Renato Accorinti, 59 anni, eco-pacifista e storico attivista No Ponte, sostenuto dal movimento “Cambiamo Messina dal basso”, è il nuovo sindaco di Messina.
Il 52,67 per cento dei messinesi gli ha dato il consenso necessario affinché ciò avvenisse. Ma quella non è una semplice percentuale, bensì un numero che racconta un sogno che si è avverato per tutti coloro che hanno creduto che in una delle città peggio amministrate d’Italia, in fondo a tutte le classifiche per qualità della vita, potesse avvenire l’inimmaginabile.
Dalla sede del comitato elettorale del neo sindaco di via XXIV Maggio, gremita all’inverosimile, si respirava aria di festa sin dai primissimi passi dello spoglio.
A partire dalle 16,00, poi, ogni numero che arrivava dai seggi si trasformava in un forte “olé”, in cui la corrida era l’agone elettorale, con Accorinti sempre più “matador” di un avversario ormai sfiancato, che grazie alla sua forza avrebbe dovuto vincere fin troppo facilmente e che invece annaspava dinnanzi ad un “professore” dall’energia e dalla passione irrefrenabili: Renato Accorinti doveva “limitare i danni” nei villaggi del Sud, mentre doveva vincere, e farlo in modo netto, nelle zone del centro-nord, e così è stato. Missione compiuta.
Nel suo quartier generale, a meno di due ore dall’inizio dello spoglio, l’entusiasmo era alle stelle, perché mancando appena quattro delle 254 sezioni di cui non si conosceva l’esito finale dello scrutinio, il margine era netto.
Varie centinaia di persone festose, dinnanzi alla sede del comitato, riempiono a tappeto la strada che viene così bloccata per ore. Un video, posto all’interno, orientato verso la porta a vetri, dà la possibilità di seguire dal marciapiede l’evolversi dei risultati.
Accorinti giunge nei locali di “Cambiamo Messina dal basso” poco prima delle 17.00, accolto da una standing ovation. “Rinominiamo la via XXIV Maggio in XXIV Giugno”, dice con gli occhi fiammanti di gioia, perché c’è un altro motivo per cui questa data è incisa nella storia: lo stesso giorno di undici anni fa egli si arrampicò in cima al Pilone di Torre Faro per urlare al mondo “No al Ponte”.
Da quel giorno Accorinti ha evitato momenti di scetticismo e scoramento generale per crederci fino in fondo e per vincere, così, a distanza di anni, una grande battaglia: oggi, quell’opera che ha pretestuosamente illuso la città lasciandola nel limbo, con effetti devastanti per la casse dello Stato, non si realizzerà più, e chi l’ha avversata sin dal primissimo momento, viene eletto sindaco. E’ questo il bello della democrazia, che quando viene esercitata onestamente, dal basso, e veicolata da uno come Accorinti, può arrivare anche fin dove non ti aspetti.
A risultato accertato, il neo sindaco, piuttosto che proseguire sui suoi piedi per piazza Municipio, percorre parte di strada sollevato dalle braccia della gente. E’ un trionfo. Un grosso corteo spontaneo si snoda verso piazza Unione Europea, dove inizia la festa. Il canto di “Bella ciao” si alza copioso in aria avvolgendo d’entusiasmo una città che di colpo si riscopre “liberata”, viva, e capace di rimpossessarsi del proprio destino. E non mancano certo gli slogan da stadio: “Chi non salta Genovese è …”, ad esempio.
Davanti a Palazzo Zanca la folla è incontenibile. Gli agenti in borghese, che nel corso di tante manifestazioni, per anni, hanno spesso “fronteggiato” faccia a faccia il primo dei no-pontisti, adesso lo proteggono dandogli le spalle, perché è lui, adesso, il Sindaco di Messina, un rappresentante delle istituzioni da custodire: anche questo è uno degli splendidi “scherzi” della democrazia.
Il Municipio viene letteralmente invaso da centinaia e centinaia di persone che seguono Accorinti al suo primo ingresso nella Casa Comunale per i saluti di rito al Commissario Croce: “Ci siamo ripresi la città” urlano le persone, in preda ad un’euforia che caratterizza un momento mai vissuto da Messina in tutta la sua storia.
