Sospensione strutturale
Suoni itineranti si espandono fugaci…
trafiggenti e convulsi oscillano, arcando su spiazzi
d’addensato oblio, l’intrepida inquietudine dell’esule poeta.
Sconosciuto spettro di ataviche allusioni…
Il senso dell’infinito, nella pittura di Martorelli, permea di tensione spirituale la sua arte: profezia laica di un universo in cui misticismo e metafisica si fondono nell’alchimia di parvenze primordiali. Di tutte le cose gravitanti sulle sue tele, è lo spirito a empiere la materia, nello slancio cosciente di un’arte assunta per dare forma alle trasformazioni d’infiniti mondi possibili, ai luoghi dell’anima, rivelate melodie compositive dell’alto e del basso assoluti.
Aspirazioni interiori e ideali coesistono come materia e forma per lasciar trasparire i desideri, accendere utopie, rivendicare giustizia; per comunicare l’illusione di un paradigma interpretativo, il contenuto di quel “che cosa” Kandinskyano: matematica astratta di un pianoforte con molte corde tese di profumati sogni, di sovraumani motivi afferrati dai sensi e resi raggiungibili dall’intelletto nell’atto di adempiere umani intenti.
Martorelli è il “profeta” di un’arte allegorica, i cui significati come meteore si rivelano sospesi, difesi dall’attrazione nel vuoto gravitazionale di particelle danzanti, ma pronti a precipitare verso la superficie terrestre, depositandosi su oggetti o al suolo. Il movimento verticale delle masse cadenti infonde precarietà all’intero svolgimento compositivo, oggetti appuntiti come triangoli acuti restringentesi nello spazio, ora nella spiritualità dell’alto ora nell’estensione del basso, attraggono a sé scariche energetiche d’intensità e durata variabile. In quel triangolo rinveniamo il travaglio esistenziale di una vita d’uomo: al vertice l’individualità autodeterminante del conoscere intellettuale, nelle sezioni sottostanti la labilità emotiva del conoscere sensibile, pronta ad accrescere per manifestarsi nella consapevolezza del proprio essere artistico.
Creatore intelligente, il pittore Martorelli, coglie e rappresenta l’arcano passaggio dall’Uno al molteplice, attraverso un medium di forme antropomorfe che, nel costante andirivieni dal figurativo all’astratto, svelano l’esperienza mistica di cui l’umanità si è fatta stirpe. È così che, sentimenti e volizioni affiorano metamorfizzati in modo quasi nitido, in una figuratività differenziata su superfici colorate e nella spontaneità d’azione di una ricerca gestuale, i cui tratti grafico-pittorici sono distillati al divenire. Significati trascendenti e immanenti sopra la natura e insiti in essa, offrono esperienza della tragicità del vivere. Caduchi impulsi estetici allineati alla natura nella sinergia dell’uno-tutto sono resi fruibili da una mano che, abilmente esegue segreti artigianali nell’armonia di una potenza viva, principio produttivo di un’arte ridondante di viscerale passione vitale. Conoscitore del comportamento statico e dinamico degli elementi strutturali compositivi, Gigi lascia emergere simultaneamente la rigidezza e la leggerezza nell’adattabilità alle forme: «forma la materia e la figura da dentro: come da dentro del seme o radice manda ed esplica il stirpe; da dentro il stirpe caccia i rami; da dentro i rami le formate brance; da dentro queste ispiega le gemme; da dentro forma, figura, intesse, come di nervi, le frondi, gli fliori; gli frutti; e da dentro, a certi tempi, richiama gli suoi umori da le frondi e frutti alle brance, dalle brance agli rami, dagli rami al stirpe, dal stirpe alla radice». Giordano Bruno
Nella distensione coloristica, la vividezza dell’immagine e l’autoidentificazione con l’oggetto, divengono comprensione e drammatizzazione delle fantasie dell’artista, sul sentiero liberato dall’indolenza. Tre sono i colori attraverso i quali è possibile creare tutti gli altri: essi sono il blu, il rosso e il giallo. Siffatta è la triade di cui si avvale il pittore Martorelli per la creazione delle sue opere, mediante una frequenza luminosa che sembra modificare le funzioni vegetali e strutturali degli elementi rappresentati. Il blu, pur nelle sue varianti, appare come il colore coordinatore dell’intero svolgimento bidimensionale, tant’è vero che a esso sembrano orientarsi i sensi e i nervi, in una melancolica raffinatezza timbrica. Nei rossi rinveniamo l’ardore, la vita primaria, la forza del corpo che è collera, eccitazione e sessualità; alchemico principio maschile, il rosso di Gigi declama rivolta come segno-modello delle forme della realtà sensibile; figure geometriche tinte di rosso ritornano costanti in ogni sua tela, figli di un inconscio collettivo, così come, costante si svela la prima lettera dell’alfabeto, A, nel suono della sua massima apertura: avvicinamento, tendenza, passaggio, trasformazione; A come amore, A come armonia, A come anarchia. Il giallo, colore del sole nella sua piena manifestazione è metafora di veglia, di vigore, di rivendicazione; il giallo non si arresta mai, è il passato che non c’è più, è il presente che fugge, è l’avvenire cui si va incontro; si tinge di giallo l’entità liberatrice di energia, potenziale fra corporeità e velocità; il giallo è movimento verso l’alto della linfa vitale delle piante di limoni, lo stesso che in primavera consentirà il rivestimento verde di ogni rifugio. Dal verde l’embrione, la vita: respiro, gioia, dolenza; in un euritmico bilanciamento tonale di blu e giallo.
Sofisticato sistema d’interazione, il linguaggio di Martorelli sembra evolversi dall’idea tanto cara, sin dall’esperienza informale, di un socialismo partecipativo in una società non competitiva. Il suo grido si leva alto in una realtà utilitaria-mente gerarchizzata su tecniche di comunicazione dalle funzioni oppressive, che desta il senso della libertà e della creatività individuale relegata e “ammutolita” nei labirinti dell’Ordine. Figlio dell’avanguardia storica, Gigi opera in una zona d’azione a irradiazione ideologica in cui l’immaginazione soggettiva riesce a concretizzare il proprio compimento pratico.
Cantore di potenza, sapienza e amore, Gigi Martorelli ritrova le proprie mani nel sogno, sollevandole all’altezza degli occhi. Vede e sogna lasciando tacere i pensieri; vede e sogna percependo indistintamente il suono.
Il critico ideale del maestro Martorelli, coglie la bellezza di cui l’artista mostra i segni, mistero per il quale non esistono parole, ma una nuova opera d’arte…
Felicia Lo Cicero