SAGGEZZA TRIBALE: IL SENTIERO SCIAMANICO
Cultura

SAGGEZZA TRIBALE: IL SENTIERO SCIAMANICO

sciamano2Intervista a Michael Harner 


Nato il 27 aprile del 1929, Michael Harner è ampiamente considerato la massima autorità a livello mondiale nel campo dello sciamanismo ed ha avuto un’influenza enorme sia sul mondo accademico che sul pubblico generale.

 Nell’ambito accademico, egli ha svolto delle approfondite ricerche sul campo nell’Alta Amazzonia, nella parte occidentale del Nord America, nell’Artico canadese e tra i Sami (Lapponi). Ha condotto degli studi pionieristici sugli indiani Jìvaro dell’Amazzonia (oggi conosciuti come Shuar) ed ampie indagini sullo sciamanismo in tutto il mondo. Inoltre, ha avuto una parte importante nel rendere consapevoli gli studiosi del ruolo centrale delle sostanze psichedeliche nelle pratiche sciamaniche e in molte culture tribali. La descrizione della sua esperienza di iniziazione con l’ayahuasca nella giungla amazzonica, descritta nel suo libro La via dello sciamano, è diventata un esempio classico del potere di queste sostanze. Essa fornisce uno splendido resoconto della loro importanza in alcune tradizioni sciamaniche, della loro capacità di trasmettere una nuova visione del mondo e determinare una trasformazione personale, come pure della loro capacità di rendere i ricercatori più sensibili e capaci di comprendere più profondamente le culture e le pratiche in cui quelle sostanze sono utilizzate. Dopo questa esperienza, Harner intraprese un lungo e approfondito addestramento sciamanico, prima con dei maestri Shuar e poi con degli sciamani in altre parti del mondo. La combinazione del suo training antropologico e competenza accademica, dei suoi studi sullo sciamanismo in differenti culture e del suo addestramento sciamanico personale ha prodotto un’ampiezza e profondità di competenza ed influenza rare, e forse uniche. Nel 1987 Harner lasciò l’università per dedicarsi a tempo pieno al lavoro in campo sciamanico e creò la Foundation for Shamanic Studies. La fondazione finanzia ricerche e pubblicazioni, offre dei corsi di addestramento nelle tecniche sciamaniche in tutto i mondo, ha membri a livello internazionale e – in un intrigante capovolgimento culturale – ha reintrodotto le pratiche sciamaniche in parti del mondo dove quelle tradizioni erano andate perdute o erano state represse. Le sue numerose pubblicazioni includono i libri: The Way of the Shaman, Hallucinogens and Shamanism, The Jìvaro; egli è inoltre co-autore di un romanzo intitolato Cannibal. Ciò che Yogananda ha fatto per l’Induismo e D.T. Suzuki ha fatto per lo Zen, Michael Harner lo ha realizzato per lo sciamanismo, specificamente portando questa tradizione e la sua ricchezza alla consapevolezza del mondo occidentale.


Come hai saputo inizialmente circa l’uso delle piante psicoattive?

Ero a conoscenza del peyote e avevo letto qualcosa sull’uso dell’ayahuasca, ma non

capivo ancora la loro importanza.

Quando poi vissi tra gli Jìvaro nel 1956-1957, mi trovai all’improvviso in una società di sciamani. Circa uno su quattro dei maschi adulti e un numero molto minore di donne erano sciamani. Nel corso delle mie ricerche sul campo, ho intervistato questi sciamani e tutti dissero che avrei dovuto intraprendere la ricerca della visione presso una cascata sacra e prendere la loro bevanda. Capii che ciò era importate e mi accingevo a farlo, quando sopraggiunse la stagione delle piogge e dalla cascata cominciarono a cader giù tronchi d’albero.

Così era troppo pericoloso, perché, se ci fossimo bagnati nella cascata, avremmo potuto essere colpiti e uccisi dai tronchi.

Alcuni anni dopo feci questa esperienza con loro, ma solo dopo essere stato con i Conibo dell’Amazzonia peruviana nel 1960-1961. Ho preso l’ayahuasca per la prima volta proprio allora, con i Conibo. La mia ricerca sul campo stava volgendo al termine e stavo cercando di ottenere informazioni sul loro sistema spirituale.

I Conibo dissero che c’era solo un modo per conoscerlo: dovevo prender la bevanda. Così la presi. In realtà non avevo molte aspettative. Mi avevano detto che si potevano vedere cose

terrificanti. Dissero che la bevanda era conosciuta anche con il nome di “piccola morte”,

perché poteva indurre un’esperienza simile alla morte e in qualche raro caso le persone erano

effettivamente morte. Ma nei villaggi in cui vivevo, la grande maggioranza degli sciamani la

utilizzava quasi ogni notte, quindi non era una cosa così eccezionale. Il mio libro, La via dello sciamano, include una descrizione dettagliata di quella mia prima esperienza.

Quando sei ritornato da quella esperienza, che cos’era differente per quanto riguarda

il senso di te stesso e di che cosa stavi facendo là?

All’inizio, non era tanto il senso di me stesso ad essere diverso. Ero invece completamente

stupito e affascinato dal fatto che tutta un’altra realtà si era aperta e manifestata con

l’ayahuasca.

Questa realtà non poteva essere semplicemente il frutto della mia fantasia, perché le esperienze che avevo avuto erano le stesse di quelle che avevano i Conibo quando prendevano la bevanda. C’erano corrispondenze fin nei minimi dettagli senza che ne avessimo mai parlato tra di noi prima.

Uno sciamano poi disse che potevo diventare realmente un maestro sciamano, disse che avevo sperimentato e appreso così tanto in quella prima esperienza che era esattamente quello che avrei dovuto fare. Poiché era una rara opportunità, decisi di sfruttarla e fu allora che iniziai il mio addestramento sciamanico. Prendevamo l’ayahuasca ad ogni sessione, i Conibo non praticavano molto lo sciamanismo senza di essa. Nel passato tuttavia essi avevano i muraya – sciamani che lavoravano solo con il tabacco – ed erano molto rispettati. Ma all’epoca dei miei studi in Amazzonia, non si trovavano più dei muraya. Tuttavia, ho utilizzato l’acqua di tabacco con gli Jìvaro, e anche questa era una bevanda degli sciamani. Si immergono le foglie verdi del tabacco nell’acqua fredda e poi si beve l’acqua o la si inala attraverso il naso.


L’acqua di tabacco poteva indurre delle esperienze visionarie?

 Sì, ha la capacità di intensificare le percezioni, almeno con quel tipo particolare di tabacco non trattato. È molto potente. Si prende per nutrire i propri spiriti ausiliari, i quali amano il tabacco. Si utilizza anche per renderli più vigili perché, se uno stregone vuole danneggiarti, essi saranno pronti a reagire e a proteggerti. Diversamente dai Conibo, gli Jìvaro erano molto coinvolti in lotte e guerre. Gli Jìvaro utilizzavano l’ayahuasca per decidere se fare o no una razzia o iniziare una guerra? La utilizzavano, cioè, per prendere delle decisioni che riguardavano la collettività?

