Nel Cast:Giovanna Mezzogiorno, Filippo Timi, Fausto Russo Alesi, Michela Cescon, Pier Giorgio Bellocchio, Corrado Invernizzi, Paolo Pierobon, Bruno Cariello, Francesca Picozza, Simona Nobili.
Chiudono le sale cinematografiche per la pausa estiva, ancora gli ultimi giorni di proiezioni dedicati soprattutto a “Angeli e Demoniâ€Â, ma presto riapriranno le arene, una delle piacevoli chicche dei programmi estivi della riviera…. quindi c’è tempo per vedere quanto ci siamo persi quest’inverno… avviamo una piccola rubrica, che non vuol prenedere nulla se non offrire dei suggerimenti e dare delle informazioni su quanto la “settima arte†ci propone ancora…
Vincere
la Trama
La tragica storia di Ida Dalser, la giovane estetista amata da Benito Mussolini prima dell’incontro con Rachele Guidi, che morì in manicomio nel 1942 dopo avere avuto un figlio dall’illustre amante. Mussolini è alla direzione dell’Avanti quando incontra per la prima volta Ida Dalser a Milano. Antimonarchico e anticlericale Mussolini è un ardente agitatore socialista impegnato a guidare le folle verso un futuro di emancipazione sociale. In realtàla Dalser lo aveva giàfuggevolmente incontrato a Trento e ne era rimasta folgorata. Ida crede fortemente nelle sue idee: Mussolini è il suo eroe. Per lui, per finanziare la fondazione del Popolo d’Italia, il giornale che diventeràil nucleo del futuro Partito Fascista, vende tutto: appartamento, salone di bellezza, mobilio, gioielli. Allo scoppio della guerra Benito Mussolini si arruola e scompare dalla vita della donna. Ida lo rivedràin un ospedale militare, immobilizzato e accudito da Rachele, appena sposata con rito civile. Furente si scaglia contro la rivale rivendicando di essere lei la vera moglie, di avergli dato un figlio, ma viene allontanata a forza…
Perché vederlo
Per scoprire una pagina misteriosa della vita di Benito Mussolini legata a un amore travolgente e poi rinnegato nel nuovo, commovente film di uno dei grandi autori del cinema italiano.
Fonte: www.movieplayer.it
Intervista a Marco Bellocchio – a cura di Massimo Borriello –
che ha portato il “giovane Mussolini†a Cannes con Vincere
Il regista emiliano ha presentato al festival francese il suo nuovo film incentrato sulla storia d’amore spezzato tra un giovane Benito Mussolini e Ida Dalser. Accompagnato dagli attori Filippo Timi e Giovanna Mezzogiorno, ci racconta i retroscena di questo suo ‘melodramma futurista’.
Unico titolo italiano in competizione al Festival di Cannes, Vincere di Marco Bellocchio ha saputo suscitare reazioni contrastanti come ogni grande film che si rispetti: accoglienza tiepida alla proiezione riservata ai giornalisti, ottime recensioni da parte della stampa estera e una standing ovation con dieci minuti di applausi al termine della proiezione ufficiale al Grand Theatre Lumiere. Interpretato in maniera convincente da Filippo Timi nel doppio ruolo di Mussolini padre e figlio e da Giovanna Mezzogiorno, Vincere racconta la storia dell’amore segreto tra un giovane Benito Mussolini, prima della sua ascesa al potere in Italia, e Ida Dalser, la donna che saràpoi rinnegata e fatta rinchiudere in manicomio, per tacere lo scandalo di un figlio, nato dalla loro turbolenta relazione, prima riconosciuto e poi abbandonato. Il regista e i due protagonisti hanno incontrato la stampa a Cannes per parlare di questo “melodramma futurista” che alcuni bookmaker inglesi danno in pole position per la conquista della Palma d’Oro.
Marco Bellocchio, Vincere è forse il secondo film in competizione qui a Cannes nel quale non scorre troppo sangue.
Marco Bellocchio: E’ vero non c’è molto sangue nel mio film, ma è una scelta di stile. Anche nelle scene del manicomio abbiamo cercato di evitare gli aspetti più raccapriccianti o di naturalismo basso.
Perché ha scelto di raccontare la storia di Ida Dalser e del suo amore per Benito Mussolini?
Marco Bellocchio: E’ qualcosa di abbastanza originale. Nella tradizione dell’antifascismo italiano vengono sempre citati i grandi martiri antifascisti, da Gobetti ad Amendola, ma tutti eroi che appartenevano a partiti di opposizione. In fondo, Ida è una donna che si è innamorata pazzamente di quest’uomo, ha condiviso le sue idee e nel momento in cui lui l’ha messa da parte lei si è rifiutata, ha cominciato a fare una sua guerra personale. E’ un’eroina tragica che non ha mai voluto rassegnarsi e grazie alle lettere e ai documenti che ha lasciato è stata riscoperta prima da alcuni libri e poi dai documentari e adesso dal mio Vincere. Mi sembrano motivi più che sufficienti per farne un film.
