MARCO – Arresti domiciliari per il piromane gioiosano
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MARCO – Arresti domiciliari per il piromane gioiosano

Evita il carcere, collabora, racconta le sue azioni egoiche, criminali e idiote, si autoaccusa anche di altro. E’ giovane e la getta anche sul sociale “volevo emigrare qui non c’è lavoro”, ma la punizione deve essere esemplare, netta, chiara senza se e senza ma come vuole la legge. Ma di certo non è stato l’unico.

Il 31 agosto, Marco (i carabinieri non hanno dato il cognome del giovane) che ha 22enne e abita a San Giorgio di Gioiosa Marea, difeso dal legale di fiducia Filippo Barbera, venne notato allontanarsi dalla zona di Calanovella Alta, nel territorio di Piraino, dove poco prima era stato appiccato un incendio.

Poi il delirio.

A raccontarlo è lui stesso: “Andai nei pressi dell’erba secca e la bruciai con un accendino. Divampò un vasto incendio nella zona che ripresi col cellulare per piaggeria, non c’era un motivo preciso” e il racconto del piccolo Freddy Krueger gioiosano arriva al 10 settembre, quando dice di essere passato dal dar fuoco alle radure ai cassonetti dell’immondizia.

Quel giorno ne incenerì diversi sia a San Giorgio che nei pressi del cimitero comunale a Gioiosa Marea.

Secondo il giudice Andrea La Spada, Marco ha vuotato il sacco solo quando i Carabinieri erano già sulle sue tracce ed in paese si era sparsa la voce del suo coinvolgimento.

“Vivere a Gioiosa è divenuto insostenibile e l’attuale amministrazione non aiuta me e la mia famiglia” ha detto.

Affermazioni che avvalorano, per il magistrato che indaga, l’ipotesi del pericolo di fuga che giustifica le esigenze cautelari.

Il suo legale ha comunque presentato istanza al riesame per ottenerne la scarcerazione in quanto non sussiste il pericolo di inquinamento delle prove.

La storia di Marco è di quelle sulle quali è difficile provare a cercare una spiegazione.

Di certo non sarà stato l’unico ad operare.

Si è trattato di lucida follia? A tratti si.

Nessun disegno criminale. Lui non è certamente un criminale di spessore. Nessuna speculazione economica, nessun legame, nessun mandante.

«Solo» il gesto di un giovane piromane. Uno – come tanti – che prova piacere nell’assistere alla potenza distruttiva del fuoco e che se ne compiace, lo filma, lo fotografa, lo commenta su facebook, arrivando a denigrare chi tenta di spegnerlo rischiando magari la vita.

Un giovane di mestiere, piromane nell’indole, narcisista quanto basta, in grado di mandar in fumo ettari di boschi, mettendo a rischio anche tanto altro.

Uno come tanti, che si emulano a vicenda, quasi che fosse normale perdere migliaia di ettari di bosco o di macchia mediterranea, quasi che un incendio non fosse un ecocidio, che distrugge piante e animali e da cui la natura si riprenderà solo dopo decine di anni.

Il piromane che viene catturato, al di la se è un giovane è una bella novità perché nell’Italia dei crimini impuniti, impuniti sopra tutti sono proprio i piromani, cui è imputabile circa il 60% dei casi di incendio.

Perché è vero che c’è chi appicca un incendio per disattenzione (tipo cicca gettata via), e c’è anche chi appicca il fuoco magari solo per bruciare rifiuti o sterpaglie e poi non riesce a controllarlo; ma c’è anche e soprattutto chi brucia solo per il piacere di vedere poi l’effetto che fa.

Difficile accettare che ci possa anche essere qualche imbecille che appicca il fuoco nella convinzione di poter rinnovare il pascolo, riforestare, o costruire, quando invece ciò non è possibile per legge. Diventa assurdo veder che il piromane lo fa per gioco… senza un motivo razionale.

Dicevo prima che chi appicca l’incendio la storia dimostra che può contare di massima su una sostanziale impunità, anche perché è obiettivamente molto difficile risalire all’autore del reato, in questo caso.
Peraltro, la pena comminata non è delle più banali. Un incendio boschivo è punito con la reclusione da quattro a dieci anni, se doloso, e da uno a cinque se colposo.
La pena deve essere commisurata alla gravità del reato e deve tendere alla rieducazione del reo.
Qui la pena deve essere esemplare che serva da esempio, che sia un monito.
Nel caso del piromane doloso però, data la gravità del gesto, ci si potrebbe chiedere se non sarebbe il caso invece di prevedere una pena che non ha nulla a che vedere con il comune sentire, come è normale nel nostro ordinamento, tipo la condanna al rogo, come già si faceva con le streghe.
Morire nello stesso modo in cui si procura la morte a migliaia se non milioni di piante ed animali avrebbe una sua sostanziale equità e chissà che uno non ci penserebbe bene prima di appiccare l’incendio.
E’ ovviamente solo una provocazione – quella di Fabio Balocco sul Fatto Quotidiano –  Prendetela come tale.
Però suggestiva.
foto d’archivio
14 Settembre 2017

Autore:

redazione


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