Beni comuni e Istituzioni partecipate – Attivato il “Laboratorio Messina”
Dal Palazzo

Beni comuni e Istituzioni partecipate – Attivato il “Laboratorio Messina”

 

Anche i più scettici, prima o poi, dovranno ricredersi. A Messina, in materia di Beni comuni e Partecipazione si fa sul serio: in meno di tre mesi, due delibere comunali tracciano il percorso del “Laboratorio” che è stato tenuto a battesimo Venerdì scorso, 4 Aprile, nella giornata di lavoro organizzata ad hoc a Palazzo Zanca, dal titolo “Amministrare i beni comuni: pratiche costituenti per un nuovo diritto”.

FerraroIl tutto è frutto di mesi di lavoro portato avanti dall’Amministrazione Comunale che si è avvalsa del contributo di Gianfranco Ferraro, giornalista, ricercatore e politologo, capace di “fare rete” con gli studiosi della materia in campo nazionale e con le varie realtà che in Italia si stanno formando con l’avanzare del tema “Beni comuni e Istituzioni partecipate” in varie città, tra cui Napoli, Roma, Milano, Bologna, Palermo, Ragusa, Venezia, Genova, Parma e Cagliari.

Se la “terza via” del diritto, così come sembra, prenderà il largo in campo nazionale tanto da spingere le amministrazioni ed il legislatore a tradurre in atti concreti le idee che ampliano i confini delle attuali leggi, senza peraltro oltrepassare l’ambito costituzionale, Messina avrà giocato un ruolo di primo piano in questa “costituente” che rientra in una sperimentazione senza precedenti.

Nella giornata di lavoro, svoltasi nel Salone delle Bandiere, i cittadini presenti sono stati immediatamente messi in condizione di aderire al progetto, attraverso la compilazione delle schede che affluiranno nel Forum che costituisce il “cuore pulsante” del Laboratorio.

Qualunque cittadino, dunque, dopo aver compilato la scheda, indicando le questioni alle quali è maggiormente interessato, assieme al livello di partecipazione che preferisce, contribuirà al laboratorio e potrà avanzare proposte all’Amministrazione comunale. Al momento, al Forum è possibile iscriversi il Mercoledì presso l’Assessorato all’Autogestione dei Beni comuni, a Palazzo Zanca, mentre da Maggio si potrà fare anche attraverso internet, sul sito www.benicomuni.me

tavolo_3Il Laboratorio si pone tra gli obiettivi quello della formulazione di proposte alla Giunta e al Consiglio Comunale in materia di realizzazione e di riforma di “istituzioni partecipative” in un percorso di “democrazia partecipativa” diretta alla determinazione e all’attuazione delle politiche di indirizzo a livello locale; la mappatura e pubblicizzazione del patrimonio immobiliare del Comune di Messina, ivi compresi i diritti d’uso civico e quant’altro; idee per una ridefinizione della regolamentazione degli usi civici del Comune, con particolare riguardo al patrimonio comunale in disuso, al fine di restituire alla città parti del proprio patrimonio abbandonate o attualmente in cattivo stato di conservazione; definizione di una proposta di Giunta riguardante la progettualità dell’Amministrazione comunale relativamente a parti del patrimonio immobiliare di Enti e Privati, con la possibilità di sperimentazione d’uso attraverso progetti di riuso e riprogettazione a titolo non oneroso e a tempo determinato.

All’avviamento del “Laboratorio Messina per i beni comuni e le istituzioni partecipate”, svoltosi in due sessioni, mattina e pomeriggio, i cui lavori sono stati coordinati, rispettivamente, da Gianfranco Ferraro e dal Consigliere comunale Luigi Sturniolo, hanno partecipato gli amministratori della città, assieme ad esperti ed attivisti dei movimenti in difesa del territorio provenienti da varie parti d’Italia, ciascuno dei quali ha portato il proprio contributo in base alle esperienze maturate “sul campo”.

sindaco_2Il sindaco di Messina, Renato Accorinti, ha aperto i lavori di mattina e li ha chiusi la sera, a testimonianza del livello di attenzione e di interesse dell’ Amministrazione nei confronti di questo progetto.

“Il tema dei Beni comuni è la carta d’identità della nostra Amministrazione e della nostra città. Tutte le esperienze che scaturiranno da questo tavolo saranno da mettere in comune”, ha detto il sindaco ad apertura della mattinata. “Sarà, tuttavia, un cambiamento lento”, ha proseguito Accorinti. E se ne fa una ragione: “La lentezza serve a guardare le cose in profondità”. Parla, poi, di comunità dello Stretto e di continuità territoriale. “La nostra vittoria alle elezioni – ha proseguito il primi cittadino – dà speranze non solo a questa città ma a qualunque comunità. Laboratori, insieme, ne faremo tanti”.

