NOBEL 2016 – Glielo avremmo dato solo per aver scritto Hurricane
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NOBEL 2016 – Glielo avremmo dato solo per aver scritto Hurricane

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A Bob Dylan il premio Nobel per la letteratura: “Ha creato una nuova espressione poetica”. Per noi Hurricane è tra le più belle canzoni di sempre.

 

Il Nobel per la Letteratura 2016 è andato a Bob Dylan per aver “creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana”. Lo ha comunicato il Comitato dei Nobel a Stoccolma. L’annuncio è stato accolto dal boato dei presenti in sala. Che l’hanno saputo prima del vincitore. “Bob Dylan non sa ancora di aver vinto il Nobel per la letteratura” ha detto la segretaria dell’Accademia svedese, Sara Danius. Infatti nessuno ha avvertito la leggenda prima dell’annuncio

Ma per “andare contro” leggiamo insieme quanto pubblicato su http://www.linkiesta.it/ a firma di Bruno Giurato. Semplicemente geniale.

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Perché Bob Dylan non doveva vincere il Nobel

Torna l’equivoco del cantautore poeta, che in Italia conosciamo benissimo. Non avevamo bisogno del Nobel per sapere che Dylan era un artista immenso. E il Nobel premiando Dylan mostra solo una cosa: è finito

Si possono amare i testi di Bob Dylan, il suo buttare al vento politica e profezie con l’aria del busker in mezzo al primo portone che gli dia un po’ di suono, poi si può amare il suo periodo elettrico, e pure (anzi forse è questa la sua parte migliore e meno accademicamente notata) il suo essere musicista: il suo modo irregolare e imprendibile di stare sul tempo, da superchitarrista ritmico e poi la voce, il suo modo di farsela entrare nel naso e in gola, saper usare dolcezza e fastidio (come ogni grande artista contemporaneo) al servizio di un’apostrofe: personale, politica, e naturalmente trascendente. Si può anche pensare che Bob Dylan sia uno dei più grandi artisti del secolo.

E contemporaneamente pensare che il Nobel della letteratura dato a lui sia solo una media stupidaggine, un modo annunciato (è da qualche anno che gira la voce che Dylan sia tra i nobel-abili) di fare una (relativa) sorpresa a un presunto mondo paludato della Cultura. In questo senso, a voler essere maligni si può pensare che non è stato Dylan a vincere il Nobel, ma il Nobel a vincere Dylan: in termini di marketing culturale e di quello che si potrebbe definire fighismo percepito. A voler essere più che maligni, gli Accademici di Svezia ci fanno la figura di aver scoperto il rock, la Controcultura, gli anni 60 con 50 anni di ritardo. Un po’ come quei preti che per sembrare moderni alla predica dicono “Gesù ha la password del tuo cuore”.

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Ma andiamo più a fondo. Dylan è stato premiato con il nobel della Letteratura “per aver creato nella tradizione della canzone americana una nuova espressione poetica”. Bene. La tradizione della canzone americana con la letteratura c’entra? Forse solo metà e metà. Naturalmente per la metà che riguarda i testi: se le musiche fossero premiabili si potrebbe ipotizzare un Nobel a Aarvo Part, o a Keith Jarrett. E perché limitarsi alla musica e lasciare fuori le altre forme d’arte? Magari si potrebbe pensare a Damien Hirst o a Maurizio Cattelan premiati a Stoccolma.

Quindi Bob Dylan è stato premiato per i testi: l’accedemico di Svezia Per Wastberg lo ha definito “il più grande poeta vivente” (bum!). Ma i testi sono solo una parte di una canzone, spesso nemmeno la più importante: tanto è vero che moltissimi capolavori della canzone hanno testi che se isolati non sono granché interessanti.
In breve: il Nobel amplifica magnificamente, e fa emergere in modo plastico, il famigerato equivoco del cantautore “poeta” che in Italia conosciamo a meraviglia. Dagli anni 70 in poi sulle antologia scolastiche hanno cominciato a spuntare i testi di De André (che detestava essere definito un poeta) o Guccini o Claudio Lolli. E i ragazzi delle scuole costretti a leggere il testo di una canzone come se fosse un testo poetico. Solo che i cantautori non sono poeti e i poeti non sono cantautori. Si tratta, molto banalmente, forme d’arte diverse. Norman Mailer, uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, ha chiosato la scelta dei giurati con un: “Se Dylan è un poeta io sono un giocatore di basket”.

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Hurricane” racconta la storia del pugile Rubin Carter (1937 – 2014), ingiustamente condannato al carcere per un triplice omicidio avvenuto il 17 Giugno 1966 nel New Jersey. Carter venne scarcerato nel 1985 per volere del giudice Haddon Lee Sarokin e nel 1988 venne completamente riabilitato. Il testo di“Hurricane” è stato scritto con la collaborazione di Jacques Levy.

