TUTTO LIBRI – “L’ibiscus stava fiorendo” di Tìndara Lanza De’ Rasi
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TUTTO LIBRI – “L’ibiscus stava fiorendo” di Tìndara Lanza De’ Rasi

Fame di verità esistenziale e restaurazione ne “L’ibiscus stava fiorendo” di Tìndara Lanza De’ Rasi

Mirella Coresca, garden designer milanese, scovata sulla spiaggia toscana di Monte Argentario dall’autrice Tìndara Lanza De’ Rasi nel libro “La bottega dei suminigghi”, poi pubblicato come “L’ibiscus stava fiorendo” presso Casa Editrice Kimerik, appare in scena facendosi ritrarre da subito dentro la corolla di una vita da mistificazione volontaria. Fino ad allora infatti, posizionata come una pietra giapponese sotto la luce di un seguipersone teatrale, l’architetta giardiniera ha percorso le strade della sua esistenza atteggiandosi a cultrice di ciò che è di moda nell’universo cosmopolita in cui vive, ma che non le appartiene davvero. Ogni giorno di più ha finito per rispecchiare nei pensieri la perfezione immobile e ieratica delle suppellettili della sua casa stile giapponese, adatta a un reportage o a una réclame su riviste patinate, situata al centro di Milano. Una relazione interrotta la incoraggia però ad accettare il trasferimento temporaneo, per questioni di lavoro, in Sicilia. Sarà lì che dovrà affrontare la degradazione e l’esaurimento storico della sua vita precedente, studiandosi meglio, indagandosi con accuratezza nella dilatazione del tempo concessale dalle normative di contenimento anti-Covid. Sotto gli sguardi implacabili delle altrui finestre, come una sorvegliata straniera dentro il surreale paesello in cui si trova costretta ad abitare, Mirella comincia a rivedere i propri comportamenti, i pensieri, il linguaggio, e alla fine, intuendo capitolo dopo capitolo la cifra ineludibile della sua identità tra scritture diverse, articolazioni letterarie complesse, stili da “studio” del proprio canovaccio imperfetto, incappa nell’abbrivio della sua autenticazione, percorrendo quella nuova strada fino a giungere alla sua certificazione identitaria. Attraverso sensibili slittamenti non necessariamente cronologici ma sacrali e di animus, abbandona la dimensione da farsa irrazionale e immutabile del suo vissuto, avviluppato fino ad allora in un finto sacco di perfezione, giungendo a una dimensione più umana e reale. Da pupo nelle mani dei pupari, da “personaggio” e marionetta, si scopre “persona” riaffermata nell’essenza vitale. Da contemplatrice elegiaca di cose morenti e sfiorite, si tramuta in passionaria di cose vive, che manifestano la loro carnale fioritura.

Dopo un tempo di necessario disorientamento spazio-culturale e di involuzione interiore, in cui ancora si aggrappa alla sua esistenza precedente piangendo sulle rovine che le sta lasciando addosso, entra in sintonia con una famiglia siciliana di campagna che la deconcentra dai suoi punti fermi. Grazie a loro e alle loro vicende familiari, fiorisce in lei il coraggio della ricostruzione necessaria. La donna smette di aver paura di tradire lo spirito della sua precedente esistenza, come fosse un abbandono imperdonabile, cede alle lusinghe della terra che la ospita, e scoprendo che anche il suo modo di pensare e il suo linguaggio non sono stati altro che fatuità, inizia a convertire il logos raffinato ma artificioso adottato fino ad allora, tramutandolo in pathos disordinato ma naturale. I minuziosi codici linguistici del suo ambiente milanese, adatti a circoscrivere microsequenze rapide e descrittivamente asciutte dei primi capitoli, manifestano tutta la loro inadeguatezza quando si tratta di tratteggiare le macrosequenze dilatate per cerchi concentrici sempre più ampi della sua nuova esistenza. In alcuni capitoli di passaggio, contrassegnati dal conteggio all’inverso, prevale la narrazione sul dialogo, in altri è il dialogo a capeggiare, ma la transazione evolutiva e stilistica non si arenerà più fino alla fine. La restaurazione del suo patrimonio interiore andrà di pari passo con la restaurazione della villa e del giardino nobiliare a lei affidato. Nel dramma di una famiglia colpita da un lutto violento, dietro cui si celano le ragnatele della mafia, la villa soprattutto assurge a simbolo di prestigio sociale, scappatoia d’onore di chi vuole appartenere alla gente che osa ribellarsi al malcostume generale. Sono regole grammaticali e codici culturali che lei non conosce, ma che intuisce perché la sua fame di verità esistenziale è la stessa di tutti gli esseri umani alla ricerca di strade che permettano una coraggiosa inversione di rotta.