Ha inserito parti romanzate o sono tutti eventi reali quelli che racconta nel suo film?
Marco Bellocchio: La storia è vera. Tutte le scene partono da qualcosa che è vero, reale. Naturalmente non avevamo i documenti dettagliati, quindi abbiamo inventato, ma partendo sempre da dati di realtà, colti anche all’ultimo momento. C’è una breve scena in cui Ida mostra una pistola al figlio e gli dice ‘C’è un solo colpo, è per il cuore di tuo padre’. Questa scena non era presente in sceneggiatura, ma c’è stata raccontata l’ultimo giorno da una signora molto anziana di Trento e abbiamo inserito subito questo aneddoto nel film. Sostanzialmente questa storia è una tragedia vera, ma ogni scena ha elementi inventati.
Nel film affronta vari elementi che si possono ritrovare in altre sue opere, come per esempio la religione.
Marco Bellocchio: Un autore torna spesso su certi temi e in questo caso la storia e il passato mi permettevano di rivisitare questi elementi in modo originale. Il manicomio che ho raccontato nel film non è la fossa dei serpenti, è qualcosa di tragico, ma è più una prigione. Abbiamo scelto di non accettare tutti quegli aspetti che fossero di una brutalitàgratuita. Vincere è un melodramma futurista, ma è piuttosto sobrio. Il discorso sulla religione prevede vari aspetti, come l’atrocitàe la criminalitàdelle suore che propongono a Ida di rassegnarsi e di considerarsi fortunata perché ha avuto il grande privilegio di essere l’amante di Mussolini, il quale a quell’epoca godeva di un successo straordinario con le donne. Inoltre, da un punto di vista politico, bisogna sottolineare il cinismo di quest’uomo che si sposeràin Chiesa con Rachele che aveva giàsposato civilmente per presentarsi in Vaticano con una patente perfettamente in ordine proprio per arrivare ai Patti Lateranensi. In questo senso, siamo di fronte a un’ideologia cattolica terribile e criminale e a un calcolo cinico, freddo di Mussolini che prima grida ‘Con le budella dell’ultimo Papa strangoleremo l’ultimo Re’ e poi fa tranquillamente la pace col Papa e addirittura viene definito da questi l’Uomo della Provvidenza.
Perché ha costruito il suo film come un melodramma futurista?
Marco Bellocchio: Il melodramma futurista è venuto come un gioco. Il melodramma non è solo la romanza, ma una struttura più complessa su cui mi sono formato io stesso. E’ stato per decenni trascurato e disprezzato, ma in esso c’è qualcosa che mi riguarda e che è emerso in questo caso, nonostante fossimo di fronte a una storia vera. Il futurismo, il senso della velocità, si esprime nel montaggio stesso del film, grazie al quale è diventato un’opera d’attacco, estremamente veloce. Il futurismo era un movimento rivoluzionario che ha avuto due sfortune: è venuto due anni dopo il cubismo, e quindi non è stato molto considerato in Francia, e ha fatto l’errore di allearsi col fascismo e solo adesso viene recuperato, soprattutto sul versante delle arti figurative. Il futurismo viene da Mussolini prima assunto, ma una volta al potere rigettato.
Perché ha scelto Filippo Timi per interpretare Mussolini? E perché ha deciso che dopo l’ascesa al potere del dittatore dovessero essere solo le immagini di repertorio a raccontarlo?
Marco Bellocchio: Filippo è un grande attore, ed è stato facile scegliere lui perché durante il provino ha dimostrato non solo una somiglianza eccezionale con il giovane Mussolini, ma anche una dimensione di naturale autorevolezza e violenza che volevo fossero i tratti distintivi del personaggio. La sua violenza non gronda di sangue, lui si serve spietatamente delle donne, di Rachele, di Ida, della Sarfatti, perché ha uno scopo: diventare il Duce. Mussolini è stato molto vicino al futurismo, è stato interventista e poi è diventato fascista, cambiando completamente i suoi principi. Una volta al potere, da vero calcolatore, ha capito che doveva tornare alla tradizione. La sfida drammaturgica è stata quella di passare dal Mussolini ‘finto’ a quello ‘vero’, cioè del documentario, proprio perché avevamo questa possibilitàdi attingere a un archivio sterminato. E poi abbiamo scelto che lo stesso attore interpretasse il figlio di Mussolini in una disperazione, in una caratterizzazione caricaturale del padre verso il quale provava un odio atroce, ma in fondo anche amore.
E perché Giovanna Mezzogiorno?
