“Francuccio”, come lo chiamava Don Milani, è stato accolto dal Sindaco Renato Accorinti come un vecchio amico col quale si condividono idee, esperienze ed una visione del mondo fondata sull’uguaglianza e la solidarietà. Ben lontana, dunque, dalle differenze e dalle ingiustizie imposte al giorno d’oggi da un sistema fondato sul benessere di pochi di fronte ai disagi di tanti, dove il mercato e i consumi sono gli unici indici di valutazione della società in cui viviamo.
Ed affinché certi principi e valori si affermino tra le nuove generazioni, l’assessore alle Politiche Scolastiche di Messina, Patrizia Panarello, ha fatto sì che il messaggio del più attivo e conosciuto testimone dell’esperienza di Don Milani, nella “mitica” scuola di Barbiana, fosse trasmesso alle scuole messinesi. Così, affinché ciò avvenisse, non c’era occasione migliore di quella dell’inaugurazione dell’anno scolastico. Ma il messaggio non si è limitato solo alla città dello Stretto, perché l’iniziativa è stata accolta anche dai comuni di Palermo e Barcellona P.G., attraverso i rispettivi assessori, Barbara Evola, intervenuta sul palco del V.E. e Raffaella Campo.
Palermo, l’indomani, è stata la seconda tappa siciliana di Gesualdi: l’esponente del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, accompagnato da Renato Accorinti e Patrizia Panarello, è stato ricevuto dal Sindaco Leoluca Orlando e dalla stessa Barbara Evola, la quale proprio il giorno precedente, ad ora di pranzo, aveva ricevuto tramite sms la conferma che il primo cittadino del capoluogo siciliano non sarebbe voluto mancare ad un incontro di tale portata etica.
E sulla condivisione intorno alla visita a Messina di Gesualdi, non può non far notizia l’interesse mostrato persino dal consigliere forzista Pippo Trischitta, il quale ha partecipato agli incontri con il “ragazzo di Barbiana” facendogli anche omaggio, in segno di ospitalità, di una confezione di pignolata.
“Ho invitato ‘Francuccio’ perché era importante che lui venisse a Messina” ha detto il Sindaco Accorinti, di mattina, dal palco del V.E. “Egli porta la testimonianza di una scuola, come quella di Barbiana, disagiata e senza soldi, ma con grandi idee di cambiamento, nella quale Don Milani ha tolto le catene ai poveri”, ha aggiunto il primo cittadino. Lo stesso, da 39 anni insegnante, e adesso balzato alla guida dell’Amministrazione di Messina, non ha nascosto un po’ d’emozione: “A me è costato tanto lasciare la scuola, ma ho ricevuto un’altra fortuna che è quella di fare il sindaco, come mi ha chiesto la città. Ciò che adesso interessa è metterci tanto amore ed intraprendere, tutti insieme, percorsi costruttivi”. Poi accenna al tema che in giornata verrà trattato da Gesualdi: “Francuccio è una persona speciale, che da oltre vent’anni sensibilizza sulla coscienza del consumo critico, che prima di ogni altra cosa è un atto politico. Prendere coscienza equivale ad una liberazione”, ha aggiunto Accorinti, che ha concluso il proprio intervento portando ad esempio quei “ragazzi di Barbiana”, sottratti al disagio attraverso la conoscenza, che ha aperto loro le strade della vita.
“Quei ragazzi non avevano alcuna possibilità di ultimare la scuola dell’obbligo – gli ha fatto seguito Gesualdi – per cui lo Stato era inadempiente. Ma Don Milani, invece di lamentarsi, decise egli stesso di portare avanti quella scuola”. Franco Gesualdi, allora, con altri suoi compagni, a testimonianza di quella esperienza, scrisse un libro tutt’oggi di grande attualità su come debba essere concepita una scuola: “Prima che il ‘Priore’ (così i ragazzi chiamavano Don Milani, ndr) morisse, riuscimmo a scrivere Lettera ad una Professoressa, i cui contenuti sono tutt’oggi validi, con l’impressione che le cose si siano addirittura aggravate”. E ne spiega il perché: “La scuola è classista, seleziona, e non è concepita come il luogo dell’apprendimento. E’ basata sulla meritocrazia e va avanti solo chi è più bravo. Così è una struttura che serve ad individuare chi farà carriera. Con le conseguenze che chi ne resta fuori viene relegato per tutta la vita a cittadino di serie B. Quella di Barbiana era, al contrario, una scuola organizzata in ragione degli ultimi, dove al centro ci stava la persona più in difficoltà. Là si viveva in maniera molto forte il senso della comunità”. Ecco, allora, qual è l’idea che sposa: “La scuola deve invogliare ad essere persone che si attivano per la liberazione di tutti, sia a livello personale che collettivo, perché l’ignoranza è la madre di tutte le miserie. Ciascuno deve essere consapevole che ogni problema appartiene a tutti. Sempre in Lettera ad una Professoressa – ha proseguito Gesualdi – si dice che uscire da soli dalle difficoltà equivale all’avarizia, mentre uscirne tutti insieme significa far politica”. E qui fa un inciso con ovvi riferimenti locali: “Oggi abbiamo una concezione di politica piuttosto deteriore, ma qui a Messina state avendo dimostrazione che la politica è un’altra cosa, ossia mettersi a servizio della collettività e decidere tutti insieme, attraverso la partecipazione, per trovare la soluzione ai problemi”. Per raggiungere determinati obiettivi, occorre, secondo Francuccio, partire da due concetti ben precisi: “La responsabilità, chiedendosi di chi è la colpa dei crimini che si commettono a livello planetario, e la coerenza, perché coerenti, ancor prima che con la legge, occorre esserlo con i nostri valori”.
