L’evoluzione hip-hop del giovanissmo salernitano Rocco Pagliarulo, e l’exploit nazionale del suo marchio di fabbrica.
Ogni artista, crescendo tradisce un po’ se stesso, e lo zoccolo duro dei fans. E la regola dello show business, della musica, delle major che incidono sul percorso allargato del personaggio, e volenti o dolenti, ci si basa sulle certezze, sul suono nuovo offerto dall’autore, e dove questa nuova impronta riesca a trovare una ricerca tangibile e riconoscibile dello stesso. Rocco Pagliarulo, Rocchino per gli amici, dà alle stampe “SignorHunt”, metafora prettamente linguistica, uno slang dialettico napoletano che fa comprendere sin dal titolo, l’identità di questo nuovo capitolo musicale, un viaggio dentro l’hip-hop dal respiro internazionale, dove i suoni si amalgamano con disinvoltura, alle future radici del genere, senza però dimenticare le origini, la corrente groove di quel movimento, in cui, il nostro giovanissimo artista, ha mosso i passi sin da tenera età, rappando ad alta quota dentro la realtà dei mali d’Italia. Tralasciando la copertina da nerd, le 16 tracce che compongono il disco, mettono subito in chiaro le cose: se col precedente ‘A verità, vuoi per l’apparizione sanremese, il nostro aveva un po’ smarrito l’obbiettività, mischiando troppe cose in un album troppo lungo e talvolta spiazzante, il nuovo capitolo ci riporta direttamente in periferia, a quel suono mainstream di denuncia sociale, che per certi versi si avvicina a Poeta Urbano, dove la voglia di sperimentare e confondere i vari generi delle canzoni, sembra il principale obbiettivo centrato dal salernitano. Moltissimi i featuring, da Neffa a Enzo Avitabile, da J-Ax a Guè Pequeno, tutti azzeccatissimi, all’immancabile amico/collega Clementino, Nazo, Chief e O’ Zulù. Pezzi di vita, denunce sociali marcatamente in crescendo: Eco del mare, O’ posto mio, Una moneta e un sogno. Le rime volutamente poetiche di Rocco Hunt non hanno mai smesso di raccontare la verità di strada, a tutti quei ragazzi che in lui, riconoscono una guida contro il degrado e l’indifferenza anche di Stato. C’è spazio per il pop, il reggae, per la sperimentazione, Maletiempo, Marcos. E poi ancora ospiti illustri, come Mario Biondi, Chiara, voce femminile in Allora no! Ironia, attacchi inequivocabili a Barbara D’Urso, alla Lega, e tantissima autoironia, come nella titletrack, caposaldo trainante di certa strafottenza tutta italiana su temi scottanti come lo sbarco dei migranti – e non solo. L’ignoranza vivibile, tra Social e distacco emozionale, viene man mano raccontata da Rocco senza alcuna riserva.
In mezzo al marasma di troppi nomi della cultura hip-hop, checchè se ne dica, Rocco Hunt, con questo album, si annovera di diritto per il suo impegno e la svolta interiore, senza venir meno al dialetto e alla franchezza tutto sommato positiva che la sua voce rappresenta nel panorama musicale italiano.
Salvatore Piconese
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