MESSINA – Immigrati ed associazioni in corteo antirazzista: “Siamo tutti sulla gru”. Fotogallery
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MESSINA – Immigrati ed associazioni in corteo antirazzista: “Siamo tutti sulla gru”. Fotogallery

corteo_antirazzista– di Corrado Speziale
Chiedono ad alta voce diritti, solidarietà ed attenzione per i problemi che danneggiano la loro esistenza a Messina ed in tutta Italia. Ed i simboli cui fanno riferimento milioni di extracomunitari residenti nello Stivale in questo momento, sono, ovviamente, la gru di Brescia e la torre di via Imbonati a Milano, recentemente divenuti teatro della mobilitazione contro la cosiddetta “sanatoria – truffa”.
Un corteo, partito ieri pomeriggio alle 17.00 da Piazza Antonello, composto da un paio di centinaia di persone, che lungo il percorso sono andate crescendo fino a raddoppiarsi, ha percorso corso Cavour, via Tommaso Cannizzaro, piazza Cairoli,  via Garibaldi, con sosta davanti al Comune, e conclusione con un breve sit-in nella piazza del Tribunale, dove alcuni partecipanti hanno preso la parola per manifestare il loro punto di vista su questo difficile momento.  
A promuovere ed organizzare il corteo messinese, che per un paio d’ore ha bloccato il centro cittadino nella prima domenica di dicembre destinata allo shopping natalizio, è stata la R.A.M. – Rete Antirazzista Messinese, formata da varie associazioni con a capo l’Arci – Circolo “Thomas Sankara”, sotto il coordinamento di Carmen Cordaro e Patrizia Maiorana, rispettivamente responsabile territoriale e vicepresidente della sede peloritana dell’associazione che da sempre si batte a tutela dei migranti.
I motivi che hanno unito nella lotta gli immigrati ed i cittadini di Messina a loro solidali, riguardano la negazione del permesso di soggiorno per chi non è rientrato nella sanatoria sancita con la Legge 102, le lungaggini e le complicanze esistenti per il rilascio del permesso o carta di soggiorno e per il ricongiungimento familiare, ed il totale disappunto nei confronti delle leggi sull’immigrazione attualmente in vigore, ivi compreso il famigerato “pacchetto sicurezza”, oggetto, in passato, di importanti dispute anche di rilevanza costituzionale. Tali istanze, insieme a tante altre di carattere etico–sociale riguardanti la condizione dei migranti, sono contenute in un documento – guida, una sorta di “Carta”, dal titolo “Regolarizzazione generalizzata di tutti gli immigrati e per tutelare i diritti di tutti”, stilata a Firenze lo scorso 28 novembre, in occasione dell’assemblea nazionale delle associazioni impegnate su questo fronte.
In questo momento di crisi per tutti, perso il lavoro e decorsi sei mesi dalla scadenza del permesso di soggiorno, se nel frattempo non se ne è trovato un altro, si è irrimediabilmente espulsi”, enunciavano i portavoce dell’organizzazione dall’auto che anticipava il corteo alla testa del quale si esponeva l’unico, lunghissimo striscione bianco con su scritto “no sanatoria truffa”.
Inoltre, sull’Amministrazione comunale di Messina, si è alzata, per l’ennesima volta, la contestazione riguardo la delicata questione inerente al rilascio dell’idoneità abitativa per il ricongiungimento familiare e la certificazione abitativa per i permessi per lavoro subordinato di lungo periodo, scaturita da una delibera comunale che ha trascinato in una vera e propria emergenza tanti lavoratori extracomunitari che risiedono nella città dello Stretto. E proprio per questo motivo, dinnanzi a Palazzo Zanca,  i manifestanti hanno simbolicamente eretto una casetta di cartone, come simbolo di questo loro disagio.
A corteo avviato, raggiunta l’Università, si sono aggregati ai manifestanti anche un paio di decine di studenti universitari che, per l’occasione, hanno lasciato il Rettorato “occupato” insieme ai ricercatori dell’Ateneo, in segno di protesta contro la riforma Gelmini. Il sodalizio  tra i due gruppi di manifestanti è culminato, alla fine del corteo, così come previsto in programma, con una cena sociale a base di cous cous, arricchita da intrattenimenti musicali dentro la sede universitaria.
Poco prima, dinnanzi al Palazzo di Giustizia, il popolo antirazzista si è radunato per dare voce a coloro che hanno voluto alternarsi al megafono esternando ad alta voce i motivi della protesta, e, al tempo stesso, compiacersi per la risposta che è arrivata sui contenuti della manifestazione: “Sono contenta – ha detto Carmen Cordaro, che di professione fa l’avvocato – perché coloro che ho visto piangere nel mio studio a causa del mancato ricongiungimento con la famiglia, adesso sono qua a reclamare i propri diritti”. Sulla stessa linea della Cordaro, dimostra soddisfazione e tanta voglia di lottare anche Sefora Adamovic’, giovane studentessa che si era fatta già sentire ed apprezzare lo scorso 20 novembre dinnanzi alla Prefettura: “Alcune coscienze si stanno svegliando”, dice la ragazza nata in Sicilia da genitori serbi, che non dimentica alcuni passaggi delle proprie esperienze vissute: ”A 15 anni mi hanno preso le impronte digitali”, dice, e dimostrando di intendersene anche di questioni economico – finanziarie nazionali, riferendosi ai diritti negati alla gente che rappresenta, afferma con decisione: “ Il tesoretto del Governo è stato accumulato con i soldi degli immigrati”. Di diversa natura è invece il breve ma intenso intervento di Aminata Sow, venditrice ambulante senegalese, residente da vent’anni in Italia, che la pensa così: “Tutto ciò che facciamo noi immigrati lo facciamo solo per la pace, siamo tutti uguali, tutti figli di Dio”. E prosegue: “L’immigrazione non è reato poiché la Terra è terra di Dio, e Lui non ha certo messo i confini”. La senegalese dopo aver accennato alla crescita economica dell’Italia per merito dei propri emigranti all’estero, denuncia, con coraggio, condizioni di sfruttamento: “Ci sono datori di lavoro che a posto di darti 800 euro te ne danno 300, dicendoti che gli altri servono a pagare le tasse. Così non si può certo sopravvivere”. In rappresentanza della compagine messinese di S.E.L., prende la parola la giovanissima Giulia Zuccotti, “Jalila Zuki”, per gli amici che preferiscono chiamarla col suo “nome di battaglia”: “Con S.E.L. ci battiamo contro questa sanatoria truffa“, dice, toccando alcuni temi in cui mostra una straordinaria determinazione contro l’attuale Governo, e conclude con un accostamento suggestivo e semplice nella sua naturalezza: “Un Paese senza migranti è come un prato senza fiori, fatto solo di erba secca”.
Si è chiuso, così, il corteo antirazzista messinese contro la “sanatoria truffa”, iniziato con l’auto dell’organizzazione che dall’altoparlante propagava le mitiche frasi che M. Luther King pronunciò a Washington nel 1963, delle quali “I Have a Dream” diventò icona di giustizia, eguaglianza e libertà. L’occasione, allora, fu quella della storica marcia per i diritti civili che, estesa simbolicamente a tutto il pianeta, a distanza di quarantasette anni, non si è ancora conclusa, ed in Italia, addirittura, viene repressa da forze reazionarie che alloggiano nel cuore cinico ed insensibile del suo Governo.

6 Dicembre 2010

Autore:

admin


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