Le notizie relative al ridimensionamento dell’Ospedale Giglio di Cefalù non consentono, data la gravità del momento, polemiche o considerazioni sul passato, tuttavia mi permetto di chiarire alcuni punti che possono dare un contributo per affrontare i futuri incontri.
La Regione Siciliana, l’ASP di Palermo, il Comune di Cefalù e il San Raffaele in qualità di gestore hanno costituito nel 2003 la Fondazione non profit sulle “ceneri” dell’Ospedale Giglio. Lo Statuto e il progetto di Sperimentazione Gestionale non era certo quello di realizzare un Ospedale di Base, ma un ospedale multidiscipinare che si avvalesse di tecnologie diagnostiche innovative per rispondere alle esigenze sanitarie del territorio. Le nuove specialità e gli investimenti venivano autorizzate dalla Regione sulla base di un piano strategico pluriennale e i rimborsi, come per gli Ospedali Pubblici, venivano erogati in funzione delle prestazioni effettuate, mentre l’ASP provvedeva ai controlli tecnico-amministrativi e sanitari. Gli acquisti erano regolati con gare di appalto secondo la normativa del Pubblico. L’attività privata di cui si parla era ridotta all’attivita’ ambulatoriale intra-moenia ,attività svolta da tutti gli Ospedali, pari a circa il 2% del totale e alla applicazione del contratto privato per il personale dipendente.
La forte e “ sorprendente” crescita avvenuta in pochi anni, grazie alla efficienza e alla qualità delle prestazioni, rese necessaria la proposta di ampliamento degli ambulatori e dell’aumento dei posti letto da 250 a 350 per far fronte alle richieste dei pazienti e per avvicinarsi al Modello Standard di 400 posti letto ottimale per realizzare una economia di scala a beneficio del risultato economico dell’Ospedale.
Il “ piano di rientro “imposto alla Regione Siciliana nel 2009 determinò per l’Ospedale di Cefalù il blocco di ogni iniziativa e del Budget con effetti disastrosi per il mancato utilizzo della potenzialità della struttura ed il conseguente incremento delle liste di attesa a 30.000 pazienti . Casualmente in quel periodo ebbe inizio un’attività vessatoria di controllo delle cartelle cliniche e delle prestazioni ambulatoriali da parte dell’ASP che determinò un mancato rimborso per prestazioni effettuate ai pazienti Siciliani per circa 40 milioni di Euro che restarono nella disponibilità della Regione e nelle perdite di Bilancio della Fondazione.
Altro che gestione privatistica e fallita sperimentazione … i detrattori che poi riconoscono l’eccellenza dell’Ospedale si documentino e sono pregati di leggere la mia lettera pubblicata da Cefalunews il 12 febbraio del 2015.
Sulla base di questa breve cronistoria posso affermare con certezza che l’Ospedale di Cefalù non è mai stato favorito né con finanziamenti straordinari né con ripianamento di eventuali perdite mentre ho la sensazione che, nonostante il patrimonio di competenze ed esperienze e la forte attrattiva che esercita verso l’utenza, costituisca un “disturbo” per le Istituzioni perché è troppo importante e non sanno dove collocarlo nella rete degli Ospedali se non come Ospedale di Base come da Decreto Ministeriale.
Il documento del Comitato “sostenitori del Giglio” appena pubblicato definisce chiaramente con dati aggiornati le conseguenze disastrose a seguito di un ridimensionamento dell’Ospedale, voglio solo aggiungere che è una grossa responsabilità dissipare il valore dell’Azienda Ospedaliera di Cefalù facente parte del patrimonio sanitario della Regione Siciliana.
Piergiorgio Pomi, Ex Direttore Generale Ospedale San Raffaele Giglio
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