“Si ricorda agli assistiti di presentarsi alle visite in condizioni igieniche rispettose del contesto, dei medici, del personale sanitario e dei pazienti successivi”.
Di certo un messaggio del genere, avrebbe destato molto meno scalpore e magari avrebbe anche raccolto un “in effetti, per aver scritto un avviso del genere, il medico sarà sottoposto a chissà quali spettacoli e odori”.
Purtroppo non è andata così al professor Michele Buemi, primario del reparto di Nefrologia del Policlinico di Messina, che verrà sottoposto a un provvedimento disciplinare per aver preferito, all’avviso standard, di certo più severo e autorevole, una forma più ironica e leggera.
Il medico ha infatti affisso alla porta dell’ambulatorio un promemoria atto a ricordare che “lavarsi prima delle visite programmate, cambiarsi la biancheria intima e pulirsi le scarpe dalla terra o altro, prima di entrare, non cancella importanti indizi utili alla diagnosi, per cui possono procedere tranquillamente a una doccia”, ricordando che “è sempre apprezzata l’ascella lavata” ed esortando i figli, suppliti eventualmente dalle badanti, a vigilare e provvedere alla pulizia dei pazienti non del tutto autosufficienti.
L’avviso è stato fotografato e, tramite vari passaggi, inoltrato alla direzione del Policlinico, sortendo come risultato l’avviamento di una procedura disciplinare nei confronti del primario e le scuse all’utenza da parte dell’Azienda ospedaliera e del rettore dell’Università di Messina.
Personalmente non posso non trovare grottesco che per un invito a mio parere assolutamente legittimo, espresso con ironia e senza sfociare in alcuna volgarità, si sia potuto gridare allo scandalo e sollevare un simile polverone.
Oltretutto in un contesto, quello del Policlinico di Messina, e probabilmente in generale della Sanità pubblica, spesso e volentieri gravato da ben più vistose criticità, sempre ammesso e non concesso che di “criticità” si possa parlare considerando l’invito a curare la propria igiene rivolto da un medico ai propri pazienti.
Capisco il disagio da parte delle Amministrazioni aziendali e universitarie di dover far fronte in maniera subitanea alla segnalazione, ma mi auguro che le stesse riusciranno, fuori dalle dichiarazioni “in acuto” espresse in risposta all’evento, a rileggere in chiave più ironica e leggera quanto accaduto.
Confido inoltre che la comunità medica e sanitaria si costituisca “parte civile” mostrando solidarietà al professore Buemi e che risponda a gran voce all’ “indignazione” scaturita da un messaggio che a mio avviso è e rimane assolutamente legittimo.
Il rapporto medico-paziente non può prescindere dalla fiducia e dal rispetto reciproco, che passa anche da quei piccoli o grandi gesti che dimostrano a entrambe le parti la volontà di creare una condizione che metta a proprio agio.
Così come il paziente richiede, legittimamente, che il medico e il personale sanitario costituiscano il più possibile un ambiente confortevole e tutelato, nel quale l’attenzione e le capacità degli operatori siano tutte indirizzate verso la diagnosi e la migliore cura del paziente, allo stesso modo quest’ultimo dovrebbe cercare di rendere il più possibile agevoli queste operazioni, anche evitando di rendersi sgradevole con atteggiamenti, aspetto indecoroso e odori.
Se così non dovesse essere, ben venga il ritorno della maschera profumata e del paziente visitato a distanza con un bastone, come la vecchia scuola della peste insegnò all’ars medica (a scanso di equivoci, questa è una chiusura volutamente ironica).
Luca Scaffidi Militone (un medico)
per Scomunciando.it