Anche le persone si mischiano al mercato, nella strada, insieme a te, diventano un tutt’uno con le piazze, tra le viuzze, le friggitorie; e infilarsi in un vicolo, alla ricerca delle preziose testimonianze del Serpotta significa farsi trascinare dal gioco di una città araba e popolana e nello stesso tempo Capitale e Signora.
Scivolare così, sotto la pioggia sottile, per Palermo è un gioco.
Non se ne può restare fuori ci si deve coinvolgere e coinvolgersi. Ci si sporca le mani, ci si impregna di odori, si diventa ingrediente di una miscela saporosa di uomini e cose.
Tessere di un mosaico, esseri viventi di un formicaio, punti di fuga per prospettive inedite, come l’ordito di un tappeto.
Palermo, fuori dai luoghi comuni, che sono amare realtà, è sempre un atto d’amore, da condividere insieme.
Una variegata rappresentazione di una umanità che nei vicoli, tra puttane ed avvinazzati, appena ad un passo dalle vetrine griffate, trova il suo sapore più antico.
Una città che, lontana dagli uffici, dalla navetta per l’areoporto e dalla fretta dello shopping, si racconta, che ti spinge a spiare, a curiosare in quei frammenti di storie che corrono avanti, ti stanno a fianco, ti urlano la disperazione di una vita senza speranza di fronte al Buccheri la Ferla, mentre un tram può pure passarci sopra.
Una città che ti spinge a sbirciare quell’angolo di muro, quella finestra chiusa, a prendere sensi unici e divieti “di faccia” perchè così si fa, a guardare quel cumulo di spazzatura, quello squarcio di cielo che anche d’inverno, guardando verso Mondello è sempre più blu.
E guardi ancora, la gente che compra alici e sarde già deliscate, i “pipitoni” da mangiare così … per gusto, i cazzilli e lo sfincione per la sera, speri di vedere ombre “vive” dietro le finestre accostate dei palazzi in rovina, di quelle facciate che hanno visto la guerra prima degli “spagnoli” mentre senti i venditori della lotteria, con le loro pance quasi gravide, che girano tra le cassette di frutta, usurati dal loro costante urlare.
E continui a spiare, a sentire gli odori, a guardarti intorno, in una “città del sole” a rimanere ammaliato dal suo fascino storico, artistico e culturale: i 4 Canti, Piazza Pretoria, Casa Professa, Palazzo Riso, Ballarò, la Vucciaria e ti senti dentro un quadro di Guttuso.