Contrariamente alle previsioni la montagna ha partorito un topolino. “Ilgatto Pardo” e le foto “da Vernacoliere”
“Quella che vedete nelle immagini è il render, a grandezza effettiva, di come verrà l’opera che abbiamo pensato di realizzare!
Si tratta di un intervento di riqualificazione che dà risalto, maestosità ed esalta quello che un monumento ai caduti dovrebbe rappresentare: onorare la memoria ed il ricordo di chi ha perso la vita per il proprio paese e, soprattutto, far sì che le future generazioni ne possano mantenere vivo il ricordo.
Sono abbastanza sicuro che avere questo tipo di valori vada ben al di là di dove sia collocato un monumento e, soprattutto, credo fermamente che l’opera pensata renda giustizia a tutto questo. Seppur il render sia già di per sé più che chiaro, vi posso rassicurare sul fatto che l’opera supererà in bellezza anche quelle fino ad oggi realizzate.”
Questo quanto si legge sulla pagina Facebook “Princiotta Sindaco di S. Fratello” a proposito della proposta delocalizzazione del monumento ai caduti dall’attuale ubicazione in piazza Ricca Salerno, ovvero “Cien du Munumant” per i sanfratellani e già questo dice tutto sulla simbiosi tra luogo e memoria storica.
Insomma, lo spostamento voluto dal Comune non solo non vilipenderebbe i caduti, ma li onorerebbe come meritano e il disegno (in foto) sembra di tutto rispetto.
Ma allora perché la levata di scudi di una buona fetta degli abitanti con tanto di Consiglio Comunale straordinario voluto dalla minoranza, la proposta di un referendum sull’argomento, il fiorire di tante idee per la creazione di comitati spontanei e financo, sullo sfondo, l’ombra della carta bollata qualora il Comune non faccia marcia indietro?
A rispondere alla spinosa domanda ci prova il Cavaliere della Repubblica Giuseppe Cracò che, intervistato, ha detto:
”La presenza dell’associazione (Un nuovo sole per l’Italia) e la mia (in questa battaglia ndr) hanno il significato di onorare quel monumento dei caduti che hanno dato la vita senza farsi domande né liti, pertanto rispettiamo la memoria dei sanfratellani e non.
Noi oggi siamo liberi grazie allo loro vita e al loro martirio.
Pertanto, chiediamo rispetto per quel monumento che riporta anche il nome di mio nonno, caduto nel 43.
Siamo presenti affinché la politica non dibatta sulla pelle dei martiri. Auspico che si arrivi, in loro memoria, a un accordo unitario: è quello che avrebbero voluto i nostri caduti, che hanno dato la vita per un’Italia unita, pulita e in pace. La mia associazione oggi li onora. Viva l’Italia.”
E giusto il 17 alle 15 la protesta si doveva spostare proprio in Piazza Monumento per dire no a qualsiasi delocalizzazione ma, contrariamente alle previsioni o in linea con le stesse (l’una o l’altra visione sono solo un problema di prospettive), la montagna ha partorito il topolino.
A farsi sentire c’era solo Cracò, l’ex sindaco Bettino Manasseri e qualche altro.
Il Milite Ignoto andrà ad “abitare” in via Maurolico?
Parrebbe di si se la Sovrintendenza competente darà il via libera: ma potrebbe traslocare anche senza l’assenso di Messina, salvo ricorsi e relativi esiti.
Quindi, al momento, torna utile a chi vuole “trincerarsi” dietro quel meme tipico della scuola di giornalismo: “Certo, certissimo anzi probabile”. Intanto, non potevano mancare gli “Acta notturna”, il “nuovo Vernacoliere”, creato quasi in esclusiva, che risponde alla pagina facebook “Ilgatto Pardo” e che affronta la questione, magari in anonimato, ma con sottile ironia.
Per lui parlano le immagini.
Chapeau.
Pillole di diritto: la delocalizzazione di un monumento ai caduti, o di qualsiasi altro bene culturale, è un processo che richiede una valutazione attenta e il coinvolgimento della Soprintendenza, l’organo preposto alla tutela del patrimonio culturale. La Soprintendenza, infatti, valuta l’impatto della delocalizzazione sul bene stesso e sul contesto in cui è inserito, tenendo conto della sua importanza storica, artistica e paesaggistica.
Enzo Caputo
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