Bene, per prima cosa dovremmo abituarci, ed io dovrei dare l’esempio, a chiamarli

Shuar, perché è così che vogliono essere chiamati. No, i Shuar non prendevano l’ayahuasca per prendere delle decisioni collettive. So che ciò è stato riferito per la tribù affine degli Achuar, ma non è esattamente così. Gli Jìvaro veri e propri – cioè, gli Shuar Untsuri (chiamati anche Shuar Muraya o Shuar delle Colline), il gruppo con cui ho lavorato io – erano profondamente convinti che di norma solo un persona alla volta dovesse prendere l’ayahuasca, altrimenti il contatto con gli spiriti si sarebbe attenuato o alterato. A volte, tuttavia, due sciamani potevano prenderla assieme, per esempio per fare del lavoro di guarigione.

Gli Achuar sono una tribù differente?

Sì, sono una tribù strettamente imparentata con gli Jìvaro, con un dialetto mutuamente

intelligibile, ma alcuni aspetti importanti della loro cultura sono differenti. Per esempio,

diversamente dai Shuar, essi non tagliavano le teste dei nemici uccisi e non le rimpicciolivano

per farne dei trofei. In ogni caso, per ritornare alla domanda precedente, il natemä, che è il

nome shuar per l’ayahuasca, poteva essere preso da uno sciamano a scopo divinatorio prima

di una incursione. Comunque, si prendeva soprattutto per scoprire se il momento era propizio

per fare l’incursione e se gli auspici erano favorevoli oppure no.

La bevanda veniva presa anche per scoprire se qualcuno, attraverso la stregoneria, era responsabile di una malattia o di una morte. In questo ultimo caso, se la divinazione confermava tale sospetto, si poteva arrivare a un’incursione per assassinarlo.

Che cosa ci puoi dire riguardo alla stregoneria?

 Sembra che presso alcune tribù la stregoneria sia associata con l’uso dell’ayahuasca.

Sì, è vero. Attraverso decenni di lavoro in campo sciamanico sono giunto a delle

conclusioni che mi hanno aiutato a capire la cultura dei Shuar, incluso il loro interesse per la

stregoneria o magia nera. Normalmente la “stregoneria” implica delle azioni ostili o amorali

ed è quindi in netto contrasto con la guarigione.

Per prima cosa, però, permettimi di spiegare brevemente ciò che gli sciamani di tutto il

mondo hanno scoperto riguardo alla cosmologia della realtà non ordinaria. Secondo tutte le

tradizioni sciamaniche, ci sono tre mondi: il Mondo di Sopra, il Mondo di Mezzo e il Mondo

di Sotto. Il Mondo di Sopra e il Mondo di Sotto, che si trovano sopra e sotto di noi, sono

completamente nella realtà non ordinaria e oltre il dolore e la sofferenza. All’opposto, il

Mondo di Mezzo, quello in cui viviamo, ha sia degli aspetti ordinari o materiali, che degli

aspetti non ordinari o spirituali. È anche il Mondo in cui si incontrano il dolore e la sofferenza

e questi esistono in entrambe le dimensioni, ordinaria e non ordinaria, del Mondo di Mezzo.

Gli stregoni si specializzano nel fare il loro lavoro nel Mondo di Mezzo. I Shuar sono molto

coinvolti con gli spiriti del Mondo di Mezzo. Ci sono spiriti del Mondo di Mezzo di tutti i tipi,

esattamente come ci sono esseri umani e specie di tutti i tipi nella realtà ordinaria del Mondo

di Mezzo. Gli spiriti del Mondo di Mezzo non hanno superato e trasceso le forme della

coscienza proprie a questo mondo. Così gli sciamani Shuar hanno a loro disposizione degli

spiriti che presentano una varietà di personalità e di comportamenti, e che non si sono elevati

al di sopra della vita ordinaria e delle preoccupazioni quotidiane. Possono essere gli spiriti di

qualsiasi essere vivente: animali, insetti e umani.

Lavorare con gli spiriti del Mondo di Mezzo è allo stesso tempo difficile e pericoloso,

e questo è il mondo in cui sono coinvolti gli sciamani Shuar. Essi non lavorano nel Mondo di

Sopra, diversamente da tanti altri popoli sciamanici. Inoltre, non scendono molto profondamente nel Mondo di Sotto – cioè, vanno solo nei laghi e nei fiumi.

Una cultura che è troppo legata agli spiriti del Mondo di Mezzo è una cultura che avrà la stregoneria.

La magia nera (sorcery) è tipicamente un’azione ostile. Nella mia etnografia degli

Jìvaro l’ho chiamata stregoneria (bewitching). Ci sono dei nomi nella cultura dei Shuar per

definire chi la pratica ed uno è wawek. Un wawek è uno sciamano che è diventato malvagio.

Sono considerati sciamani malvagi perfino se sono membri della propria famiglia e se stanno

indirizzando i loro sforzi per affrontare i nemici comuni, che essi hanno in gran numero.

Posso contrapporre ciò alla cultura dei Conibo. Anch’essi hanno lo sciamanismo, ma

non hanno questo tipo di comportamento aggressivo. Le loro pratiche inoltre includono molti

viaggi sciamanici nel Mondo di Sopra e di Sotto. Prendo molto seriamente il fatto della realtà degli spiriti. In effetti, la loro realtà fornisce una spiegazione semplice, “parsimoniosa” nel linguaggio delle scienze, per dei fenomeni altrimenti inesplicabili. Sfortunatamente questa spiegazione fu rifiutata dalla scienza occidentale durante la cosiddetta Età dell’Illuminismo. Credo che alla fine lo sciamanismo porterà a riconsiderare la credenza che gli spiriti non esistono, una credenza che considero il tallone di Achille e l’anello mancante della scienza. Così io lavoro molto, e con molto successo, con gli spiriti.

Come definisci uno spirito?

 Uno spirito può essere considerato un’essenza animata che ha intelligenza e gradi diversi di potere. Può essere visto più facilmente nell’oscurità completa e meno frequentemente in una luce forte, e in uno stato alterato di coscienza piuttosto che in uno stato ordinario. In effetti ci sono dei dubbi se si possa affatto vedere in uno stato ordinario di coscienza.

Hai preso l’ayahuasca sia con i Conibo che con i Shuar. Sembrano dei contesti socioculturali abbastanza differenti: tipi diversi di strutture mentali e forse ambienti fisici diversi. Furono anche le tue esperienze soggettive differenti?

Sì, lo sono state.

Ho percepito la presenza degli spiriti del luogo e le attività che venivano svolte nell’area. Ciò che incontravo non era solo la conoscenza cosmica, ma anche la conoscenza di specifici spiriti del luogo, spiriti riconosciuti dalla gente locale, come pure questioni specifiche che riguardavano i malati. Così gli spiriti del luogo entrano direttamente in quelle esperienze.


Potresti dire di più a proposito della “conoscenza cosmica”?

