cosa e cosa ti fa innamorare e, benché tu non lo sappia spiegare, di quali capisaldi inaggirabili ipotizzi che consti l’Amore? “Sì, siamo limitati e ogni decisione presa cambia il nostro destino. Di solito siamo liberi di scegliere solo tra due strade e non possiamo percorrerle entrambe. Io mi innamoro della qualità interna di una persona e del come e del cosa questa persona riesca a sua volta a percepire di me”.
So che ogni anno segui rigorosamente il Festival di Sanremo e che, di quest’ultimo, ti sono piaciuti Mr. Rain e Olly perché ritieni che siano veri e che trovare se stessi – come hanno fatto entrambi – su un simile palco non sia una cosa da tutti. Per quello che concerne un discorso più strettamente musicale, cosa maggiormente ammiri di costoro? E tu, come cantante, che cosa senti l’esigenza di esprimere più spesso e in particolare ovverosia quale tuo stato d’animo e argomento, mentre come fruitore di musica che cosa ricerchi solitamente nei brani che ascolti? “Di Mr. Rain e Olly ammiro la, loro, presenza scenica. Personalmente sento l’esigenza di esprimere e di provare amore perché esso è appunto la cosa che ricerco maggiormente. Quando invece ascolto le canzoni di alti artisti cerco un qual certo qualcosa che mi consoli”.
Dato che i talent show li hai sempre apprezzati e hai già fatto diversi casting in passato – e continuerai a provare ancora a entrare in qualcuno d’essi – ti domando se ci fai i nomi di quali scuole e palcoscenici si tratta e se saresti disposto a prendere in considerazione di dedicarti al canto secondo i dettami di una sorta di sistema che ti dirige e detta tempistiche ma non soltanto queste oppure, piuttosto, saresti pronto a rinunciare alla musica quale tua professione. Ora stai lavorando ad alcune tue nuove canzoni per provare a entrare in quale talent e cosa dobbiamo aspettarci da codesti tuoi nuovi pezzi? “Ho provato, da ragazzino, ad entrare sia a X Factor che ad Amici ma senza avere alcuna base alle mie spalle. Il mio primo EP dal titolo PENSIERI e questo mio presente anno di preparazione artistica li ho presi entrambi seriamente, tant’è che è da settembre che ho cominciato a prendere lezioni di canto. Credo che le tempistiche dei talent spronino coloro che vi entrano a dare il meglio di sé, sono esperienze e scuole che insegnano a vivere e a capire cosa si vuole fare veramente nella propria vita e della propria vita. Non rinuncerei mai alla musica. Sto preparando qualcosa di innovativo, ancora non saprei come descriverlo ma comunque rimango sempre io…”.
Infine, prima di salutarci, ci indichi alcuni titoli di opere d’arte visiva e libri che ti hanno fatto riflettere profondamente e che sono stati per te cruciali? “Come opere d’arte visiva dico il dipinto NASCITA DI VENERE, di Sandro Botticelli e l’olio su tela L’ASSENZIO, di Edgar Degas. Devo ammettere di non essere un amante dei libri ma uno che fin da piccolo mi ha colpito e cresciuto é stato IL PICCOLO PRINCIPE, di Antoine de Saint-Exupéry”.