NOMINA SUNT OMINA (Nei nomi sono i destini)
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NOMINA SUNT OMINA (Nei nomi sono i destini)

di Ornella Fanzone

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Sabato 19 settembre, sullo splendido prato di Villa Piccolo, destinato ad ospitare tutti gli eventi culturali inseriti nel calendario estivo, programmato dalla Fondazione, Bent Parodi presidente della stessa, ha presentato l’ultima delle sue prestigiose “fatiche” letterarie. Presente al tavolo con lui l’Editore. Alla presenza di un pubblico che è accorso numeroso per partecipare ad uno degli appuntamenti sicuramente più attesi, il Presidente ha presentato “La guida ai nomi”, un libro di oltre cinquecento pagine edito dalla Armando Siciliano Editore. L’opera che idealmente completa la precedente sui cognomi siciliani, già presente sugli scaffali delle più note librerie d’Italia dal 2005, rappresenta una raccolta completa di oltre diecimila nomi di persona, indagati sulla base dell’etimo, corredati di spiegazioni sui significati religiosi e storici, attraverso le varie civiltà, le curiosità e  le aneddotiche popolari.

Ne risulta un vero e proprio dizionario enciclopedico, specifico ed unico nel genere.

Bent Parodi ha illustrato il significato del nome nella tradizione, attraverso le svariate  e diverse interpretazioni presso ogni civiltà, a partire dall’egiziana, passando per le civiltà orientali, fino ad approdare alla tradizione greca e romana.

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Il nome era considerato nell’antichità molto di più di un semplice codice di identificazione sociale quale è nelle società moderne. Esso rappresentava infatti l’essenza stessa della cosa rappresentata. Del resto il significato etimologico di Nome, Nama in sanscrito, è Tradurre, Nominare, dunque esso risulta essere il mezzo attraverso cui una persona, come anche un animale o una pianta, venivano “tradotti” cioè “iniziati” all’esistenza.

Il nome permette l’esistenza in essere della persona. La evoca. Il suo è un valore iniziatico, del resto la tradizione cristiana col rituale del battesimo attesta anche  questo significato. La persona non esiste finchè non ha un nome. Soltanto quando le viene assegnato il Nome entra a far parte della realtà.

Il nome nella tradizione dei popoli antichi era al centro di un apparato mitologico. Sia pressi gli Assiri e i Babilonesi che presso gli Egiziani, aveva un valore semantico sacrale, poiché rappresentava l’essenza della persona, si identificava con la sua stessa anima. Gli Egiziani ad esempio credevano che grattando l’iscrizione del nome dalla pietra tombale del faraone ciò avrebbe causato l’annichilimento dell’essenza e quindi dell’anima. Per tale motivo il cartiglio del nome dei faraoni non era interamente noto, ma c’era sempre un nome segreto che tutelava così, magicamente, da questi rischi.

Bent Parodi( già presidente dell’ordine dei giornalisti di Sicilia) ha sottolineato nella sua lunga  quanto interessantissima dissertazione, l’importanza del linguaggio di cui è espressione il nome, della semantica, il linguaggio come aureo mezzo per relazionarci non soltanto con gli altri esseri umani ma con tutto l’universo. Ha insistito sulla natura sacrale , espressione del Mitos, mezzo attraverso cui tutto si mantiene in vita. L’OM orientale che corrisponde al VERBO di cui ci parla S.Giovanni nella tradizione cristiana. Il mezzo attraverso cui, dal vuoto quantico, che non è caos, ma germinalità, potenzialità, si passa all’esistere.

Il valore del nome così inteso si ferma alle civiltà barbariche.

Ecco che il nome, oggi, ha perso tutto il suo significato e si è ridotto a una stanca ripetizione del nome del nonno, o di quello dettato dalle suggestioni mediatiche. Nome, specchio dei tempi, come occasione emulativa dei nuovi miti, del vip del momento, ad esempio, presente nell’immaginario collettivo, e misero frutto, come dice Parodi, di quella “caduta verticale dello spirito, dello smarrimento del proprio centro e di quella inesorabile e disastrosa perdita del sacro”. E ancora, ha proseguito sottolineando il significato anche propiziatorio e augurale dei nomi; da lì il motto latino  “nomina sunt omina”, i nomi sono destini, il  nome come presagio.

Il passo è stato breve, per chi padroneggia con estrema disinvoltura e a trecentosessanta gradi, il panorama vastissimo della cultura internazionale, e facilissimo, addentrarsi nella mitologia, nell’esoterismo, non trascurando la filosofia occidentale ed orientale e quant’altro, con una serie di interessantissimi e multidirezionali riferimenti, passando da Aristotele a Jung e Nietzsche, da Plotino a Platone, per arrivare infine a S.Agostino.