 Le mie concezioni del cosmo non derivano esclusivamente dalle mie esperienze con

l’ayahuasca, anche se furono queste a introdurmi ad una nuova e più ampia visione della

realtà. Le esperienze che ho fatto successivamente con gli stati alterati di coscienza e con gli

stati sciamanici di coscienza, indipendenti dall’ayahuasca, hanno pure avuto effetti importanti.

Dopo aver fatto la mia prima esperienza con l’ayahuasca con i Conibo nel 1961, ho

cominciato a studiare e analizzare la letteratura antropologica con grande entusiasmo e con

grandi aspettative. Come R. Gordon Wasson e altri a quel tempo, ero convinto che tutte le

religioni avessero avuto origine dalle esperienze indotte dalle piante allucinogene. Siamo

passati tutti per questa fase.

Alcuni di noi sono ancora in questa fase.

Sì. Ma quando sperimenti dei metodi e delle vie di accesso diverse dalle piante, allora

scopri che si tratta di una cosa ben più grande delle piante: scopri che esiste tutta un’altra

realtà e che ci sono differenti entrate per accedervi.

Questa è la cosa veramente entusiasmante,

perché non puoi più dare una spiegazione riduttiva dicendo che “è solo un effetto delle

piante”. Questo è quello che mi entusiasma. Vedo degli schemi generali, degli schemi cosmologici, indipendentemente dal fatto che si utilizzi l’ayahuasca o uno stimolo sonoro come il tamburo. Così prendo molto seriamente l’idea che esista un’altra realtà. Prendo molto seriamente l’idea che la morte non è morte e che la vita non è vita. [Ride]. Ma sono concetti utili. 


Diresti che il tuo modo di pensare circa il mondo si modificò e si sviluppò dopo le tue

ricerche sul campo tra i Conibo e gli Jìvaro?

 Sì. Nel 1972 pubblicai la mia etnografia, The Jìvaro, e poi il mio libro, Hallucinogens and Shamanism, basato su di un simposio organizzato da me e da Claudio Naranjo al convegno del 1965 dell’American Anthropological Association.

I primi anni Sessanta furono un periodo critico per il nostro entusiasmo circa questo campo di indagine – chiedendoci dove stavamo andando e che cosa stavamo scoprendo. Per quanto riguarda l’evoluzione delle mie idee, all’inizio pensavo che si trattasse solo delle piante. In quegli anni mi interessai perfino a questa cosa di Haiti e pensai che ci fosse un’infusione di erbe usata per creare gli zombi. Come antropologo ero interessato al ruolo di queste piante nella vita umana e nella conoscenza tradizionale. Nonostante avessi provato alcune delle nuove sostanze chimiche che stavano diventando disponibili a quel tempo, in genere non era quello che mi interessava.

Ero, e ancora sono, un antropologo. Voglio capire come le cose sono giunte a essere quelle che sono e che cosa i popoli nativi conoscono realmente. Non ho mai considerato i popoli nativi come dei laboratori per i nostri esperimenti nelle teorie sociali e psicologiche. Io li considero dei maestri. Il problema è che la maggior parte degli occidentali non è pronta per i loro insegnamenti. Non ho nulla contro le misture di Shasha Shulgin e così via, semplicemente

non mi interessano. Ho un interesse molto maggiore per le cose sperimentate e convalidate nel

tempo e per le loro conseguenze storiche per l’umanità. Alla fine, sono giunto a molti punti morti. Per esempio, ero sicuro che il pituri, Duboisia hopwoodii, usato dagli Aborigeni australiani, avrebbe mostrato di avere effetti simili alla Datura, ma non trovai elementi per dimostrarlo. Il caso degli sciamani Inuit sembrava un altro punto morto perché nulla dimostrava che utilizzassero le piante psicotrope, eppure avevano delle esperienze spirituali molto forti. Per molto tempo l’evidenza era di fronte ai miei occhi, ma non potevo vederla: il fatto che forse nel 90% delle culture sciamaniche si utilizzasse il suono monotono delle percussione per entrare in uno stato alterato di coscienza, piuttosto che le sostanze psichedeliche. Infine, decisi di provare con il tamburo. Avevo l’idea preconcetta che esso non sarebbe stato in grado di fare nulla, ma ecco, dopo vari esperimenti, funzionò. Successivamente trascorsi del tempo con gli Indiani della Costa di Nord Ovest, i quali utilizzavano in modo molto efficace il tamburo per entrare nello stato sciamanico di coscienza. Ora ho una grande considerazione per il suono monotono delle percussioni – particolarmente alla frequenza di 4- 7 hertz (cicli per secondo), corrispondente alla gamma di frequenza delle onde theta del EEG – per la sua capacità di produrre esperienze simili e permettere alle persone addestrate di raggiungere gli stessi stati alterati di coscienza. Naturalmente c’è sempre una differenza tra l’uso di una droga specifica e qualche altra tecnica. Ma quelle differenze non rappresentano dei cambiamenti nella cosmologia di base o dei cambiamenti nelle conclusioni fondamentali che uno raggiunge.

Così la mia pratica sciamanica si basa sulla stimolazione sonora fornita dal suono monotono del tamburo e di altri strumenti a percussione. Ciò ha reso facile per me insegnare lo sciamanismo nel corso degli anni, perché si tratta di un metodo legale, sicuro, efficace e antico. Insegna alle persone che c’è più di una porta per accedere alla realtà non ordinaria, come del resto hanno sempre saputo gli sciamani di varie parti del mondo. Naturalmente anche la meditazione silenziosa può portarci in luoghi simili. Non si deve utilizzare per forza il suono monotono del tamburo, però quest’ultimo rende tutto più facile.


Diresti che questo tipo di suono permette di accedere a realtà simili a quelle prodotte

dalle piante e dalle droghe allucinogene?

Sì, ne sono convinto. Però questo sentiero è generalmente più sottile e richiede più

tempo. D’altra parte, la possibilità di accedere a quella realtà è sempre aperta e ciò rende

possibile il lavoro di guarigione sciamanica.

In un articolo che hai scritto sull’uso delle piante del genere Datura nella stregoneria

europea, hai suggerito che i loro effetti sono abbastanza diversi da quelli prodotti, per

esempio, dall’ayahuasca e dalle triptamine, o dal peyote e dalle fenetilamine.

È virtualmente impossibile funzionare prendendo delle forti dosi di questi alcaloidi del

tropane. Tra i Shuar avevo utilizzato le piante solanacee del tipo Brugmansia-Datura. Negli

Stati Uniti, nei primi anni Sessanta, avevo perfino provato l’unguento che le “streghe”

europee utilizzavano per “volare”. Le mie conclusioni, e le ipotesi che ho presentato in

quell’articolo, erano che non era possibile praticare lo sciamanismo utilizzando queste droghe

potentissime, che generalmente rendono la persona incosciente anche per 36 ore.

