Jessica, dopo aver frequentato il liceo classico, ha lasciato libera la sua naturale predisposizione per il disegno, manifestata fin da piccolissima, ed ha fatto l’esperienza formativa a Firenze, la città dell’arte per eccellenza, direttamente presso l’Accademia fiorentina.
“Lascio quindi la Sicilia, i miei affetti, tutto il mio mondo – dice – e approdo nella culla del Rinascimento dove, fin da subito, ho l’occasione di entrare in contatto con un ambiente che mi affascina e mi arricchisce ogni giorno di più, culturalmente ma anche interiormente”.
In quel contesto e le poliedriche esperienze che costellano il suo percorso accademico fanno si che in lei maturi una vera e propria passione per l’architettura, gli interni e l’arredamento.
Così, con le idee ben chiare sul suo futuro, dopo quattro anni di studio e costante impegno, e l’acquisizione della laurea in arti visive e decorazione si trasferisce a Roma per proseguire la specializzazione.
Qui collabora con uno studio d’architettura per l’allestimento di un’importante mostra sulla Cina del 700, un grande successo, ed è l’occasione per accellerare i processi di crescita interiore e professionale.
Nella capitale, mantenendo costantemente viva la passione per la pittura e il disegno, Jessica Pizzuto frequentata l’istituto Quasar e, nell’arco di due anni, consegue il diploma di disegnatore e progettista d’interni, giardini e industrial design, con la voglia oltre che di progettare anche di sperimentare e mettersi costantemente alla prova.
Il “suo” segno.
Utilizzando il linguaggio “worholiano” della pop art e attraverso la manipolazione digitale computerizzata di fotografie di qualita’ e ad alta risoluzione l’artista brolese – ma questo termine è certtamente riduttivo – arrivata alla creazione di uno stile “pop” diverso, personalissimo, dal quale prende vita un nuovo tipo di figurazione, nei “volti”, nei “paesaggi” e nelle “grandi opere”.
Volti quanto mai attuali sono riproposti fedelmente sulla tela e diventano pitture; paesaggi generalmente vincolati alla condizione di scenari e subordinati al soggetto principale, si fondono con esso e diventano essi stessi protagonisti della composizione artistica; grandi opere come il David o la Madonna della pieta’ di Michelangelo, simboli di un passato che con la loro presenza mantegono sempre vivo nella nostra memoria storica, vengono riproposte e nello stesso tempo viene reso loro omaggio, come aveva a suo tempo fatto anche Andy Warhol con l’ultima cena di Leonardo da Vinci o con capolavori di Paolo Uccello e Piero della Francesca.
In questi lavori – spiega l’artista – il bianco e il nero distintamente stesi sul supporto e il bianco e nero miscelati insieme per formare diverse tonalita’ di grigio, danno vita ai soggetti e si alternano in un gioco di campiture cromatiche facendo si che essi mantengano la loro tridimensionalita’ e acquisiscano un rilievo plastico – spaziale che rende quasi palpabile il marmo che le ha forgiate e il loro movimento – e continuando precisa – l’effetto chiaroscuro che si viene a determinare contribuisce a rendere armonica la composizione grazie al contrasto che il rilievo genera tra luce ed ombra naturale sulle superfici dipinte e in questo modo a dare un’idea dei volumi, dei materiali e dello spazio. L’ombra definisce i contorni: l’utilizzo delle ombre e’ indispensabile per creare opere pop art.
Guardando le sue opere la luce guida l’osservatore: “e’ fondamentale riuscire a cogliere e a trasporre sulla tela il modo in cui la luce illumina in maniere diverse le differenti parti di un corpo, le materie e le superfici disparate”.
Il chiaro-scuro fa stagliare le figure e fa risaltare alcuni dettagli ed in pittura e’ fortemente legato all’uso dei colori.
Pertanto come nelle “grandi opere” il bianco, i grigi e il nero definiscono le figure, cosi’ nei “volti” e anche nei “paesaggi”, colori pieni e vivaci e superfici lucenti imprimono sulla tela le immagini creando un forte contrasto tra la figura e lo sfondo.
L’ applicazione sulle foto di effetti che danno la sensazione di un’immagine dai contorni meno netti e precisi, ma con non pochi dettagli, nel classico stile warholiano, e la compresenza di particolari nitidi e abbozzati insieme, hanno l’obiettivo di creare il giusto equilibrio tra spazi pieni e spazi vuoti seguendo una sorta di composizione geometrica. cosi’ piu’ o meno grandi campiture uniformi accostate a minuziosi tratti di pennello, definiscono i lineamenti dei soggetti rappresentati, e attraverso studiate combinazioni cromatiche, che conferiscono loro profondita’ caricandoli di valenze emozionali, rendono stimolante la percezione visiva.
Proprio la scelta dei colori, la loro stesura piatta e l’assenza di qualsiasi sfumatura, il gioco di armonia/contrasto che tra essi si viene a determinare nel loro occupare una zona del dipinto piuttosto che un’altra, la gerarchia dei segni, la cura meticolosa dei dettagli, lo studio del rapporto luci /ombre e l’effetto chiaro-scuro, sono tutti elementi fondamentali su cui ho focalizzato la mia attenzione con lo scopo primario di affascinare ed emozionare l’osservatore ma soprattutto per personalizzare e rendere unici e originali i miei lavori.
Nelle opere di Jessica prende vita cosi’ un mondo che comunica, comunica la necessita’ di esprimere me stessa e rendere concreta la mia creativita’, il luogo dove la liberta’ e’ una casa con porte e finestre aperte, dove non ci sono confini, dove chi da’ vita a qualcosa lo fa attingendo il pennello dai colori della propria immaginazione , dalle proprie emozioni.
Un artista – a parlare è sempre la Pizzuto – non puo’ fare a meno di comunicare intimamente con se stesso in maniera continua e prolifica e cosi’ crea un mondo a parte, un mondo invisibile ma che ad un certo punto attraversa le braccia ed arriva alle mani e giunge fino a chi lo circonda come un abbraccio, trasformandosi in oggetto reale che porta con se’ le emozioni ed i colori di quel mondo fino ad allora nascosto“.
Andy Warhol affermava che: “un’ artista e’ uno che produce cose di cui la gente non ha bisogno, ma che egli, per qualche ragione, pensa sia una buona idea darle”.
Difatti comunicare con l’arte, per l’artista, non e’ solo un modo per comunicare con se stesso e il suo modo peculiare di vedere le cose; c’e’ qualcosa che si comunica attraverso l’arte che egli stesso riconosce come necessitante e che fa dell’arte una finestra verso qualcosa di altro e non semplicemente un “prodotto”; cio’ che si mostra nell’arte e’ una totalita’. l’artista e’ colui che riesce a cogliere questa totalita’ e senza bisogno di parole la trasmette agli altri.
Andy Warhol diceva ancora: “un’ artista!!che cosa intendi per artista? anche un’artista puo’ affettare un salame! perche’ la gente pensa sempre che gli artisti siano qualcosa di speciale?e’ solo un altro lavoro”.
E invece essere artista non e’ solo un altro lavoro.
L’artista non e’ il creatore ma il custode della bellezza, questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. la bellezza, come la verita’, e’ cio’ che infonde gioia nel cuore degli uomini, e’ quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. e questo grazie alle vostre mani. ricordatevi che siete i custodi della bellezza nel mondo.
Buona creatività, grande Jessica.
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