Ecco il documento sottoscritto dai docenti pattesi… con qualche eccezione.
Quaranticinque firme per un documento che rivendica la scuola pubblica. Ecco il testo.
I recenti attacchi alla scuola pubblica anche da chi ricopre importanti ruoli istituzionali, secondo cui ci sono insegnanti che vogliono “inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori”, meritano una riflessione.
Per i docenti degni di questo nome“educere” significa “portar fuori” ciò che in potenza è in ciascun adolescente, fornendogli solo gli strumenti perché si possa esprimere al massimo grado. Ovviamente questo contraddice qualsiasi indottrinamento perché, come ben sapeva Don Giussani, c’è un implicito “rischio educativo”, c’è una creta non plasmabile a tal punto da sfuggire anche alle mani del più esperto vasaio.
La scuola pubblica accetta questo rischio e lo affronta vivendolo ogni giorno sulla propria pelle, proprio perché è un’agenzia in cui si confrontano prospettive diversissime, varie scuole di pensiero e di impostazioni metodologiche. Grazie a questo caleidoscopio di visioni del mondo le menti degli studenti vengono stimolate e sollecitate a cercare via via la loro strada, a formarsi una loro idea, che non sarà mai calco e “dottrina” trasmessa da un docente ma sintesi originale e autonoma, cui ciascuno studente è giunto grazie a un confronto dialettico con i docenti e con i compagni, a loro volta provenienti da ambienti diversificati. Forse i genitori non vogliono questo? Forse preferiscono “l’indottrinamento” (questo sì) di Grande Fratello & C.? Per le famiglie “indottrinate” da “cattiva maestra TV”, però, non possedere l’ultimo modello di telefonino o non poter fare le vacanze significa sentirsi falliti, sentimento che spesso trasmettono ai figli, sempre più insoddisfatti e sul terreno scivoloso del bullismo. La scuola ai loro occhi è un percorso ormai desueto e faticoso per raggiungere uno dei ruoli “in” nella società.
A noi docenti della scuola pubblica piace pensare, invece, che le famiglie vogliano figli educati al libero pensiero, in una scuola in cui nessun professore “inculca” contenuti, ma molti guidano all’originale espressione di sé.
E’ incoraggiante perciò constatare che a contestare gli attacchi alla scuola pubblica c’è un fronte compatto e bipartisan di genitori, dal Comitato Genitori Democratici (Cogede) all’ Associazione Genitori Scuole Cattoliche (Agesc) il cui presidente nazionale Maria Grazia Colombo così commenta: “Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dimostrano ancora una volta l’incapacità della politica italiana di sottrarsi alla logica dello scontro fine a se stesso”.
Auspichiamo che da una nuova “concordia ordinum” di genitori e docenti possa nascere “un Grande Rifiuto” a chi da dentro lo Stato, invece di difenderla e potenziarla, attacca la scuola pubblica, l’istituzione che per eccellenza grazie al pluralismo culturale può dare speranza al futuro del Paese.
Maria Lucia Lo Presti Docente di Italiano e Latino
Liceo Classico – Scientifico “Vittorio Emanuele III” Patti – (Me)
e con lei i seguenti docenti del Liceo Classico –Scientifico “Vittorio Emanuele III “ – Patti
Paolina Alesci, Amata Vincenza, Baglione Filippa, Buttò Tindaro, Campo Raffaella, Carroccio Maria Teresa, Cinnamella Maria, Collorafi Serafina, Cottone Concita, Cuzzupi Francesca, D’Amico Melino, D’Arrigo Mariella, Faranda Giuseppina, Federico Tindaro, Gaglio Michelangelo, Gitto Vincenza, Giuffré Loredana, Graziano Clotilde, Gugliotta Maria Basilia, La Cauza Emilio, La Guidara Rosa Maria, Lamonica Rocco, Lazzara Marina, Lo Giudice Gianfranco, Lo Iacono Marinella, Lombardo Antonella, Lo Presti Sara, Marullo Nella, Milici Anna, Mazzù Antonella, Merlo Maria Tindara, Milici Anna, Panissidi Santina, Priola Rosetta, Raimondo Vito, Recupero Cettina, Rizzo Cecilia, Saporito Lorenza, Scaffidi Rosa, Servello Rosanna, Siracusa Vittorio, Sirna Pio, Trifiletti Nunziata, Tumeo Rosalia