Ieri sera 300 persone hanno partecipato al concerto de Lo stato sociale al Parco Aldo Moro – organizzato dal Teatro Pinelli Itinerante.
La risposta dell’INGV, l’istituto che dal 49 dovrebbe occuparsi del parco e delle strutture interne ad esso, è arrivata oggi: la saldatura dei cancelli.
Per l’ennesima volta è stato negato l’accesso a un parco che appartiene alla città, un parco del comune che secondo il contratto originario se non fosse stato utilizzato dall’INGV sarebbe tornato al comune stesso.
La scorsa settimana si era svolto un incontro pubblico con un intermediario di INGV che ci aveva invitato a un ulteriore confronto e ad avanzare delle proposte sulla gestione del parco e delle strutture interne da poco ristrutturate con soldi pubblici.
Ci siamo presi un tempo per formulare delle proposte, già la prima domenica di primavera avevamo indetto un’assemblea cittadina per pensare insieme a un uso in comune.
Nel frattempo le nostre pratiche non si fermano, abbiamo una programmazione da portare avanti, assemblee e incontri che necessitano di spazi. La nostra azione all’interno del parco è sempre stata più che propositiva, ieri armati di decespugliatore abbiamo anche iniziato i lavori di scerbatura.
Crediamo che sia assolutamente necessario a Messina, città sismica per eccellenza, un centro di geofisica e vulcanologia e crediamo che sia compatibile con l’apertura del parco alla città. Il parco è un bene comune, così come la ricerca. Mentre si resta silenziosamente complici di fronte ai tagli alla cultura, mentre si descrive la spending review e l’impoverimento generalizzato dei lavoratori della conoscenza come un fenomeno a cui si può solo soggiacere inerti, di fronte al nostro sincero invito a lottare coralmente ci viene risposto con un atto di forza.
La ricchezza del sapere e la ricchezza sociale non sono in antitesi: i soldi che sono stati spesi per i lucchetti, per i lavori di chiusura, per mandare i tecnici dalle sede dell’INGV di Palermo, sarebbero potuti essere impiegati per la manutenzione del parco e delle strutture che a furia di essere inutilizzate sono già usurate nonostante la recente ristrutturazione.
Ci hanno chiesto di chiedere scusa pubblicamente, ma noi ribadiamo la legittimità del nostro agire: facciamo ogni giorno cultura, produciamo ricchezza (pur senza essere remunerati!), liberiamo beni comuni sottratti alla cittadinanza, sperimentiamo forme di autogoverno e autorganizzazione che possono essere da stimolo anche per i ricercatori precari dell’INGV, vittime dei tagli. L’ingv non può privatizzare uno spazio pubblico, ma insieme possiamo prendercene cura. In attesa dell’assemblea cittadina di questa domenica ci siamo già posti delle domande sul parco:
– perché che è stato chiuso con catene, lucchetti, saldature un parco che – secondo un cartello della protezione civile posto sulla strada – dovrebbe essere un centro di raccolta in caso di terremoto?
– perché il Comune di Messina non ha tenuto conto negli ultimi accordi del contratto originario? (Questo contratto sanciva la “cessione a titolo gratuito” del parco all’INGV, prevedendo però la restituzione dell’area e degli immobili eventualmente costruiti al Comune in caso di cessazione dell’utilizzo da parte del beneficiario della donazione).
– quanto tempo ci vorrà realmente perché le strutture vengano adibite a centro di ricerca?
– come mai all’interno di questi 13000 metri quadri di parco è stata edificata una palazzina?
Stasera saremo in ZTL alla galleria INPS con il concerto di Roberta Gulisano.
E domani la carovana antimafia passerà dalla Fiera in sostegno del Teatro Pinelli alle 17: “ i carovanieri sosteranno alla passeggiata a Mare dove attraverso perfomance e letture, si lancerà il messaggio che la mafia si sconfigge attraverso la partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla gestione del territorio. La lotta alla mafia è una pratica collettiva di riconquista degli spazi – spazi urbani, spazi di democrazia, spazi di parola – non solo di beni confiscati alla mafia ma di beni che devono essere resi indisponibili alla speculazione e alle logiche privatistiche”
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