Messina  & Pinelli occupato – Dossier casa dello studente
Cronaca Regionale

Messina & Pinelli occupato – Dossier casa dello studente

 

La situazione e la storia della casa dello Studente messinese oggetto di un comunicato stampa.

 

E’ collocata in pieno centrocittadino, a pochi metri dal rettorato e dalle facoltà di Economia , Giurisprudenza e Scienze Politiche ma è comunque raggiungibile agevolmente da tutte le periferie e dai nuovi plessi universitari.

Si estende su una superficie di circa 7000 metri quadri e, nonostante sia stata chiusa nel febbraio del 2009 perché risultata non adeguata alle nuove normative  regionali in materia di sicurezza antisismica, è ancora parzialmente utilizzata dall’Ersu (Ente regionale diritto allostudio, l’erede della vecchia Opera universitaria) per ospitarvi i propri uffici e la mensa del plesso centrale.

Una volta completati i lavori di adeguamento- assicura l’ente per il diritto allo studio –  la casa dello studente potrebbe ancora contenere 249 posti letto distribuiti in 133 stanze.

Purtroppo però  il destino del palazzo di via Cesare Battisti  non sembra per nulla scontato.

Dalle carte catastali del Comune di Messina, nel mese di aprile del 2013, cioè nel periodo finale della gestione commissariale del dottor Luigi Croce, è emersa “chiaramente la proprietà comunale del bene”.

A quest’accertamento ha fatto seguito l’incarico all’Avvocatura di Palazzo Zancadi “predisporre una proposta di delibera”per affidare a un legale l’iter di restituzione del bene al Comune per inserirlo eventualmente nel piano di dismissioni previsto per sanare il bilancio disastrato dell’ente locale.

La questione è presto passata sul tavolo del nuovo sindaco Renato Accorinti, ma il cambiamento alla guida dell’Amministrazione non ha placato gli appetiti di chi pensa tuttora ad una nuova destinazione dell’area. 

Ad esempio realizzando al posto dello storico studentato il tanto atteso secondo Palazzo di Giustizia.

Risale a poche settimane fa la dura polemica fra il Sindaco e il Presidente dell’ordine degli avvocati Francesco Celona che ha chiesto al primo cittadino, con toni  che sono stati giudicati sopra le righe, di affrettarsi “ad adottare una soluzionedi indirizzo precisa e categorica” in favore della realizzazione del Palagiustizia satellite al posto della residenza studentesca.

La posizione dell’avvocato Celona si è fatta forza del paventato rischio di perdita del finanziamento di circa 17 milioni di euro che il Ministero Di Grazia e Giustizia avrebbe da lungo tempo destinato alla realizzazione dell’importante infrastruttura messinese ed  ha avuto il sostegno da parte della maggioranza del Consiglio comunale, che si è espressa in tal senso con un ordine del giorno, e di diverse organizzazioni sindacali edi categoria.

Molto più numerose sono state comunque le prese di posizione contrarie, fra le quali sono degne di nota quella di organizzazioni studentesche come L’UDU e soprattutto l’ODg delconsiglio della quarta circoscrizione, votato l’otto febbraio scorso,  che“impegna l’Amministrazione comunale di Messina a non modificare la destinazione d’uso vincolata dell’immobile della “Casa dello Studente”, preservando la funzione di struttura a servizio della popolazione studentesca cittadina e fuori sede presente a Messina.”

Una destinazione d’uso chiaramente prescritta già dal decreto prefettizio di istituzione della Casa dello Studente e non contraddetta dai tanti fatti storici di cui è intessuta la“memoria del luogo”, che ne rafforzano semmai la vocazione, per così dire, di servizio alla formazione e alla cultura.

Come risulta dalla storica  Guida di Messina edita a cura del Comune nellontano 1902, nell’area oggi occupata dalla residenza studentesca sorgeva infatti  l’antico monastero dei padri Cassinesi della Maddalena “che fu inrimoti tempi commenda dei Cavalieri templari, i quali vi rimasero, finché, nel1313, papa Clemente V non li fece espellere” .

Annesse al monastero una biblioteca benedettina, ricca di ben 3000 volumi, e il Tempio della Maddalena.

Una magnifica chiesa progettata e realizzata dall’architetto  romano Carlo Marchionni, i cui lavori ebbero inizio nel 1765 per concludersi con la solenne apertura al culto nel 1834.

Essa ha ospitato quadri e sculture di grande valore, molte provenienti dal monasterodi san Placido Calonerò, fra cui un trittico di Polidoro da Caravaggio.

Nei primi anni dell’unità d’Italia l’edificio fu scelto per ospitarvi l’Ospedale Militare.

Uno dei più moderni dell’epoca, “il più bello ecompleto dopo quelli di Roma e Verona”.

