Ormai quell’uomo errava con me nell’animo e la mia anima non poteva stare senza di lui.
Ed ecco che tu, che incombi alle spalle dei tuoi fuggitivi, “Dio delle vendette” e nello stesso tempo fonte di ogni misericordia, che ci converti a te in modi stupefacenti, ecco che lo togliesti da questa vita, dopo che aveva trascorso un anno appena nella mia amicizia, per me dolce al di sopra di tutte le dolcezze di quella mia vita.
Da questo dolore il mio cuore fu ricoperto di tenebra, e tutto ciò che vedevo era morte.
E la patria era per me un supplizio, e la casa paterna una incredibile infelicità, e tutto ciò che avevo messo in comune con lui, senza di lui si era mutato in una sofferenza lacerante.
I miei occhi lo cercavano dovunque, e non lo trovavano; e odiavo tutte le cose perché non avevano lui, e non potevano più dirmi: “Eccolo, verrà”, come quando da vivo non era lì.
Io stesso ero divenuto per me un grosso punto interrogativo, e chiedevo alla mia anima perché fosse triste, perché mi tormentasse tanto, e non sapeva rispondermi niente.
E se le dicevo: “Spera in Dio”, giustamente non mi obbediva, perché era più vero e migliore quell’ uomo carissimo che aveva perso, di quel fantasma in cui le ordinavo di sperare.
Solo il pianto mi era dolce. Ed io continuavo ad essere per me un luogo di infelicità, dove non potevo restare, dal quale non potevo fuggire.
(Agostino, Confessioni 4. 4. 7 – 7.12 passim)
E’ stata tra le immediate cose che abbia pensato apprendendo la morte di Pippo, per un istante il mondo si è fermato.
Il Nulla, per poi dar spazio ai ricordi a ricostruire la sua immagine, ed ogni riferimento diventa reale.
Un ricordo condiviso con chi lo conosceva – una serie di sms di telefonate.. tutto ovattato da silenzi – già da ragazzo, ed ora sembra quasi naturale ripercorrere quelle vie del passato, occasioni di incontro e di confronto, quasi a rincorrere e catturare, per fissarle nell’anima e non solo nella mente, le immagini di chi si sta incamminando verso un Mondo a fianco, di cui, però, da vivo, non hai percezione.
I pensieri sono tutto quello che ora resta; riguardano appunto incontri, chiacchierate, gesti scambiati, la musica, le passioni, i sogni… il dolore di occasioni perdute per quegli “schiaffi” immeritatamente ricevuti ma incassati con quella strafottenza legionaria.
Quella che l’ha sempre caratterizzato.
Quando muore un Amico cambi colori alla tua anima.
Le abbassi i “toni” – quelli che lui mago dell’elettronica riusciva a far rivivere ai suoi vecchi amplificatori che riportava a nuovi lustri – che diventano ora tristi com’è la solitudine del cuore raccontata dai Poeti..
E la malinconia, densa e soffocante ti avvolge, quasi quanto avvolgeva lui nelle ultime passeggiate tra i boschi di Ucria, ri-sognando di dar vita ad un vecchio flipper, ridargli grafica, colori e suoni; pensare al paesaggio, alle vecchie Tolhos distrutte dalle pale eoliche, tra le battaglie di impegno civile che aveva fatto, spesso in solitudine.
E risenti i suoi passi tra i cortili del centro storico del paese… oppure pensi ancora di rivederlo, quando passava a trovarti rientrando da Messina o da Milazzo.
Ti chiedi perchè a lui?..
Pensi al suo nuovo viaggio, agli amici che già sta ritrovando, quelli persi nelle varie stagioni della vita, e pensi che “non ti abbia voluto compagno di viaggio e lo cerchi fra le stelle per spiarne la sagoma mentre si immerge nell’Infinito”.
E resti muto, pensando che quella notizia sia il solito scherzo, quasi macabro, che spesso amava fare.
“Guardi e non vedi. Non c’è un solo suono per te. Come pietra di montagna, stai”.
Pippo è morto ieri, a ridosso del suo compleanno, era nato nel 1965, aveva frequentato il liceo a Capo d’Orlando, qui fatto le prime esperienze politiche, che poi l’avevano visto protagonista anche nella vita amministrativa di Ucria.
Sempre coerente a se stesso, agli impegni presi, caparbiamente indomito, pagando anche gli scotti delle scelte fatte… sempre.
L’amico che tutti avrebbero voluto avere. E quasi ti vergogni di essergli sopravvissuto.
Arguto, dotato di una bell’intelligenza, sapeva guardare avanti, e a volte era quel grande saggio al quale raccontarsi, nonostante più piccolo anagraficamente, amava leggere e filosofeggiare, incuneandosi tra gli scrittori “maledetti” del Novecento, sapeva andar oltre la notizia, ed era pronto ad ascoltare… sempre.
Amava l’elettronica, tra i primi a scoprire le potenzialità del computer, dai vecchi Atari ai primi Macintosh, montati e rimontati tra salotti che sembravano officine per poi far scelte diverse, anche quella di usare – in tempi non sospetti – sistemi alternativi come Linux, contro quella che definiva la dittatura della Microsoft.
In questo settore era un punto di riferimento per tanti.. fino all’ultimo.
Poteva fare altro… ma lui ha scelto di far quello che era… rimanendo a sognare, a incontrare amici, a gioire per quanto gli “regalavano” i figli, a studiar di notte “leggendo” i video della “Nettuno” per una laurea mai arrivata ma della quale “professore” com’era avrebbe potuto fregarsene.
E rimane il sorriso, su un volto di eterno bambino – anche quando appesantito dalla malattia – vissuta con grande dignità e coraggio – e le sue parole dette in quel sibilo di voce che modulava come le sue emozioni.
Dire che “zio” Pippo era un pezzo di una generazione inquietamente splendida che sta andando via troppo presto è certamente una grande verità.
I funerali saranno celebrati domenica 21 maggio, alle 16,30 nella Chiesa Madre di Ucria.
Noi non possiamo far altro che stringerci nel dolore alla famiglia di Pippo, ai suoi figi, alla moglie… e ricordarlo sempre

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