Un incontro veloce con la stampa nel Salone delle Bandiere anticipa il fatidico “affaccio” del nuovo sindaco sulla piazza gremita: “Ancora devo metabolizzare l’accaduto” dice Accorinti ai giornalisti. E va subito sulla “storia” che lo lega a quel palazzo: “Qui dentro ho sempre avuto difficoltà, per tanti anni sono stato spesso cacciato come un appestato, ma ho sempre creduto che con la forza delle idee ed il lavoro dentro la nostra anima un giorno le cose potessero cambiare.
La politica autentica, quella pulita, è la cosa più spirituale di cui si possa occupare un essere umano. Per questo – prosegue il neo sindaco – dobbiamo sempre fare una ricerca, dentro di noi, che trasformi in politico un fatto spirituale, altrimenti tutto questo non ha senso, diventa solo un gioco di potere. Fino a qualche mese fa neppure un cittadino su 250.000 ci dava speranze di riuscire in tutto ciò. Che tutto questo, allora – auspica Accorinti – sia da esempio per tutti nel credere nella speranza e nella forza dei nostri valori. Questa è una vittoria dell’utopia”.
Affacciatosi, quindi, dal balcone centrale del Municipio, i momenti di commozione e di giubilo dalla piazza non si contano. “Stasera staremo qui a festeggiare – dice ‘Renato Sindaco’ alla folla, ma domani si inizia a lavorare, perché la strada da percorrere è dura e complicata. Il default non ci fa paura e contiamo di evitarlo, ma è il default culturale che dobbiamo combattere e sconfiggere insieme. La cittadinanza deve essere un tutt’uno con questo palazzo, che così diventa una casa del popolo”.
5 minuti di discorso, spesso interrotto da applausi, sono più che sufficienti da quell’altezza, per chi, come lui, è abituato a stare giù, tra la folla. Non per niente avrebbe desiderato invitare tutti su, ma glielo hanno impedito le circostanze: nei settori destinati ad uffici elettorali cominciavano ad arrivare, in massa, i plichi contenenti le schede votate, provenienti dalle sezioni che avevano sancito la sua elezione.
La serata si preannuncia lunga, e gestire le forze che gioveranno ad Accorinti per i prossimi 5 anni, inizia ad essere importante. L’auto di Teresa Frisone lo porta via quasi con forza. L’appuntamento con la piazza viene aggiornato alle 9.00 della sera.
Accorinti, intorno alle 20.00 va ospite ad RTP, dove, nientemeno, trova la “gradita” sorpresa di un collegamento in diretta, da Roma, con uno dei suoi “amici” di sempre: Pietro Ciucci, che da a.d. della società Stretto di Messina è stato tra i “padri padroni” dell’operazione Ponte sullo Stretto. Non occorrono parole per descrivere tale incontro, perché è la loro storia che parla: i due non sono andati, comunque, oltre una reciproca “promessa di caffè”.
Lasciato lo studio televisivo, il sindaco no-pontista va poi a salutare gli operatori della Gazzetta del Sud: anche questa è una prassi consolidata, ma non era certo mai accaduto che un primo cittadino neo eletto li abbracciasse tutti, uno per uno, con un l’affetto che solo Accorinti sa trasmettere.
La sera, Piazza Unione Europea è gremita come non lo era mai stata. Lì, l’attendono, tra gli altri, Maria Teresa Collica, collega di un altro “miracolo” precedente a Barcellona Pozzo di Gotto, l’europarlamentare Sonia Alfano, che gli è stata particolarmente vicina in questa campagna elettorale e Fabio Repici, avvocato antimafia, grandissimo amico di Renato Accorinti e suo compagno in tante battaglie.
Qualche intervento, saluti, ancora abbracci e spumante. Altamente simbolico ed esilarante è stato il momento in cui Renato Accorinti ha impugnato e soffiato dentro l’ “arma” di questa sua campagna elettorale, ovvero la cerbottana, con la quale ha affondato le “portaerei corazzate” che si è trovato di fronte.
Poi spazio alla musica che si è protratta per buona parte della nottata, fino a poche ore dall’alba più attesa: domani, per Messina, sarà il primo giorno di una nuova era.
Foto e testo di Corrado Speziale