Secondo la mia opinione, lo sciamanismo europeo fu costretto ad abbandonare il

tamburo perché il suo rumore esponeva le persone alla persecuzione della Chiesa. Un’eccezione fu quella del lontano Nord, l’Artico, dove i Sami, o Lapponi, continuarono ad usarlo fino all’arrivo dei missionari. Nelle aree più meridionali dell’Europa dove il tamburo fu

abbandonato, si passò specialmente a delle misture contenenti delle solanacee della famiglia

della Belladonna. Ma se prese in dosi sufficienti, queste ti rendono incapace di agire e non

potresti fare alcun lavoro di guarigione o divinazione, in quanto avresti pochissimo controllo

sulle tue esperienze nella realtà non ordinaria.

In questo senso, non sarebbe realmente utile per lo sciamanismo.

Per questo motivo, io credo, distinguevano il sabba dall’esba, come ho indicato nel

mio libro, Hallucinogens and Shamanism. Probabilmente il sabba era il viaggio delle

“streghe” nella realtà non ordinaria sotto l’effetto delle piante allucinogene, mentre l’esba era

la riunione formale di questi sciamani nella realtà ordinaria. È solo una teoria, ma spiegherebbe

questa dicotomia peculiare della stregoneria europea, che era realmente una forma di

sciamanismo. Questa dicotomia non era presente tra i Sami dell’Europa più settentrionale

all’inizio del ventesimo secolo, perché essi stavano ancora usando il tamburo.


Stai dicendo che anche gli abitanti dell’Europa centrale utilizzavano il tamburo, ma

furono costretti ad abbandonarlo?

Non ho dati certi per provare questa teoria, ma non posso pensare che non avessero il tamburo. Il tamburo era ancora usato nello sciamanismo fino all’inizio del ventesimo secolo nella parte più settentrionale della Scandinavia, l’area dove la persecuzione religiosa in Europa avvenne più tardi. Teresa di Avilar poteva usare il tamburo nel suo lavoro spirituale in Spagna, ma era una suora “al servizio di Cristo”.

Ci sono anche dei documenti di arte mediterranea che mostrano il tamburo.

 Sì. Secondo me, non potevano usare il tamburo se non volevano essere scoperti

dall’Inquisizione, perciò dovevano usare dei metodi silenziosi. Gli unguenti di erbe erano

segreti e si potevano scoprire meno facilmente. Ho trovato la stessa cosa nei villaggi degli

Inuit. Non suonano il tamburo entro il raggio di ascolto di altre persone, perché verrebbero

identificati e denunciati alle autorità cristiane. Così l’uso del tamburo è realmente passibile di

punizione in una situazione di persecuzione.


Hai trovato qualche testimonianza circa l’uso di piante alternative in Europa? Come

piante contenenti la triptamina o funghi contenenti la psilocybe?

Ho fatto delle ricerche su questo argomento, naturalmente. Non sono a conoscenza di

testimonianze certe, ma si presume che gli antichi guerrieri scandinavi utilizzassero l’Amanita

muscaria per entrare in uno stato di violenta esaltazione. Ci sono delle testimonianze indirette,

suggerite da R. Gordon Wasson, che sembrano avvalorare ciò.


Hai provato i funghi Amanita?

No, non ho fatto questa esperienza. Tra i Samoiedi – uno dei gruppi siberiani più

occidentali, non molto lontani dai Sami della Scandinavia – talvolta sia gli sciamani che i non

sciamani mangiavano o bruciavano i funghi dissecati dell’Amanita per modificare la

coscienza e fare del lavoro spirituale. Non ho ancora pubblicato questo materiale, ma per

quanto ne so, questa è la testimonianza più importante circa l’uso dei funghi psicotropi tra i

gruppi nativi più occidentali dell’Eurasia. Secondo me, è probabile che nei tempi antichi

questa conoscenza fosse nota un po’ più a sud e ad ovest nella Scandinavia. Probabilmente i

guerrieri scandinavi erano posseduti dal potere del fungo, come possono esserne possedute

ancora oggi le persone siberiane non sciamane che desiderano ottenere una forza fisica e una

resistenza straordinarie.


Alla fine ti sei “diplomato” come sciamano, per usare un termine occidentale? Ti

hanno detto i tuoi maestri che eri pronto per iniziare una pratica sciamanica?

Non ti diplomi mai come sciamano. Può andare avanti all’infinito. I maestri non ti

dicono quasi mai che sei pronto. Proprio come la psicoanalisi. I maestri ordinari non sanno mai se sei pronto. Ci sono due tipi di maestri. Uno è un maestro ordinario, credo quello a cui ti riferivi – qualcuno come me o come i maestri sciamani con i cui ho lavorato presso i popoli indigeni. Poi ci sono i maestri spirituali, i quali sono i veri maestri. I maestri spirituali possono dirti, ed effettivamente ti dicono, che cosa puoi fare, mentre invece i maestri umani ordinari sono semplicemente dei facilitatori. Le autorità fondamentali sono gli spiriti con cui lavori, ed essi ti dicono che cosa puoi e che cosa non puoi fare. Anche per questo motivo ritengo che generalmente sia un errore qualificarsi come uno sciamano, perché il potere può essere tolto in ogni momento. Chiunque affermi di essere uno sciamano comincia a focalizzarsi sul proprio ego. Egli o lei, comunque, non è quasi nulla, perché uno è uno sciamano solamente quando gli spiriti vogliono che quella persona lo sia.


Hai ricevuto delle visioni o intuizioni dagli spiriti delle piante, con cui hai lavorato,

circa la cultura da cui provieni? La nostra è una cultura così dominatrice. Gli spiriti hanno qualcosa da dire in proposito?

La nostra cultura è considerata una cultura deformata e lontana dal contatto con queste

verità. Credo che gli spiriti compassionevoli abbiano la missione di cercare di comunicarci la

loro esistenza, così da poter continuare il loro lavoro per ridurre la sofferenza e il dolore nella

nostra realtà. Ma non sono onnipotenti. Non possono farlo senza l’aiuto di intermediari e gli

sciamani sono, in modo particolare, dei potenti intermediari. Così, proprio perché gli spiriti

hanno bisogno di aiuto in questo, ti insegneranno delle cose sorprendenti per incoraggiarti ad

aiutarli. Ma loro sono in una realtà e noi siamo in un’altra.

L’unico modo in cui possono penetrare in questa realtà, tranne che in circostanze molto rare, è con l’aiuto dal nostro lato. Noi abbiamo il nostro potere; essi hanno il loro potere. Quando stringiamo un’alleanza con loro, allora possono avvenire le guarigioni miracolose e i miracoli della conoscenza.

Così la spinta principale che mi motivava a utilizzare le piante in Amazzonia continua

nel mio lavoro presente basato sulla stimolazione sonora. Era il fatto che gli spiriti cercavano

di rendermi più consapevole della loro esistenza e di coinvolgermi, così da poter insegnare e

coinvolgere altri. Ma non mi hanno mai detto esplicitamente perché era così. Implicitamente,

tuttavia, era per ridurre l’ignoranza spirituale e la sofferenza nella realtà ordinaria.


Puoi incontrare gli stessi spiriti, sia che tu acceda a quella realtà tramite le piante che attraverso il tambureggiamento?