I lavori di adeguamento del convento iniziarono nel 1868 e, nel decennio fral’86 e il ’96, portarono all’aggiunta di nuovi fabbricati accanto ai vecchi , conservando il disegno degli antichi e continuandone  i portici.

Il sisma del 1908 e la successiva ricostruzione cambiarono il volto e le funzioni di tutta l’area.

Mentre le linee del piano Borzì , riprendendo le direttrici di espansione urbana già previste nel piano regolatore generale di fine ottocento, facevano venire alla luce il “centro commerciale “ della città moderna, sul perimetro del vecchio ospedale si decise di costruire la Casa dello Studente che venne inaugurata inpieno regime  fascista,  il 28 ottobre del 1933.

All’interno del fabbricato, concepito e realizzato secondo i parametri dell’architettura razionale, esiste ancora oggi una testimonianza visibile del suo illustre passato. Si tratta del cosiddetto Pozzo dei Camiciotti , legato alla memoria delle vicende della rivoluzione europea del 1848 , che assunse sulle rive dello stretto le forme di un’insurrezione nazionale contro il dominio della dinastia Borbonica e inizia  fatti precorrendo e idee prima che nel resto del continente, già il primo settembre del 1847.

La storia che riguarda il pozzo appartiene all’ultima fase dei durissimi scontri che seguirono lo sbarco delle truppe napoletane a Messina, nei primi giorni del settembre 1848.  

“Il corpo di spedizione”, racconta lo storico Piero Pieri nellasua  Storia militare del Risorgimento, era comandato dal generale Caro Filangieri, Principe di Satriano e  comprendeva “18.000 uomini di fanteria, 1500 del personale di marina imbarcato sulle navi, più i 5000 uomini di guarnigione nella Cittadella, per un totale di 24.500 uomini impegnati contro Messina, con 450 cannoni complessivi. Facevano parte di questa armata i migliori reparti di tutto l’esercito borbonico, ossia i mercenari svizzeri.”

A difesa della città erano invece schierati “Due battaglionidi «camiciotti», 1000 uomini complessivi, 400 artiglieri, 300 zappatori delgenio e 200 guardie municipali; e inoltre 500 marinai cannonieri addetti alle batterie fra Messina e il Faro, i quali non presero parte alla lotta. In totalele formazioni che potremmo chiamare regolari assommavano a 2500 uomini, di cui 2000 nei punti attaccati. A queste bisognava aggiungere 2500 uomini delle squadre; 500 uomini di Guardia Nazionale e 500 altri uomini degli equipaggi delle scialuppe e inoltre 2000 elementi delle squadre dislocati lungo la costada Galati a Forza d’Agrò “ .

 Una forza armata , osserva lo storico del risorgimento Luigi Tomeucci, male armata, organizzata in modo insufficiente epraticamente “priva di una qualsiasi direzione”.

Sempre il Tomeucci ricorda che “lo scontro fra i borbonici e Messina fu diuna crudeltà e di una  violenza senzaesclusione di colpi e durò per cinque giorni, dal 3 al 7 settembre” del 48. 

Nelle ultime ore della battaglia, quando le truppe del Filangieri, che erano sbarcate a Contesse, avevano piegato la resistenza della zona sud compiendo azioni efferate come l’incendio dell’ospizio Collereale, sostenuti da massicci bombardamenti navali, gli ultimi nuclei di resistenti messinesi si erano asserragliati all’interno dell’antico monastero della Maddalena, difendendo palmo a palmo l’edificio dall’avanzata delle truppe napoletane“mentre nessun apietà era concessa, da una parte e dall’altra, ai feriti e ai moribondi” .

Alla fine della giornata i combattenti – ciò che restava dei Camiciotti del decimo battaglione – preferirono togliersi lavita gettandosi nel pozzo piuttosto che consegnarsi ai mercenari svizzeri”, mentre il convento veniva dato alle fiamme e con esso la chiesa e la  biblioteca .

Riferimenti :

AA VV “Messina e dintorni” Guida a cura del municipio di Messina, Messina, stab. tipografico Giuseppe Crupi,1902 (ristampa anastatica a  cura dellalibreria Bonanzinga, Messina , 1973- prefazione di Giordano Corsi)

  • Luigi Tomeucci , Le cinque giornate di Messina nel’48, Ferrara, Messina, 1953.
  • L. Tomeucci, Messina nel Risorgimento,Milano 1963.
  • L.Tomeucci, La verità sul moto del 1º settembre 1847, in Messana, Messina 1953.

·        Piero Pieri, Storia militare delRisorgimento,Torino 1962.

 

A. Franca, Il monastero Benedettino di San Placido Calonerò, Messina –archivio dellasocietà messinese di storia patria.

 

14 Febbraio 2014

Autore:

admin


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