CASO PROVVY – Indagati i vertici del Cas. Martedì l’autopsia
Cronaca Provinciale

CASO PROVVY – Indagati i vertici del Cas. Martedì l’autopsia

E’ davvero così silenziosa la caduta di un’auto dall’autostrada, considerando che la zona non è disabitata? Come mai pochi mesi fa, quando alcuni operai eseguirono dei lavori di ristrutturazione sulla cabina elettrica, nessuno di loro si rese conto che, a un palmo di mano, c’era una macchina bianca capovolta con accanto il corpo di una ragazza? E, ancora, il segnale del cellulare che per l’ultima ne mostrava la presenza nella zona di Gazzi, perché non ha incentivato ricerche più approfondite nell’area? E perché all’uscita della galleria di Bordonaro, sulla sinistra, c’è un tratto di strada in cui il guard-rail è assente, quando invece dovrebbe essere d’obbligo per viadotti di quelle altezze? Quesito, quest’ultimo, che ha trovato riscontro in un’indagine che coinvolge i vertici del Consorzio Autostrade Siciliane ed i tecnici di zona dal 2010 ad oggi. L’ipotesi è anche quella di omicidio colposo.
E’ una lista infinita di domande e supposizioni quella che, da due giorni, segue il ritrovamento del corpo e della macchina di Provvy. Domande a cui potranno rispondere soltanto le indagini, l’autopsia disposta per martedì prossimo e gli esami richiesti dalla magistratura sulla macchina della ragazza. Soltanto il medico legale, infatti, potrà far luce sull’orario e sulle modalità del decesso.
Se appare evidente come l’auto sia volata nella zona sottostante il viadotto della tangenziale, non è ancora chiaro in che modo la 600 sia sbandata, quale traiettoria abbia eseguito prima di catapultarsi oltre il limite e come abbia potuto lasciare dietro di sé la targa incastrata nel guard-rail.
Adesso il caso è nelle mani del sostituto procuratore Diego Capece Minutolo che a breve nominerà i periti che effettueranno gli esami sull’auto e gli accertamenti sull’incidentistica stradale, mentre al Ris di Messina coordinato dal comandante Sergio Schiavone spetterà analizzare tutto il materiale recuperato giovedì notte, dai vestiti alle tracce di sangue, dagli oggetti personali a tutti i segni che possano condurre a scoprire la verità.
La famiglia, difesa dall’avvocato Giuseppina Iaria, non crede all’idea di un autonomo incidente stradale e segue piste diverse da quelle ipotizzate dagli inquirenti. Chiedono a gran voce “verità e giustizia” perché, dopo sei mesi di ricerche e appelli, ne hanno tutto il sacrosanto diritto. (Veronica Crocitti) (tempostretto.it)

25 Gennaio 2014

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admin


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