RIFLESSIONI AD ALTA VOCE – Il dovere di assumersi le proprie responsabilità davanti alla storia
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RIFLESSIONI AD ALTA VOCE – Il dovere di assumersi le proprie responsabilità davanti alla storia

La nota di padre Enzo Caruso: LE MONETINE A CRAXI, I GESTI DI PRODI E IL DOVERE DI ASSUMERSI LE PROPRIE RESPONSABILITA’ DAVANTI ALLA STORIA

Il prezzo della politica e il giudizio della storia

Ci sono momenti in cui la politica smette di essere solo un gioco di strategie e decisioni e diventa il bersaglio del malcontento popolare. Momenti in cui la distanza tra chi governa e chi è governato si fa insostenibile, e la rabbia collettiva esplode in gesti simbolici, come le monetine lanciate a Bettino Craxi o le contestazioni a figure di Stato durante eventi tragici. Ma quanto di tutto questo è reazione spontanea e quanto è il riflesso di un malessere più profondo? Il vero nodo della questione non è la singola reazione, ma il rapporto che i leader politici instaurano con il proprio popolo e con la responsabilità del loro operato. Da Craxi a Prodi, da Trump ai protagonisti della scena politica europea, ogni uomo di potere è chiamato, prima o poi, a fare i conti con la storia e con il giudizio di chi ha subito le conseguenze delle sue scelte. Perché la politica non può vivere di sé stessa: deve ritrovare il contatto con la realtà e con le persone a cui, in teoria, dovrebbe servire. Ed alla fine la domanda è: Ora che facciamo? Dove sono i luoghi dove si può partecipare ai vari laboratori di futuro? E questo vale a Roma come a Palermo, ma anche a Brolo e dintorni.

la nota integrale del reverendo brolese
Ricordate quando una folla di arrabbiati gettò addosso a Bettino Craxi monetine?
Perché quel gesto? Era solo la reazione per l’emergere di tangentopoli? Personalmente, credo che fosse qualcosa di più complesso.
Ricordate quando Scalfaro e alcuno altri uomini di stato furono presi a calci a Palermo, durante i funerali dei giudici Falcone e Borsellino?
Ci sono momenti in cui la tensione dovuta alla frizione delle “placche continentali”, creatosi nello strato del subconscio sociale deve liberarsi. E allora si ha un “terremoto”.
Questo avviene soprattutto quando col popolo si tira troppo la corda.
Alla fine il popolo reagisce con i mezzi che ha a disposizione e secondo gli umori del momento. Ciò che va compreso più in profondità è la radice del malessere del popolo, più che la reazione di un momento. Ovviamente non parlo delle reazioni pilotate delle manifestazioni organizzate in piazza ma di quelle spontanee della gente.
Quando un uomo di stato, di destro o di sinistra, che abbia fatto bene o male, gestisce, in un determinato momento storico, una quantità di potere considerevole, tanto da essere in grado di determinare il destino di intere generazioni future, nel momento in cui le cose non vanno come previste, è inevitabile che questa persona finisca per attirare, come una calamita, la somma dei malumori che vengono dalla base. E il prezzo sarà sempre alto perché non è concesso giocare a ribasso con le legittime aspettative di una nazione e scaricarsi di tutte le responsabilità.
Bettino Craxi fu colpevole di tutto quello che gli si accusò?
Sarà la storia a emettere il suo verdetto ma ci vorrà tempo. Molti credono, ed è la versione più verosimile a mio avviso, che fece comodo a molti il fatto che egli diventasse una sorta di capro espiatorio.
Il punto è che un politico della sua statura, che abbia agito bene o male, deve rassegnarsi al destino di dover fare i conti, prima o poi, con gli umori del popolo. Non può essere diversamente.
Romano Prodi. Le sue ultime uscite fanno riflettere.
La tiratina dei capelli alla giornalista e l’insulto al barista che gli porgeva il caffè e gli esternava il suo malessere per la situazione in cui versa l’Italia… Uno uomo di stato che ha svolto un ruolo cruciale per il futuro dell’Europa, e ripeto, al di là di qualsiasi valutazione di merito sulle intenzioni del suo operato, non può permettersi gesti del genere.
Viviamo in un tempo in cui la politica, essendosi creata una profonda frattura con la base, vive di sé stessa e per sé stessa. Si ha la sensazione che sia il popolo a dovere l’inchino alla politica e non la politica a doversi inchinare davanti alla sovranità del popolo.
Il consenso popolare dato nelle cabine elettorali viene sempre più interpretato come un mandato di potere totale “sul” popolo, non a servizio “del” popolo. Questa, almeno, la sensazione diffusa.
Lasciamo perdere il recente inseguimento in pieno stile iene fatto a Prodi da una giornalista che lo bracca, cercando una sua reazione emotiva sulla vicenda della tiratina dei capelli alla sua collega. Questo non è giornalismo, almeno quando il suo obiettivo non è la ricerca della verità ma la messa in ridicolo e l’umiliazione delle persone. Anche di questo tipo di giornalismo ne abbiamo abbastanza.
Tirando le somme, Ne Craxi, né Prodi, ne altri uomini e donne di Stato hanno il diritto di credere di essere esonerati dal giudizio sulle responsabilità storiche delle loro scelte. State pur tranquilli che, nel giusto tempo, anche Trump farà i conti con il suo popolo. I veri eroi nazionali, come Lincoln, non pensarono mai di sé stessi di essere dei Giulio Cesare. Forse ho fatto l’esempio peggiore…
Se la politica vuole ritrovare il rispetto dei cittadini essa deve trattarli con il rispetto loro dovuto. Alla fine, la promessa fu che avremmo lavorato un giorno in meno e guadagnato come se avessimo lavorato un giorno in più. In realtà fu proprio così: ma per la Germania che nei primi vent’anni dell’Euro raddoppiò il suo reddito pro capite da noi ciò che raddoppiava era il costo della vita mentre fummo costretti a comprare, a prezzo favorevole, il debito tedesco.
Questa è l’Europa di chi oggi grida: “riarmo”.
No, scusate, hanno cambiato il termine. Mi pare che dicano “volontari della sicurezza” o qualcosa di simile.
Questa è l’Europa di Ursula von Der Leyen. L’Europa dei mercati e delle finanze.
Non somiglia neanche lontanamente all’Europa dei popoli che sognavamo venticinque anni fa o che sognarono, prima della nostra generazione, i veri padri dell’Europa: Adenauer, De Gasperi, Schuman.
Questo lo capirono già gli europei che bocciarono, nei primi referendum, l’approvazione della costituzione dell’Unione Europea, al punto che alcuni paesi non tentarono neanche di fare un referendum. I burocrati avevamo capito che in quel momento i cittadini avrebbero avuto il potere di affondare un progetto bel quale non si sentivano identificati.
Ma la domanda è:
Ora che facciamo? Dove sono i luoghi dove si può partecipare ai vari laboratori di futuro?
3 Aprile 2025

Autore:

redazione


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