Ferraro-MatteiDopo l’intervento iniziale del Sindaco, è stato Gianfranco Ferraro a descrivere questa “istituzione” con tutte le sue finalità: “Il Forum che abbiamo predisposto costituirà per la cittadinanza un punto di riferimento essenziale per tutta la nostra attività. Chiunque potrà prendere la parola e partecipare. Il laboratorio nasce da esperienze e da pratiche che si stanno diffondendo in città, ed in tal senso, l’esperienza del Teatro Pinelli, costituisce un detonatore essenziale. L’obiettivo – ha proseguito Ferraro – è mettere al centro il concetto di proprietà collettiva e di difesa del territorio come bene comune. Fanno da riferimento gli articoli 41 e 42 della Costituzione, essenziali per focalizzare una formula di garanzia in tal senso. Ciò che interessa maggiormente è far entrare in relazione la popolazione col territorio e mettere al centro dell’attenzione la città nel suo complesso”. Accenna, dunque, alla tutela degli usi civici praticata sin dall’antica Roma, per poi passare alle motivazioni che implicano aspetti economici: “Si tratta di una lotta ad armi impari tra le democrazie locali e i processi di finanziarizzazione. Nel momento in cui lo Stato non riesce più a garantire la proprietà collettiva, così come garantita costituzionalmente, è ovvio ridare alla città e agli enti locali una nuova capacità di organizzazione e amministrazione dei propri beni”. Tra un intervento e l’altro, il giornalista ha man mano fornito i vari dettagli di questa nuova realtà. “Si tratta di un percorso costituente che da un lato pone l’obiettivo dell’ampliamento della regolamentazione degli usi civici degli spazi e del patrimonio pubblico o privato che insiste sul territorio comunale e dall’altro la regolarizzazione di quegli istituti di partecipazione che pur previsti dallo Statuto comunale non sono mai stati attuati. La nostra sfida consiste nell’allargare le maglie della democrazia diretta anche in un territorio particolarmente difficile come quello messinese. La città di Messina, con questo laboratorio – ha sottolineato infine Ferraro – rappresenta una delle esperienze più avanzate del Paese”.

Lo stesso ha poi letto il messaggio di Paolo Maddalena, giurista di grande fama, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, nominato “esperto” dal Sindaco Accorinti presso il Tavolo tecnico del Laboratorio. “E’ giusto che si faccia chiarezza e che si eliminino ingiustizie e i privilegi nel nostro Paese”, ha scritto Maddalena. “Il vero nemico che ci sta massacrando – ha proseguito il giurista – è la speculazione finanziaria che sul pensiero unico dominante del capitalismo economico è riuscita ad occupare le strutture europee internazionali. L’esito finale di questo processo sarà la perdita del nostro stesso territorio, già posto in vendita, che è invece l’unico vero bene comune che ci appartiene a titolo di sovranità”. E spiega l’obiettivo da raggiungere: “Occorre ritornare ad essere consapevoli a tutela della proprietà collettiva, del territorio, del paesaggio, dei beni storici”. E spiega con quale mezzo, rapportandosi anche alla realtà locale: “L’azione popolare dei cittadini messinesi – ha concluso Maddalena – è a fondamento e garanzia della nostra azione politica e amministrativa”.

Faranda_2Daniela Faranda, invitata nella qualità di presidente della Commissione consiliare sui Beni comuni, da lì a poco, nell’arco della stessa mattinata, non avrebbe più ricoperto tale ruolo a causa di uno di quegli avvicendamenti dovuti alla ridistribuzione della cariche all’interno delle aree politiche. Nonostante ciò, la stessa ha accolto l’invito e partecipato ai lavori. “Ciascuno di noi proviene da esperienze politiche diverse, per cui si possono incontrare diverse visioni sull’argomento”, ha detto l’esponente del NCD. “Il mondo, in questo momento – ha proseguito – sta vivendo una piena rivoluzione socio-culturale molto importante. Se ne abbandoniamo un pezzo, sia che si tratti di beni materiali o immateriali, siamo colpevoli tutti”. Questo il suo auspicio: “Non vedere più edifici e scuole abbandonate”. E ricorre ad una testimonianza che descrive in pieno la “condivisione” collettiva cittadina più eclatante ed anomala che si ricordi, legata alla prima azione dei militanti del “Pinelli”: “Quantunque non condivida il loro percorso, quando occuparono il Teatro in Fiera, andai a ringraziarli…”