Marco Bellocchio: Per quanto riguarda il ruolo di Ida, è stata più complessa la scelta. Ho scelto Giovanna con una certa difficoltà, ma sono stato ripagato totalmente da lei e la ringrazio per questo. Giovanna è una donna solare, piena di vitalità, ma è come se avesse giàconosciuto nella sua vita quell’ossessione che caratterizza Ida. Ha saputo restituire in modo straodinario la fissazione di questa donna, il suo non saper calcolare le proprie forze in rapporto a un’Italia che le era tutta contro, la sua sfida assurda e suicida.
Quali sono state le difficoltàmaggiori che hanno incontrato gli attori nelle loro interpretazioni?
Filippo Timi: Una delle cose più difficili è stata uscire dal ruolo, una cosa che spesso accade agli attori, soprattutto quando interpreti un personaggio simile, che personalmente non amo troppo visto la sofferenza anche solo umana che ha distrutto Ida e suo figlio. Io essenzialmente sono buono e quindi ho un debito d’amore sconfinato verso Marco che mi ha dato la possibilitàdi interpretare un ruolo del genere, così diverso da come sono fatto io. Il mio ruolo era rendere umano un personaggio storico, anche perché non potevo concentrarmi sugli aspetti storici perché ero chiamato a interpretare Mussolini da giovane. La vera sfida per me era entrare nei panni di un uomo con un obiettivo ben chiaro che era quello di ottenere il potere totale. Mussolini era un uomo pieno di contraddizioni, ma se un essere umano normale si contraddice perde la sua credibilità, mentre se lo fa un dittatore no, l’acquista. E’ stato piuttosto schizofrenico girare scene d’amore con Giovanna e subito dopo cambiare completamente atteggiamento, e non è stato facile gestire questa schizofrenia che mi portavo anche fuori dal set.
Giovanna Mezzogiorno: Non dovevo trasformare questa donna in una pazza, in un’isterica, in un’invasata che si batte per il proprio amore, ma dovevo fare proprio l’opposto, dovevo enfatizzare gli aspetti particolari di Ida. Prima di tutto, le contraddizioni: è un personaggio che può essere considerato moderno, quasi femminista, ma è anche una donna che ha sacrificato la sua vita per un uomo. E’ una madre che ama suo figlio, ma finisce con l’essere allontanata da lui per questo suo desiderio di vedersi riconosciuta dall’uomo che ama. E’ molto determinata, molto lucida, con uno scopo chiaro in testa, ma non è una calcolatrice, perché altrimenti non si sarebbe consegnata con le sue stesse mani a un destino così tragico. Questi aspetti contraddittori hanno fatto sì che non costruissi il personaggio come una pazza isterica, ma come una donna con un’ossessione che sviluppa la psicosi dell’abbandono. Grazie anche a Marco, sono riuscita a dare una sobrietàa questa interpretazione. Ero convinta poi che dovesse essere un’interpretazione fortemente fisica, perché per me lei è un animale, non è una donna di pensiero, ma di azione, una sorta di segugio. Non ho avuto un solo giorno facile durante le riprese.
per saperne di più: http://www.movieplayer.it/articoli/05803/marco-bellocchio-porta-il-giovane-mussolini-a-cannes-con-vincere/
note su Marco Bellocchio
Marco Bellocchio
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Marco Bellocchio (Bobbio, 9 novembre 1939) è un regista italiano.
Biografia
Fin da piccolo alle scuole salesiane mostra un certo interesse per il mondo del cinema e la sua irriverenza verso i canoni clericali lo porta ad essere considerato un ribelle. A Bobbio segue molto il cinematografo locale appassionandosi ancor più del come fare regia. Nel 1959 frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, e nel 1962 acquisisce il diploma di regia, per poi proseguire a Londra i suoi studi sul cinema. Tornato in Italia lavora al suo primo lungometraggio: a Bobbio, suo luogo di nascita, in provincia di Piacenza, all’etàdi 26 anni, dirige I pugni in tasca (1965), in cui giàsi nota il suo anticonformismo, così come nei successivi La Cina è vicina (1967, presentato al Festival di Venezia e vincitore del Premio Speciale della giuria) e Il popolo calabrese ha rialzato la testa (Paola) (1969). Questi film sono espressione di valori di una rivolta vissuta, interpretata e proposta: la rivolta sessantottina contro le istituzioni dominanti che controllano e reprimono le persone attraverso tutta una serie di valori etici borghesi che caratterizzano l’intera società. In questi film Bellocchio mette a nudo l’intera societàborghese svelandone tutte le