Pomeriggio, sabato 12 marzo, a Galati Mamertino, cuore dei nebrodi, un paese a partire dal sindaco del centro, la stampa del circondario, la società civile fatta da tanta gente comune, hanno partecipato alla mobilitazione di solidarietà per il giornalista catanese Luciano Mirone promossa dall’ANAAM (Associazione Nazionale Amici Attilio Manca) in un sit-in sul tema DIRITTO DI INFORMZIONE E DISINFORMAZIONE. Al termine i responsabili provinciali dell’Anpi hanno consegnato, per la seconda volta continuativa, la tessera ad honorem dell’associazione alla signora Angela Manca, “una donna che resiste”. Le foto
Testimonianza di partecipazione, voglia di esserci, di essere vicini non solo a Luciano Mirone, giornalista oggi condannato ad un cospicuo risarcimento economico reo di aver raccontato la verità, ma a chi ogni giorno combatte per la verità e la giustizia hanno decretato il successo dell’evento promosso dallo scrittore Luciano Armeli Iapichino responsabile dell’Associazione Nazionale Amici Attilio Manca.
Al tavolo con LUCIANO MIRONE, anche GIORGIO BONGIOVANNI (direttore di Antimafiaduemila che ha anche assicurato la diretta streaming della manifestazione); ANTONIO MAZZEO (giornalista antimafia, antimilitarista, tra gli attenti osservatori di quello che succede a Niscemi e Sigonella. “Una penna al centro del mirino” dei poteri forti, della politica e del mondo economico che fa affari con la mafia)) e LUCIANO ARMELI IAPICHINO (scrittore e segretario ANAAM)che ha moderato e condotto da buon padrone di casa.
Ad avvio dei lavori il sindaco del luogo – Bruno Natale – ha portato i saluti e la solidarietà di Galati a Mirone. Un gesto importante e simbolico.
L’incontro prendeva spunto dalla recente condanna, per diffamazione, che il giornalista antimafia si è vista inflitta, ma poi ha spaziato su vari argomenti. Dai giornalisti uccisi, al potere economico che imbriglia le redazioni, da quel che succede alla base americana “fuorilegge” per lo Stato italiano ma che continua indisturbata a provare le antenne del Muos. Si sono raccontante storie di uomini, che hanno scelto di fare i giornalisti, lasciati soli e di come oggi la querela e l’attacco giudiziario sono la nuova frontiera di chi gestisce economia e potere per spezzare le gambe o tentar di farlo a chi scrive o fa giornalismo d’inchiesta.
Tutti hanno detto verità, raccontato fatti, ma a Galati Mamertino, ieri, nessuno sui è pianto addosso.
E come ha detto Massimo Scaffidi, dal pubblico, quando il dibattito si è esteso ai presenti e ai giornalisti in sala, “la stampa del web non deve mai spegnere i riflettori e le attenzioni sui giornalisti al centro di attacchi, questo significherebbe lasciarli soli e facili bersagli, non solo della diffamazione, della macchina del fango che sempre si mette in moto contro di loro, ma di ben altro e più grave”.
Ma tornando ai fatti che hanno determinato la condanna di Luciano Mirone, che intervenendo, ha ringraziato dell’abbraccio di solidarietà che la sala gli ha dato, ha poi raccontato così quanto accaduto
GIUSTIZIA E’ FATTA
Mirone racconta così la sua vicenda
Lo scorso 22 febbraio il Giudice monocratico della Quarta sezione penale del Tribunale di Catania, nella persona del dott. Domenico Stilo, ha emesso sentenza di condanna nei confronti del sottoscritto alla pena della multa di duemila Euro (pena sospesa) per il reato di diffamazione relativo ad un articolo risalente a tre anni fa, per il quale il deputato regionale Alfio Papale, sentitosi diffamato, aveva presentato querela, costituendosi parte civile nel relativo processo.
Nell’articolo incriminato si parlava di abusivismo edilizio e di cementificazione selvaggia nel territorio dove Papale è stato sindaco, assessore e consigliere comunale per trent’anni.
Il Giudice – recita il dispositivo della sentenza – “condanna altresì l’imputato… alla riparazione pecuniaria di cui all’art. 12 della legge 47/48, il tutto da liquidarsi in separato giudizio civile riconoscendo frattanto una provvisionale immediatamente esecutiva di Euro 10.000 in favore della stessa parte civile”.
A questo bisogna aggiungere le spese processuali di circa quattromila Euro e la pubblicazione di un estratto della sentenza sul periodico www.linformazione.eu e sul quotidiano “La Sicilia”.