 Puoi incontrare alcuni degli stessi spiriti, ma non tutti, perché gli spiriti di piante

specifiche possono rivelarsi e collegarsi con te in gradi diversi. Molto dipende da quanto gli

spiriti ti ritengano pronto per ricevere certi insegnamenti e da che cosa considerino necessario

per te in un momento particolare. Lavoro ancora con alcuni degli spiriti alleati che avevo in

Amazzonia, ma ora ce ne sono altri. Alcuni sono meno importanti di quanto lo fossero in

passato, altri sono più forti ora.


Oltre agli spiriti compassionevoli, ci sono anche spiriti malevoli?


Sì. Qui, nel Mondo di Mezzo, gli spiriti presentano l’intera gamma di personalità che

incontriamo nella realtà ordinaria. Che cosa sia “malevole” è una domanda interessante. Altre

specie possono considerare gli uomini come malevoli, come quando le uccidiamo o le

rendiamo schiave. Ma noi non ci consideriamo cattivi e non vediamo la specie umana come

malvagia. Perciò molti dei cosiddetti “spiriti maligni” spesso stanno semplicemente cercando

di vivere la loro vita ed esistere a modo loro, proprio come facciamo noi. Più spesso, invece,

non sanno nemmeno di essere morti. Stanno semplicemente facendo le stesse vecchie cose,

ma le stanno facendo nella dimensione non ordinaria del Mondo di Mezzo. Ciò può includere

semplici cose come spiriti di insetti che intrudono nelle persone.


A quali conclusioni sei giunto riguardo ai diversi tipi di spiriti? Hai menzionato il

Mondo di Mezzo, contrapponendolo al Mondo di Sopra e di Sotto. Ci sono spiriti degli animali, spiriti delle piante, spiriti degli antenati e altri esseri umani che sono deceduti. Ce ne sono altri che non sono né umani né animali? Ci sono spiriti extraterrestri?

Comincerò con gli antenati, perché sono molto importanti. Gli spiriti compassionevoli

– di qualsiasi specie stiamo parlando – si trovano specialmente nel Mondo di Sopra e di Sotto,

e questi spiriti provano compassione per gli esseri che soffrono in generale. Gli antenati

invece tendono a focalizzarsi sulla compassione per i loro discendenti.

Per questo motivo molti sciamani si rivolgono a questi spiriti per ottenere aiuto.


Non diresti che gli extraterrestri sono spiriti del Mondo di Sopra?

No. Dal nostro punto di vista, tutte le galassie dell’universo astronomico sono parte

del Mondo di Mezzo. Gli extraterrestri, per quanti sforzi abbiamo fatto per cercarli, sembrano

essere come una ricerca priva di reali motivazioni. Se ci sono degli extraterrestri, e presumo

che ci siano, va benissimo. Sono semplicemente della gente che vive la propria vita da

qualche parte su un’altra roccia. [Ride].

Il Mondo di Sopra si estende oltre il mondo materiale. Considera gli sciamani di Tuva

nell’Asia centrale. Quando viaggiano oltre le stelle, essi vanno nei nove cieli e poi c’è il cielo

bianco al di sopra. Il Mondo di Sopra si trova oltre la realtà ordinaria, oltre l’universo degli

astronomi. E per ogni sciamano il centro dell’universo è esattamente là dove egli si trova nella

realtà ordinaria. Tu sei il centro dell’universo.


Si possono incontrare altri tipi di spiriti che non sono né animali, né piante, né esseri

umani? O spiriti di un luogo particolare?

Sì. Puoi incontrare gli spiriti degli elementi, per esempio. Sono molto potenti, ma non

hanno compassione. Si possono trovare anche gli spiriti dei luoghi, ma generalmente è una

costellazioni di spiriti di quel luogo, inclusi gli spiriti degli antenati locali.

Stai dicendo che i tre mondi si trovano dentro di noi? Che sono degli schemi interiori?

No, non sto dicendo questo. Lo sciamano è una persona pragmatica ed empirica. I

mondi si trovano là dove lo sciamano li vede. L’idea che tutto questo succeda dentro di noi è,

invece, una teoria.

Come confronteresti la cosmologia sciamanica con quella della Filosofia Perenne?

Ciò che gli sciamani hanno scoperto concorda con gran parte della Filosofia Perenne.

Purtroppo ritengo che, tra alcuni studiosi e scrittori, ci sia la tendenza a considerare lo

sciamanismo come primitivo. Ma ipotizzare che esista una gerarchia evolutiva secondo la

quale le società basate sulle caste del subcontinente Indiano ospitano le forme più elevate ed

evolute di spiritualità, è un’idea alquanto ingenua. Una volta che gli spiriti hanno messo le

mani su di te, non importa più quale fosse la tua intenzione originaria – che tu volessi seguire

il sentiero buddista, il cristianesimo o altro. Quando dai agli spiriti l’opportunità di

trasmetterti degli insegnamenti, essi ti daranno quello di cui hai bisogno, non quello che avevi

programmato secondo i valori della tua cultura.


Ritieni che gli spiriti siano sempre attorno a ciascuno di noi?

Sì, gli spiriti del Mondo di Mezzo lo sono, ma generalmente non quelli del Mondo di

Sopra e di Sotto. E questo è parte del problema. Nel mondo ci sono molte malattie che hanno

una causa spirituale, perché le persone non sono consapevoli di ciò che le circonda. Prendi la

”possessione” per esempio. Secondo la mia opinione, è giusto fare della psicoterapia e

somministrare dei farmaci alle persone considerate psicotiche o schizofreniche. Va benissimo.

Ma il trattamento di tipo occidentale generalmente ignora la possibilità che nella malattia

siano coinvolte delle forze spirituali. Nel mondo contemporaneo abbiamo rifiutato il modello

della malattia causata dalla possessione e l’abbiamo sostituito con qualcosa che è più

accettabile alla scienza dell’Età dell’Illuminismo. Siamo impantanati nella scienza del

diciottesimo secolo.


Hai visto dei casi di psicosi curati dagli sciamani?

Credo di sì. Tuttavia è molto difficile isolare i diversi fattori terapeutici nei singoli

casi, ed io non sono qualificato per valutare clinicamente che cosa costituisca un caso di

comportamento psicotico. La nostra Fondazione per gli Studi Sciamanici è una specie di

università dello sciamanismo. Noi addestriamo delle persone che sono già psicoterapeuti,

medici e psichiatri, ed essi possono cercare di integrare nella loro pratica ciò che hanno

imparato e fare degli esperimenti con dei casi di psicosi accertati clinicamente. Sicuramente

ho visto delle persone che manifestavano dei comportamenti estremi, inclusi degli alcolisti e

dei drogati, i quali cambiarono radicalmente dopo il lavoro di depossessione.

La chiesa Spiritista del Brasile, che ha almeno 13 milioni di membri, incorpora degli

elementi africani, indigeni sudamericani ed anche europei nel suo lavoro di depossessione.