Interessanti gli interventi dal pubblico che hanno invitato l’inesauribile oratore Parodi a proseguire nella sua dotta disamina. Lo sguardo dell’autore, legittimamente  un po’ pessimista nei confronti della società moderna che non privilegia il sacro, né il bello, ma che purtroppo mostra nella violenza la sua  sgradevole cifra, si è tuttavia illuminato di speranza quando ha  felicemente concluso citando Dostoevskij:

“Solo la bellezza può salvarci, poiché ciò che è bello è buono e ciò che buono è sicuramente bello”.

 Ornella Fanzone

 

Chi è Bent Parodi

 Bent Parodi di Belsito, nasce a Copenaghen il 7 marzo 1943. 

Trascorre la giovinezza nella vecchia dimora paterna alla Kalsa, in via Alloro, e le sue frequentazioni giovanili, tutte o quasi inserite nel contesto gattopardesco di cui egli fa parte, vedono emergere figure che condizioneranno fin da fanciullo le sue passioni e, di conseguenza, la sua vita.

Figure determinanti, come quella della nonna, Elisabetta Valguarnera Niscemi, che fu la prima a trasmettergli l’amore verso la cultura egizia, o quella di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che nel 1957 a 14 anni, lo esorterà a non mollare raccomandandogli impegno e tenacia negli studi (“continua così, professore, e non mollare mai. Se è scritto, un giorno, potresti diventare qualcuno”) e della moglie di questi, Alexandra Wolff-Stomersee, pioniera della psicanalisi, che si rivelò uno stimolo non indifferente verso la ricerca del pensiero, sempre pronta ad invitarlo alle riunioni del suo circolo culturale a casa Tomasi.

Ma tra tutte le figure che lo circondano ne emergono soprattutto due: quella dello zio, il Principe Raniero Alliata di Pietratagliata, al quale lo legò, fin dall’età di sette anni, una lunga e avventurosa amicizia (e che lo spinse ad approfondire lo studio dei classici, della filosofia e degli insetti, tanto da diventare un riconosciuto e sapiente entomologo; è sua tra l’altro la scoperta sulle Madonie della Rosalia Alpina e della Parnasius Apollo), e quella dei Baroni Piccolo, figli della baronessa Teresa (Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò).

In una età generalmente dedicata ai giochi, Bent, affascinato dalla profonda conoscenza dei miti e delle leggende dell’antica Grecia, trascorreva le sue ore sui libri, quando non alternava le visite a casa di Raniero, alle visite ai Piccolo, ai quali era altrettanto legato, cercando una risposta ai suoi primi interrogativi (di natura conoscitiva dei piani dell’essere), e bilanciando, nella sua formazione, il forte occidentalismo del primo con la visione eterica e poetica dei secondi.

Nasce così, nel tempo, un amore per una cultura non solo da ritenere ma da agire, con la solarità trasmessagli dalla nonna Elisabetta che lo contraddistingue sempre; una cultura e una solarità da ridistribuire a coloro che lo circondano, insieme ad una concezione di vita che riunisce indissolubilmente in sé il mito e il quotidiano, senza che tra questi due fattori ci possa essere una pur minima incompatibilità, e con una fiducia che ne impronta ogni gesto e ogni decisione.

Da sempre innamorato della Sicilia e della sua rusticità, Bent affermerà in più di una occasione di considerare di pari importanza, per la sua formazione, la cultura contadina quanto quella aristocratica. Innamorato di Capo d’Orlando, come della tenuta della Babbaluciara di Santa Margherita Belice, non esiterà ad evocarne le origini intrise del mito ad ogni occasione ed in ogni pubblicazione che solo glielo consenta; Capo d’Orlando così torna ad essere Agatirno, città fondata da Agatirso, figlio di Eolo, re dei venti, il cui nome significa “super-iniziato”, e i Monti Nebrodi, da nebrodes, cerbiatto, animale caro a Dioniso e ai suoi riti. Eccoli nelle sue note: ( “… a monte, fra le creste collinari dei Nebrodi, lo sguardo si acquieta perdendosi all’orizzonte tra l’azzurro intenso del mare e le isole Eolie, d’una bellezza quasi irreale”).

Bent accoppia ad un ottimismo senza limiti, che lo ha aiutato in più di un ‘occasione a superare i momenti difficili (facendone un precursore del “pensiero positivo” della new age), un spirito critico in costante attività che gli fa passare e ripassare al setaccio qualsiasi pensiero possa avere il sapore della rivelazione tanto ricercata; così, mentre gusta senza remore la poesia delle parole di Lucio (“guarda l’acqua inesplicabile, a un suo tocco l’universo è labile”), le risposte di Casimiro (“sono gli spiriti elementari dei luoghi che parlano alla luce e a chi sa ascoltarne la voce…” ) o i consigli del buon Fortunio, suo padre, (“Sì, è dal mare che è venuta la vita profonda …” … “sai, le radici spesso si occultano. Il più grande peccato è dimenticare e l’uomo dimentica …”) non manca di sottolineare, pur senza cattiveria alcuna, le debolezze dei suoi pur amati maestri (come gli occhi storti di Raniero innamorato o la scimmia adorata di Lucio).