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Pistol shots ring out in the barroom night
Enter Patty Valentine from the upper hall.
She sees the bartender in a pool of blood,
Cries out, “My God, they killed them all!”
Here comes the story of the Hurricane,
The man the authorities came to blame
For somethin’ that he never done.
Put in a prison cell, but one time he could-a been
The champion of the world.

Three bodies lyin’ there does Patty see
And another man named Bello, movin’ around mysteriously.
“I didn’t do it,” he says, and he throws up his hands
“I was only robbin’ the register, I hope you understand.
I saw them leavin’,” he says, and he stops
“One of us had better call up the cops.”
And so Patty calls the cops
And they arrive on the scene with their red lights flashin’
In the hot New Jersey night.

Meanwhile, far away in another part of town
Rubin Carter and a couple of friends are drivin’ around.
Number one contender for the middleweight crown
Had no idea what kinda shit was about to go down
When a cop pulled him over to the side of the road
Just like the time before and the time before that.
In Paterson that’s just the way things go.
If you’re black you might as well not show up on the street
‘Less you wanna draw the heat.

Alfred Bello had a partner and he had a rap for the cops.
Him and Arthur Dexter Bradley were just out prowlin’ around
He said, “I saw two men runnin’ out, they looked like middleweights
They jumped into a white car with out-of-state plates.”
And Miss Patty Valentine just nodded her head.
Cop said, “Wait a minute, boys, this one’s not dead”
So they took him to the infirmary
And though this man could hardly see
They told him that he could identify the guilty men.

Four in the mornin’ and they haul Rubin in,
Take him to the hospital and they bring him upstairs.
The wounded man looks up through his one dyin’ eye
Says, “Wha’d you bring him in here for? He ain’t the guy!”

Yes, here’s the story of the Hurricane,
The man the authorities came to blame
For somethin’ that he never done.
Put in a prison cell, but one time he could-a been
The champion of the world.

Four months later, the ghettos are in flame,
Rubin’s in South America, fightin’ for his name
While Arthur Dexter Bradley’s still in the robbery game
And the cops are puttin’ the screws to him, lookin’ for somebody to blame.
“Remember that murder that happened in a bar?”
“Remember you said you saw the getaway car?”
“You think you’d like to play ball with the law?”
“Think it might-a been that fighter that you saw runnin’ that night?”
“Don’t forget that you are white.”

Arthur Dexter Bradley said, “I’m really not sure.”
Cops said, “A poor boy like you could use a break
We got you for the motel job and we’re talkin’ to your friend Bello
Now you don’t wanta have to go back to jail, be a nice fellow.
You’ll be doin’ society a favor.
That sonofabitch is brave and gettin’ braver.
We want to put his ass in stir
We want to pin this triple murder on him
He ain’t no Gentleman Jim.”

Rubin could take a man out with just one punch
But he never did like to talk about it all that much.
It’s my work, he’d say, and I do it for pay
And when it’s over I’d just as soon go on my way
Up to some paradise
Where the trout streams flow and the air is nice
And ride a horse along a trail.
But then they took him to the jailhouse
Where they try to turn a man into a mouse.

All of Rubin’s cards were marked in advance
The trial was a pig-circus, he never had a chance.
The judge made Rubin’s witnesses drunkards from the slums
To the white folks who watched he was a revolutionary bum
And to the black folks he was just a crazy nigger.
No one doubted that he pulled the trigger.
And though they could not produce the gun,
The D.A. said he was the one who did the deed
And the all-white jury agreed.

Rubin Carter was falsely tried.
The crime was murder “one,” guess who testified?
Bello and Bradley and they both baldly lied
And the newspapers, they all went along for the ride.
How can the life of such a man
Be in the palm of some fool’s hand?
To see him obviously framed
Couldn’t help but make me feel ashamed to live in a land
Where justice is a game.

Now all the criminals in their coats and their ties
Are free to drink martinis and watch the sun rise
While Rubin sits like Buddha in a ten-foot cell
An innocent man in a living hell.

That’s the story of the Hurricane,
But it won’t be over till they clear his name
And give him back the time he’s done.
Put in a prison cell, but one time he could-a been
The champion of the world.

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Colpi di pistola rimbombano nel bar
entra Patty Valentine dal ballatoio
vede il barista in una pozza di sangue
grida “Mio Dio! Li hanno uccisi tutti!”
Ecco la storia di “Hurricane”
l’uomo che le autorità incolparono
per qualcosa che non aveva mai fatto
lo misero in prigione ma un tempo egli sarebbe potuto diventare
il campione del mondo.

Patty vede tre corpi a terra
ed un altro uomo di nome Bello muoversi attorno in modo misterioso
“Non sono stato io” dice l’uomo alzando le mani
“Stavo solo rubando l’incasso, spero che tu capisca.
Li ho visti uscire”, dice concludendo,
“Meglio che uno di noi chiami la polizia”
E così Patty chiama la polizia
che arriva sulla scena con le sue luci rosse lampeggianti
nella calda notte del New Jersey.