Alcuni anni fa, il presidente della chiesa Spiritista mi raccontò che il governo brasiliano

acconsentì ad affidare loro un istituto mentale per un anno come un esperimento. Secondo

quanto mi disse, alla fine dell’anno non c’erano più pazienti nell’istituto. Ora, questo

resoconto è probabilmente esagerato. Però ci ricorda che uno dei nostri scopi è riportare il

lavoro di depossessione nel modo di vita occidentale come una pratica valida, che può essere

utilizzata congiuntamente ad altre pratiche terapeutiche. Perché funzioni, tuttavia, non puoi

utilizzarla con persone che stanno prendendo psicofarmaci. Esse devono essere presenti

consapevolmente perché questo lavoro abbia successo. Nel frattempo, una delle tragedie della

nostra cultura è che le istituzioni mediche rifiutano la possibilità che, nei casi di malattia

mentale, possano operare anche dei fattori spirituali.


Il lavoro è fatto realmente dagli spiriti?

Non soltanto. Lo sciamano deve lavorare con gli spiriti. Bisogna che entrambe le forze

siano operanti. La depossessione è uno degli approcci terapeutici più entusiasmanti di cui

sono a conoscenza. Noi lo insegniamo solo ai nostri studenti più avanzati, dopo che hanno

fatto almeno tre anni di lavoro, e generalmente molti di più. Allora ricevono un addestramento

nel lavoro di depossessione.

Una cosa interessante riguardo la malattia dovuta alla possessione è che essa è relativamente

sconosciuta nelle culture native del Nuovo Mondo. Ce n’è un po’ sulla Costa di Nord

Ovest e ci sono degli indizi tra gli Inuit. Sembra che sia una malattia associata molto di più

con il Vecchio Mondo. C’è un mistero qui – perché sia un problema del Vecchio Mondo, poi

importato nel Nuovo Mondo.

Forse ha a che fare con l’influenza della Chiesa, che ha negato l’esistenza degli spiriti

riconosciuti nelle tradizioni europee. Se si nega l’esistenza degli spiriti, si è più vulnerabili

alla possessione inconsapevole. Se invece si lavora direttamente con gli spiriti, è più facile

proteggersi. Generalmente uno diventa vittima di una possessione e si ammala quando c’è stata una perdita significativa dell’anima a causa di un trauma, come pure una perdita del proprio potere spirituale. Se non ci sono degli sciamani nelle vicinanze, si può fare ben poco, ma se ci sono, essi possono porre rimedio alla perdita dell’anima. Perciò, penso che tu abbia ragione.

Quando le persone sono vuote spiritualmente, allora c’è posto per la possessione involontaria.

A livello personale, in che modo il lavoro con le piante e con il tambureggiamento

sciamanico ha cambiato la tua visione della vita, della morte e della spiritualità?

Radicalmente. Non considero più la realtà ordinaria come l’unica realtà. C’è tutta

un’altra realtà ed è quella più grande. Questa realtà è solo un’esperienza transitoria: sei qui

per un certo numero di anni, ma l’altra realtà è infinita. Se si ritorni indietro o no, è un’altra

questione. Personalmente non sono interessato a reincarnarmi perché, una volta che sei stato

“là fuori”, è un’estasi e un’unione ineffabile. Penso che il mondo materiale è fondamentalmente

soltanto una sosta momentanea. Ma dovremmo fare il massimo per aiutare qui perché,

diversamente dal Mondo di Sopra e di Sotto, questa è la realtà della sofferenza e del dolore.

Questa è una realtà darwiniana.

Di fatto, credo che la nostra definizione della vita sia una visione molto biocentrica.

Noi siamo entità biologiche, così definiamo la vita nei nostri termini. Ma per me l’intero

universo è vivo, e non deve essere solo in forma biologica. Per la loro stessa natura, le forme

biologiche sono sottoposte al processo di selezione naturale ed evolvono. La selezione

naturale implica la competizione e per sopravvivere la competizione richiede che si abbia

paura. Naturalmente, sei anche ricompensato con il piacere dell’atto sessuale allo scopo di

creare la generazione successiva. Stiamo parlando del DNA che vuole persistere. Così il

Mondo di Mezzo in cui viviamo è un mondo dove si deve sperimentare la paura per

sopravvivere.

Quando qualcuno fa un viaggio sciamanico grandioso, egli è spesso riluttante a

ritornare da quell’esperienza estatica, molto lontana dalla paura e dal dolore del Mondo di

Mezzo. Così noi abbiamo delle tecniche ben definite per assicurarci che uno ritorni. È

risaputo che certi sciamani possono andarsene per sempre quando vogliono, ma il trucco è

ritornare qui e fare il lavoro di guarigione. Non ci viene data la conoscenza estatica solo per

rimanere ad aspettare la nostra morte. Ci viene data questa conoscenza, e il potere spirituale

che l’accompagna, per poter aiutare a ridurre la sofferenza, il dolore e l’ignoranza spirituale

qui nel Mondo di Mezzo.

La morte non è poi niente di che. Vorrei vivere il più a lungo possibile per vedere

l’esito di questa vita e per rimanere con la mia amata sposa, Sandra. Ma certamente non temo

la morte come la temevo nel passato.

Sono ancora molto un essere umano imperfetto e non ho mai avuto l’intenzione o la

capacità di essere perfetto. Non è uno scopo dello sciamanismo di insegnare alle persone a

condurre delle vite modello ed essere dei guru. Gli sciamani hanno il dovere di ridurre la

sofferenza e il dolore attraverso il duro lavoro di guarire gli altri. Questo è il loro compito.

Inoltre essi aiutano i morenti e i morti, perché gli sciamani guariscono anche le anime dei

morti che sono rimaste bloccate nel Mondo di Mezzo, se esse vogliono aiuto.

Lo sciamanismo può gratificarci molto a livello emotivo, sia per quanto riguarda

l’acquisizione della conoscenza sciamanica che la possibilità di aiutare gli altri. I miei studenti

dicono spesso quale privilegio sia fare questo lavoro. E che cos’è questo lavoro? È quello di

aiutare gli altri, ma i praticanti sciamanici finiscono per sentirsi meglio verso se stessi! Ciò

che appare come un sacrificio al mondo esterno è in realtà il punto più elevato della vita della

persona. Ha l’effetto di cambiare la tua prospettiva. E naturalmente uno impara a prendere

meno seriamente le cose che dovrebbero essere prese meno seriamente.

Allo stesso tempo, lo sciamano è immerso nella vita quotidiana, ha una moglie o un

marito e dei figli, è un cacciatore, un coltivatore, un banchiere, un esperto di informatica o

altro. Una parte della routine quotidiana si svolge nella realtà ordinaria e va bene così. È

molto meglio essere radicati in questa realtà, così si può avere una specie di piccola vacanza.

Poi quando si è chiamati a fare del serio lavoro spirituale, ci si ricarica e si ritorna alla vita

quotidiana in piene forze.

