Londra– Reduce dalla seconda finale consecutiva nella amata terra battuta del Roland Garros, cambia superficie ma continua a vincere ed a regalarci emozioni: la leonessa milanese Francesca Schiavone stringe i denti, soffre, ma riesce a superare questo primo insidioso ostacolo sull’erba londinese dove nel 2009 riuscì a centrare il suo miglior risultato con i quarti di finale, eguagliando Silvia Farina che in quella circostanza venne poi sconfitta dalla belga Kim Clijsters.
La tennista italiana, terza azzurra della storia a raggiungere i quarti nel torneo di Wimbledon, era stata sconfitta nettamente dalla russa Elena Dementieva con un doppio 6–2, sintomo di un match dominato dalla numero 4 del mondo nel quale la Schiavone non era mai riuscita ad impensierire la sua avversaria. Contro la 28enne australiana di origini serbe Jelena Dokic, ex numero quattro a soli di 19 anni e capace all’età di 17 anni nel 2002 di raggiungere le semifinali proprio a Wimbledon, non era un esordio agevole per Francesca considerando anche il buon momento di forma della Dokic, c’era reduce a sua volta dalla finale persa due giorni fa a Rosmalen contro la 26enne tarantina Roberta Vinci. La 28enne australiana di origini serbe è stata numero 4 del mondo giovanissima, era il 2002, e due anni prima, ad appena 17 anni, era stata capace di raggiungere le semifinali proprio a Wimbledon. Un esordio non agevole, tenuto conto che Francesca è la favorita numero 6 del torneo.
Per la prima volta l’azzurra giocava sul Centre Court (il suo match ha seguito l’esordio di Nadal): nel 2009 la sfida dei quarti contro la Dementieva si disputò, infatti, sul Court 1. E’ finita in tre set (64 16 63): per Francesca anche l’emozione dello stop per pioggia ed il rientro in campo dopo 50 minuti, il tempo impiegato per chiudere il tetto scorrevole del centrale inaugurato due anni fa. Insomma proprio una sfida stile Wimbledon: il mitico Centre Court, l’erba, la pioggia ed un clima tipicamente londinese.
In sala stampa Francesca Schiavone è un fiume in piena: “Quando ieri mi hanno detto che giocavo sul Centrale mi sono seduta ed ho aspettato cinque minuti. Vengo qui da dieci anni e mai mi era capitato di varcare la soglia del Centre Court di Wimbledon… Ho chiesto di poter entrare qualche minuto e respirarne l’aria. Quello del Roland Garros e questo di Wimbledon sono due centrali bellissimi e molto diversi, ma entrambi ti chiedono tanto, magari in modo differente. Gli inglesi pretendono molto, a me piace quando il pubblico mi apprezza, mi emoziono. Qualche anno fa guardavo Sampras, Pete l’ho sempre associato all’erba, al Centre Court…”.
Con la consueta lucidità e serenità la milanese commenta il successo sulla Dokic. “Ho avuto anche paura – ammette – perché in certe fasi della partita non riuscivo a trovare la soluzione giusta. Ma nel momento in cui mi esprimo, sono a mio agio anche sull’erba, ci credo, sono competitiva anche su questa superficie. Ci sono state situazioni in cui con il servizio ed il diritto andavo avanti e facevo la differenza, però non posso e non devo regalare un set alle mie avversarie come ho fatto oggi nel secondo contro la Dokic. Per questo sono positiva: so su cosa devo lavorare”.
Dopo la sospensione per pioggia (il punteggio nella terza e decisiva partita era di un game pari, 40 pari con Francesca al servizio), l’azzurra, che giovedì compirà 31 anni, è sembrata più a suo agio sul centrale chiuso dal tetto. “Non so come spiegarlo– racconta la “Leonessa”– mi sembrava tutto più compatto… Se devo fare il paragone con la Rod Laver Arena degli Australian Open, lì il centrale con il tetto chiuso non mi piace, fa un caldo terribile e forse per questo vuoi vedere l’azzurro del cielo…”.
La sospensione per la pioggia durata una cinquantina di minuti circa le hanno anche consentito di riflettere con calma: “Corrado Barazzutti mi ha suggerito di muovere di più la mia avversaria. Ho ripreso a spostarla soprattutto con il diritto con cui le facevo male. Ho anche servito molto bene ed è stata brava lei quando ha trovato due, tre risposte incredibili”.
In conferenza stampa la Dokic ha detto che Francesca ha vinto il match perché dal 4–3 del set decisivo perché non ha più regalato nulla, mentre lei in quel game ha commesso due doppi falli. “In parte è vero – ribatte l’azzurra – ma questa partita l’ho vinta attraverso quella continuità e solidità che ho acquisito negli incontri giocati in questi anni. E’ attraverso questa crescita che ho trovato l’energia ed ho capito come venire fuori da situazioni difficili. E’ grazie a tutto ciò che ho gestito bene i punti importanti, quando il cuore ti batte più forte e le gambe sono più pesanti. E’ lì che devi fare la differenza ed io ci sono riuscita”.