Il messaggio della scuola di Barbiana era troppo grande e come tale, col passar del tempo ed in mezzo a mille difficoltà, i suoi principi hanno trovato varie declinazioni in diversi campi d’applicazione. Tra questi, l’economia applicata in senso etico, affine alle esigenze dell’uomo e dell’ambiente. Non a caso Gesualdi è il fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo.
Ne ha parlato, nel corso del pomeriggio, in Sala Giunta, a Palazzo Zanca.
“Abbiamo realizzato tutto ciò con l’intento di spendere bene la nostra vita. Questo è il nostro primo obiettivo. Perché dell’avvenire del mondo nessuno di noi può risponderne singolarmente”, ha detto Gesualdi, introducendo uno dei principi fondamentali del suo operato: “Ci vuole un certo realismo che porti alla solidarietà, ma essa non può scadere nell’assistenzialismo. Allora, per poter essere ‘attori di liberazione’ dobbiamo agire anche su un altro piano, che è quello politico. Pertanto, per far cambiare le cose, occorre intervenire sui meccanismi della società che produce esclusione ed emarginazione”. Da qui, pone subito una domanda che costituisce in sé il tema principale della questione: “Perché un mondo tanto ricco produce tanta povertà?” Allora, assegna un ruolo: “Da militanti occorre innanzitutto sapere cosa sta dietro tanti nostri acquisti e poi decidere cosa fare affinché quel ‘sapere’ non diventi anch’esso consumismo, dando un ulteriore schiaffo alla povera gente. Occorre decidere, dunque, se dentro questa macchina si vuole avere un ruolo attivo o passivo”. Di esempi, naturalmente, ce n’è uno su tutti: “Dietro l’acquisto del caffè c’è lo sfruttamento di gente in luoghi lasciati in macerie dal colonialismo”. Non a caso, tira fuori il nome del colosso Nestlé, detentore del 12 per cento della commercializzazione mondiale del prodotto. Ma Franco Gesualdi cita anche altre aziende come Kraft: “Questi colossi hanno responsabilità nei processi di impoverimento a livello internazionale, perché stabiliscono il prezzo da cui dipende la vita dei contadini da cui acquistano i prodotti”. Come comportarsi, allora? “Bisogna innanzitutto capire e assumere la capacità di acquistare secondo uno spirito nuovo, che è quello del consumo critico, prendendo consapevolezza che tutto ciò che noi acquistiamo al supermercato ha una propria storia alle spalle, che può essere pulita o sporca”. Ma non solo aspetti di “colonizzazione”, in mezzo c’è anche di peggio: Gesualdi ha “fatto le pulci” al più grande colosso mondiale della pasta, ossia Barilla, il cui 15 per cento è detenuto da una società che ha sede a Lussemburgo, che a sua volta “possiede” (sembra un gergo demoniaco, ma non siamo tanto distanti…) quote in una società svizzera che produce armamenti. “Ogni volta che acquistiamo un pacco di quella pasta – dice Gesualdi – teniamo conto che parte dei nostri soldi vanno a chi produce anche aerei da guerra”. Come si possa, a questo punto, “ostacolare” colossi simili, legittima scoraggiamenti generali, ma Francuccio la pensa diversamente: “Non è vero che il potere ce l’hanno loro. Queste sono strutture organizzate per fare profitto attraverso i nostri acquisti. Dobbiamo avere la consapevolezza che con le nostre scelte abbiamo il potere di condizionare queste grandi imprese”.
Multinazionali con i loro prodotti e profitti “ingiusti”, dunque, ma non solo, perché Gesualdi ha anche parlato di carenze di risorse naturali, tra cui l’acqua e i minerali per la produzione di tecnologie. Il tutto, a danno dell’uomo e dell’ambiente, con un nemico ben individuato: “Non viviamo in un sistema qualsiasi – dice – ma in un sistema costruito ad immagine e somiglianza del mercato”. Parla dunque dell’Europa e del costruendo TTIP, accordo transatlantico di libero scambio con gli USA. Questa è dunque la sua proposta, di cui ne trae una ragione di vita: “Soddisfare i nostri bisogni utilizzando meno risorse possibili e producendo meno rifiuti. Produrre ed utilizzare più prodotti a livello locale, così da consumare meno petrolio per i trasporti”. Un altro appello di Gesualdi è quello mirato alla condivisione dei servizi e dei prodotti, nonché al riutilizzo degli stessi, in barba agli sprechi.
In altre parole, occorre “sobrietà”, non vista in termini negativi, ma come vera e propria “sovranità dell’individuo di usare la testa liberandola dalla pubblicità”. Non a caso uno dei suoi libri, edito da Feltrinelli, si intitola giustappunto “Sobrietà”, e come sottotitolo riporta: “Dallo spreco di pochi ai diritti di tutti”.
Tuttavia, l’esponente del Centro di Vecchiano, sostenitore di nuovi stili di vita in ragione di un futuro tutto “da vivere” per le nuove generazioni, lascia aperta una parentesi: la salvaguardia dei posti di lavoro in un mondo dove tale diritto è dipeso esclusivamente dalle vendite dei prodotti. Sull’argomento si può riflettere e progettare, ma qui Franco Gesualdi cerca sponde adeguate e concrete, sempre ammesso che ce ne siano: “Occorre reinventare un modo di organizzare l’economia e la società, compreso il sistema sui temi del lavoro. Questo è il vero ruolo della politica”.
Corrado Speziale