Il marchio dei Negramaro è tornato, per riportarci in un mondo musicale tutto italiano, e di cui, si sentiva la mancanza.
La rivoluzione sta arrivando, titolo dell’album, si presenta in questi giorni, con un packaging ben curato della prima tiratura dell’album, apribile, che all’interno, però, richiama molto a quel Mondovisione di Luciano Ligabue.
Ma a parte questa similitudine di preconfezionamento, il disco e in perfetto stile con le aspettative, dopo essere stati costretti ad ascoltare ipotetici cloni dei Negramaro, dai Modà, fino all’ultima bambola usa&getta dei Dear Jack, (dopo la dipartita del cantante), c’era davvero il bisogno di immergersi nel vero sound di fabbrica creato dal gruppo di Giuliano, che con la sua voce interseca ritmi e stili riconoscibili, prettamente gradevoli, come Sei tu la mia città, Se io ti tengo qui, Ma quale miracolo, vivacemente rockeggianti, coi gorgheggi di Sangiorgi.
Ma anche nuovi percorsi mid tempo, Danza un secondo, nonché temi ecologisti, come la stessa titletrack, che ahimè, nel ritornello, come un dejia vu, riportano a qualcosa di già sentito nella produzione Negramaro, (La finestra), ma comunque un pezzo molto forte, che non mancherà di diventare un inno.
Anche Attenta, forse un omaggio a Nella mia stanza, ma a parte queste due piccole intromissioni coverizzate, l’album si avvale di momenti ipnotici, come in L’ultimo bacio, davvero intensa e struggente. Lo sai da qui, un altro classico in un crescendo di suoni e violini, ma anche Onde, e L’amore qui non passa, meritano attenzione.
L’album si conclude con una traccia nascosta, un’altra ballad intimista. Un disco godibilissimo, che riesce a prenderti ascolto dopo ascolto.
Salvatore Piconese
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