L’idea nello sciamanismo non è di cercare di essere un modello esemplare per tutti in

ogni momento, né di essere costantemente in uno stato mistico. Tutto ciò va bene, ma si tratta

di una tradizione diversa. Così, spesso si possono incontrare degli sciamani che si divertono a

scherzare e comportarsi in un modo un po’ pesante quando non stanno lavorando, allo stesso

modo in cui potresti trovare dei medici e infermieri del pronto soccorso che mostrano un

“inappropriato” senso dell’humor su certe cose. I non sciamani spesso non possono capire

questi comportamenti. Ma poi quando si ritorna al lavoro, boom! Sei di nuovo in trincea.


Gli stati alterati di coscienza trasmettono implicitamente qualcosa riguardo all’etica? Insegnano alle persone a condurre una vita più etica?

Sperimentare uno stato alterato nel Mondo di Mezzo non lo farebbe necessariamente.

Tuttavia, fuori dal Mondo di Mezzo, lo stato sciamanico di coscienza ti mette in contatto con

gli insegnamenti degli spiriti compassionevoli. Essi si preoccupano di ridurre il dolore e la

sofferenza e certamente rendono più difficile per te agire in modo non etico. Non che tu non

possa comportarti in maniera non etica, ma sarà molto più difficile farlo.

In modo simile, le persone che vengono a studiare con noi all’inizio potrebbero non

avere alcun interesse per l’ecologia. Ma dopo pochi viaggi cominciano ad avere una visione

diversa, e inaspettata, circa l’interconnessione di tutte le specie e circa il pianeta che è la loro

casa. Una volta che cominci a renderti conto che noi non siamo superiori al resto del cosmo,

ma che siamo semplicemente parte di esso, ciò crea un orientamento più compassionevole ed

etico. Se sai che la realtà materiale non è l’unica esistente, puoi abbandonare il tuo interesse a

ottenere tutto ciò che puoi in questa realtà prima di morire. Qualcuno ha scritto un libro

intitolato “Morire ricchi”. Che concetto sorprendente, no? Penso che l’autore abbia fatto un

sacco di soldi scrivendolo, ma non so se sia ancora vivo. [Ride]

Qualcun altro ha scritto un libro sul morire privi di tutto – dando via ogni cosa prima

di morire.

Sì, è come dovrebbe essere.


Gli spiriti possono aiutarti a fare quello che fai, ma tu stai ancora scegliendo di farlo, no?

Penso che sia una cosa a doppio senso. Gli spiriti hanno un’influenza su di te, e tu non

sei mai totalmente separato da essi. C’è una specie di effetto osmotico, così che le connessioni

spirituali ti pervadono. Proprio ora, mentre sto parlando con te, sto vedendo molti spiriti. Non

perché li stia chiamando, ma perché sto discutendo di un argomento che a loro sta molto a

cuore.

Ma l’effetto vero è quando sei “in servizio” e non nella tua vita ordinaria. La tua vita

ordinaria è spesso molto imperfetta. Credo che debba essere così perché, se tu fossi troppo

soddisfatto della vita ordinaria, non proveresti alcuna attrazione per quest’altra realtà.

La maggior parte delle persone che realmente prendono seriamente questo sentiero

hanno sofferto molto. Forse non nel modo drammatico e traumatico descritto nella letteratura

sulla Siberia, ma hanno sofferto. Essi sperano che la vita sia più di questo.

Una volta che cominci a interagire con gli spiriti, essi ti guidano in modi che non sono

più interamente una tua libera scelta. Potresti fare un viaggio per ottenere qualcosa, ed essi ti

danno ciò di cui hai bisogno, non ciò che vuoi tu. Così c’è un feedback.


E per quanto riguarda quelli che prendono il sentiero della stregoneria? Stanno

facendo quella scelta, no?

Le persone che seguono il sentiero della stregoneria spesso sono state possedute

inconsapevolmente da spiriti sofferenti del Mondo di Mezzo, che hanno atteggiamenti ostili.

In questa misura, il termine di “libera scelta” può essere discutibile. Gli spiriti compassionevoli

resteranno con te fino a quando non segui il sentiero della stregoneria, ma se lo fai, ti

abbandoneranno. Noi siamo come delle batterie ricaricabili e, a livello spirituale, siamo

ricaricati costantemente fino a quando lavoriamo in alleanza con gli spiriti compassionevoli

che vogliono ridurre il dolore e la sofferenza nel mondo. Quando, magari per rabbia, facciamo

un grande errore e decidiamo di saldare i conti con qualcuno, allora gli spiriti di guarigione si

separano. Non ti daranno il loro sostegno in simili azioni. Tu hai ancora del potere residuo –

la batteria era stata caricata – e puoi recar danno ancora per un bel po’. Ma alla fine il tuo

potere si esaurirà perché la fonte del potere non c’è più. E qualsiasi cosa tu invii all’esterno, ti

ritorna moltiplicato. Allora sarà disastroso per te, perché il tuo potere protettivo se ne è

andato. Ci sono degli stregoni che possono continuare le loro attività per un certo tempo

traendo potere da spiriti diversi dagli spiriti compassionevoli, ma è un grosso errore seguire

questa via.

Uno dei vantaggi dell’educazione sciamanica è che impari che puoi arrabbiarti con

qualcuno senza però danneggiarlo spiritualmente, in questo modo proteggendo anche te

stesso. Tuttavia le persone che non sono addestrate sciamanicamente di solito non hanno la

disciplina di sapere che dovrebbero controllare il loro potere spirituale quando si arrabbiano

veramente.


Hai mai provato la combinazione della medicina delle piante e del tambureggiamento

allo stesso tempo?

Con il peyote, naturalmente. Ma il peyote è così blando che si può fare facilmente.

Comunque, con una forte dose di ayahuasca non vuoi nemmeno sentire l’abbaiare di un cane

o il pianto di un bambino. È una cosa travolgente. Con l’ayahuasca vuoi sentire i canti, che

sono molto belli, e questi ti connettono in modo molto forte ai tuoi alleati spirituali. Ma non

includono il tambureggiamento.

Carlos Castaneda ha stimolato l’interesse nello sciamanismo e ha avuto un’influenza

enorme sulla cultura psichedelica contemporanea. Che cosa pensi di Castaneda?

Egli ha svolto un ruolo importante. Ha mostrato al mondo occidentale che i popoli

nativi potevano avere una prospettiva affascinante e profonda della realtà, anche se

camminavano scalzi. Egli ha anche contribuito a fornire uno schema di riferimento e una

direzione a quelle persone nel movimento psichedelico che avevano difficoltà a capire come

interpretare e organizzare le proprie esperienze.

In effetti, Carlos stesso aveva avuto delle difficoltà ad organizzare le sue prime

esperienze. Così è come ci siamo incontrati per la prima volta. Dopo aver concluso le mie

ricerche tra i Conibo, nel 1962 entrai ad insegnare all’Università di Berkeley. Qui, una sera,

feci una conferenza su “Droghe e realtà nell’Alta Amazzonia”. Carlos, che era uno studente

universitario, lesse della mia conferenza e, nel 1963, venne a cercarmi al convegno annuale

dell’American Anthropological Association. Disse che era curioso di sapere come io

organizzavo concettualmente queste esperienze, perché lui non aveva ancora trovato uno

schema di riferimento o un indirizzo teorico entro cui collocare le proprie. Così condivisi con

lui come le percezioni della realtà proprie alle tribù dell’Alta Amazzonia fossero influenzate

dall’ayahuasca e altre sostanze.