Ialacqua_2Daniele Ialacqua, Assessore comunale con delega all’Autogestione dei Beni Comuni, al contrario, è partito da una retrospettiva significativa di quanto la nascita del Laboratorio sia frutto di un percorso politico avviato da tempo: “Proveniamo da lotte come quella contro il Ponte sullo Stretto, per l’Acqua bene comune e tante altre. La Giunta, questo percorso, ce l’ha nel DNA, assieme a coloro che hanno condiviso queste nostre battaglie storiche. Il Laboratorio – ha proseguito l’Assessore – costituisce un passo importante di questa Amministrazione e rappresenta un investimento sul presente e sul futuro della città. La sua istituzione serve a superare i limiti della rappresentanza tradizionale e a rigenerare strumenti da mettere a disposizione dei cittadini”. Ialacqua, attraverso il suo assessorato, aveva già intrapreso altre iniziative volte alla partecipazione ed alla collaborazione dei cittadini nei processi amministrativi, che da adesso inevitabilmente sono da mettere in rete. Ne cita alcuni: “Forum ambientalista e animalista, PiCo, Verde bene comune, arredo dell’isola pedonale etc.”. Ed in tutte queste esperienze ha scoperto un filo conduttore: “In città la gente ha tanta voglia di partecipazione”.

SignorinoA Guido Signorino, al tavolo dei relatori, è toccato il delicato compito di svolgere, al tempo stesso, il ruolo di Assessore al Patrimonio e di eccellente economista qual è. Perché, si sa, che tra le accezioni di “beni comuni”, gioca un ruolo fondamentale anche quella che appartiene agli economisti. L’Assessore è subito realistico: “La sfida del Laboratorio consiste intanto nel misurarsi con qualcosa che ancora non c’è, non  a caso si parla di ‘costituente’ dei beni comuni. Si tratta di costruire un ‘diritto’ non ancora esistente. E’ qui che il Laboratorio assume particolare importanza, diventando luogo di confronto, scambio di idee e interrogazione sulle varie esperienze di pratica dei beni comuni”. Passa, allora, all’analisi dell’argomento: “Alla base ci sta il rapporto tra la proprietà privata e l’uso sociale dei beni, tra beni privati e collettivi e tra beni pubblici e privati. Dal punto di vista dell’Economia – ha proseguito il vicesindaco – i beni possiedono due caratteristiche, che sono la rivalità e l’accessibilità o escludibilità. I beni comuni, nell’accezione degli economisti, sono quelli dotati della non escludibilità, quindi con libero accesso a chiunque li voglia utilizzare. Ma il loro utilizzo riduce la possibilità altrui rispetto alla stessa pratica. Ogni risorsa – ha spiegato Signorino – che sia limitata ma liberamente accessibile è, di fatto, un bene comune”. E va nello specifico, tracciando la strada possibile: “Tra la privatizzazione dei beni comuni o la regolamentazione autoritaria da parte dello Stato, la scommessa che noi intendiamo affrontare è studiare una terza via, anche non necessariamente codificabile, ma comunque evidente nell’esperienza storica anche da parte di alcuni economisti”. Ma a questa condizione: “Il bene non deve rientrare né tra i privati, né tra quelli pubblici, bensì deve appartenere alla comunità, la quale lo riconoscerà come proprio, prendendosene cura, con destinazione e finalità di bene sociale”.

MarabelloLuciano Marabello, architetto e urbanista, anch’egli da poco nominato “esperto” del Sindaco di Messina al Tavolo tecnico del Laboratorio, ha tracciato un quadro sul rapporto tra il cittadino e gli spazi da abitare: “I beni comuni, per definizione, sembrano diventati la chiave, il passepartout con cui aprire tutti i ragionamenti che hanno a che fare con il patrimonio della città, quando non è affatto così. Bisogna, piuttosto, capire come questi elementi patrimoniali possano diventare beni comuni e a quale scopo. Fondamentale diventa così instaurare una dimensione relazionale tra il cittadino e il bene, che dia eventualmente un nuovo significato alle cose. Lo scopo del Forum, nella sua forma, è proprio questo, ossia mettere in relazione chi dispone dei progetti, con chi deve dare loro un senso compiuto. Tra gli obiettivi da porsi – ha aggiunto Marabello –  c’è sicuramente quello di connettere le azioni urbane che riguardano le varie materie assessoriali”. E pone una condizione: “I beni comuni vanno resi strategici attraverso un processo in cui si valorizzino elementi non solo economici. Occorre fare i conti con la consistenza dei patrimoni e le idee dei cittadini, e fare in modo che questa relazione produca dei risultati”.

