Prospetto dell’Opera
In un’Opera che pubblicai feci conoscere ciò che la Sicilia un tempo era stata, ciò ch’era a nostri giorni, e ciò che poteva divenire.
Fin d’allora annunziai un Progetto, che io avevo concepito col disegno di rilevare questo bel Paese dalla miseria in cui languisce, e che reclama un efficace rimedio:
Oggetto ben degno della paterna sollecitudine della Regione Siciliana la quale non ha lasciato né lascia tuttora di apprestarvi, anche con altri mezzi, opportuni provvedimenti.
Alcuni non sepper vedere in quell’annuncio che un pretesto, e circoscrissero le mie idee alla sola, e meschina risorsa di un Debito pubblico. Vi fu chi, finanche affettando un zelo di pubblico bene, si scatenò contro di quel mio scritto con quella fiducia che avrebbe appena potuto ispirare la più estesa conoscenza dè miei pensieri, e del modo col quale io gli aveva combinati.
L’ingiustizia non tardò ad essere punita. Le mie idee furono schiarite, le dottrine sviluppate, e la censura sommersa nel suo nulla.
Questo incidente, ch’è stato pur troppo opportuno a vincere le prevenzioni, ha ritardato la pubblicazione del Progetto.
Intanto la Regione, dietro rapporto del Consiglio di Giunta del 2 Giugno, e con sua delibera del 20 detto, da Palermo si è degnata di approvare l’imprestito da me provocato con quel Saggio come operazione fondamentale all’intrapresa della Costruzione delle strade.
A chi si avvisasse di vedere in me un /provocator di/ Rendite, e nulla di più, potrebbe sembrare che l’opera mia fosse di già coronata. Niente di più falso. Proporre un debito della Regione ad un Governo talora non significa voler il bene dell’uno, o dell’altro, ma piuttosto sacrificare il bene dell’uno, e dell’altro alla propria utilità. Queste idee son profane per me, che ho lungamente studiato per innestare la prosperità della Sicilia alla sua gloria, ed alle risorse delle Finanze del suo Governo, che felicemente ne regola i destini. Se io vi sia riuscito, il mio Progetto il dirà.
E comecchè è disposto che quest’Opera esca dalla Stamperia Siciliana, così mi affretto darne un Epitome in questo Prospetto, affinché il Governo da una parte, ed il Pubblico dall’altra giudicar possano della sua somma importanza. Io pretendo che debba procurarsi alla Sicilia un fondo di /14 Miliardi di euro,/ delle quali 6 Miliardi di euro col mezzo di un imprestito, e 8 colla vendita eventuale di Azioni che a tale scopo dovranno essere create.
Questo fondo dovrà servire di dotazione ad una Banca che riceverà il nome di /Banca Complementare Siciliana./ La Banca avrà i seguenti oggetti.
1.Quello di somministrare colla dovuta successione le somme necessarie alla formazione di Opere Pubbliche.
2.Di contribuire con fondo creato dal Governo alle spese delle medesime.
3.Di offrire una frazione del suo fondo in sovvenzione dell’Agricoltura.
4.Di offrire un’altra frazione in sovvenzione dell’Industria commerciale, ed un’altra allo Sconto delle lettere di cambio, e di altri effetti. /
5.//Di ammortizzare il debito contratto./ L’organizzazione della Banca è concepita in modo che i suoi fondi, anzi di rimaner nelle sue casse, debbano invece muoversi in una perpetua circolazione.
La circolazione per sua natura è tale che, mentre l’industria è per lei rianimata in tutti i modi possibili, i fondi ne ricevono favore, ed incremento. Ella presenta un continuo flusso, e riflusso di vantaggi dal Pubblico ai Privati, e dai Privati al Pubblico. Nell’organizzazione istessa della Banca tutto ciò che potrebbe rallentare, od in qualunque modo disordinare questo giro regolare è preveduto, e proscritto.
I fondi della Banca circoleranno in tanti /GranCard/ che saranno da essa /a vista/, e alla domanda del latore cambiati, dopo cinque anni, /in contante sonante./
Questi strumenti saranno di libero corso, ed è di tutta impossibilità che giungano ad avere l’apparenza funesta della carta monetata. Essi saranno della specie delle monete scritturali bancarie delle Banche commerciali.
Tra gli strumenti ed i /fondi in contante/ è stabilita una proporzione che mette /costantemente/ la Banca in grado di adempiere superstiziosamente non solo con impegni ordinari; ma benanche gli straordinari, ed imprevisti. La base di questo Sistema sarà la /buona fede/ ed un credito a tutte le prove.
I Fondi saranno /inviolabili,/ e l’uso di essi consecrato tutto tutto a bene del Popolo Siciliano. Le sue operazioni saranno in conformità delle migliori leggi organiche, e regolamentarie. Forzata l’Amministrazione a ritener la Banca tra i limiti segnati da queste leggi, essa farà tutto il bene che può attendersi da un Sistema di simil natura, e sarà impossibilitata a produrre un solo di quei mali che nascono dagli abusi.
Tutti i disordini sono prevenuti, e a ciascuno si è assegnato il più efficace rimedio.
