“Vogliamo l’acqua dal rubinetto, non il ponte sullo Stretto”
La grave situazione idrica in atto a Messina e in Sicilia sta mettendo in crisi i cittadini, mentre le intenzioni sul ponte da parte del Governo e della Stretto di Messina Spa avanzano sopra tutto e tutti con provvedimenti urgenti e fortemente discutibili.
Un corteo partecipatissimo, partito da piazza Cairoli, con attivisti arrivati anche da fuori dall’area dello Stretto per manifestare dissenso e indignazione contro la mega opera, dopo aver percorso le vie cittadine, con interventi al microfono di vari attivisti, si è concluso a piazza Lo Sardo. Unica soluzione per i manifestanti: “Chiudere la Stretto di Messina Spa”. Tra le tante realtà, il corteo si è arricchito della presenza dell’equipaggio dell’imbarcazione Handala di Freedom Flotilla Coalition, giunta venerdì in città, prossima alla partenza per Gaza.
“Vogliamo l’acqua dal rubinetto, non il ponte sullo Stretto”. Lo slogan è quanto mai attualissimo, per questo a molti appare coniato giusto in occasione della crisi idrica che stanno vivendo la Sicilia e Messina. Ma non è proprio così, perché gli attivisti No ponte, in piazza, nei cortei, ovunque, lo urlano da oltre dieci anni. Adesso, la crisi idrica è al suo massimo storico, mentre il ponte, dal canto suo, l’opera più politica di sempre, avanza con prepotenza nelle intenzioni del ministro Salvini, della Stretto di Messina Spa e del general contractor al quale come per incanto è ritornato in mano il destino di Messina. Dunque, per il movimento No ponte, non c’è altra soluzione: “Chiudere la Stretto di Messina Spa”. Di contro, la democrazia ha tempi molto, molto ristretti e modalità che la stanno mettendo “alle corde”. Cosicché, l’emergenza siccità viene accompagnata paradossalmente dall’emergenza ponte. La conversione in legge del decreto 89 del 29 giugno 2024, provvedimento omnibus recante disposizioni urgenti per le infrastrutture strategiche, consente sul ponte di avanzare progettualmente per step, senza la prioritaria approvazione di un progetto generale. Un provvedimento oltremodo mirato, senza precedenti nell’ambito delle opere pubbliche, fuori dalle logiche tecnico-economiche, che si profila come un’aberrazione. Tutto a vantaggio di un progetto pieno di falle tecniche e giuridiche. A ciò si aggiunge il ddl sicurezza ormai prossimo a diventare legge con gli emendamenti che prevedono l’aggravio delle pene per chi si oppone alla realizzazione delle grandi opere. Insomma, argomenti che indignano non poco buona parte di quella popolazione attenta e sensibile al destino della città e del suo territorio, nonché della democrazia.
Per questo, il movimento No ponte è sceso nuovamente in piazza, crescendo ancora nei numeri, nella rabbia e nei contenuti a pochi mesi dall’ultima manifestazione di Villa S.G., lo scorso 18 maggio.
Una manifestazione importante, i cui partecipanti, hanno raggiunto l’attendibile cifra di cinquemila unità.
Un corteo imponente e colorato, partito da piazza Cairoli, ha percorso il viale San Martino, via Nino Bixio, via Cesare Battisti, via Tommaso Cannizzaro e via Porta Imperiale, per concludersi a Piazza Francesco Lo Sardo, più conosciuta come piazza del Popolo, stavolta più che mai stracolma del “popolo” messinese e non solo, che di ponte sullo Stretto non vuol più sentir parlare. Così come non accetta che un bene primario e indispensabile come l’acqua diventi oggetto di “negoziazione” per la realizzazione dell’opera. “Solo uno dei 17 cantieri previsti necessita di 39 milioni di metri cubi d’acqua”, sottolineano gli organizzatori. Tant’è che proprio il problema del consumo idrico per la realizzazione dell’opera è oggetto di attenzione e dunque di risposta per la procedura Via-Vas da integrare entro il 12 settembre.
Al corteo di ieri hanno partecipato tanti liberi cittadini assieme a molteplici realtà, con rappresentanti e delegazioni messinesi, siciliane e calabresi, e altre provenienti da varie parti d’Italia. Movimenti, associazioni, partiti che a vario titolo, ma con intenti comuni, difendono i loro territori dalle devastazioni delle grandi opere, dalle speculazioni alle occupazioni anche di tipo militare.
Sull’argomento ponte c’è ormai una statistica che conferma una regola: ad ogni proclama pro-ponte, con relativo giro di vite attraverso provvedimenti a carattere d’urgenza, si verificano spesso emergenze derivanti da mancanza di prevenzione. Prima le alluvioni, poi gli incendi, adesso la crisi idrica. Cosicché, ad ogni manifestazione No ponte, gli argomenti non fanno che crescere. E si va avanti così. Tutto sta alla serietà e al senso di responsabilità di una certa classe politica rispetto ai cittadini. Che dimostrano indignazione e che non le mandano a dire.
“Lo stretto di Messina non si tocca, Calabria e Sicilia unite nella lotta”, recitava uno degli slogano più urlati nel corteo. Come anche “I popoli in rivolta scrivono la storia. No ponte fino alla vittoria”. Tutti gli argomenti oggetto di contestazione sono stati trattati negli interventi al microfono lungo il percorso: “Hanno creato il ponte-spezzatino e il ddl sicurezza. Abbiamo sventato i loro piani…Ma noi conosciamo le nostre priorità. Senza acqua non c’è vita. E noi vogliamo vivere qui, non vogliamo fuggire”, ha detto Massimo Camarata, che da oltre vent’anni guida i cortei dal camion che fa da apripista alle manifestazioni.
Ponte, ma non solo. Perché la politica in difesa dei territori può avere anche collegamenti e affinità politiche di respiro internazionale, specialmente in questo terribile momento in cui si sta vivendo lo sterminio palestinese. Di particolare rilievo, la presenza nel corteo dell’equipaggio dell’imbarcazione Handala di Freedom Flotilla Coalition, giunta venerdì in città, prossima alla partenza per Gaza, presumibilmente lunedì. La barca, in mezzo a mille rischi, supportata dal coraggio degli attivisti che compongono l’equipaggio, provenienti da varie parti del mondo, porterà con sé aiuti umanitari ed un carico di speranze di pace. È la quarta volta che a Messina fa tappa la missione di Freedom Flotilla. La città dello Stretto si conferma così hub nazionale in aiuto al popolo palestinese, grazie ad Assopace Palestina e al coordinamento Messina – Palestina. Sul camion che apriva il corteo No ponte campeggiava lo striscione con su scritto “Stop al genocidio”, mentre lungo il corteo, una parte dell’equipaggio della Handala assieme alle attiviste messinesi, sorreggevano una dedica e una speranza: “For the Children of Gaza”.
di Corrado Speziale