Dopo una prima presentazione, mercoledì prossimo, 13 novembre, il libro di Carmelo Sciascia verrà riproposto, sempre a Piacenza, nella sala d’onore della galleria Biffi Arte.
Un viaggio tra storia e ribellione
Continua il viaggio di conoscenza e di riscoperta, da parte dello storico\scrittore Carmelo Sciascia che con il suo libro L’eretico don Paolo Miraglia, dedicato alla complessa figura del controverso sacerdote siciliano che, dalla sua Ucria natale, arrivò a scuotere profondamente le istituzioni religiose e sociali del suo tempo.
Dopo un primo appuntamento, il libro sarà ripresentato mercoledì 13 novembre a Piacenza, nella prestigiosa cornice della sala d’onore della Galleria Biffi Arte.
L’evento, che inizierà alle 18.00, vedrà la partecipazione di Gaetano Rizzuto, insieme all’autore.
Chi era Paolo Miraglia?
Don Paolo Miraglia, sacerdote ribelle e vescovo “eretico”, si distinse per le sue posizioni innovative e spesso provocatorie. Ordinato sacerdote giovanissimo, Miraglia si trasferì a Piacenza nel 1895, attirando rapidamente l’attenzione per la sua visione della fede e la sua forte critica verso il clero locale. Egli era sostenitore di una Chiesa più trasparente, priva di beni materiali, e attribuiva legittimità esclusiva al matrimonio civile rispetto a quello religioso, che considerava una semplice benedizione. Nelle sue predicazioni, Miraglia esprimeva ammirazione per la figura di Girolamo Savonarola, il frate domenicano condannato al rogo, ma ora rivalutato come “servo di Dio”.
Conflitti e Scomuniche
Le tensioni con le autorità religiose raggiunsero l’apice quando don Miraglia fu scomunicato per eresia dal Sant’Uffizio nel 1896. Tuttavia, la scomunica non ne arrestò l’ascesa: Miraglia fondò la Chiesa Autonoma Italo-Internazionale e aprì un proprio oratorio in via Trebbiola, dove oltre duemila piacentini si riunivano per ascoltarlo. Nonostante il consenso popolare, la sua “Chiesa vetero-cattolica” fu perseguitata, e Miraglia subì condanne al carcere. Le sue missioni lo portarono poi in Svizzera, Inghilterra e negli Stati Uniti, dove lasciò un segno profondo tra le comunità di emigrati.
Carmelo Sciascia e la riscoperta della figura storica
Il libro di Carmelo Sciascia rappresenta un tentativo di restituire oltre dignità storica a Miraglia anche quella necessaria conoscenza del suo pensiero. Il libro, che si legge quasi come un romanzo,, approfondendo non solo le sue battaglie spirituali e sociali, definisce anche il contesto storico-politico del suo tempo. Sciascia, originario di Sicilia ma residente a Piacenza da anni, ha lavorato a questa ricerca per tre anni, consultando archivi, testimonianze locali e documenti storici. Significativo il contributo di storici come Salvatore Lo Presti e le fonti archivistiche piacentine, che hanno fornito un quadro più completo dell’epoca.
Al primo incontro nella biblioteca Passerini-Landi hanno partecipato anche figure significative come le suore scalabriniane e personalità del mondo culturale locale, tra cui il direttore della rivista L’Urtiga.
L’attore Giampietro Taina ha recitato il decreto di scomunica di don Miraglia, suscitando grande emozione tra il pubblico.
Il Futuro delle presentazioni
La storia di Miraglia continuerà a essere discussa: il prossimo evento a Piacenza si terrà il 2 dicembre presso la Famiglia Piasinteina, organizzato dalla Società Dante Alighieri. Sarà solo uno dei tanti appuntamenti previsti per tutto l’inverno, un’occasione per discutere e riflettere su una figura che, nel bene o nel male, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia religiosa e sociale italiana e bisogna dire anche che in anteprima il libro venne presentato anche a Ucria, nei mesi passati.
L’appello a Papa Francesco
Pietro Miraglia, medico brolese, pro-nipote di quel vescovo, dice “E’ giusto ricordarlo e farlo conoscere ai più, anche se credo che quella fascia di Chiesa che l’ha conosciuto, incontrato, anche lottato, non l’ha dimenticato. E oggi più che mai, siamo pronti a portare la sua storia, il suo pensiero, il suo essere guerriero nel nome di una chiesa incontaminata e senza compromessi, debba essere conosciuto anche dal Pontefice, Crediamo che sia tempo che ne venga riabilita la figura, come fatto con il Savanarola. Il suo essere prete e sacerdote, la sua fede, il coraggio delle suo idee debbono avere un segno tangibile e un segno di riconoscimento una sorta di postumo della sua figura di uomo di Cristo”.
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