L’insieme delle cose non è un Centone sorto o azzardo, o combinato ad arbitrio: è un Sistema che poggia sulle teorie le più solide delle Scienze di Economia, e di finanza; che si lega ad altre operazioni importanti, le quali possono chiamarsi tante nuove sorgenti di ricchezza; che (a dirlo in una parola) da una parte crea, e moltiplica i valori, e dall’altra tende a mettere in movimento quelli, che per la paralisi in cui son caduti, han cessato di esser valori, e pè quali i più ricchi Propretarj della Sicilia son divenuti i veri Tantali della favola.
Ragionamenti i più rigorosi, autorità dè classici i più celebri, esempj trattati dalla Storia finanziera delle più colte nazioni, ed in tutto una Logica la più severa, una critica la più minuta.
A quei che vantano, o che posseggono realmente conoscenze Finanziere, ed Economiche prevengo, che nel mio lavoro, ai vocaboli, /Debito pubblico, Ammortizzazione, Credito, Circolazione, Banca, strumenti di Banca ec.,/ non corrispondono le idee volgarmente ricevute. Queste idee divenute elementi del mio Progetto, e combinate sotto forme nuove, hanno acquistato un valore sorto dai progressi prodigiosi che le Scienze di Economia, e di Finanze han fatto negli ultimi tempi.
Chiunque perciò volesse intempestivamente fondare i suoi giudizj sulle accettazioni generalmente conosciute illuderebbe se stesso, e commetterebbe il fallo di ragionar sull’ignoto. In un tanto affare che riguarda il prestigio del Governo Regionale, al quale son divoto, e la prosperità di un Paese di cui apprezzo troppo perché troppo lo conosco, la scrupolosità è la spinta al segno che le teorie ed i ragionamenti sono stati sanzionati dà calcoli per li quali l’evidenza Economica sj trova confusa coll’evidenza matematica. Questi calcoli sono come le /formole/ di quelle dottrine che costituiscono l’essenza del Progetto, e che ne fanno modello di pratica, e non un sogno Economico, una ingegnosa astrazione.
Non trattasi di gravare la Sicilia di un Debito che dovrebbe Ella scontare con gli interessi, e che la renderebbero più penosa; ma trattasi di fornirla delle Comunicazioni pubbliche; di animare la sua Industria, ed il suo Commercio; di portar un colpo mortale all’/Aggiotaggio/; di creare, e stabilire un Credito pubblico; e di dar vita e moto a quei valori che giacciono improduttivi; di moltiplicare le sue risorse; di procurarle l’ammortizzazione delle somme improntate /senza che in fine si trovi di aver pagato un solo grano del suo./ Questo che sembra il più strano, il più incredibile paradosso, non è in fatti che una palpabile verità fondata sopra le leggi più semplici dell’ordine Economico; e coloro che si daranno la pena di leggere, e di approfondire il mio Progetto me ne daranno ragione.
Dall’anzidetto si deduce che i fondi della Banca vi debbano essere versati nel minor tempo possibile; che l’uso dè medesimi dev’essere simultaneamente consecrato alle Opere Pubbliche, ed alla vivificazione di tutti i rami dell’Industria della Regione;
Così solamente potrà verificarsi che la Sicilia facendo un annuo sacrificio per lo progressivo rimborso dè Capitali improntati, e degli interessi, questo le riesca pressocchè insensibile, e /in fine/ /dalle operazioni den combinate della Banca, la Sicilia ne riceva nello stesso tempo infinitamentepiù di quello che contribuisce./
Limitare il Progetto ad un semplice imprestito, ed all’impiego delle somme imprestate nella Costruzione delle Strade è lo stesso che soggettar la Sicilia ad un peso mal proporzionato alle sue forze inceppate, e rifinite, e procurarle una risorsa limitata, e per sua natura assai lenta.
Una combinazione così comune è stata pur troppe volte inefficacemente praticata, e bisogna ignorar la Storia finanziera dè popoli per non sapere, che talora i sagrificj sono stati certi e penosi, e l’utilità o realmente ideale, o di una lentezza che l’ha resa ideale. Io rimando i miei lettori all’Opera.
Dessa giustificherà tutte queste vedute: Quivi vedranno su i più solidi fondamenti elevato tutto l’Edifizio. La complicazione, il mistero, le difficoltà, tutto è dileguato. I meno istruiti nelle Scienze Economiche potranno giudicarne. L’organizzazione della stessa Banca, che potrebbe comparir complicata e difficile, è di poco momento.
Quando la Regione volesse onorarmi della sua fiducia, io stesso /senza veruna indennità, /ne assumerei l’incarico. Assistendo io, e dirigendo le persone alle quali ne sarebbero affidate le funzioni, in breve tempo queste si troverebbero in caso di agire indipendentemente da me, e di consolidare l’ordine, e la regolarità, che sono inseparabili da ogni utile Sistema.
Così la Pratica, e la Teoria stringendosi a vicenda la mano potrebbero annunziare alla Sicilia, mercè le provvide paterne cure della Regione, il risorgimento dell’Era della sua prosperità.
Che la Sicilia vegga adunque eseguita l’Opera che propongo, che la siegua senza impazienza né suoi risultamenti, e poi mi giudichi.
Brolo 2013
Giuseppe de Pezzin