Bent manifesta sempre un equilibrio innato, che sembra generato dalla presenza controllata degli estremi, e testimoniato dal saper passare, senza traumi e senza scosse, dalla visione bucolica della natura, come quando, nel Natale del’ 54, sul monte San Salvatore si “sente “immerso nel “tutto” scandito da un “ritmico pulsare” alla declamazione a braccio di un classico delle Enneadi di Plotino.

I suoi ricordi sono la memoria storica dei gattopardi siciliani; studioso e scrittore, tra la carriera universitaria e la professione giornalistica sceglie la seconda; una scelta che lo porterà a dirigere con grande professionalità la pagina della “Cultura e Spettacoli”del GdS, e a presiedere l’ Ordine dei Giornalisti di Sicilia per due legislature, e, oggi, a ricoprire la carica di consigliere nazionale dell’Ordine a Roma.

Laureato in Filosofia, specializzandosi nella storia del Mito e delle Religioni, ha ottenuto nel 1980 il premio Nietzsche.

Presidente della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, voluta da Casimiro prima di morire, ha fatto suo, riversandovi tutto l’amore e l’impegno di cui è capace, l’obiettivo di salvaguardarne il ruolo di faro dell’arte e della civiltà e di promotore e divulgatore della cultura e dell’arte.
 Instancabile e attivissimo, ospitale e gioviale come sempre, Bent lo si può incontrare in una delle tante città d’arte a dissertare della Tradizione solare, come a Villa Piccolo, seduto sotto il pino centenario (pare risalga ai tempi di Napoleone) che ospitò i lunghi dialoghi di arte, pensiero, cultura e arcano, tra il poeta Lucio e Tomasi di Lampedusa, a ricevere gli ospiti che amano frequentare un luogo che egli ama definire una “officina a cielo aperto” e che non ha mai smesso di essere una realtà dove presente e passato si scambiano i ruoli; un luogo dal quale, al tramonto, è ancora possibile ammirare il raggio verde e scambiare amabilmente due chiacchiere con l’ultimo dei gattopardi, così come è nella tradizione: nobile, aristocratico e liberale. (elm)

I libri di Parodi

Tra i suoi libri, si ricordano: Akenaton la religione del sole (Palumbo, Palermo 1982); Nietzsche (Patron, Bologna 1984); Gli scarabei egizi in Sicilia (Fardelliana, Trapani 1984); La parola svelata(La Palma, Palermo 1985); Il Principe mago (Sellerio, Palermo 1986; versione Integrale, Capo d’Orlando 2002); L’iniziazione (Pungitopo, Patti 1986; Moggi, Roma 2002); Architettura e mito (Pungitopo, Patti 1987); Mimesis ( Milano 2006); Il mito dell’amore (Ediprint, Siracusa 1991); Oltre lo zero (Pungitopo, Patti 1992); Miti e storie della Sicilia antica (Moretti & Vitali, Bergamo 2005); La tradizione solare nell’antico Egitto (Ashram Vidya, Roma 2005); L’avventura della vita (Armando Siciliano, Messina 2005); Cognomi siciliani (Armando Siciliano, Messina 2005); Dizionario dei nomi (Armando Siciliano, Messina 2008).

Tratto dal sito ufficiale della Fondazione Piccolo http://www.fondazionepiccolo.it/Xpiccolo/Area1/ITA/ITA/Static/personaggi/BentParodi.htm

 Chi è l’Editore

 Armando Siciliano Editore

 

Quest’anno l’Armando Siciliano Editore festeggia i ventidue anni anni della sua esistenza. Nel 1987 inizia con una collana di sociologia, per continuare poi con testi di filosofia, romanzi e poesie.

Molti i libri di forte denuncia sociale: Le mani sull’Università, Le origini della mafia sui Nebrodi, Figlio di partito, Presidente per una notte, Tra Separatismo ed Autonomia, Il caso Spanò, Graziella Campagna, ecc.

Tanti altri sul recupero della tradizione: Civiltà contadina, Indovinelli siciliani, Alla ricerca delle radici, Vendemmia e mietitura nella Sicilia del Novecento, Messina prima e dopo il terremoto.

Tra gli ultimi: Quando gli Americani scelsero la Libia come “nemico”, Isole Eolie. Storia, tradizioni, cucina, A tavola con lo chef, La memoria e la parola.

Cognomi siciliani , L’avventura della vita, Dizionario dei nomi di Bent Parodi.

Foto allegate: Massimo Scaffidi by Scomunicando.it

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24 Settembre 2009

Autore:

admin


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