Intanto lontano in un’altra parte della città
Rubin Carter ed un paio di amici stanno facendo un giro in auto
sfidante numero uno per il titolo dei pesi medi
non aveva nessuna idea del guaio in cui stava cacciandosi
quando un poliziotto lo fa accostare al lato della strada
proprio come la volta prima e la volta prima ancora
a Paterson questo è il modo in cui vanno le cose
se sei negro è meglio che non ti faccia nemmeno vedere per strada
a meno che tu non voglia attirare l’attenzione.

Alfred Bello aveva un socio con un conto in sospeso con la polizia
Lui ed Arthur Dexter Bradley vagavano in cerca di preda
disse “Ho visto due uomini uscire di corsa, sembravano pesi medi,
sono saltati su una macchina con targa di un altro stato”
E la signora Patty Valentine fece solo di sì con la testa
Il poliziotto disse “Aspettate un momento ragazzi, questo qui non è morto!”
Così lo portarono all’ospedale
e sebbene quell’uomo faticasse a vedere
gli dissero che avrebbe potuto identificare il colpevole.

Alle quattro del mattino fermano Rubin
e lo portano all’ospedale, gli fanno salire le scale
il ferito gli dà un’occhiata con la vista appannata
e dice “Cosa lo avete portato a fare qui? Non è lui l’uomo!”

Ecco la storia di “Hurricane”
l’uomo che le autorità incolparono
per qualcosa che non aveva mai fatto
lo misero in prigione ma un tempo egli sarebbe potuto diventare
il campione del mondo

Quattro mesi più tardi i ghetti sono in fiamme
Rubin è in Sud America a combattere per il suo nome
mentre Arthur Dexter Bradley è ancora in ballo per l’affare della rapina
e i poliziotti gli stanno alle costole cercando qualcuno da incolpare
“Ricordi quell’omicidio avvenuto in un bar?”
“Ricordi di aver detto di aver visto la macchina fuggire?”
“Ti piacerebbe collaborare con la Legge?”
“Credi che potrebbe essere stato quel pugile quello che tu hai visto scappare quella notte?”
“Non dimenticare che tu sei un bianco!”

Arthur Dexter Bradley disse “Non ne sono sicuro”
I poliziotti dissero “Un povero ragazzo come te potrebbe avere un’occasione”
“Noi ti abbiamo in pugno per quell’affare del motel e stiamo discutendo col tuo socio Bello”
“Ora tu non vorrai dover tornare in prigione, fai il bravo”
“Farai un favore alla società,
quello è un figlio di puttana”
“Vogliamo mettere il suo culo in prigione”
“Vogliamo affibbiargli questo triplice omicidio”
“Non è mica Gentleman Jim”

Rubin avrebbe potuto far fuori un uomo con un pugno
ma non gli era mai piaciuto parlare troppo di questo
“E’ il mio lavoro”, diceva “E lo faccio per i soldi”
“E quando sarà finito me ne andrò veloce per la mia strada
su in qualche paradiso della natura
dove nuotano branchi di trote e l’aria è limpida
e dove si può fare una corsa a cavallo lungo i sentieri”
Ma poi lo hanno messo in prigione
dove cercano di trasformare un uomo in topo

Tutte le carte di Rubin erano segnate fin dall’inizio
il processo fu una farsa, non ebbe mai una sola possibilità
il giudice fece apparire ogni testimone a favore di Rubin come un ubriacone
per la gente bianca che osservava egli era un vagabondo rivoluzionario
e per i negri era solo un negro pazzo
nessun dubbio che fosse stato lui a premere il grilletto
e sebbene non fosse stato possibile produrre l’arma del delitto
il Pubblico Ministero disse che aveva compiuto lui l’omicidio
e la giuria composta esclusivamente da bianchi fu d’accordo

Rubin Carter fu processato con l’inganno
l’accusa fu omicidio di primo grado, indovinate chi testimoniò?
Bello e Bradley ed entrambi mentirono sfacciatamente
e tutti i giornali si gettarono a pesce sulla notizia.
Come può la vita di un tale uomo
essere nelle mani di gente così folle?
Nel vederlo così palesemente incastrato
mi sono vergognato di vivere in un paese
dove la giustizia è un gioco

Ora tutti quei criminali in giacca e cravatta
sono liberi di bere Martini e guardare il sole sorgere
mentre Rubin siede come Budda in una cella di pochi metri
un innocente in un inferno vivente.

Questa è la storia di Hurricane
ma non sarà finita finchè non riabiliteranno il suo nome
e gli ridaranno indietro gli anni che ha perduto
Lo misero in galera ma un tempo sarebbe potuto diventare
campione del mondo

 

13 Ottobre 2016

Autore:

redazione


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