Quando poi Carlos cominciò a parlare, rimasi impressionato dai suoi racconti perché

erano così belli. Infatti, lo incoraggiai a metterli per iscritto. Così, qualche settimana dopo,

ritornò a Berkeley con il resoconto della sua prima esperienza con il peyote, che divenne in

seguito un capitolo del suo libro. Era ottimo e lo incoraggiai a scrivere di più, e lui portò

dell’altro materiale qualche settimana dopo. A quel tempo, penso che egli fosse abbastanza

onesto circa quanto gli era successo e che i suoi resoconti riflettessero delle esperienze reali.

Incoraggiai Carlos a scrivere un libro, cosa che egli fece. Alla fine lo pubblicò con la

casa editrice dell’Università della California (University of California Press), perché le case

editrici più commerciali di New York non erano pronte e non sapevano che fare con un libro

del genere. Infatti la prima recensione sul New York Times del libro di Carlos, The Teachings

of Don Juan [A scuola dallo stregone] fu scritta da uno specialista sul Don Juan europeo, il

Don Giovanni del Rinascimento! Egli scrisse una breve recensione, molto critica e

incomprensibile. Il Times non aveva alcuna idea del significato del libro. Solo molti anni

dopo, quando Carlos divenne popolare, il New York Times scelse dei recensori più adatti.

Uno dei contributi più importanti di Carlos fu quello di introdurre i termini “realtà

ordinaria/realtà non-ordinaria”, i quali sono tuttora estremamente utili. In precedenza,

l’antropologo americano Robert Lowie aveva utilizzato i termini “ordinario/straordinario”, ma nulla funziona meglio dei termini “ordinario/non-ordinario”.

Sfortunatamente, in libri successivi, Carlos non mantenne più una distinzione adeguata tra i due termini.

I suoi primi due libri [A scuola dallo stregone e Una realtà separata, N.d.T.] erano più vicini allo sciamanismo e a ciò che considero esperienze indotte dagli psichedelici. In seguito Carlos si concentrò più verso il proprio mondo interiore. I suoi libri successivi hanno a che fare ben poco con lo sciamanismo e molto invece con il mondo personale di Carlos, come la sua concezione dello sciamanismo Tolteco – nessuno sa chi fossero realmente i Toltechi. È semplicemente un concetto archeologico.

Oggi molti ritengono che la maggior parte di ciò che Castaneda ha scritto sia una finzione.


Tu credi che Don Juan, il suo sciamano mentore, fosse una persona reale?

Credo che Don Juan fosse reale. Tuttavia, credo che alcuni aspetti di Don Juan

descritti da Carlos fossero delle figure composite e altri aspetti, descritti in libri successivi,

fossero stati “sognati” da Carlos. Molto tempo prima Carlos mi aveva invitato ad andare con lui a visitare Don Juan. Sfortunatamente non avevo il tempo per andare con lui in Messico e da allora mi sto prendendo a calci. Ma Don Juan ed io eravamo in contatto attraverso Carlos.

Carlos voleva che il suo libro fosse pubblicato. Quando ne fece menzione a Don Juan, egli

disse che non sapeva realmente se fosse importante ma, se Carlos lo voleva, l’avrebbe aiutato. Così fece fare tre maschere di potere. Una era per l’agente letterario di Carlos, una era per Carlos ed una per me. Posso assicurarti che queste maschere sono delle cose reali. Infatti sono maschere molto pericolose.


Sono effettivamente delle maschere fisiche? Perché sono pericolose?

Sì, sono degli oggetti materiali. Posso mostrarti la mia se vuoi, però ti chiedo di non

toccarla, okay? Sono pericolose perché hanno un potere spirituale immenso, che però

proviene dal Mondo di Mezzo. Carlos non è mai uscito dal Mondo di Mezzo.

Nei suoi libri, non troverai mai alcun riferimento al Mondo di Sotto o al Mondo di Sopra, né troverai alcun riferimento alla guarigione. Egli era nel mondo dello stregone. In modo non sorprendente, le persone che sono attratte ai seminari dei suoi allievi spesso non sono delle persone orientate verso la compassione e la guarigione, ma piuttosto solamente verso il potere.


Cercano di accumulare il potere?

Sì.

Comunque, il potere da solo non è sciamanismo. Ma volevo bene a Carlos. Era un

gran narratore e parlava nel modo in cui scriveva, ma con humor.

Potevi rimanere ad

ascoltarlo per ore. Ne saresti rimasto incantato.

Tuttavia, Carlos non era realmente interessato allo sciamanismo di per sé.


Le sostanze psichedeliche sono state parte della tua vita in anni più recenti?

No, non in anni recenti.

Non è che non le ritenga più importanti.

Lo sono state in un certo momento – come via di accesso verso un’altra realtà.

Oggi, tuttavia, non voglio spingermi troppo profondamente in quella realtà, tranne quando sto lavorando. E generalmente mi piace uscirne dopo mezz’ora.


Che cosa consigli ai tuoi studenti che vogliono prendere gli psichedelici?

Va benissimo se vogliono farlo, è affar loro. Tuttavia non voglio che i miei studenti si

facciano l’idea che devono farlo.

Voglio che essi abbiano il quadro più ampio – che esiste un’altra realtà e che è accessibile con mezzi diversi.


Quale eredità vorresti lasciare alle generazioni future?

Beh, se dovessi morire domani, penserei che sono riuscito a fare più di quanto avessi

mai sperato. Mi sento molto fortunato.

Non ho mai immaginato questo sentiero e non ho mai immaginato quanti studenti avrebbero voluto seguirlo. Sono soddisfatto di quanto è già stato realizzato, perché ora ci sono così tante persone ben addestrate e preparate a lavorare sciamanicamente con gli spiriti e a imparare da loro, che io non sono più essenziale.

Il movimento ha la propria forza. Così ora sono molto rilassato.


Qual è la mia eredità?

Beh, i miei studenti in primo luogo, perché essi continueranno il mio lavoro e alcuni di loro andranno molto più lontano di me.


Traduzione a cura di Lorenza Menegoni tratta dal  www.studisciamanici.it

Questa intervista è stata pubblicata originalmente nel testo, Higher Wisdom: Eminent Elders Explore the Continuing Impact of Psychedelics, Roger Walsh e Charles S. Grob, curatori, pp. 159-177, 2005. State University of New York Press, Albany, NY.

L’intervista è stata ripubblicata, con il permesso dell’editore, sulla rivista della Foundation for Shamanic Studies, Shamanism (Primavera/Estate 2006, vol. 19, n. 1, pp. 2-13). Questa traduzione è basata sul testo apparso in Shamanism e viene pubblicata per la prima volta su www.studisciamanici.it (gennaio 2007).

 

6 Novembre 2010

Autore:

admin


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