LAMPEDUSA – DA PORTA A TOMBA.
Cronaca Regionale

LAMPEDUSA – DA PORTA A TOMBA.

 

E’ iniziato il cerimoniale, ognuno al proprio posto, mi raccomando la commozione, quella è essenziale, voce ferma e intransigente quando si parlerà degli interventi futuri, nelle giornate di lutto nazionale dopo le tragedie guai a sgarrare, poco importa se erano evitabili oppure no il cerimoniale deve proseguire e rispettato fino all’ultima virgola.

E a noi italiani nei cerimoniali non ci batte nessuno, ma in quanto a prevenzione siamo proprio una frana. Si perché sfido chiunque che, vedendo le prime immagini di Lampedusa e la sfilza di cadaveri poste sulla riva, a non aver pensato che in fondo era solo questione di tempo e che prima o poi ci si sarebbe dovuti confrontare con l’inevitabile.

Purtroppo ciò è avvenuto perché ci siamo abituati a valutare le tragedie non dai fatti in sé ma dal numero delle vittime.

terraferma_2A Lampedusa, come in molte altre coste italiane soggette a flussi migratori, non è certamente la prima volta che ci si confronta con il recupero di cadaveri gettati in mare dai vili aguzzini del mare che non hanno alcuno scrupolo a gettare via dal barcone donne e bambini.

Questa volta però l’evento è stato da prima pagina, il numero di morti è a tre cifre e non può certamente finire in secondo piano, neanche rispetto al chiacchiericcio mondano di Montecitorio dove si cambia idea con la stessa velocità con cui Paris Hilton cambia fidanzato. È evidente che sui fatti di Lampedusa le colpe non possano non ricadere sull’Europa e su uno Stato non in grado di sventare una tragedia che, con politiche più assennate, si sarebbe evitata.

Ciò viene dalla convinzione che non è la prima volta che gli abitanti e gli operatori di Lampedusa chiedono l’intervento dell’UE e dello Stato in una situazione diventata ormai insostenibile.

Bisognerà capire che senso ha continuare a stare in un’Unione Europea che si ricorda di essere tale solo quando c’è da parlare di Spread, politiche di Austerity per salvare le Banche, abbandonando al proprio infame destino la porta dell’Europa, divenuta tomba della stessa grazie ad una politica di totale disinteresse visto che, evidentemente, gli interessi sono ben diversi.

Ciò che è ancora più grave è che, tanto per cambiare,  a farne le spese sia la parte più debole dell’Europa, cioè quel sud che continua a subire i risultati  delle politiche economiche decise al di fuori dei propri confini e che continua a pagare il prezzo più alto in termini di emigrazione, visto il numero sempre maggiore di giovani  che, casualmente, vanno a ingrossare le fila della Germania e dei paesi Anglosassoni.

Troppe parole e troppi pochi fatti sono stati spesi per il sud Italia ridotto ormai a discarica di rifiuti tossici (vedi la terra dei Fuochi in Campania) a ricovero perenne di rifugiati e disperati di chi scappa da paesi dilaniati da guerre interne o da paesi che, come la Libia, sono stati distrutti dall’Europa economica in nome della democrazia poi magicamente tramutata in privatizzazioni di banche nazionali.

L’Europa di tutto questo è complice, perchè si è preteso la botte piena e la moglie ubriaca facendo gli interventi militari senza pensare minimamente alle politiche di gestione del flusso migratorio.

Per troppo tempo è stato detto che Lampedusa è la porta dell’Europa, peccato che però i fatti dicano che questa porta si sia spostata a Francoforte e da lì non si sia più mossa.  

A Lampedusa è stato offeso il Mediterraneo nella sua essenza più profonda, nella sua grandezza, nella sua storia perché da lì sono diventate grandi le civiltà del passato, da lì invece ora  passano solo i boia del mare che continuano imperterriti i loro traffici nell’indifferenza di chi dovrebbe portare legalità e regole.

Chi pensa che non ci siano responsabilità dello Stato Italiano si sbaglia, se Alfano si farà sentire con Barroso come già annunciato lo farà comunque troppo tardi, visto che questa  tragedia è solo il culmine di una situazione che ha avuto nella guerra in Libia il proprio evento cardine.

L’Italia ha pagato l’aver sottovalutato un problema che è diventato di dimensioni sempre più grandi. Si è pagato principalmente l’assenza di leggi nuove e chiare, fatte da una classe dirigente che dovrebbe come interesse il buon funzionamento del paese oltre che i fatti giudiziari. Totale l’incapacità di un centrodestra e di un centrosinistra che si sono appiattiti sulla discussione Bossi – Fini si o Bossi – Fini no.

Fallimentare la politica del centrodestra, capace di creare una legge che in teoria doveva regolarizzare i flussi migratori ma che ha portato risultati deludenti, continue vie di mezzo e scorciatoie burocratiche di ogni tipo. Incapace di creare un’alternativa, invece, il centrosinistra con la Presidente della Camera Boldrini e il Ministro Kyenge intente a parlare più di coloro che devono arrivare in Italia che non di coloro che già sono arrivati, continuando ad avanzare proposte assistenzialiste verso gli immigrati, tipo sussidio o casa, che potrebbero essere mal digerite da chi non ha lavoro e vede magari la propria abitazione espropriata dalla banca e che potrebbero alimentare anche false illusioni in chi viene a cercare fortuna nel nostro paese, rischiando di alimentare una dannosa guerra tra poveri.

Non è con i fucili o con il permissivismo sfrenato che si affronta il problema, le due fazioni politiche hanno sbagliato nel non trovare una via di mezzo visto che il rispetto dei principi di legalità è stato confuso con il razzismo mentre quello dei diritti e dell’accoglienza è stato interpretato quasi come fosse una forma di anarchia. Bisogna però partire dal principio che qualsiasi  politica che non viene sposata da organo sovranazionale o nazionale che sia, rimarrà solo una fervida fantasia che non eviterà la prossima tragedia del mare.

Antonio Macauda

4 Ottobre 2013

Autore:

admin


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