Con Decreto che dispone il giudizio dello 05.12.2018 i signori Sebastiano Amato, nella qualità di presidente del consiglio di amministrazione, Tindaro Porcino- vice presidente – e Aldo Coppolino – consigliere, erano stati rinviati a giudizio con l’infamante accusa di avere causato lo stato di insolvenza della Cooperativa Città Futura determinandone con le loro condotta la dichiarazione di liquidazione coatta intervenuta con provvedimento del Tribunale civile di Barcellona del 25.02.2014.
Nella giornata di ieri, dopo 3 anni di processo il Collegio del Tribunale di Barcellona P.G. Presieduto dal Dottore Antinio Orifici e con a latere le dottoresse Spina e Murabito, li ha assolti con formula perché il fatto non costituisce reato.
Nel giudizio è stato chiarato che la condotta così come posta in essere dai 3 non costituisce reato.
Nella sostanza il Tribunale di Barcellona Pozzo con questa sentenza riconosce legittimazione giuridica alla condotta del presidente Amato, difeso dal legale Nino Aloisio, e i due membri del CDA, difesi dallo stesso Aloisio e da Francesca La Malfa e Claudia Mazzagatti – i quali rischiando personalmente azioni giudiziarie in proprio (non ultima quella che si è chiusa con questa sentenza assolutoria) assegnarono in esecuzione dei provvedimenti assessoriali ai 32 soci della cooperativa i loro alloggi salvandoli di fatto dalle azioni esecutive derivanti dalla malagestio dei precedenti amministratori ai quali nelle ore era stata applicata una misura cautelare.
Oggi, il tribunale statuisce che quelle assegnazioni – volute con forza del CDA e dall’allora presidente – non furono illegittime e non arrecarono danni ai creditori della Cooperativa, tra i quali il Comune di Barcellona che si era costituito parte civile con il legale Carmelo Monforte.