contraddizioni e le ipocrisie, fornendone una lettura assolutamente chiara: l’autore piacentino non ha intenzione di fare propaganda politica, pur essendo, il suo, un cinema chiaramente orientato a sinistra. Proprio in quanto non ha intenzione di fare propaganda a sinistra, il suo è un cinema fatto di soli borghesi: raramente nei suoi film appare la figura del personaggio umile, e quando ciò accade (come in Nel nome del padre, film del ’71) si tratta di personaggi assolutamente marginali. Nel 1966 pubblica sulla rivista Rendiconti una raccolta di poesie dal titolo “I morti crescono di numero e d’età“. Nel 1969 partecipa con un episodio al film Amore e rabbia (1969) insieme a Pasolini, Bertolucci, Lizzani e Godard. Rievocò la sua infanzia in chiave grottesca nel film Nel nome del padre (1972) con Laura Betti e l’anno dopo diresse Gian Maria Volonté in Sbatti il mostro in prima pagina (1972). Dopo Pianeta Venere (1974, diretto da Elda Tattoli), Bellocchio rivolge un duro atto d’accusa contro i manicomi in Nessuno o tutti – Matti da slegare (1975) e gira una versione del romanzo di Anton ÄŒechov Il gabbiano (1977). Nel 1978 conosce lo psicanalista Massimo Fagioli, con cui intraprende una lunga e complessa collaborazione: Fagioli parteciperàattivamente alla realizzazione di quattro film del regista piacentino (Il diavolo in corpo, La visione del Sabba, La condanna, Il sogno della farfalla). Dopo Armonica a bocca (1979) e Vacanze in Val Trebbia (1980) dirige Marcello Mastroianni in Enrico IV (1984), tratto da una commedia di Luigi Pirandello, e quindi Il diavolo in corpo (1986) tratto dal libro di Raymond Radiguet e La visione del Sabba (1987). Nella sua produzione degli anni Novanta si fanno notare soprattutto La condanna (1990) e La balia (1999). Nel 2002 dirige Sergio Castellitto in L’ora di religione, con cui vince il Nastro d’Argento, e l’anno successivo rievoca la prigionia di Aldo Moro in Buongiorno, notte. Nel 2006 si candida alle elezioni politiche per la Camera dei Deputati, nella lista della Rosa nel Pugno costituita da radicali e socialisti, abbandonando le sue storiche posizioni comuniste. Nel 2006 dirige nuovamente Castellitto in Il regista di matrimoni. A Bobbio dirige il Laboratorio Farecinema e il Festival cinematografico Bobbio film festival, con rappresentazioni nel periodo estivo. Il suo film più recente, Vincere (2009), racconta la tormentata vita di Ida Dalser, amante di Benito Mussolini e madre di suo figlio Benito Albino, ritenuta malata di mente per i suoi ripetuti ma vani tentativi di vedere riconosciuta la paternitàdel figlio da parte del Duce. Nel cast sono presenti Giovanna Mezzogiorno nel ruolo di Ida e Filippo Timi in quello del giovane Mussolini e del figlio Benito Albino.
Filmografia
Cortometraggi 1961: Abbasso il zio; La colpa e la pena ; 1962: Ginepro fatto uomo, medio metraggio; L’affresco
Film per la TV; Il gabbiano (1977)
Film per il cinema ; I pugni in tasca (1965) ; La Cina è vicina (1967) ; Discutiamo, discutiamo (episodio di Amore e rabbia, 1969 – gli altri episodi di Carlo Lizzani, Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci e Jean-Luc Godard) ; Nel nome del padre (1971) ; Sbatti il mostro in prima pagina (1972), con Gian Maria Volontè ; Matti da slegare (1974) ; Marcia trionfale (1976) ; Salto nel vuoto (1978) ; Vacanze in Val Trebbia (1979) ; Gli occhi, la bocca (1982) ; Enrico IV (1984), con Marcello Mastroianni ; Il diavolo in corpo (1986) ; La visione del Sabba (1988) ; La condanna (1991) ; Il sogno della farfalla (1994) ; Il principe di Homburg (1996), ; La religione della storia (1998) ; La balia (1999) ; L’ora di religione (2002), con Sergio Castellitto; Buongiorno, notte (2003) ; Il regista di matrimoni (2006), con Sergio Castellitto ; Sorelle (2006) ; Vincere (2009)
Documentari: 1969: Il popolo calabrese ha rialzato la testa (Paola), documentario prodotto dall’Unione Comunisti Italiani (marxisti-leninisti), collaborazione alla regia ; Viva il 1° maggio rosso proletario, documentario prodotto dall’Unione Comunisti Italiani (marxisti-leninisti), collaborazione alla regia ; 1974: Nessuno o tutti – Matti da slegare (documentario codiretto con Silvano Agosti, Sandro Petraglia e Stefano Rulli) ; 1979: La macchina cinema (documentario TV codiretto con Silvano Agosti, Sandro Petraglia e Stefano Rulli); 1995: Sogni infranti (documentario) ; 2002: …addio del passato… (documentario TV sulla musica di Giuseppe Verdi)