Una frase del libro “L’Ibiscus Stava Fiorendo”, Casa Editrice Kimerik, gennaio 2023

«Caro cerro e caro cedro… Come sempre, una lettera cambiava tutto, cerro contro cedro. Uno capace ancora di possibilità esistenziali, l’altro non sopravvissuto al mondo nuovo. A volte, le modifiche epocali esistono. Non si possono pecettare i danni delle invasioni storiche, i terremoti, i maremoti. Ma si possono piantare semi nuovi, nei suoli divelti dalle furie passeggere. Con pazienza. Con amore. Rinascendo sempre».

Tìndara Lanza De’ Rasi

Originaria di Montagnareale, nelle vicinanze del sito greco di Tìndari, in Sicilia, madre di tre ragazzi, scrittrice e giornalista iscritta all’Ordine Nazionale Giornalisti, è maestra di Scuola d’Infanzia con funzione di Referente alla Comunicazione presso il proprio Istituto Comprensivo.

Ha vinto numerosi premi letterari

Con un racconto è giunta, nel 2004, ad essere inclusa tra i finalisti del premio letterario “Libr’Aria” di Palermo. Altri racconti, facenti parte della raccolta La serie franta degli interni, sono stati pubblicati tra le pagine letterarie di numerose testate giornalistiche. Ha ricevuto una medaglia in occasione del Premio Poesia 1997 “La Cruna di Matera” per la poesia L’arrivo del sonno. Ha inoltre ottenuto l’inserimento e la pubblicazione di due poesie proprie nell’Antologia poetica del Premio nazionale di Poesia “Rosario Piccolo”, indetto dall’associazione “Beniamino Joppolo” di Patti (ME); l’inserimento e la pubblicazione di una poesia nell’Agenda Letteraria Le pagine del Poeta, 2007, Charles Baudelaire di Roma, gestita dal poeta Niccolò Carosi; e l’inserimento nel 2005 di due poesie nell’Antologia Emozioni, curata da Annamaria Scavo, per la Editrice Pagine, Roma.

Pubblicazioni

Nel 2017 ha pubblicato un libro di agiografie dal titolo  La santità nella Maremma Grossetana. Santi, Beati, Venerabili ed eremiti assieme a don Josè De La Torre Paredes, presso la casa editrice Effigi.

Per Fatmir Koliqi ha scritto la prefazione, ha curato la redazione editoriale e ha revisionato la traduzione dall’albanese all’italiano del libro Narrazione dell’identità spirituale degli albanesi. Approccio estetico-letterario del romanzo di Dodë Gjergji ‘Ritorno’ I, II, III , edito da Drita &55, e pubblicato a Prishtina (Kosovo) nel 2021.

Una selezione di suoi articoli riguardanti tematiche scolastiche, mondo dei bambini, didattica per l’infanzia, e diversi laboratori scolastici e progetti annuali, sono stati pubblicati nelle riviste di settore e nelle guide didattiche per l’infanzia Giunti-Del Borgo e La Scuola Editrice.

25 Febbraio 2023

Autore:

redazione


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