Il sottoscritto rispetta la sentenza, pur non condividendone le statuizioni, ma non si fermerà ad accettarla passivamente, considerando incredibilmente abnorme il risarcimento del danno stabilito per la parte civile, atteso che, a suo parere, è stato ignorato il diritto di critica (cosa ben diversa del diritto di cronaca) sancito da numerose sentenze della Cassazione, fra cui quella della Sez. V Penale, Sentenza 28 dicembre 2011, n.48553, dove viene affermato che “La scriminante del diritto di critica si sostanzia nella valutazione argomentata di condotte, espressioni e/o idee, per cui perché vi sia esercizio del diritto de quo è necessario che il giudizio (anche severo, anche irriverente) sia collegato col dato fattuale dal quale il “criticante” prende spunto”.
Tale sentenza, in presenza di taluni elementi, supera il concetto dei limiti della “continenza”, in quanto spiega le funzioni del diritto di critica – concetto che dà un significato più esteso del diritto di cronaca – e sancisce chiaramente che per esercitare tale diritto “è necessario che il giudizio (anche severo e/o irriverente) sia collegato col dato fattuale dal quale il ‘criticante’ prende spunto”.
Pertanto, affinché si possa obiettivamente valutare tale aspetto, occorre porre l’attenzione sulla sussistenza o meno del dato fattuale preso in considerazione dal giornalista. In quella occasione i giudici di legittimità hanno evidenziato che il requisito della “verità” si profila in maniera ben diversa rispetto a quanto accade nel diritto di cronaca, atteso che un’opinione non è vera o falsa, ma vero o falso può essere il presupposto fattuale sul quale essa poggia. Infine si afferma – sempre in quella sentenza – che un uomo politico è più esposto del comune cittadino alle critiche ed ai giudizi della opinione pubblica, in ragione del mandato rappresentativo che ha ricevuto e, dunque, della necessità di rendere conto del suo operato.
Il sottoscritto sottolinea che l’articolo incriminato – seppur forte nei toni – prende spunto da alcuni “dati fattuali” verificatisi nella zona di Belpasso in merito alla devastazione del territorio, e non da mere fantasie del giornalista, e preannuncia comunque che ricorrerà in appello dopo avere letto le motivazioni della sentenza (che verranno depositate nel termine di 90 giorni) e che continuerà a svolgere serenamente il proprio lavoro di giornalista contro il malaffare e la cattiva politica, ringraziando chi in questi anni gli è stato vicino, e riponendo, come sempre, la massima fiducia nella giustizia.
Per questo esserci stati all’incontro è stato importante.
Luciano Armeli Iapichino ha così commentato:
UN GRAZIE DI CUORE AGLI AMICI INTERVENUTI DA TUTTA LA FASCIA NEBROIDEA E TIRRENICA AL SIT-IN PROMOSSO DALL’ANAAM, “DIRITTO DI INFORMAZIONE E DISINFORMAZIONE- MOBILITAZIONE DI SOLIDARIETÀ PRO L. MIRONE”,
È STATO UN MOMENTO DI ALTA E PARTECIPATA RIFLESSIONE SU UNA TEMATICA DELICATA QUALE QUELLA DEL DIRITTO DI CRONACA, DI CRITICA, CONDIVISO CON GIORGIO BONGIOVANNI, ANTONIO MAZZEO, LUCIANO MIRONE, I SIG.Ri MANCA, GLI AMICI DELL’ANPI, I GIORNALISTI DI SCOMUNICANDO…
aggiungendo ancora:
La solidarietà è una rara cosa.
In un Paese in cui la classe intellettuale, giornalistica, il ceto medio sono in parte distratti da logiche personalistiche, d’interesse, di convenienza;
affetti dalla sindrome del “non conviene esporsi” per non minare certi equilibri relazionali che rispondono all’atavica legge del DO UT DES;
divorati dal Leviatano sociale per eccellenza, l’invidia;
ignari della lezione che d’oltralpe, dalla Grandeur, soffia in tema di solidarietà, compattezza e rispetto per la classe intellettuale, quella sana (utopia in una Nazione lobbistica quale la nostra);
In un Paese in cui ai sit-in di solidarietà intellettuale si notano, oltre alle belle presenze, anche le pavide assenze e il disinteresse di certa categoria che poi finisce per zavorrarsi nei terreni della mediocrità intellettuale e del vuoto ideale, annullando, di fatto, i risultati della loro azione professionale che nulla lascia alla collettività in termini di crescita e riflessione;
In un Paese siffatto, sono i piccoli ed anonimi centri (anche del ventre siculo e ieri Galati Mamertinone ha dato un esempio concreto) che si elevano a “epicentro” della solidarietà intellettuale, in cui la lectio magistralis dei relatori non elargisce crediti formativi ma quelli di natura etica e umana dal valore impareggiabile.
Grazie di cuore ad Antonio Mazzeo, Giorgio Bongiovanni, Massimo Scaffidi, Corrado Speziale, Antonietta Bontempo, F. Cannizzaro, N. Vicario, A. Fabio, N. Franchina e agli intellettuali e non intervenuti all’appello di solidarietà in favore di L. Mirone.
Luciano Armeli
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