MatteiL’intervento più atteso, era sicuramente quello di Ugo Mattei, giurista, teorico dei Beni comuni,  cattedra universitaria a Torino e a San Francisco, grande protagonista, in campo nazionale, assieme a figure come Stefano Rodotà, Salvatore Settis e Paolo Maddalena, di questa fase storica in cui il concetto di bene comune sta contagiando vari sistemi.

E’ stata sua, per dirne una, la difesa della causa dell’“Acqua bene comune” dinnanzi alla Corte Costituzionale, che portò al vittorioso referendum del 2011.

“Occasioni come questa non ne capitano molte”  ha detto Mattei rivolgendosi alla platea, in considerazione che al suo ritorno a Messina ha trovato la nuova Amministrazione. E sul neonato Laboratorio: “E’ molto importante che queste esperienze amministrative siano dotate di una visione lunga e condotte con grande serietà e competenza, e che soprattutto siano irreversibili. Ma quest’ultimo dato si può raggiungere solo con un iter giuridico adeguato”. Lo scopo è, ovviamente, che sopravviva anche oltre il mandato amministrativo: “Facciamo in modo – ha detto Mattei – che chi in futuro voglia riprivatizzare situazioni divenute beni comuni, lo faccia con grande difficoltà e quantomeno paghi un caro prezzo politico”.

Il giurista si è poi dedicato ad un’analisi storica: “La funzione degli assetti istituzionali è stata sempre quella di trasformare i beni comuni in capitale attraverso il cosiddetto meccanismo ‘estrattivo’. Il nostro costituzionalismo nasce per difendere il privato dal pubblico. Le stesse garanzie non esistono, per ragioni storiche, in senso inverso. Adesso – ha proseguito Mattei – bisogna sovvertire questa tendenza e fare in modo di creare istituzioni “generative”, nel senso di generare beni comuni dal capitale”. E questo è il quadro che egli auspica: “Occorre una logica che diffonda il potere e che includa e non escluda, fondata sul presupposto che l’intelligenza collettiva è sempre superiore a quella individuale”. Nell’ambito della “conquista” dei beni comuni, il caso di Napoli, con l’Azienda Speciale di Diritto Pubblico ABC (Acqua Bene Comune), di cui Mattei è presidente, è un paradigma di questo processo, che lo stesso spiega così: “Una S.p.A., per vocazione, è un modello estrattivo nella sua natura perché ha una logica di tipo capitalistico di breve periodo, fondata sulla trasformazione del valore d’uso in valore di scambio. A Napoli, invece, adesso abbiamo  una gestione autonoma statutaria e patrimoniale, non governata da logiche estrattive e fondata sulla necessità di governare in modo ecologico, nel lungo periodo, riflettendo la logica dei beni comuni”.

E ha concluso: “In Italia ci sono 2800 aziende pubbliche, del valore tra i 400 e i 600 miliardi di euro, che sono i nostri beni comuni sociali, pronte ad essere privatizzate. Occorre assumere consapevolezza che lì ci giochiamo la nostra partita democratica per i prossimi decenni”. E fa un appello a Messina: “Napoli ha fatto da apripista nei beni comuni. Messina adesso è il luogo in cui esiste questa forza politica. Non perdiamo questa occasione”.

Nel pomeriggio, a proseguimento dei lavori, si è tenuta una tavola rotonda con le realtà autogestite e i movimenti di difesa del territorio, i cui lavori sono stati coordinati da Luigi Sturniolo, con gli interventi di rappresentanti del Teatro Pinelli di Messina, dell’ex Asilo Filangeri di Napoli, del Teatro Valle di Roma e del Movimento per il Diritto alla casa.

In videoconferenza, c’è stato anche l’intervento del Distretto 42 – Municipio dei Beni comuni di Pisa.

Adesso, il prossimo impegno del Laboratorio sarà l’incontro con i rappresentanti delle circoscrizioni cittadine per iniziare a mettere nero su bianco su proposte concrete, facendo “rete” in città e nel resto d’Italia.

 

Corrado Speziale

11 Aprile 2014

Autore:

admin


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