MESSINA – L’ultimo saluto ad Alessandra, tra commozione, lacrime e rabbia
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MESSINA – L’ultimo saluto ad Alessandra, tra commozione, lacrime e rabbia

– di Corrado Speziale –   

 

Ai funerali celebrati al duomo, la città si è stretta intorno al feretro di Alessandra Musarra, la ragazza barbaramente assassinata la notte del 7 marzo, vittima di femminicidio, per il quale resta in carcere il fidanzato, Cristian Ioppolo. “Chi vive nel nostro cuore non morirà mai. Ciao Ale!” Queste le parole, contenute in una lettera adagiata sul feretro e lette alla fine della Messa, celebrata da mons. Giuseppe La Speme. Le sue parole nell’omelia: “Siamo increduli per la morte improvvisa di Alessandra. Il nostro è un silenzio che dice tanto e che soprattutto esprime l’incapacità nostra, di poveri uomini, di saper dare delle risposte ai mille ‘perché’ che sorgono dinnanzi a circostanze simili”. In piazza, all’ascita della bara, lanciati in cielo palloncini rosa. Presenti tante ragazze con magliette con su scritto “Stop alla violenza sulle donne”. Straziata da dolore, l’urlo della madre della ragazza rivolto all’assassino: “Non lo voglio vedere fuori!”. Un gruppo tra la folla ha esternato la propria rabbia: “Ergastolo, ergastolo!”

 

Dolore, commozione, lacrime e rabbia. E non poteva essere altrimenti. Il duomo era gremito per i funerali di Alessandra Musarra, la ragazza messinese, ventinovenne, barbaramente assassinata la vigilia dell’8 marzo, vittima di femminicidio, riguardo al quale gli indizi sul fidanzato ventiseienne Cristian Ioppolo, rinchiuso in carcere, trovano sempre più conferme, giorno dopo giorno. La città si è così stretta intorno ai familiari della ragazza e ai suoi amici più cari in segno di una vicinanza che lascerà segni indelebili: un 8 marzo insanguinato, segnato dalla violenza più efferata verso una ragazza innocente, strappata brutalmente ad una vita piena di speranze e di progetti, Messina non lo dimenticherà.

Stamani ha dato l’ultimo saluto ad Alessandra una folla commossa e silenziosa, composta da persone il cui volto era segnato dal dispiacere, dal dolore, ma anche dalla rabbia. Tra le autorità presenti, in cattedrale, il vicesindaco Salvatore Mondello e il prefetto Maria Carmela Librizzi.

Le esequie sono state officiate da mons. Giuseppe La Speme, rettore della cattedrale.

Le sue parole nell’omelia: “Esprimiamo la nostra vicinanza e la nostra compassione in questo particolare momento di dolore, ancora increduli per la morte improvvisa di Alessandra. E lo facciamo con questo silenzio che si percepisce nonostante la numerosa presenza. E’ un silenzio che dice tanto, e che soprattutto esprime l’incapacità nostra, di poveri uomini, di saper dare delle risposte ai mille ‘perché’ che sorgono dinnanzi a circostanze simili. Non ci sono parole che possano confortare, dare risposte, che possano soddisfare il nostro desiderio di conoscere, di capire e di sapere. Ma a volte il silenzio non basta – ha proseguito mons. La Speme – perché i sentimenti ci sono e quando questi non sono contenibili si trasformano in lacrime. L’amore, la solidarietà, ci uniscono in questo momento particolare di preghiera affinché questi sentimenti ci aprano all’accoglienza della parola che come medicina può curare le nostre ferite”.  I riferimenti alla fede e al Vangelo: “Questo mistero ci fa alzare il capo con un grido d’aiuto verso l’altro, perché la nostra debolezza è grande e senza la forza che ci viene da Dio nulla possiamo, nulla riusciamo a sostenere, ci possiamo abbattere al suolo sotto il peso di tante croci, di tante sofferenze, ma anche di questo dolore inaspettato”.

Il saluto alla sfortunata ragazza: “Carissima Alessandra, ti vogliamo salutare e presentare al Signore perché la nostra preghiera ti porti a questo abbraccio d’amore con colui che sarà il tuo sposo, che ti amerà di un amore senza fine, Cristo Signore. Così potrai comprendere il mistero di una vita che ti è stata stroncata”. Un pensiero sul grave fatto accaduto: “Questa morte, come tutte le altre che purtroppo oggi si ripetono, ci deve far riflettere, far pensare. Fati che stroncano non solo le persone care, vicine, ma tutta la comunità impegnata a comprendere il valore della giustizia, della vita, che è al di sopra di ogni altra cosa”. Il suo auspicio: “Questo seme che è morto, produca frutto anche in questa crescita interiore che porti ciascuno di noi a riflettere, a capire, e soprattutto a rimboccarci le maniche perché possiamo vedere nell’altro un fratello da amare, un fratello da accogliere, da rispettare, con il quale condividere il bene grande della vita che è dono di Dio”.

Queste le parole di monsignor La Speme, ispirate da significati cristiani, ma scevre da qualsiasi riferimento di sorta riguardo all’accaduto, considerato che Messina, giusto l’8 marzo, è salita alla ribalta nazionale per il più grave atto di femminicidio che si potesse immaginare.

Proprio per questo, molte ragazze, indossavano magliette bianche con su scritto “Stop alla violenza sulle donne”.

“Chi vive nel nostro cuore non morirà mai. Ciao Ale!” Queste le parole, intrise di sentimento, contenute in una lettera adagiata sulla bara e lette alla fine della Messa.

In piazza, all’uscito del feretro della sfortunata ragazza di Santa Lucia Sopra Contesse, centinaia di palloncini rosa sono stati lanciati in cielo, accompagnati dall’applauso della folla.

Straziata da dolore, l’urlo della madre della ragazza rivolto all’assassino: “Non lo voglio vedere fuori!”. Un gruppo tra la folla ha esternato la propria rabbia, urlando “ergastolo, ergastolo!”

Particolarmente commovente è stata l’uscita del carro funebre dalla piazza, poco dopo mezzogiorno, accompagnata da un silenzio surreale, mentre dal campanile risuonavano le note dell’Ave Maria.

13 Marzo 2019

Autore:

redazione


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